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domenica 7 ottobre 2007

I Santi gay: Sergio e bacco.

(blog.libero.it/parolenondette/) I Santi Sergio e Bacco erano due soldati romani di religione cristiana. Erano stanziati in oriente e avevano un'alta posizione presso la corte di Massimino Daia, tetrarca d'Oriente dal 305. Secondo la leggenda agiografica furono denunciati da nemici invidiosi e quando si rifiutarono di sacrificare a...
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Coppie gay: Nuovi diritti in Colombia.

Coppie potranno condividere assicurazioni mediche.

(Associated Press)
La Corte costituzionale della Colombia ha stabilito che gli omosessuali nel Paese possono aggiungere i loro partner tra i beneficiari delle proprie assicurazioni mediche. Lo scorso febbraio la Corte aveva riconosciuto ai gay anche diritti in materia di eredità.

Il Parlamento lo scorso giugno non era invece riuscito a far passare una legge per riconoscere questi diritti alle coppie gay, e fare della Colombia il primo Paese dell'America Latina ad approvare una legislazione di questo tipo.
Le sentenze della Corte costituzionale hanno forza di legge.

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A Parigi un Forum sulle discriminazioni.

(Queerway) Il 61% dei francesi riconosce come "diffuse" le discriminazioni legate all'orientamento sessuale. A rivelarlo un sondagio realizzato dalla OpinionWay per conto del Centro Nazionale della Funzione Pubblica Territoriale e diffuso il 4 ottobre.

Tra le varie forme di discriminazione citate dagli intervistati le più diffuse sono quelle legate all'origine etnica con ben il 90%, a seguire le discriminazioni legate all'handicap (77%), all'orientamento sessuale (61%), al genere (59%), all'età(55%), allo stato di salute(52%) e per ultime quelle discriminazioni legate al luogo di residenza(47%).
Un quadro tutt'altro che consolante della nazione d'oltralpe. L'inchiesta è stata realizzata a settembre basandosi su tre distinti campioni: 1.017 persone maggiorenni, 602 agenti territoriali e 153 rappresentanti eletti.

Il sondaggio esce proprio nei giorni in cui si tiene a Parigi il Primo Forum europeo per la prevenzione delle discriminazioni. Alla Biblioteca nazionale François Mitterrand saranno presenti la Halde, alta autorità per la lotta alle discriminazioni e per l'eguaglianza e l'agenzia nazionale per la coesione sociale e per le pari opportunità che hanno dato anche il loro patrocinio.

Il Centro Nazionale della Funzione Pubblica Territoriale presenterà durante il Forum esperienze significative di prevenzione alle discriminazioni e promozione dell'uguaglianza messe in atto da alcuni collettivi territoriali sia francesi che europei.
L'incontro ha l'obiettivo di dimostrare come le discriminazioni siano un problema sociale da quale si può e si deve uscire.






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DOSSIER CHIESA CATTOLICA E' ONLINE!

Abbiamo cominciato a mettere online alcuni articoli e documenti per cui siamo online
clicca qui per entrare.

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George Takey un gay tra le stelle.

Rinominato un asteroide in onore dell’attore, famoso per i suoi ruoli in Star Trek ed Heroes.

(Castle rock news) Da qualche giorno possiamo dire che realmente George Takei appartiene alle stelle e non solo per il contributo dato interpretando personaggi chiave all'interno di serie come Star Trek ed Heroes, ma per il grande onore di cui è stato oggetto.
Il CSBN (Committee on Small Body Nomenclature) dell'International Astronomical Union ha infatti deciso di rinominare come 7307 Takei l'asteroide, situato tra Marte e Giove e già classificato con il nome 1994 GT9, accogliendo la proposta di modifica di Tom H. Burbine, professore di Astronomia presso il Mount Holyoke College.

Takei, che tutti ricordiamo come Mr. Sulu, è il terzo personaggio legato a Star Trek ad essere "spedito tra le stelle" seguendo il celebre creatore della serie, Gene Rodenberry con il suo 4659 Rodenberry, e Nichelle Nichols, il tenente Uhura con l'asteroide 68410 Nichols.
Altri asteroidi "famosi" sono quelli dedicati ad Elvis Presley, Joe DiMaggio, Isaac Asimov e all'altro grande scrittore di fantascienza Robert Heinlein.

7307 Takei fu scoperto nel 1994 da due astronomi giapponesi e per avere informazioni più precise sulla sua composizione e collocazione potrete cercarlo sul sito della NASA, a questo link.

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Corteo gay anti-Gentilini a Treviso.

(Ansa) L'annuncio di un'iniziativa a livello nazionale a sostegno dei diritti degli omosessuali, una sorta di 'gay pride', da svolgersi a Treviso entro la fine di quest'anno e' stato fatto oggi dal presidente di Arcigay del Veneto, Alessandro Zan, il quale ha anche illustrato alla stampa il contenuto dell'esposto-querela depositato ieri alla Procura della Repubblica di Treviso contro il vicesindaco della citta', Giancarlo Gentilini.

Al centro della denuncia c'e' l'espressione pronunciata lo scorso agosto ai microfoni di una stazione televisiva locale - e andata su ''YouTube'' - con la quale Gentilini invitava la polizia municipale di fare ''pulizia etnica dei culattoni'',
soliti frequentare il parcheggio dell'ospedale di Treviso. ''Dichiarazioni che travalicano la goliardia - ha detto Zan -
e che, a nostro giudizio, contengono elementi per contestare a Gentilini violazioni dell'articolo 414 del codice penale, in tema di istigazione a delinquere, e della 'legge Mancino' per i richiami a modelli di comportamento ed espressioni che furono propri del Terzo Reich e della cultura omofoba nazifascista''.

Gentilini, intanto, ha aperto un 'fronte' polemico stavolta nei confronti di un parroco locale che, dopo le dichiarazioni sui cinesi fatte domenica dal vicesindaco durante una festa vicino alla chiesa, aveva detto di non ritenerle congrue al luogo. Il vicesindaco - come riporta la stampa locale - ha detto di aver scritto al vescovo perche' il sacerdote venga destituito.

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Grillini: I Socialisti unici con immagini Gay Pride.

Grillini pone l'accento sul matrimonio contratto 'in articulo mortis'.

"Sono commosso. La Costituente socialista e' l'unica forza politica che ha trasmesso sullo schermo dell'assise le immagini del gay pride. Una manifestazione a sostegno dei diritti degli omosessuali". Franco Grillini apre la seconda giornata dei lavori della Conferenza programmatica della Costituente socialista.

Sulla morte di D'Auria Grillini pone l'accento sul matrimonio contratto 'in articulo mortis' per consentire alla sua compagna di percepire una rendita. Grillini cita una lettera pubblicata sul 'Secolo XIX'. "Sono amareggiata per cio' che e' successo. E se D'Auria fosse morto in Afghanistan, la sua compagna non avrebbe avuto nulla? E se fosse stato un semplice muratore caduto da una impalcatura? Le coppie di fatto non hanno alcun diritto?".

Per Grillini "non c'e' contrapposizione fra i diritti delle coppie di fatto ed i diritti della famiglia. Perche' in Italia non si fa come in Danimarca?".

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Zac Efron a "Domenica In".


Domenica INsieme
La domenica alle 15,10 alle 17,40
Torna “Domenica Insieme”, condotto da Lorena Bianchetti. Nella prima parte grande spazio alla musica e agli ospiti, oltre al nuovo gioco “Accadde quel giorno…” attraverso il quale il pubblico da casa potrà misurare la propria conoscenza della storia d’Italia.

Zac Efron è l’ospite della prima puntata: l’attore, cantante e ballerino protagonista di “High School Musical 2”, sarà al centro di una lunga intervista con la conduttrice.





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"Mi chiamava gay e io l'ho ucciso". L'assassino si consegna alla polizia.

Tragedia nel Messinese. Muore davanti alla fidanzata un 25enne calciatore dilettante
Un colpo di fucile a canne mozze: "Era un tormento che durava da troppo tempo".

La Repubblica)"L'ho ucciso perché mi chiamava gay". Nel Messinese, un uomo di 49 anni, sposato e padre di una ragazza, ha sparato contro un giovane calciatore che lo derideva in piazza, davanti ai compaesani. "Non lo sopportavo più", ha detto Rosasio Floramo consegnandosi ai poliziotti. L'arma l'aveva comprata apposta e ieri sera, all'ingresso della sala giochi di Falcone, un paese di 3.000 anime che si affaccia sul mare, ha sparato al cuore del rivale. E' morto sul colpo Stefano Salmeri, 25 anni, dilettante nella squadra di calcio del paese.

"Non ti preoccupare", ripeteva spesso alla fidanzata. "Floramo è innocuo". C'era anche lei, ieri sera, tra i clienti della sala giochi. Aveva assistito più di una volta ai violenti battibecchi tra il suo Stefano e quell'uomo esasperato da un tormentone che durava oramai da troppo tempo.

Anche in mattinata c'era stato uno scontro tra i due rivali. Prima all'ufficio postale del paese, poi, in serata, poco prima dell'omicido, davanti a decine di conoscenti, nella piazza principale del paese.

Non c'ha più visto Floramo. E' corso nel capanno in spiaggia dove conservava il fucile a canne mozze comprato per vendicarsi di quelle parole che sentiva come un oltraggio impossibile da sopportare, e, in auto, è andato alla sala giochi dove sapeva avrebbe incontrato il rivale. Un colpo solo; poi, conscio della responsabilità di quello che aveva fatto, si è consegnato al commissariato di Barcellona. Anni fa, un suo fratello era stato arrestato per l'assassinio di un omosessuale.






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Franco Branciaroli: «Amo la Milano di Testori e anche quella degli affari»

(Enrico Groppali - Il Giornale) Hanno sempre scritto che aveva abbandonato la Mole Antonelliana per la città degli Sforza e di Ludovico il Moro, ma non è vero perché Franco Branciaroli, nato a Milano sessant'anni fa, a Torino ha abitato finché non ha potuto tornare, armi e bagagli, alla sua diletta Mediolanum. Dove è cominciata la sua parabola teatrale alla Scuola del Piccolo e in seguito ha incontrato il suo poeta, Giovanni Testori. Ma andiamo con ordine, e diamo la parola a questo straordinario personaggio, irruente e focoso come un eroe dei cantàri siciliani che tuttavia è capace, quando vuole, di sorprendenti dolcezze sotto la maschera da tiranno rinascimentale che si è pazientemente costruita in anni ed anni di implacabile tirocinio. E chiediamogli subito, a scanso di equivoci, cosa lo lega al capoluogo lombardo.
Perché ama tanto Milano, signor Branciaroli?
«Difficile dirlo in due parole. Ci vorrebbe la secchezza epigrammatica di Gadda per rispondere a una domanda simile. Forse l'amo tanto perché Milano ha due volti: quello antico dei cortili di cotto che si aprono silenziosi su ciò che resta degli orti cari a Leonardo e quello efficiente e modern style della Milano europea, quella degli affari e dei jet».
Una dicotomia che conosce bene?
«La prima Milano è quella dei miei anni giovanili quando, ogni giorno, mi recavo alla scuola del Piccolo che allora si trovava in corso Magenta dentro una vecchia casa smangiata dal tufo con un teatrino largo come un fazzoletto e una maestra di recitazione che aveva istituito corsi a premi per fortificare la memoria degli allievi attori».
E la seconda?
«La seconda è quella della mia formazione, con l'arrivo in via Rovello di Patrice Chéreau che mi volle nel “Toller” di Tankred Dorst. Di colpo mi trovai scaraventato dalla bohème dei sogni proibiti nel laboratorio d'arte più selettivo e critico d'Europa, in una Milano che guardava a Parigi e strizzava l'occhio a New York».
Quale delle due ha amato di più?
«All'inizio amavo di più la seconda: l'attivismo, la disciplina, l'entusiasmo del lavoro compiuto mi attraevano allora e stimolano tuttora il mio temperamento di nordico. Solo inseguito ho rivalutato la seconda componente, quella Milano del silenzio e della poesia di cui è stato araldo Testori».
Già, l'autore dell'“Arialda” e del “Dio di Roserio”...
«Che per me ha scritto “In Exitu”, “Confiteor”, “Verbò” e “Sfaust” promuovendomi da interprete a cantore, veggente e vittima di una Lombardia schiacciata dal miracolo industriale».
Cosa le ha insegnato collaborare con un poeta e non con un regista?
«È stata la mia seconda scuola di vita. Per la prima volta mi sono sentito artefice di un fatto d'arte, un homo faber come diceva Max Fritsch».
Da lì è maturato anche il Branciaroli drammaturgo?
«Scrivevo già da prima, ma senza l'impulso, la voglia, lo stimolo di rinnovare il mondo attraverso il teatro. Se nel mio cammino non ci fosse stato Testori, non sarebbero nati i miei ultimi testi che ho concepito in omaggio al suo insegnamento».
Torniamo a Milano, la città che è sede degli Incamminati che da sempre propongono con Branciaroli protagonista un teatro che si ispira al divino messaggio di Cristo. Si iscrive in questo percorso la decisione di riportare in scena qui, dove trionfò Buazzelli sotto la direzione di Strehler, un testo come “Vita di Galileo”?
«Solo in parte. Perché Strehler a suo tempo pigiò il pedale sulla polemica tra la scienza e la dottrina della Chiesa dipingendo quest'ultima come repressiva mentre, a ben guardare, il capolavoro di Brecht è ben altro che sterile polemica».
Sarebbe a dire?
«Se si studia in profondità, ci si accorge presto che il copione dello scrittore tedesco contiene più di un accorato appello alla tragedia della Chiesa che vede nelle tesi di Galilei la perdita della propria carne, lo sfaldarsi dei suoi dogmi, la perdita del concetto di charitas, lo svilimento dell'amore. La Chiesa è vittima quanto lo scienziato di Arcetri, questo è il messaggio del mio “Galileo”»






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E il pm attacca i divorzi infiniti «Più facile uccidere la moglie».

Greco cita il paradosso di Davigo: uscirne a volte è impossibile. I tempi per la sentenza superano quelli di una pena per omicidio.

( Annachiara Sacchi - Il Corriere della Sera) Separarsi, che fatica. E quanti anni (e denari)spesi in tribunale a trovare accordi, soluzioni, compromessi. Perfino il sostituto procuratore di Milano, Francesco Greco, punta il dito contro la lentezza della giustizia civile. Lo fa davanti ai giovani industriali riuniti a Capri, citando il collega Piercamillo Davigo: «È più facile uccidere la moglie che venire a capo di un divorzio difficile ». Chiamato in causa, il giudice Davigo precisa: «Io parlavo di procedure: i tempi per una separazione spesso superano quelli di una pena infliggibile per omicidio». E il conto si fa in un attimo: trent’anni per assassinio volontario con le attenuanti generiche e il rito abbreviato rischiano di diventare anche cinque. Molti meno di una causa di separazione.

Divorzio all’italiana, questione di nervi. Di chi, nella (ex) coppia è più forte o più tenace. Di chi è più ricco e ha un avvocato migliore. O, semplicemente, è più paziente. Perché i tempi sono lunghi, anzi lunghissimi. In media 582 giorni per mettersi d’accordo su alimenti, ma si arriva fino a 10-15 anni per risolvere una lite. Abbastanza per cambiare vita, lavoro, moglie (un’altra), per vedere diventare maggiorenni i figli per cui tanto si è litigato. Ma con la legge che ti riporta sempre indietro. Al momento della crisi. Secondo le statistiche delle associazioni «separati e divorziati », nell’ultimo anno si sono contati circa 70 mila separazioni e 50 mila divorzi.

Ne sa qualcosa Anna Maria Bernardini De Pace, avvocato matrimonialista (tra i suoi assistiti Eros Ramazzotti ai tempi della crisi con Michelle Hunziker): «Finalmente viene alla luce il problema della conflittualità tra le coppie di oggi». Che litigano allo stesso modo «per 200 euro o per 2 milioni», che scambiano le aule dei palazzi di giustizia per un ring. «Come nella politica, come nella tv», sottolinea la Bernardini De Pace. In tribunale come in un reality. L’avvocato Laura Hoesch (che invece difese Michelle) aggiunge: «La giustizia non riesce più a gestire il problema ». Pochi giudici di famiglia, è questo il dramma. E una marea di consulenti tecnici («alcuni incompetenti») che, inevitabilmente, gonfiano i tempi processuali. Sentenze a rilento. Anna Galizia Danovi, presidente del Centro per la riforma del diritto di famiglia, sbotta: «Noi avvocati dobbiamo evitare di fomentare coniugi uno contro l’altro. Troppe volte mi sono sentita dire: "Voglio la testa di mia moglie", ma mi rifiuto di ragionare in questo modo. Greco ha ragione: la giustizia non riesce a dare risposte adeguate ».

Altro paradosso: spesso le cause si prolungano oltre le sentenze di divorzio (con il marito/moglie che paga gli alimenti all’ex coniuge per decenni). E allora il conflitto si ricrea all’infinito. «Colpa della magistratura — dice Marino Maglietta, presidente dell’associazione Crescere Insieme — che insiste sul modello monogenitoriale. Ma la nuova legge sull’affidamento condiviso parla chiaro». I figli alla madre, le spese al padre. Una volta, forse. Ora non sempre è così. «Negli ultimi 6 anni — continua l’avvocato Bernardini De Pace — i più deboli sono gli uomini. Le donne sono meglio preparate ad affrontare i cambiamenti ». Dimentichiamo allora, il conflitto Giorgio Falck- Rosanna Schiaffino, il duello Mario Chiesa-Laura Sala che diede via a Tangentopoli, la vicenda Silvana Mangano-Dino De Laurentiis. Oggi le donne sanno difendersi. E vincere le battaglie legali. «Anche se la materia — conclude l’avvocato Hoesch — è complessa e in continua evoluzione».






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Al via la stagione lirica del Teatro Municipale di Piacenza.

(Teatro.org) La stagione lirica 2007-2008 del Teatro Municipale di Piacenza presenta cinque titoli con diverse novità, tre dei quali ricercati all'interno del vasto repertorio che ha contribuito, dal barocco fino all'Ottocento, a fare dell'Italia la nazione più importante in fatto di produzione lirica.

Si tratta di 'Tutti in maschera' di Carlo Pedrotti, in prima esecuzione in epoca moderna, che inaugurerà la stagione domenica 21 ottobre (ore 15.30), 'Il Ritorno di Don Calandrino' di Domenico Cimarosa, l'evento speciale dell'anno, che vede Riccardo Muti alla guida dell'Orchestra Giovanile 'Luigi Cherubini', e 'Montezuma' di Antonio Vivaldi, alla cui produzione hanno concorso diversi teatri della regione.
Nel segno della tradizione gli altri due titoli, 'Rigoletto' di Giuseppe Verdi e 'Tosca' di Giacomo Puccini, una scelta rafforzata anche da altre motivazioni: l'opera verdiana vede la presenza di Leo Nucci che, in occasione dello spettacolo di Piacenza, tocca il traguardo di 400 recite nel ruolo del protagonista.

'Tosca', con la partecipazione del tenore Vincenzo La Scola, costituisce un omaggio a Giacomo Puccini e al librettista Luigi Illica dei quali, il primo l'anno prossimo e del secondo quest'anno, ricorrono i 150 anni della nascita. Per onorare in un modo più profondo questi artisti proprio nel segno della collaborazione avvenuta per 'Tosca', sarà organizzato sia a Piacenza che a Castellarquato un convegno internazionale con i principali studiosi di storia del melodramma. Come nella passata stagione, vi sono tre turni di abbonamento A, B e C: quest'ultimo comprende anche il Recital di Mariella Devia, concerto che fa parte della Stagione Concertistica; inoltre le anteprime di tutte la opere sono aperte alle scuole e agli ospiti delle case di riposo.






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Marcia Perugia Assisi, non proprio tutti i diritti per tutti

(Aurelio Mancuso) In queste ore sta sfilando l'importante marcia per la pace Perugia Assisi, una tradizione consolidata nei decenni e che mobilita sempre migliaia di persone. Quest'anno il tema è "Tutti i diritti per tutti", slogan assolutamente centrato visto che i diritti umani sono continuamente calpestati in tutto il pianeta.

Purtroppo la "Tavola della Pace", organizzatrice della marcia, ha licenziato un documento articolato, condivisibile ma insufficiente. Si parla di tutti i crimini contro le donne, i giovani, gli uomini, i dissidenti politici, intere popolazioni, etnie, ecc.

Ma i diritti civili sono stati lasciati fuori dalla porta. Inesistenti gli omosessuali iraniani che continuano ad essere impiccati, quelli afghani uccisi per schiacciamento. Non una parola sulle torture nei paesi islamici e in molte altre nazioni rette da dittature, perpetrate tutti i giorni contro lesbiche, gay, trans.

Sembra che gli estensori del documento non abbiamo visto le campagne per salvare Pegah, contro l'omofobia dilagante anche nei paesi occidentali. Peccato, si tratta di un'occasione persa di dimostrare che si vuole affrontare tutti i drammi, senza ometterli perché scomodi in un'ambito dove sinistra e cattolici si confrontano da anni. Sarà per la prossima volta?
Non si sa, anche perché aver appreso che di questi temi non avevano proprio discusso, ne a nessuno erano venuti in mente, fa come sempre riflettere....






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Targato H apre la stagione romana del teatro Piccolo Jovinelli.

"Sono preoccupato... Se aprite la stagione con un handicappato state messi male." Ironico, spietato, onesto e divertente il teatro del comico senigalliese David Anzalone apre la stagione 2007-08 del Piccolo Jovinelli di Roma, dal 9 al 28 ottobre 2007.

Rassegne, convegni, tavole rotonde, compagnie, corsi, laboratori, incontri didattici. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative su teatro e handicap, in genere impostate su due direttrici generali. Quella rivolta alla funzione terapeutica, didattica, del teatro come strumento di integrazione sociale e quella di denuncia o utilizzo specificamente drammaturgico delle cosiddette diverse abilità in scena.
In quest’ultimo caso, gli esempi forse più evidenti in Italia sono il lavoro della Societas Raffaello Sanzio e di Pippo Delbono. Dall’anno scorso però, qualcos’altro scalpita sulla scena teatrale e televisiva. E presto, altre sorprese arriveranno dal mondo dell'editoria. Una prospettiva ulteriore, fatta di comicità e intelligenza. L’ha intrapresa con coraggio David Anzalone, attore e comico di Senigallia (Marche – AN) che avrà l'onore di aprire la stagione 2007-08 del Piccolo Jovinelli di Roma, dal 9 al 28 ottobre 2007 con “Targato H – ControMonoLogo”, il recital di Targato H.

Un’esperienza dirompente la sua, nel panorama teatrale odierno. Per varie ragioni. Da una parte, perché nasce da quella autentica necessità espressiva che anima ogni essere umano, a prescindere da genere, età, provenienza, dotazione fisica o altro. Dall’altra perché parte - e non potrebbe essere altrimenti - dalla propria identità e dalla propria diversità e si esprime attraverso lo strumento spiazzante della comicità. Nato nel 1976 a Senigallia (AN - Marche), David Anzalone in arte Zanza, vive l’handicap in prima persona e non lo considera solo un limite. osserva. La carta d’identità che gli è stata rilasciata è emblematica. Professione: handicappato. Segni particolari: nessuno. Con questa carta in mano, Anzalone ha iniziato il suo percorso nel teatro che non dimentica di essere anche uno strumento di lotta, che funge da cassa di risonanza per la voce degli esclusi . A partire da questo, la sua arguzia e l’ironia hanno dato vita a “Targato H”, spettacolo comico prodotto da CAPA Produzioni e in distribuzione per la stagione 2007/08, che scardina i tanti luoghi comuni riguardanti l’handicap.

Inoltre, l’inarrestabile creatività di Anzalone si sta misurando con un nuovo canale comunicativo. Sul sito personale www.zanza.it è infatti possibile seguire le esilaranti dissacranti “Zanza News”, nuovo esperimento multimediale che conferma la versatilità di attore, nonché le doti mimetiche di David Anzalone. Un notiziario comico-satirico in cui il mezzo-busto giornalistico David Anzalone si destreggia anche in una carrellata tanto realistica quanto parodica di personaggi (sempre da lui interpretati), affrontando notizie di politica, gossip, società, sport e molto altro. Lo strumento che David Anzalone usa è appunto la comicità unita a poesia, scavo continuo nel linguaggio, nell’etimologia, ribaltamento del punto di vista comune. L’effetto finale è la libera risata. “Targato H” è uno spettacolo che finisce inesorabilmente per parlare di grandi temi: nascita, amore, ricerca delle proprie origini, affermazione della propria dignità. Sul palcoscenico, Anzalone incanta lo spettatore con tempi comici irresistibili e battute argute. Doti naturali, ma nient’affatto improvvisate o approssimative visti gli anni di studio e gavetta alle spalle dell’attore marchigiano, di cui si stanno accorgendo in molti in ambito sia teatrale che televisivo.

Il percorso dell’ultimo anno attraverso l’Italia con lo spettacolo “Targato H”, lo ha portato dagli applausi del Ciak di Milano a quelli dello Zelig con Enrico Bertolino. La prossima tappa è nella capitale per due settimane all’Ambra con “Targato H – ControMonoLogo”, ovvero monologhi interpretati da Anzalone e tratti dallo spettacolo per la regia e musiche originali di Alessandro Castriota. Disegno luci Claudio Fiorini. La direttrice artistica dell’Ambra Jovinelli, Serena Dandini, ha voluto Anzalone nel cartellone 2007-08 e lo ha scelto per il debutto della nuova stagione del Piccolo Jovinelli dove di solito si esibiscono le nuove proposte drammaturgiche e quelle più ardite. Occhi chiari in cui delicatezza e forza si incontrano, David Anzalone ha saputo osare anche durante la conferenza di presentazione del cartellone dell’Ambra, lo scorso giugno. Nella sala principale del famoso teatro romano dedicato alla comicità, sedevano attori, produttori, direttori artistici, cantanti. Tra gli altri Neri Marcorè, Francesca Reggiani, Domenico Procacci, Riccardo Sinigaglia. Al momento della presentazione del cartellone del Piccolo Jovinelli, Anzalone si è alzato e ha preso la parola spiazzando i presenti. In un attimo ha spazzato via il campo da inevitabili pregiudizi e facili pietismi. ha esordito riprendendo le precedenti valutazioni critiche sulle difficoltà economiche dell’Ambra e della realtà teatrale italiana non adeguatamente sostenuta dallo Stato.

Questo è lo spirito di David Anzalone, ironia feroce e onesta che spiazza e che libera la risata e che si libera del pregiudizio. Dunque, teatro, televisione e presto altre sorprese. In questi anni di lavoro “off”, di studio e gavetta, in molti gli hanno chiesto perché un handicappato decide di fare il comico. risponde a caldo. Poi aggiunge candidamente: . La forza di David Anzalone sul palco sta in questo tipo di comicità, che chiama le cose con il proprio nome, ribaltando con raffinata ironia i luoghi comuni. Ma che dà anche peso ai silenzi, agli sguardi, ai gesti, al respiro. Non a caso, tra i maestri con cui si è perfezionato in questi anni, ci sono Leo Bassi, Naira Gonzalez, Yvès Lebreton. Artisti che lottano contro la banalità del pensiero attraverso la parola sensata, ma anche attraverso l’espressività corporea pregnante. Con questo bagaglio, l’attore e autore di Senigallia è stato dunque inserito dall’Ambra Jovinelli tra le nuove leve del teatro italiano capaci di proporre stimoli attuali e innovativi attraverso la comicità. Per loro, lo spazio del Piccolo, meno posti, ma più repliche per misurarsi con il pubblico. Due settimane. Dal 9 al 28 ottobre per “Targato H – ControMonoLogo” di David Anzalone.

Lo spettacolo – Genesi e percorso dal 2006 “Targato H” e ControMonoLogo di e con David Anzalone, per la regia di Alessandro Castriota, sono in distribuzione per la stagione 2007/2008. Trattano il tema della diversità attraverso il costante ribaltamento delle concezioni comuni che si hanno nei confronti dell’handicap e dell’handicappato. Ai testi hanno collaborato anche Luca Ardenghi e Paolo Severini. Quella H del titolo è la forza di David Anzalone, la sua etica, la sua politica, la risata dissacrante e autoironica di fronte al pregiudizio e alla paura del diverso, l’orizzonte largo di chi ha scelto di comunicare ed esprimersi artisticamente. Sul palco, davanti al pubblico, David Anzalone mostra un carisma drammaturgico non comune. Fondamentale la sua capacità ritmica, tra battute e pause che sciolgono la risata e l’applauso del pubblico come in un concerto. Lui lo chiama "Teatro Rock'n'Roll d'Autore". . Zanza entra in scena indossando una vistosa maglietta arancione. Invece della “S” di Superman sul petto c’è stampata l’icona dell’omino in carrozzella: il paradigma dell’approssimazione con cui oggi si riconosce il mondo dell’handicap. Davanti alle tre porte della toilette Anzalone resta perplesso. . L’approssimazione dunque esclude più di quanto unisca, perché .

“Targato H” ha già ricevuto applausi in diversi teatri italiani e ha avuto passaggi in trasmissioni televisive. È dal piccolo schermo che ha iniziato a cavalcare la sfida pubblica contro i pregiudizi diffusi. Prima invitato nella trasmissione Rai “Cominciamo Bene”, poi confermato nel 2006 con l’invito a partecipare alla seconda serie di “Glob – L’osceno del villaggio” condotta da Enrico Bertolino. È tra i personaggi collaterali che popolano di frequente la innovativa fiction “Andata e ritorno” che Rai 2 ha trasmesso per tutta la stagione. Il 15 e 16 giugno 2007 è stato inoltre ospite nello spettacolo di Enrico Bertolino sul palco dello Zelig di Milano, riferimento storico del cabaret italiano dove ha proposto monologhi tratti da “Targato H”.






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“14 ottobre? Stavolta vengo”: le scivolate mediatiche del Partito democratico.

(Oreste Rintallo - Agenzia Radicale Luigi) Anche a campioni nell’uso dei mezzi di comunicazione di massa può accadere di incorrere in qualche infortunio.
È successo ai pubblicitari assoldati dai boys veltroniani della Sinistra giovanile per la campagna delle primarie del 14 ottobre. Cosa si sono inventati i nostri? Per accalappiare qualche pedicelloso adolescente, hanno pensato bene di distribuire fuori dalle scuole delle cartoline raffiguranti bionde mozzafiato. Trucco vecchio come il cucco ma sempre efficace, si saranno detti.
Ecco sullo sfondo di una pelliccia una ragazza nuda (pudicamente a mezzo busto) e, di fianco, lo script a doppio senso da qualcuno ritenuto forse geniale: “14 ottobre? Stavolta vengo”.
Nulla di che, insomma. Solo che si sono fatti male i conti con gli effetti generati da decenni di propaganda “politically correct” e con tutte le menate anti-consumistiche, pseudo-femministe e di bon ton che hanno martellato i cervelli del cosiddetto “popolo de sinistra”.
È partito così su internet e altrove il tam tam di quelli che “siete come Berlusconi” e degli scandalizzati nostalgici del rigore e della “superiorità morale”.
Un altro bello scivolone lungo la strada delle magnifiche sorti e progressive del partito democratico.






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Thompson apre ai gay ma vuole limitare i giudici.

Manca ormai poco alle elezioni americane e il dibattito sul riconoscimento delle coppie omosessuali tiene banco nella discussione politica.Dopo le aperture dei Liberal e i secchi no dei più conservatori arriva una mediazione plausibile tra le posizioni ritenute troppo aperte di Giuliani e il rifiuto di altri candidati Repubblicani.

Il candidato all'investitura repubblicana Fred Thompson, infatti, entrato solo di recente nella campagna elettorale ha affermato trionfante di aver trovato un compromesso sul matrimonio gay.L'ex attore Thompson si dice favorevole ad un emendamento costituzionale che impedirebbe ai giudici di di autorizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso ma che lascerebbe ai governatori dei vari stati la possibilità di legalizzare tali unioni.

"Tutti quelli con i quali ne ho parlato durante i vari meeting si sono dichiarati favorevoli a quasta soluzione. Anche se i più conservatori vorrebbero non parlare di matrimonio. Preferirebbero un altro termine, considerano il matrimonio come unione tra un uomo e una donna".

Thompson, considerato progressista sui diritti delle persone omosessuali ha comunque aggiunto che si impegnerà soprattutto per assicurarsi che i giudici non abbiano più la possibilità di decidere sulle unioni gay.






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Sotto il vestito niente?

(Valerioperoni.ilcannocchiale.it) Si sono sentite occhieggiare solo delle formulette anti-partito democratico e nient’altro all’assemblea voluta da Enrico Boselli e da alcuni transfughi di DS e Margherita.

E’ giunta infatti a conclusione la due giorni dell’inaugurazione della Costituente dei Socialisti italiani, che – comprensibilmente ignorati dalla stampa e dai media – poverini, si sono emozionati fino alle lacrime solo perché stanno partorendo un bimbo già nato molte volte: il PSI.

Come ho già detto, quella dei socialisti è tutta una storia di rinascite, alternate a funerali. Quello più famoso fu nel 1994, quando fra lutti, applausi e pianti si sciolse il vecchio PSI storico. Le esequie furono celebrate allora dallo stesso Enrico Boselli. E già questa sua presenza può dare l’idea del rinnovamento che potrà portare nella politica italiana questo ennesimo partitino.

Se ero presente mi sarebbe venuto sicuramente da ridere. Certe rinascite anacronistiche sono irresistibilmente comiche. Specialmente quando mi immagino i delegati esaltarsi al canto dell'Internazionale, tutti in piedi e a pugno chiuso.

E’ evidente che questa Costituente Socialista non avrà futuro, in quanto si schiererà per forza a sinistra del Partito Democratico, in una antistorica deriva massimalista. Quindi voler a tutti i costi ricostituire il PSI con un simile scenario e – soprattutto - con compagni di viaggio tanto anomali, lo trovo impensabile.

Inoltre ho visto che nei contenuti i socialisti sono totalmente allo sbando. Non hanno un progetto. O meglio, ne hanno tanti, ma vaghi e confusi. Boselli li ha esortati nel suo discorso di apertura con slogan vuoti del tipo “la grande diaspora è finita”, “bisogna dare una forte impronta innovativa al partito socialista”, “riformuliamo i principi antichi per rilanciarli in termini moderni”, “un fisco per la crescita e l’equità”. E così via. Queste almeno sono le frasi riportate dai media, a loro favorevoli e non.

Il partito che uscirà fuori da questa Costituente assomiglierà quindi molto al PSIUP e come questo si estinguerà alla prima tornata elettorale, anche perchè la stragrande maggioranza dell’elettorato socialista dal 1994 è confluita in Forza Italia e da allora non ha più intenzione di abbandonarla.

D’altronde anche il socialismo non c'è più. Come ideologia dal 1989. In Italia invece è venuto a mancare nel 1994. Ora sta scomparendo anche in Francia e pure quello tedesco sta andando in questa direzione. Dispiacerà sicuramente ai nostalgici sentirselo dire, ma oggi la politica, l'interesse del popolo, della gente, ha poco a che vedere con i valori del Socialismo.

Quindi, cari Socialisti, fatevene una ragione: l’unica vera novità politica di questi ultimi anni già c’è e si chiama Partito Democratico. Voi ormai la vostra storia l’avete fatta. Siete il passato.






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«C’è grande passione in giro Spero molto in Veltroni».

(Roberto Cotroneo - L'Unità) Scrivere un’introduzione a un’intervista con Raffaella Carrà è impresa mica facile. Si potrebbero dire moltissime cose. Show girl, pezzo di storia importante della televisione italiana, e poi del costume italiano. Testimone e protagonista del modo in cui è cambiato questo paese da almeno 40 anni.
Icona di molte generazioni di italiani e di italiane. Ballerina, cantante, conduttrice di programmi dove l’aspetto sentimentale ed emotivo era predominante. Ancora oggi nelle discoteche si sente "Come è bello far l’amore da Trieste in giù", il "Tuca tuca" e i fagioli di "Pronto Raffaella" sono nell’immaginario degli italiani. E nell’ultimo periodo le carrambate (termine entrato nei dizionari della lingua italiana), le adozioni a distanza. Ma se sommi tutto, manca sempre qualcosa per farti un’idea precisa.
Quel qualcosa che capisci la prima volta che la incontri. Ed è quella solidità, quel buon senso, quella intelligenza pratica ed entusiasta, quella cordialità misurata ma autentica che ti spiega un successo inter-generazionale che non le è mai venuto meno. E che ti fa mettere da parte tutte le domande più prevedibili sulla sua carriera, per chiederle cosa pensa e come vede questo paese una come lei.

Raffaella, oggi, cosa sta facendo?
«Ho una piccola società immobiliare che ho costruito piano piano in questi anni con mio fratello. Dopo che è venuto a mancare mio fratello me ne occupo io. Ed è un lavoro molto faticoso perché non è il mio lavoro».

E la televisione?
«Televisione? Ogni tanto mi arrivano delle proposte, che non mi convincono fino in fondo. La televisione in questo periodo è un po’ sospesa, perché non sono un personaggio amatissimo da Fabrizio Del Noce. Che ovviamente non ha nulla contro di me. Però ci sono dei momenti in cui convergono due persone, e altri momenti in cui questo non accade».

Vuole dire?
«Io ho avuto la fortuna di intendermi con tutti i direttori generali e direttori di rete della Rai. Ma questo di oggi deve essere forse un momento no. Passerà. Non mi posso fare troppi problemi».
E i progetti che le propongono non la interessano?
«Se io mi innamoro di un progetto vado fino in fondo. Se non mi piace. Siccome sono testarda. Non lo faccio».

E dunque non lo fa?
«Del Noce dice che sono abituata male».

In che senso?
«Io gli ho detto: guarda, io ti ho portato un progetto che tu non amavi. E che era "Sogni". Lo faccio il primo anno. Ma non c’è molto feeling con la Endemol».

E perché?
«Perché lavorano in un modo diverso. Io sono un artigiano. E ho un gruppo di persone che ha la mia stessa linea di pensiero».

E quindi che cosa è successo?
«È successo che con Endemol, l’anno dopo, hanno fatto il mio programma con un’altra persona. Benissimo. Questa persona non c’entra nulla, però è la prima volta che mi portano via un’idea. E sono molto più offesa di questo scippo dell’idea, piuttosto che del fatto che il programma non lo faccio più io».

Glielo ha spiegato a Del Noce?
«Certo».

E cosa le ha risposto?
«Mi ha detto: portami un progetto».

E lei?
«Io dico: no. Sono abituata a essere chiamata dal direttore di rete che mi dice: mi serve un programma del pomeriggio, o uno della sera, o il sabato sera. Trova un progetto e poi ci si lavora».

Abituata male?
«Mah. Del Noce risponde: non si usa più così. Tu mi porti un progetto e io cerco di trovare gli spazi. Ma io non sono capace di lavorare in questo modo. Per carità Del Noce è garbatissimo e civilissimo».

Ma...
«Ma io il progetto non lo porto più perché sennò me lo fregano».

E dunque cosa farà, se lo tiene nel cassetto?
«Quando si calmeranno tutte le acque ne riparleremo. Non ho la smania del video».

Cosa rara, ce l’hanno tutti.
«Io no. Penso che poi la gente si stanca di vederti sempre».

Ma secondo lei, come è cambiata la Rai in questi anni?
«In questo momento io sento che in Rai non hanno nessuna intenzione di fare la gara con Mediaset. E poi i reality hanno imbarbarito la televisione».

E l’Italia, quanto è cambiata?
«Io penso che l’Italia sia confusa. Ci sono alcuni aspetti ricorrenti. Ad esempio: la lite. Fai ascolto se fai lite. Guarda i nostri politici quando vanno in qualunque programma».

E litigano... Ma lei fu tra i primi conduttori televisivi a invitare i politici a "Pronto Raffaella", nella metà degli anni Ottanta.
«Sì ma da me venivano come privati cittadini. E poi non ne mettevo mai due assieme. Ed era tutto più pacato».

Adesso invece?
«Adesso devi gridare per farti sentire. Io non capisco come la politica non si renda conto del malessere che c’è nel nostro paese. E tutto rimane fermo, immobile. Bisogna fare delle cose. La mia televisione è sempre stata piccola, ma ho sempre costruito».

Non le sembra un po’ retorico. L’hanno sempre accusata di buonismo.
«Non me ne importa niente. Sarà retorica. Quando vedo il programma di Milena Gabanelli, "Report", e si denunciano situazioni paradossali, senza che ci sia nessuna reazione, rimango senza parole».

Il potere sa proteggersi molto bene.
«Lo capisco. Ma così non si può continuare. Quando i giovani vengono qui a lavorare e chiedono: "Quanto mi dai?". Io rispondo: "Cosa sai fare?". E loro: "Comincio adesso". Non hanno pazienza».

Perché?
«Perché non hanno fiducia nel futuro. Non credono che un domani le cose per loro potranno migliorare. Mentre noi, quando abbiamo iniziato, dicevamo: non so cosa, non so come, ma qualcosa accadrà».

Si vuole dedicare alla politica attiva?
«No, ma vedo un grande fermento, una grande passione in giro. Anche le piazze di Grillo dicono questo. Possibile che solo a Palazzo Chigi non se ne accorgano? Questo è un momento meraviglioso per ricominciare qualcosa di positivo».

Nasce il partito democratico...
«Con Walter Veltroni non voglio dire che sia l’ultima speranza. Ma la penultima certamente sì. Bisogna fare le cose. Parliamo ad esempio della mancanza di case. Si dovrebbe fare come in Spagna».

Cosa si fa in Spagna?
«I sindaci dei paesi e della piccole città hanno trovato i terreni. Hanno assunto dei capimastro. Hanno comprato tutto il materiale per costruire una serie di case. Al massimo, credo, di due piani. E il sabato e la domenica, queste famiglie che aspettano una casa da tempo, costruiscono la loro abitazione con il capomastro che insegna loro a metterla su».

Diventiamo tutti muratori?
«Aspetti. Le dico un’altra cosa: quando questa casa sarà finita, loro pagheranno un affitto di 100 euro per cinque anni. Per pagare il materiale e il capomastro, e poi la casa è la loro. In Spagna sono capaci di inventarsi le cose».

Lei dice che da noi non funzionerebbe? Finirebbe che quelle case le costruiscono gli immobiliaristi. E se le rivendono il giorno dopo a prezzi stellari.
«Appunto. Io vedo che in Italia, da parte dei ceti più ricchi, c’è una fame di soldi inaudita. Mentre le persone normali, sono ancora generose e gentili».

Raffaella lei è diventata un’icona.
«Mi stupisce sempre».

Tiziano Ferro le ha persino dedicato una canzone: "E Raffaella è mia". Un successo internazionale...
«È stato carino. E simpatico. Mi ha chiesto di salire con lui sul palco al Palalottomatica di Roma. Erano dodici anni che non tornavo su un palcoscenico».

E per rivederla in televisione?
«È un anno e mezzo che non faccio televisione. Ma non ho tutta questa fretta. Solo se ne vale la pena».

Testarda, vero?
«Non dimentichi che sono romagnola: testarda, concreta e appassionata».

È sicura che non vuole entrare in politica?
«No. Mai. Non ci penso nemmeno».





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