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mercoledì 17 ottobre 2007

Grosseto: Vescovo, si a incontro ma a Tv spenta.

(Agi) Ilvescovo di Grosseto, monsignor Agostinelli, nell’annunciare l’annullamento della visita nella sede Arcigay della citta’, prevista per questa sera, si e’ dichiarato disponibile “ad incontrarli in futuro, ma a telecamere spente, nei miei due anni di vescovo a Grosseto ho incontrato persone di tutti i generi. Gli omosessuali hanno avuto le porte sempre aperte, ma dietro di loro non c’e’ mai stata una tv. Con la sua presenza, preferisco annullare il tutto”. Monsignor Agostinelli ha spiegato anche di aver proposto ad Arcigay di fissare l’incontro nei locali della parrocchia di San Giuseppe a Grosseto, attraverso l’intermediazione del parroco, ma di aver ricevuto un rifiuto. “Avevo proposto che l’incontro avvenisse nella parrocchia - ha aggiunto il vescovo - perche’ e’ all’interno di essa che sto svolgendo la mia visita pastorale dove accolgo i fedeli, ma l’invito non e’ stato accettato”.

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Gay Halloween alla discoteca Pulp di Milano.

31 OTTOBRE
Come di consueto due mondi si uniscono. Quello dei vivi... e quello dei morti.
MA QUESTA VOLTA... LO FARANNO IN DISCOTECA!

GAY HALLOWEEN 2007
…lo staff starlight queer ritorna…
Questa volta le cose cambiano. Basta serate halloween-baracca!
Il 31 Ottobre alla Discoteca Pulp sarete partecipi della serata disco-horror più terrificante d'Italia.

Jackie The Clown, Il Boia e Diva vi aspettano impazienti, per giocare con voi, per farvi rabbrividire e, perché no, per tentare di massacrarvi come nei peggiori film horror.
Un cast di 9 attori. Il sacrificio di una persona del pubblico come spettacolo di apertura. Una scenografia studiata per rendere te l'unico protagonista incontrastato della serata-film-horror che già fa parlare i giornali.

FROM 9 PM
c/o Pulp disco club
Via Alserio, 5
Nel quartiere Isola, a poche centinaia di metri da C.so Como e Stazione Garibaldi - Milano

Dj set: Christian Vlad & Francesco from RADIO DEEJAY

PROGRAMMA DELLA SERATA:
From 9 pm – Buffet & happy rnb Music
11 pm – SPETTACOLO D’APERTURA
1 am for all night long – CELEBRIAMO HALLOWEEN

x info e liste:
trollfabri@hotmail.it
ph: 334 72 254 95

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Lo spot censurato del "Progetto Bridgestone per salvare la vita".

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Torino ospita la 16ma edizione del Festival dell'Unione dei Teatri d'Europa.

Dedicata al fondatore Giorgio Strehler, in scena dal 25 ottobre.

Apcom) - Torino ospita, per la prima volta, il Festival dell'Unione dei Teatri d'Europa, che quest'anno - giunto alla sua 16.ma edizione - sarà dedicata a Giorgio Strehler fondatore dell'Ute, e al 60.mo anniversario del Piccolo Teatro di Milano. In programma dal 25 ottobre al 31 dicembre 2007, punterà l'attenzione sulla nascita del dramma antico, rivisitato e riproposto in chiave contemporanea.

Inaugura la rassegna Lev Dodin con "King Lear" di Shakespeare prodotto dallo storico Maly Drama Theatre di San Pietroburgo. Proseguono poi, tra gli altri, Gabriele Lavia con "Il sogno di un uomo ridicolo" di Fëdor Dostoevskij prodotto dal Teatro di Roma e dalla Compagnia Lavia Anagni, e Georges Lavaudant con "Play Strindberg" di Dürrenma prodotto dal Teatro de La Abadía di Madrid.

Chiude il Festival Luca Ronconi che dirigerà "Il Ventaglio" di Carlo Goldoni, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano/Teatro d'Europa e dall'Odéon Théâtre de l'Europe

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Francobollo dedicato alla Callas.

Emesso da Poste Italiane per il trentennale della morte.

(Ansa) Poste Italiane dedica un francobollo alla cantante Maria Callas per il trentennale della morte, avvenuta il 16 settembre del 1977. L'immagine e' un ritratto della cantante e un pentagramma con note, ponendo sullo sfondo un particolare del volto e dell'acconciatura durante l'opera "Turandot".
Il francobollo sara' disponibile domani, giornata di emissione, presso lo Spazio Filatelia di Piazzale Roma a Venezia, dove sara' allestita una mostra con abiti ed effetti personali dell'artista.

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Su Google gli americani cercano amore. Gli italiani? Si accontentano del Viagra.

La classifica delle parole più cercate sul celebre motore di ricerca. Dati divisi per nazionalità: "Botox" al numero uno in Australia. "Nazi e gay" in Cile, "jihad" in Marocco, "Britney Spears" in Messico.

(La Repubblica) C'è chi cerca l'amore, chi si contenta del Viagra, chi vuole sapere tutto sul Botox e chi su Beckham. Chi non può fare a meno di consultare le ultime sull'Aiea, l'agenzia Onu per il nucleare, e chi invece vuole Kate Moss. Le parole più cercate nel mondo su Google, secondo le ultime statistiche rilasciate dal motore di ricerca più famoso, svelano interessi e curiosità dei cyber-utenti sparsi sui cinque continenti. E alcune di queste sono vere sorprese: come il cuore romantico degli americani, che cercano "love", mentre i latin lover per antonomasia, gli italiani, vanno dritti al sodo, al Viagra. O la particolare passione dei (o delle) canadesi per Tom Cruise. E se i marocchini sono interessati alla "jihad", i messicani digitano soprattutto il nome di Britney Spears.

Egiziani, indiani e turchi hanno una fissazione per il sesso, mentre tedeschi, austriaci e messicani sono particolarmente curiosi su Hitler. La parola 'nazi', invece domina la statistica delle ricerche in Cile, Australia e Gran Bretagna.

I dati, che prendono in esame le ricerche dal 2004 a oggi, mostrano anche che i cileni sono quelli che cercano di più la parola "gay", seguiti da messicani e colombiani.

Ecco chi cerca cosa su Google: "Jihad" - Marocco, Indonesia, Pakistan. "Iraq" - Usa, Australia, Canada. "Taliban" - Pakistan, Australia, Canada. "Tom Cruise" - Canada, Usa, Australia. "Britney Spears" - Messico, Venezuela, Canada. "Love" - Filippine, Australia, Usa. "Botox" - Australia, Usa, Regno Unito. "Viagra" - Italia, Regno Unito, Germania. "David Beckham" - Venezuela, Regno Unito, Messico. "Kate Moss" - Irlanda, Regno Unit, Svezia. "Marijuana" - Canada, Usa, Australia. "IAEA" - Austria, Pakistan, Iran.

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Milano: Altr* Stori*: il gaio novecento".

A Milano si discute di storia e storie di gay, lesbiche e trans in Italia, dal fascismo ai giorni nostri.

Ne parlano autrici e autori delle pubblicazioni
*Fuori dalla norma*, "Antologaia" e *We will survive* [Leggi le recensioni - (1) - (2)].

Proiezione di cortometraggi queer filmati su Mario Mieli.
Mostra "Le gaye riviste anni '70 porpora psichedeliqueer frocessione"
Aperitivo pop.

Il 28 ottobre, dalle 17.00
al C.S.O.A. COX18
in Via Conchetta 18 - Milano

Info: www.myspace.com/pinkitchen

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Gossip, più lo leggo più ci credo: da semplice pettegolezzo a soggetto destabilizzante.

(Blogosfere spettacoli) Viviamo nell'era del gossip, e non dobbiamo certo star qui a spiegarvi il perchè. Se poi pensiamo al tam tam quotidiano che ha portato agli onori della cronaca le vicende di Fabrizio Corona possiamo addirittura arrivare a dire che il gossip ha invaso il mondo dell'informazione, trasformandosi da mezzo per spettegolare a soggetto di destabilizzazione.

Il gossip muove, crea, distrugge, penetra, rovina, divide. Fa tutto questo, già, ma soprattutto si esercita in un'arte che appartiene da secoli al genere umano: l'arte del giudizio. Basta una voce su qualcuno per segnare a vita il soggetto preso di mira. Se basta una prima impressione per giudicare un essere vivente figuriamoci cosa può fare una diceria sul suo conto.

Se qualcuno dice che la donna davanti a voi, secondo voci, tradisce il marito, la guarderete in un certo modo. Se vi dicessero che è la donna più fedele che la storia abbia mai conosciuto la guarderete in un altro.

Il pettegolezzo - è una legge universale - è più "vero" della verità. I ricercatori del Max Planck Institute adesso lo hanno addirittura dimostrato usando studenti-cavia.

Gli studiosi, leggiamo, hanno coinvolto 126 studenti suddivisi in gruppi di nove ragazzi ciascuno, bersagliandoli di pettegolezzi sui giovani degli altri gruppi: è emerso che le "cavie" tendevano sempre a credere di più alle maldicenze o alle lodi intessute da altri, piuttosto che a ciò che avevano potuto sperimentare di persona o che gia sapevano sul conto delle inconsapevoli vittime.

E non è tutto. Secondo la ricerca, i gossip non influenzerebbero solo i giudizi sulle star dello spettacolo, ma inducono anche opinioni e comportamenti della vita comune. "Una recente indagine - spiega Ralf Sommerfeld dell'istituto di Plön in Germania che ha condotto la ricerca presto pubblicata sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze PNAS - ha evidenziato per esempio che due persone su tre credono il gossip una fonte per apprendere nuove cose: non importa se i pettegolezzi alla fine siano veri o meno. Diventano la realtà".

Ed è proprio questo il problema: il gossip non ha mutato le proprie forme ma ha cambiato l'abito con cui presentarsi. Si è elevato ad informazione vera e propria - complici anche i grandi quotidiani ed i tg che hanno iniziato a sguazzare nel pettegolezzo - abbandonando gli stracci che lo facevano identificare come giornalismo di bassa lega.

E poi il gossip si nutre della babbionaggine degli italiani, che ancora credono a ciò che leggono senza pensare alle macchinazione che stanno dietro ad un servizio di gossip.

Quindi? Bè, il gossip può essere divertente se preso come tale. Quando invece si trasforma, agli occhi dei lettori, in "giornalismo d'inchiesta" bisogna cominciare a preoccuparsi.

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San Francisco, eucarestia a gay travestite da suore.

(Il Messaggero) Due attivisti gay con trucco pesante e un vistoso travestimento da "suore" hanno ricevuto l'eucarestia durante una Messa domenicale a San Francisco, direttamente dalle mani dell'arcivescovo George Niederauer. L'episodio, divenuto di pubblico dominio grazie a immagini diffuse su You Tube dagli stessi attivisti, ha spinto l'arcivescovo a scusarsi per l'errore.

In una lettera ai fedeli della diocesi, di cui dà notizia il San Francisco Chronicle, Niederauer ha spiegato di essersi reso conto dell'accaduto solo dopo la Messa. Al momento della comunione, ha raccontato, «verso la fine della fila, due persone vestite stranamente sono venute a ricevere l'eucarestia» e l'arcivescovo non si è reso conto al momento che si trattava di membri di un gruppo anti-cattolico di cui conosceva l'esistenza.

Il gruppo si fa chiamare "Sisters of Perpetual Indulgence" ed è nato nel 1979 nella comunità gay di San Francisco. I suoi membri indossano vesti che ricordano vagamente quelle di un ordine religioso e si fanno chiamare con nomi da suore. La vicenda ha subito attirato su San Francisco, una città nota per le sue idee progressiste e spesso trasgressive, gli strali degli opinionisti conservatori americani. «San Francisco si conferma una vergogna da ogni punto di vista», ha detto Bill ÒReilly, commentatore di FoxNews.

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Precisazione.

Vi segnaliamo che il testo relativo all'articolo:"Parla il ragazzo che ha fatto da esca per "Exit": "La chiesa cattolica attacca quei tre poveretti per far credere che il caso sia circoscritto", è di Daniele Nardini.

A lui i nostri complimenti per lo Scoop.

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Gilbert and George in mostra a Rivoli.

Sono anni che Gilbert and George ci stupiscono dissestando il nostro comune sentire, sia nell’arte sia nella vita.

Da domani, al Castello di Rivoli (Torino), sarà possibile vedere una importante retrospettiva, 150 capolavori, della coppia di artisti.

Omosessuali (ma è un dettaglio) sono compagni anche nella vita e cercano, tramite la loro arte, di affrontare questioni controverse quali l’identità, la sessualità, la politica e la religione. mescolando il tutto per rispecchiare un senso di controversia e complessità della nostra società e il nostro vivere.

Il risultato sono immagini a volte dissacranti, a volte sconvolgenti, colorate, oniriche e spesso ciniche, vietate aglio occhi troppo sensibili e corretti.

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Scamarcio è un criminale: Interpreta Renato Vallanzasca in un nuovo film.

"Scamarcio? Ho capito chi è, effettivamente mi somiglia": questo il commento del vero Renato Vallanzasca quando ha saputo chi lo avrebbe interpretato su grande schermo. Deduciamo che si riferisca solo all'aspetto fisico e non anche all'indole criminale.

Chiarimenti del caso: durante gli anni Settanta Vallanzasca divenne famoso perché autore di omicidi, rapine, sequestri ed evasioni, oltre che per il suo fascino presso le donne (da qui il soprannome 'Bel René').
In questo momento Vallanzasca è in carcere a scontare un totale di quattro ergastoli.

Gli sceneggiatori Andrea Purgatori e Angelo Pasquini hanno scritto la sua storia basandosi sui fatti di cronaca e sul libro "Lettera A Renato" (scritto da Antonella D'Agostino, compagna del boss).
Dice Purgatori: "Non sarà il film di Vallanzasca, sarà un film su Vallanzasca. Noi attingiamo in primo luogo a lui, visto che ci può raccontare le cose in diretta. Il taglio non è né innocentista né colpevolista. Certo i morti ci stanno".

La regia del film è di Marco Risi ("Mary Per Sempre", "L'Ultimo Capodanno"), che ha voluto Riccardo Scamarcio per il ruolo protagonista. Lui ha già vestito i panni del malvivente in "Romanzo Criminale" e dunque ritorna in territori conosciuti. Probabilmente vedremo come se la cava entro la fine del 2008.

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Nudo e ubriaco suona le campane a San Pietro.

(Il Messaggero) Un cittadino francese che vive a Roma senza fissa dimora, è riuscito a salire, verso le cinque di questa mattina, fino all'ingresso dell'Arco delle Campane, al Vaticano. L'uomo avrebbe avuto anche il tempo di far suonare una delle campane. L'Arco delle Campane, che si trova sulla sinistra della Basilica di San Pietro, è considerato uno dei tre ingressi dello Stato del Vaticano ed è sorvegliato dalla Guardia Svizzera Pontificia.

Secondo quanto è stato possibile ricostruire finora, l'uomo era nudo e in evidente stato di ebbrezza. Il cittadino francese è stato bloccato dai gendarmi e consegnato alle autorità Italiane che lo hanno sottoposto ad un trattamento

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Unioni civili: A Napoli il Comune ci ascolta.

(Napoligaypress) Venerdì 19 ottobre alle ore 15:00, presso la sede del Consiglio Comunale di Napoli sita a Via Verdi, 35 – Aula Multimediale (4° Piano) – la Federazione Provinciale P.R.C. di Napoli ed il Gruppo Consiliare al Comune di Napoli del Partito della Rifondazione Comunista, nell’ambito della Campagna d’Ascolto 2007, terranno un pubblico confronto sul tema: Diritti di Cittadinanza: Le Coppie di Fatto.

Saranno presenti all’iniziativa, oltre al Gruppo Consiliare, il Segretario Provinciale P.R.C. Andrea Di Martino.Sono stati invitati il Sindaco di Napoli On. Rosa Iervolino Russo, il Presidente del Consiglio Comunale Leonardo Impegno, le Associazioni dei rappresentanti di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, i Segretari Provinciali e Cittadini del P.d.C.I., Verdi e Sinistra Democratica, i Gruppi Consiliari del P.d.C.I., Verdi e Sinistra Democratica.
Dopo anni di lavoro dell’Arcigay di Napoli per il registro delle unioni civili e la costituzione del “Comitato laico per il riconoscimento della famiglia anagrafica affettiva”, che sfociò nella proposta di delibera al Consiglio Comunale di Napoli, presentata dal comitato e da Alessandro Cecchi Paone (http://www.arcigayn apoli.org/ comitatolaico. html) lo scorso 11 giugno, siamo giunti ad un momento cruciale.

Infatti “la campagna di ascolto promossa da rifondazione da la opportunità alla comunità LGBT napoletana di investire l’amministrazione comunale, in maniera forte e determinante, della questione del riconosciute delle coppie di fatto, gli assenti non saranno giustificati dunque. >Dopo anni di discussioni, dibattiti è giunto il momento di chiedere risposte concrete alla richiesta di riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali.
Rifondazione con Raffele Carotenuto, capogruppo p.r.c. al consiglio comunale , partecipò all’incontro con “il comitato laico” ed in quella sede promise un impegno forte del gruppo consiliare a sostegno delle famiglie anagrafiche affettive, l’ iniziativa di venerdì può essere quindi intesa come un primo atto concreto a fronte dell’impegno preso. Amen!

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Discriminazioni: A Milano ricchioni avvistati alla Rinascente.

Via blog di Selvaggia Lucarelli scopro una vicenda sconcertante di discriminazione e goffaggine. Ancor più incredibile se le vittime sono un gruppo di gay e il luogo è un ristorante del centro di Milano, quotidianamente invaso da frotte di omosessuali come da ogni altro genere di avventori.

Per conoscere nei dettagli quello che è capitato al noto blogger Insy Loan e ai suoi amici, vi consiglio di leggere il resoconto scritto da lui stesso; se vi accontentate di un riassunto, intanto ecco i fatti.

In quattro, domenica 13 ottobre, vanno a mangiare da Obikà, al settimo piano della Rinascente, dopo una visita culturale a Palazzo Reale. Tutto bene, ma poco prima di andar via (venenum in cauda, dicevano i latini) ecco la pessima sorpresa. Sullo scontrino che ricevono al tavolo trovano una simpatica nota, aggiunta dal cameriere all’ordinazione dei caffè: “macchiato caldo per i ricchioni”.

Segue ovvia protesta con i camerieri, con la responsabile e con il direttore. Per i particolari andate direttamente qui.

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Contrordine compagni: L'Arcivescovo diserta l'Arcigay di Grosseto.

(Arcigay Grosseto) Ci è giunta dal sacerdote della chiesa di San Giuseppe, parrocchia vicina al nostro comitato provinciale Leonardo Da Vinci, la notizia ufficiale secondo cui il vescovo della città Franco Agostinelli diserterà l'incontro con i nostri associati previsto per questa sera alle ore 21 presso la nostra sede in via Parini 7 a Grosseto.

La visita promossa dallo stesso parroco era inserita in un ottica di ascolto che il vescovo e la curia sono soliti organizzare per incontrare e interloquire con i rappresentanti di tutte le associazioni politico, finanziarie e culturali che han sede nel territorio della parrocchia presso i rispettivi domicili. Per ordini non meglio precisati "provenienti da Roma" tale incontro non avrà luogo.

"Da parte della curia ci è stata chiesta – spiega Davide Buzzetti presidente di Arcigay Leonardo Da Vinci – la disponibilità a salvare le apparenze e spostare l'incontro al di fuori del nostro circolo. Noi però non ci siamo resi disponibili perchè troviamo imbarazzante questo repentino ripensamento riservato esclusivamente alla nostra associazione. Anzi faremo di più. Aspetteremo Agostinelli fino all'ultimo sperando che il vescovo segua la sua coscienza e faccia ciò che ritiene più corretto. Per noi questa è una occasione sprecata".

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Da inizio anno 48 coppie gay unite in "matrimonio".

Primo bilancio a dieci mesi dall'entrata in vigore della legge federale sull’unione domestica registrata. In Ticino da gennaio ad oggi 48 coppie gay hanno detto sì.

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Milano: Sex & the Usa, fantasia gay su temi nazionali.

All'Elfo il grande affresco di «Angels in America» di Tony Kushner, definito «una "Divina Commedia" per un'età laica e tormentata»


Potere, amore, morte, Aids. Questi in sintesi i temi del fluviale «Angels in America» di Tony Kushner, Premio Pulitzer 1993, in scena al teatro dell'Elfo nella sua prima parte, «Si avvicina il millennio», per la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani (coproduzione Teatridithalia-Ert, testo pubblicato da Ubulibri). Corredata dall'emblematico sottotitolo «Fantasia gay su temi nazionali» e definita da un critico americano «una "Divina Commedia" per un'età laica e tormentata», la pièce (da cui Mike Nichols ricavò, nel 2003, un notevole film tv a puntate con un cast «all star») racconta l'ipocrisia del potere nell'America reazionaria di Reagan, i conflitti privati all'interno di comunità religiose minoritarie (ebrei, mormoni) e, soprattutto, l'amore ai tempi dell'Aids.
A incarnarli, le vicende incrociate del «wasp» Prior, malato di aids e abbandonato dal compagno ebreo Luis, che intreccia una relazione con l'avvocato mormone e gay represso Joe, sposato infelicemente alla valium-dipendente Harper e pupillo del feroce e potente Roy Cohn (personaggio realmente esistito, consigliere del senatore McCarthy), repubblicano ultra-conservatore dalla doppia vita sessuale, anche lui condannato, per contrappasso, dall'Aids. Intorno a loro, travestiti, rabbini, fantasmi di antenati, figure oniriche, amanti occasionali e angeli più apocalittici che consolatori a scandire discese agli inferi e orgasmi paradisiaci alle soglie del terzo millennio. Questioni saldamente ancorate alla realtà americana anni '80? Ormai non più, perché, in epoca di globalizzazione selvaggia, il tema della crisi e del conflitto d'identità (sessuale, razziale, religiosa, culturale) ha superato ormai i confini imposti dalla geografia e dalla storia statunitensi.
E lo dimostra l'intelligente regia di Bruni e De Capitani, che rinuncia alle scene, ridotte a pochi funzionali oggetti e sobri video proiettati sulle pareti, e punta tutto sulla forza evocativa della recitazione, mettendo insieme una compagnia di eccellente livello, capace di tenere ritmo e intensità pur nelle diverse stratificazioni di linguaggi (quotidiano, onirico, cinematografico, barocco, tragico, ironico), generi e citazioni (dalla soap opera a Brecht, dal melò alla Bibbia, da Sofocle a Shakespeare) presenti in questo dramma torrenziale. In scena lo stesso De Capitani con Elena Russo Arman, Cristina Crippa, Ida Marinelli, Cristian Maria Gianmarini, Edoardo Ribatto, Umberto Petranca e Fabrizio Matteini.
«Angels in America», teatro dell'Elfo, dal 23 ottobre al 18 novembre. Ore 20.45, fest. 16, v. Menotti 11, tel. 02.71.67.91, euro 20-10 (mart. euro 11)
Claudia Cannella

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Hairspray, integrato è bello.

(Zibablog) Spesso da noi i titoli dei film vengono tradotti un po’ troppo liberamente (e a volte stravolti) rispetto al titolo originale.

Hairspray è rimasto tale e quale, sì, ma con l’aggiunta di “grasso è bello”.
Addirittura il film precedente del 1988, di cui questo rappresenta un remake, fu distribuito in Italia solamente come “Grasso è bello”.
Forse le nostre case di distribuzione pensano che la gente vada attirata in sala un po’ con l’inganno e siccome siamo un popolo a cui piace mangiare e a cui piacciono le grosse tette, se si fa un richiamo alla ciccia, tutti corrono a vedere Hairspray, che invece non è un inno all’obesità , ma una storia (ben) musicata sull’integrazione.
Si parla infatti di grassi e magri, ma anche di bianchi e di neri nonché - mi si consenta questa personale lettura dovuta alla presenza di Travolta travestito - di “diversi” in genere (e di genere?)
Certo, può darsi che la scelta di John Travolta per quel ruolo sia stata data da ragioni produttive e di casting (un grande attore maschio truccato e mascherato da donna grassa fa correre la gente al cinema), ma siccome i film, come i libri e le creazioni in genere, vivono poi di vita propria e producono letture e messaggi non sempre previsti e prevedibili, io sono convinta, o comunque mi piace pensare, che tra le diversità raccontate nel film vi sia anche la nostra diversità.
E forse non è un caso che scopriamo ad un certo punto del film che il personaggio interpretato da Travolta, la madre della protagonista, vive chiusa in casa da quando è ingrassata (e quindi divenuta diversa e sgradevole agli occhi del mondo) e che improvvisamente, spronata anche dalla giovane e lungimirante figlia, decide di uscire allo scoperto e ad andare in giro a testa alta.
“C’è una lotta che dobbiamo ancora vincere e c’è orgoglio nel mio cuore”, dice una canzone del film.
Insomma quella che io ho visto è una storia ambientata negli anni ’60 e con il problema dell’integrazione raziale, che però in qualche modo già guarda alle future integrazioni, a tutte le integrazioni.
“Non sta andando tutto in quella direzione? Puoi opporti?… Bisogna assecondare la corrente!”, dice il presentatore dello show alla direttrice della rete tv (la splendida Michelle Pfeiffer) che non vuole i neri nel suo programma. Beh, diciamo che non è esattamente quello che farebbero con noi i nostri giornalisti e conduttori (per non parlare dei politici), che forse temono un po’ troppo le gerarchie vaticane (sì certo la televisione è piena di gay, basta però che rimangano ben nascosti, che fingano di essere eterosessuali e soprattutto che non si aspettino il riconoscimento delle loro unioni!).
Ma non è solo questo, perché penso alla comunità GLBT (che io chiamo GLBTE aggiungendo la E di eterosessuale) come agli immigrati, cosiddetti extracomunitari, che già il fatto che li chiamino così denota quanto integrazione intercultura siano idee fantascientifiche invece che essere la normale premessa per un futuro degno di essere chiamato migliore.
Un futuro che invece ben disegna (forse troppo ottimisticamente e romanticamente?) l’ultima scena del film nella quale ballano insieme bianchi, neri, grassi, magri e…transgender. Ed un’ondata di orgoglio e commozione sale dal ventre degli spettatori e delle spettatrici come me.
Chissà, forse anche nell’Italia di oggi c’è parecchia gente, più di quella che pensano e pensiamo, che sente il bisogno, più che di tanti insulsi reality e talk show, di un bel varietà interetnico e intersessuale.
E forse arriverà il giorno in cui un gruppo nutrito di gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e drag queen, insieme a marocchini e senegalesi entrerà con astuzia in una trasmissione in diretta condotta dalla De Filippi o da qualcun altro e darà inizio al nostro “show integrato” con un grande boom di ascolti (e va bene, se sto sognando, lasciatemelo fare).
“Vieni a vedere il mondo dal quale vengo, il tuo cuore lo sentirà!”, cantano i neri di Hairspray.
Ecco, venite a conoscere il nostro mondo e prendedeci un po’ per mano. Perché molti di noi hanno ancora paura e sono tappati in casa, come il personaggio di Travolta nel film. Ma il traguardo potrebbe non essere molto lontano se i più forti e determinati di noi, ma anche certi eterosessuali che contano e che fanno opinione, abbracciassero questa causa.

Littizzetto dove sei?

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Iran - Tre studenti arrestati per aver insultato 'l'Islam e il suo clero'.

Tre leader studenteschi iraniani sono stati arrestati con l'accusa di aver insultato l'Islam e il suo clero, così ha affermato oggi il loro avvocato. Majid Tavakoli, Ahmed Ghassaban e Ehsan Mansouri dovranno scontare rispettivamente tre, due e mezzo e due anni di prigione, per "aver insultato la religione islamica e le sue autorità", ha riferito l'avvocato dei tre studenti, Mohamed Ali Dadkah. Gli studenti avranno 20 giorni per presentare l'appello. "Ricorrerò in appello affinché l'accusa contro i miei clienti cada. Sono innocenti. Non ci sono ragioni plausibili nelle accuse a loro imputate", ha detto Dadkah. Da quando il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha assunto il potere nel 2005, le voci riformiste sono state quasi sempre messe a tacere dal governo per poter sottomettere i dissidenti. Anche molti professori riformisti sono stati costretti ad andare in pensione, mentre i leader degli studenti venivano molestati e arrestati.

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Francesco Coco è amato dai gay perché non ha pregiudizi.

(Queerblog) Sul numero di Chi (diretto da Alfonso Signorini ndr) in edicola questa settimana, la madre di Francesco Coco, Giovanna Fiorito, parla a cuore aperto del figlio e si dichiara molto dispiaciuta delle “cattiverie” che colpiscono continuamente suo figlio.
Alla domanda sul perché Francesco è molto amato dai gay, Giovanna Fiorito risponde: “Perché non ha pregiudizi e sta dalla parte dei più deboli. In Malgioglio ha visto un uomo di grande personalità, ma anche una persona debole, da proteggere". Forse l’intervista è stata realizzata prima che Francesco Coco mettesse Malgioglio in nomination per poi decretarne l’uscita a furor di popolo. E intanto si inizia a chiacchierare del rapporto che sta stringendo, sempre sull’isola, con Alessandro Cecchi Paone. Pare che abbiano dormito insieme…forse abbracciati. Ma chi vuole tirare le somme con così pochi addendi!

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Quei sacerdoti blogger in rete che discutono di amori omosex.

Un dominio delle isole Samoa molto cliccato a Roma: il caso Stenico potrebbe essere nato lì.
Un sito segreto animato da un club di laici e religiosi legati a un ente ecclesiale .

(Orazio La Rocca - La Repubblica) Un sito on line apparentemente normale, a carattere religioso, vicino agli ambienti culturali vaticani. Ma, in realtà, una fonte inesauribile di veleni, ricatti, anche sessuali, gestito da un variegato gruppo di laici, preti e religiosi. La base operativa del sito ha sede - ed è questo l´altro aspetto inquietante di questa vicenda - in un´istituzione ecclesiale di Roma. Un sito dal sapore vagamente mistico fin dal nome, www.venerabilis.tk, con la sigla finale "tk" che sta per Tokelau, una delle isole Samoa, nell´Oceano Pacifico, diventata da poco tempo uno Stato indipendente.
È qui che si trova il server di www.venerabilis.tk, animato, però, da un ristretto club di anonimi internauti. Le loro riunioni si tengono in una segreta stanza di un ente culturale legato ad una congregazione religiosa da secoli impegnata nella capitale. L´attività di questo sito - che ha tra le sue priorità un´accentuata attenzione per l´omosessualità praticata da determinati uomini di Chiesa - fu rivelata per la prima volta in un servizio pubblicato lo scorso anno dal settimanale Panorama.
Ora qualcuno in Vaticano sospetta che il caso-Stenico sia partito proprio da lì. In particolare, dall´area riservata ai gossip a carattere sessuale, che - spesso e volentieri - gli anonimi blogger, che si sono pure autobattezzati "Fraternità sacerdotale gay", lanciano sul web colpendo anche personaggi impegnati nei piani alti della Santa Sede. Un secondo livello di intervento del sito riguarda il lancio di documenti, colloqui riservati, segreti d´ufficio anche in tempo reale, trafugati negli ambienti del Sostituto della Segreteria di Stato.
Di sesso si parla, invece, in una terza area. Ma i contatti vengono portati avanti con prudenza, con scambi di email dedicate agli aspetti personali, alle preferenze sessuali ed ai desideri dei singoli. Per meglio tutelare la privacy qualche monsignore parla il tipico linguaggio criptato della diplomazia vaticana usato, in genere, per gli scambi di informazioni riservate tra la Curia centrale pontificia e le nunziature periferiche. È qui, in questa terza area on line che, alla fine, possono avvenire avances, inviti e possibili incontri riservati.

Ma la sorte della sede segreta del sito e dei suoi "cervelli" potrebbe avere le ore contate perché la caccia, dentro e fuori il Vaticano, è cominciata.
(o.l.r.)

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Imprese: Bollino rosa a chi non discrimina.

Un bollino rosa per certificare le imprese che non mettono in atto differenziali retributivi o altre forme di discriminazione nei confronti delle donne, ma anche degli omosessuali e dei transgender. E´questo il progetto S.O.N.O. (acronimo di stesse opportunità, nuove opportunità) pensato dal ministero del Lavoro (nella foto il Ministro del Lavoro Damiano) nell´ambito dell´anno europeo delle pari opportunità.

L´iniziativa prevede la realizzazione di una certificazione di qualità di genere, equiparabile alla certificazione Iso 9000, per aziende, istituzioni, associazione e Ong che adotteranno strategie di organizzazione aziendale antidiscriminatorie.
L´obiettivo è quello incoraggiare l'adozione di buone prassi nei confronti del lavoro femminile, sia nel settore pubblico sia nel privato, con un´attenzione particolare riservata per la prima volta anche alle persone con diverso orientamento sessuale.

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Parla il ragazzo che ha fatto da esca per "Exit": "La chiesa cattolica attacca quei tre poveretti per far credere che il caso sia circoscritto".

ULTIM'ORA
(Dagospia) Intervista esclusiva al ragazzo che ha fatto da “esca” per il monsignore gay in Vaticano, per un reportage andato in onda nella trasmissione di La7 “Exit”.

Com'è nata la tua collaborazione con “Exit”? Come hai fatto a diventare l'esca?
Era da molto tempo che ero in contatto con dei preti. Ho inviato una mail ad “Exit” proponendogli un servizio sulla omosessualità nella chiesa. Loro si sono fidati di me e hanno accettato.

Eri già in contatto con dei preti gay?
Si. Frequento spesso la chat e lì ce ne sono tantissimi. Ho avuto numerose richieste da parte loro, anche a pagamento.

E hai mai accettato?
Si, ma solo per curiosità. Non ho mai avuto rapporti sessuali con loro.

Cosa ti ha spinto a fingerti interessato a loro?
Ero curioso, volevo capire se erano davvero preti. Capire come ragionavano, cosa c'era dietro, scoprire i loro segreti ecc. All'inizio mi dava fastidio esser contattato da loro poi dopo un pò mi hanno incuriosito.

E che idea ti sei fatto del fenomeno?
Inizialmente non condividevo nulla di ciò che facevano. Mi capitava di litigarci spesso, anche perchè non sono credente. Poi ho iniziato ad entrare più a fondo nella loro realtà e ho capito che tanti di loro sono vittime di un sistema. Per questo non li guidico, sono uomini come noi.
E se fanno sesso con ragazzi, prostitute o se fanno sesso sadomaso non importa: credo sia giusto che anche loro possano scegliere se farlo e come farlo. Addirittura, dopo un po', ho cercato di incoraggiare qualcuno di loro ad uscire allo scoperto ma la paura non è paragonabile neanche a quella che avevamo noi una cinquantina di anni fa.

Pensi che i rapporti tra gay e preti sia diffuso?
Si. Tanto più di quello che si pensa. Nella puntata di “Exit” il dottor Cantelmi ha detto che i preti gay sono solo il 3% ma solo perchè i servizi erano 3. Per quanto ho indagato io sono oltre il 60% ma è una stima approssimativa. Sicuramente sono anche di più.

Dopo la trasmissione e il clamore che ha provocato quei preti sono stati sottoposti a inchiesta canonica. Non hai mai avuto sensi di colpa per averli ingannati?
No, il fine era molto più importante. Adesso la chiesa attacca quei 3 poveretti per far credere che il caso sia circoscritto a loro ma non è giusto. I preti gay sono tantissimi e loro non lo vogliono accettare nonostante la cosa sia nota. A pagare saranno solo 3 su migliaia di altri che non fanno nulla di diverso rispetto a loro.

Che grado aveva, tra coloro che hai incontrato, il prelato più in alto nella scala gerarchica della Chiesa?
Monsignore.

Mai stato nelle mura vaticane?
Non mi va di rispondere a questa domanda. Dovrei spiegare altre cose che non posso rivelare.

D'accordo. Qualcuno dei preti che hai incontrato ti ha mai confessato di aver avuto attenzioni verso i bambini?
No, anzi. Quelli che ho incontrato io erano assolutamente contrari alla pedofilia.

Raccontaci qualcosa che non abbiamo visto in trasmissione...
Beh credo che non sia emersa l'umanità dei preti che ho incontrato. Posso dirti che ti a fare il prete, anche di una piccola parrocchia, si guadagna davvero bene. Hanno quasi tutti case lussuose, vari tv al plasma, doccia idromassaggio, dipinti a olio.

E come si giustificano per quell'opulenza?
Dicono che sono doni da parte dei loro fedeli.

Vuoi dire qualcosa per chiudere?
Ci terrei a ribadire un'ultima cosa: le motivazioni che mi hanno spinto a farlo. Come dicevo non condanno i preti, ma la Chiesa che non dà loro la possibilità di esprimersi come persone. Tutti dicono che nella chiesa ci sono delle regole e che quindi se un prete si scopre gay deve abbandonare la tunica. I preti omosessuali che ho incontrato amano il loro lavoro e secondo me è giusto che lo facciano qualsiasi cosa facciano nella loro vita privata.

Anzi, possono sicuramente insegnarci di più in questo modo anziché vivendo nella castità. Per concludere: l'ho fatto perchè ancora tantissimi adolescenti si suicidano in quanto non accettano la propria sessualità. Nelle grandi città è facile, ci si accetta anche a 14 anni. Ci sono, però, tante realtà diverse in cui c'è ancora una forte morale cattolica. Spero in un giorno in cui il Papa si alzi e dica al mondo che non è sbagliato essere gay.

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Due appuntamenti per promuovere l'educazione alle diversità.

(Queerway) Due appuntamenti importanti organizzati per discutere di orientamento sessuale e diversità di genere in programma per le istituzioni nostrane allo scopo di analizzare i problemi legati alle discriminazioni e ai diritti sociali e civili.

Primo appuntamento al Lingotto di Torino il 22 e 23 ottobre: "EDUCARE ALLA DIVERSITA'. Esperienze educative sui temi dell'orientamento sessuale".

Il secondo a Firenze, Fortezza da Basso, 26 e 27 ottobre: "READY. Festival della Creatività".

Educare alla diversità. Esperienze educative sui temi dell'orientamento sessuale si propone di mettere insieme tutte le esperienze peculiari che in Italia e in Europa sono state messe in atto per educare alla diversità i ragazzi delle scuole con il fermo convincimento che "fornire strumenti e stimoli" ai ragazzi possa aiutarli a sviluppare "capacità proprie per leggere la realtà senza la lente degli stereotipi e dei pregiudizi. In questo senso "educare alla diversità" ha un valore strategico, per la grande potenzialità rappresentata dalla consapevolezza che le differenze costituiscono un elemento di valore".

Gli organizzatori del convegno partono dal principio che "la scuola, agenzia educativa per eccellenza, è il luogo fondamentale di sperimentazione e verifica di ogni progetto di formazione e trasformazione culturale" e quindi proprio dalla scuola si deve partire per sviluppare un'esperienza "sui temi dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, che possono connettersi a percorsi concettuali anche di carattere più generale".
Il convegno inoltre mira ad avviare "una sorta di censimento, che raccolga e metta in rete il lavoro svolto finora, evidenziandone la ricchezza ma anche i punti critici, elementi necessari per ottenere la necessaria efficacia" e per "offrire, su questi temi come su altri relativi alle pari opportunità, una contestualizzazione più ampia".
Al convegno parteciperanno tra gli altri gli uffici scolastici piemontesi, vari assessorati oltre a Barbara Pollastrini, Aurelio Mancuso e il Coordinamento TorinoPride.

READY. Festival della Creatività, secondo appuntamento, a Firenze si pone l'obiettivo di "fare il punto della situazione e mettere in rete alcune importanti best practices italiane ed estere in tema di superamento delle barriere che colpiscono le persone lgbt nel mondo della scuola, nell'accesso ai servizi sociosanitari, nel contrasto alle forme di violenza" grazie alla "nuova Rete di Comuni, Province e Regioni italiane impegnate contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere".
Il programma della due giorni fiorentina "si snoda tra un focus sul mondo della ricerca, la voce alle associazioni e quattro workshop dedicati alla scuola e al contrasto del bullismo omofobico, delle discriminazioni e della violenza, alla promozione del diritto alla salute e agli altri diritti, e infine alle politiche di comunicazione e di formazione alla diversità".

Durante il convegno verrà presentato uno studio realizzato ad hoc per l'occasione, che mira a dare "la misura delle discriminazioni nell'accesso a tre servizi fondamentali come istruzione, sanità e sicurezza".
Il convegno è inserito all'interno del Festival della Creatività perchè si è fermamente convinti che "sviluppare la classe creativa significa anche rimuovere quegli ostacoli che ne limitano la libera e piena espressione. E le discriminazioni che colpiscono le persone lgbt, sono alcuni di questi ostacoli".
All'interno di READY tra le esperienze più significative legate alla ricerca alcuni interventi di studiosi e ricercatori:

  • Omosessuali moderni
  • Omofobia e servizi pubblici: scuola, sanità, sicurezza
  • Disabilità ed omosessualità
  • Omosessualità e vita quotidiana
  • Gli Enti Locali contro le discriminazioni

Poi la parola passerà alle associazioni GLBT con interventi di Aurelio Mancuso, Paola Dall'Orto, Jasmine Piattelli e Roberta Vannucci

Il secondo giorno del convegno sarà invece incentrato su quattro workshop:

  • L'omosessualità nella scuola italiana
  • La salute delle persone lgbt
  • Diritti, discriminazioni, violenza
  • Comunicare e formare alle diversità
Concluderanno la due giorni sulle discriminazioni il Presidente Regione Toscana Claudio Martini e il Ministro Barbara Pollastrini.

Quattro giorni per analizzare la situazione italiana, e non solo, sviluppare le possibilità di accrescimento dei diritti delle persone omosessuali e rimovere i pregiudizi sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.

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Il dilemma "islam e democrazia" e la laicità delle istituzioni.

(Farian Sabahi - La Stampa) L’Islam è compatibile con la democrazia? Questo è il dilemma dei nostri tempi, a cui non possiamo dare risposta negativa altrimenti facciamo il gioco degli integralisti. Gli ostacoli sono nei testi sacri che, presi letteralmente, non garantiscono uguali diritti alle donne e alle minoranze.
La compatibilità tra Islam e democrazia, e di conseguenza tra Islam e modernità, è un tema su cui ragioniamo in tanti. La soluzione è la storicizzazione delle Scritture: se anche il Corano obbliga le musulmane a coprire le parti belle vi sono religiosi come l’iraniano Youssef Eshkevari che sostiene come oggi siano le leggi a proteggere le donne meglio del velo anche, se molte decidono di metterlo come atto di fede.
Le iraniane hanno un tasso di alfabetizzazione che sfiora l’80 percento, rappresentano il 63 percento delle matricole universitarie, hanno un ruolo determinante nell’economia e nella società civile. Ma nella Repubblica islamica la testimonianza di una donna vale la metà rispetto a quella di un uomo, in caso di morte violenta la famiglia riceve un risarcimento pari al 50 percento, le sorelle ereditano la metà dei maschi, ottenere il divorzio è tutt’altro che automatico e la custodia per i figli è una battaglia impegnativa. Per questo le iraniane lottano per l’equiparazione legale.
Le questioni aperte sono tante e tra le più importante c’è la pena di morte inflitta anche ai minorenni, in violazione delle convenzioni internazionali, agli intellettuali che si macchiano di reati d’opinione e agli omosessuali. Ma l’Iran è un paese dalle molte contraddizioni. Se da una parte essere colti nell’atto di amare una persona dello stesso sesso può costare la condanna capitale, dall’altra se ci si dichiara omosessuali si ottiene l’esenzione dal servizio militare (a patto di avere la firma dei genitori, un fatto che scoraggia molti). E i transessuali possono sottoporsi legalmente alle operazioni chirurgiche per cambiare sesso in una clinica di Teheran, per poi passare in anagrafe, registrarsi con altro nome e convolare a nozze.
Dopo l’11 settembre la compatibilità tra Islam e democrazia coinvolge anche gli italiani, sempre più spaventati e pieni di pregiudizi derivanti dall’ignoranza.
Ogni tanto sembra di parlare a un muro: bisogna spiegare che musulmani, cristiani ed ebrei vivono da secoli in pace in tanti paesi del Medio Oriente e che a non garantire libertà di culto sono pochi paesi del Golfo. Quando racconto, per esempio, di cristiani ed ebrei che vanno liberamente nelle loro chiese e sinagoghe in Iran, moltissimi non mi credono e devo ricorrere a tutta la mia pazienza per non gettare la spugna.
Di fronte alle difficile integrazione dei nuovi arrivati, qual è l’atteggiamento più saggio? È opportuno costruire moschee? Oppure è stato un errore, per la Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, donare 300mila euro a fondo perduto alla comunità islamica di Colle Val d’Elsa per erigere un luogo di culto? Sono forse più saggi gli svizzeri, che vorrebbero indire un referendum per mettere fuori legge i minareti?
L’Italia è una penisola che si allunga verso il Mediterraneo. Non riusciremo a farne una fortezza. L’unica politica possibile è l’inclusione, nel rispetto della legalità. Gli italiani dovrebbero fare un passo verso gli stranieri ma lo sforzo maggiore deve venire dai nuovi arrivati che per capire la cultura cattolica del paese in cui hanno deciso di vivere dovrebbero mettercela tutta.
E sarebbe opportuno, per quanto possa sembrare azzardato, che i loro figli frequentassero l’ora di religione cattolica nelle scuole, per lo meno in attesa che a qualche ministro venga la buona idea di istituire l’ora di studio comparato sulle religioni come già avviene in alcune parti d’Europa, come in Svezia e nel Regno Unito. Con l’obiettivo di fare conoscere ai figli degli immigrati qualcosa di più della cultura che permea l’Italia, per dare loro gli strumenti per una migliore integrazione.
Per l’integrazione delle minoranze è poi fondamentale la difesa a oltranza della laicità delle istituzioni tanto cara, già nel Seicento, all’ebreo olandese (ed eretico) Baruch Spinoza. Perché solo la laicità dello Stato garantisce a tutti la libertà di culto. Ma permette anche di dichiararsi agnostici e persino atei, un lusso nella situazione attuale in cui tutti siamo obbligati, nostro malgrado, a prendere posizione.

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Slip sopra la cinta.

(River blog) C’erano una volta gli slip e i boxer.
Quelli discreti, sotto la cinta. Sotto, non sopra. Era bello immaginarsi se quel tipo preferisse l’aderenza o la comodità.

Se preferisse gli orsacchiotti colorati o il bianco candido. Ora non si immagina più. Si vede.
Mi ritrovo davanti ragazzini di 14 anni che girano in mutande e pantaloni, questi ultimi calati vistosamente all’altezza del pube. Non si vergognano, e anzi esibiscono.

Farà cool. Immagino le amiche a dar loro consigli sulla vistosità o meno del pacco.
Tutta colpa di Calvin Klein e di quegli elastici scritti a caratteri cubitali: un’istigazione a delinquere.

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Il Giornale: Monsignor Betori (Cei) parla di tutto e tutti ma non dei preti gay.

Betori (Cei): «Che delusione le suore nel Pd»

(Andrea Tornielli - Il Giornale)

Esiste un distacco sempre maggiore tra il Paese reale e la «casta» dei politici. La Chiesa avverte questo distacco?
«Direi che la parola “casta” non riesce a fotografare adeguatamente una realtà che è più complessa. Ma esiste certamente una reazione verso atteggiamenti “di casta” che la politica ha assunto. Il punto non è però la condanna dei privilegi, quanto piuttosto la percezione sempre più radicale di una lontananza della politica dai problemi reali dei cittadini. Quando la gente è provocata sui problemi veri, su temi sensibili, risponde. Lo abbiamo visto nel caso del referendum sulla fecondazione assistita e nel caso del Family day».

Come giudica l’affluenza alle primarie del Pd?

«Dimostra che non c’è solo disaffezione: quando la possibilità di partecipare è reale, le persone partecipano. Non vorrei però esaltare oltre misura l’affluenza alle primarie. Esiste ancora l’apparato dell’ex Pci, poi Pds e ora Ds e se i militanti sono chiamati, rispondono come un tempo. Questa capacità di mobilitazione fa parte della tradizione di una certa parte politica. Mi sarei stupito di un risultato diverso».

Cosa ne pensa delle suore che sono andate a votare per le primarie?

«Sinceramente, non mi ha fatto piacere. A noi dicono che facciamo ingerenza ogni qual volta interveniamo, poi si esalta la partecipazione di religiosi a una consultazione che riguarda la vita interna di un partito. Noi non partecipiamo alla vita dei partiti e interveniamo soltanto quando sono messi in gioco alcuni grandi valori umani. Quanto al Pd, non prendiamo alcuna posizione: sarà giudicato sulla base dei fatti».

Come favorire una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita pubblica?

«È un problema culturale, stanno venendo meno i valori condivisi, manca l’idea di un bene comune. Nei prossimi giorni parleremo proprio di questo, durante la Settimana sociale. Come Chiesa siamo in ritardo nel diffondere la dottrina sociale e nel preparare i credenti a questa partecipazione, ma questa è la via».

Come giudica il fenomeno Grillo?

«Rappresenta il segnale di un malessere. Non mi sembra che la soluzione al problema del distacco dei cittadini dalla politica passi per queste strade senza un riscontro opportuno di partecipazione nelle strutture della nostra società. Il fenomeno non va sottovalutato ma neanche cavalcato».

In queste ultime settimane siete stati oggetto di critiche forti per le esenzioni fiscali. La Chiesa in Italia è privilegiata?
«Credo che ci troviamo di fronte a una campagna di mistificazione che vuole presentare come un privilegio le condizioni per l’esercizio della missione della Chiesa come di altri soggetti che operano nel sociale. Non credo che si tratti di una campagna preordinata, ma confesso che questo mi preoccupa ancor di più, perché sarebbe più comodo individuare pochi responsabili. In fondo, la Chiesa fa una grande elemosina, un’attività caritativa strutturata. Punirla, come punire gli altri soggetti che intervengono nel sociale, significa punire la società stessa. Non penso si possa mettere una tassa sull’elemosina! Esiste una cultura egemone che non rispetta la presenza sociale della Chiesa, non la tollera, non la vuole».

È vero o no che sono esenti dall’Ici anche gli immobili della Chiesa destinati a fini commerciali?

«Se per fini commerciali si intende fini di lucro, nessuno stabile a fini di lucro è esente dall’Ici. Sono esentati gli immobili usati per finalità sociali, quelli della Chiesa come quelli di altri soggetti, come i sindacati e le associazioni. Non abbiamo timore di dire che tutto ciò che non soggiace all’Ici e ha fini di lucro deve soggiacerci e nei Comuni ci sono uffici competenti per fare queste verifiche. Altra cosa sono le Caritas, che possono ricevere finanziamenti da parte dei Comuni per le mense e sono obbligate a rilasciare fatture commerciali: non è un’attività lucrosa e non fa concorrenza ai ristoranti».

La Chiesa italiana riceve un miliardo di euro con l’otto per mille...

«Si dimentica che è la conseguenza del passato incameramento da parte dello Stato dei beni degli ordini religiosi. Lo Stato si era impegnato a mantenere il clero con la “congrua”. L’otto per mille è per così dire una de-statalizzazione: non è più lo Stato a dare questo sostegno, sono i cittadini che liberamente scelgono.
E il 90 per cento degli italiani ha fiducia nella Chiesa e sceglie di destinarle l’otto per mille. A proposito del rapporto Chiesa e soldi, sa quanto risparmia lo Stato grazie al servizio offerto dalle scuole paritarie cattoliche? Sei miliardi di euro».

Qual è oggi il compito dei cattolici in politica?

«Oggi è uguale a quello di ieri, il Vangelo è lo stesso, la dottrina sociale è il patrimonio di riferimento. Sono diverse le condizioni. Non c’è più una casa unica dei cattolici in politica, che ha servito il Paese in maniera straordinaria, ma verso la quale ora è inutile provare nostalgia o immaginare di ricostruirla. I cattolici sono impegnati in schieramenti diversi ma devono essere uniti sui riferimenti comuni e sui valori. Oggi molti temi al centro del dibattito politico riguardano l’inizio e la fine della vita umana, e toccano direttamente la dimensione della fede. Forse oggi è più difficile essere politici cattolici, c’è una responsabilità maggiore in rapporto ai valori fondamentali».

Il cattolico in politica spesso rivendica la propria autonomia dalle gerarchie.
«L’autonomia non può essere intesa come mancanza di comunione con i pastori. Essere autonomi non significa rifiutarsi di ascoltare l’insegnamento della Chiesa, ma agire con la propria responsabilità senza coinvolgere direttamente la Chiesa nell’agone politico. Autonomia non significa interpretare in modo solitario i valori della fede».

L’Italia può ancora dirsi un Paese «cattolico»?

«Credo che sia ancora cattolico. Non condivido l’idea di chi sostiene che oggi i cattolici sono minoranza e devono ragionare da minoranza. Finché la gente si dice cattolica, chi sono io per affermare il contrario?».

Ammetterà però che poi molti non seguono le regole morali della Chiesa...

«C’è sempre stato, purtroppo, il problema della divaricazione tra l’appartenenza alla Chiesa e alcuni comportamenti morali. Non credo però che in altre epoche la situazione fosse tanto migliore. Oggi, diversamente dal passato, c’è una cultura egemone che ha perso ogni riferimento alla fede e alla tradizione cristiana».

Da parte della Chiesa non c’è troppa insistenza sui temi della vita della famiglia, mentre altri, come la giustizia sociale o lo stesso annuncio evangelico, rischiano di passare in secondo piano?

«Vita e famiglia sono oggi un’emergenza sociale. C’è uno sradicamento dei principi stessi che sono alla base della nostra convivenza. Dunque non si possono sempre trattare tutti i temi allo stesso modo. C’è però anche un altro problema: quando la Chiesa parla di Gesù, della missionarietà delle parrocchie, fa meno notizia. Purtroppo questo ha fatto passare anche all’interno del mondo cattolico l’idea che noi parliamo soltanto di vita e famiglia. Mentre la nostra priorità è il primato di Dio».

La preoccupa il fenomeno della denatalità nel nostro Paese?

«Per molti anni siamo stati gli unici a parlarne, insieme all’allora presidente Ciampi. Ora ci si comincia ad accorgere del problema, ma non vediamo segni di risposta concreti. Non si tratta di un problema solo economico, aspetto che pure non va sottovalutato. C’è anche una crisi della speranza. Purtroppo l’uomo contemporaneo non si ama e in base a una certa filosofia evoluzionistica si considera come l’ultima specie di un’evoluzione casuale, senza senso. Dunque anche la vita è senza senso. Questo è l’humus dentro cui nidifica l’incapacità di trasmettere la vita».

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Ikea Pride.

(Gaysocialblog) Il gay è una presenza costante all’Ikea che sia domenica o meno.
Esistono coppie di tre tipi: Le sfrante, le maschie, i gay.

Le sfrenate si riconoscono per lo sculettamento pronunciato, per il piede da ballerina, per le carezzine lascive, gli sguardi ammiccanti. Camminano portando il carrello come Nicole Kidman ne "La donna perfetta" e in genere acquistano tendine sbrilluccicose e cuscini a forma di cuore.

Le maschie sono apparentemente ragazzi etero finchè non si sentono parlare e scambiarsi complimenti del tipo "Cretina", "Pazza", "Scema" o "Stupida". La scelta degli acquisti è infinita e spesso termina con l’abbandono da parte di uno dei due.

I gay si riconoscono dalla tripologia di acquisto: prendono solo elementi decorativi per dare quel tocco di design al loro nido d’amore. Per loro comprare un tavolino LACK equivale ad indossare gli zoccoli del Dr. Scholls per andare al mare: Inconcepibile.
Hanno un amore smisurato anche per il reparto bicchieri, candele e la bottega svedese.

facciamo un giro all' IKEA ?


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Consiglio d'Europa: Fermare l'omofobia in Georgia e Azerbaijan.

La Georgia e l'Azerbaijan devono fermare l'omofobia e promulgare delle leggi contro le discriminazioni in base all'orientamento sessuale, secondi i criteri del Consiglio d'Europa se ne vogliono far parte. Questo è quanto si legge in un rapporto sulla situazione dei gay nei due paesi stilato dai rappresentanti dell'olandese Coc e dall'Ilga Europa.

I rapporti sono il risultato di una serie di indagini e ricognizioni in luogo sulle condizioni dei diritti civili delle persone omosessuali, lesbiche, transgender.
Inoltre riflettono la posizione delle autorità nazionali e delle organizzazioni internazionali.
Per concludere, i rapporti danno un'attenzione particolare alle donne, alle lesbiche, bisessuali e transgender fornendo esempi di violazioni di diritti dell'uomo sulla base dell'identità sessuale di genere e di orientamento.

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Marrazzo: Si alle attività sociale per i bulli omofobi

Attività socialmente utili per gli studenti.

(La Repubblica) «Positivo il decreto del ministro Fioroni contro il bullismo, in particolare per la scelta di far effettuare attività di volontariato sociale ai bulli». Ne è convinto Fabrizio Marrazzo (nella foto al centro), responsabile Gay Help Line e presidente di Arcigay Roma. «Per questo motivo - prosegue - abbiamo deciso di rendere disponibili le sedi di Arcigay Roma, Arcilesbica Roma e Nps (Network persone sieropositive), per le attività sociali dei bulli, che potranno in questo modo effettuare dei servizi utili ed in particolare ascoltare le storie di tutti i ragazzi e le ragazze, lesbiche, gay e trans, che ogni giorno ci descrivono le umiliazioni che subiscono a scuola. Il 35% dei 27.000 contatti della linea è per denunce di bullismo».

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Ndr. Ve li immaginate dei bulli adolescenti e perlopiù omofobi nelle sedi dell'Arcigay?
Un romantico idealista anche se in carriera.

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I Backstreet Boys soli e inconsolabili.

Richardson non è più con loro: fa il papà. Verso il tour mondiale.

(Luca Dondoni - La Stampa) Il 26 ottobre esce il nuovo, quasi inaspettato, disco dei rinnovati Backstreet Boys. Un ritorno importante per legioni di amanti del pop puro, fatto di canzonette piene di sole, cuore, amore. Molti pensavano che con l'uscita dalla band di Kevin Richardson (si è sposato, ha avuto un bambino e non aveva più voglia di fare il teen-ager) dei BSB non se ne sarebbe più sentito parlare e invece, rieccoli. Unbreakable è il titolo del nuovo lavoro che segue 75 milioni di album venduti in dieci anni, incalcolabili dischi d'oro e di platino e quasi quindici anni di attività che hanno trasformato il gruppo nel più longevo tra le boyband apparse sulla scena dal 1980 ad oggi. Il primo estratto dal cd è una ballata dal titolo Inconsolabile, attualmente in rotazione su tutti i maggiori network radiofonici nazionali.

Dunque sono tornati. Ma che è successo nel frattempo? Kevin se ne è andato solo per le ragioni che abbiamo saputo o c'è dell'altro? «Kevin ha semplicemente espresso la volontà di uscire dalla band. Essere diventato padre lo investito di nuove responsabilità. Per lui la porta della band rimarrà sempre aperta e se vorrà tornare è ben accetto».
Musicalmente è cambiato qualcosa? «C'è stata un'evoluzione. "Unbreakable" è la continuazione di una storia. C'è voluto un anno e mezzo per realizzare questo disco e di mezzo ci sono stati impegni televisivi, il fatto che ognuno di noi vorrebbe fare qualcosa da solo e altro ancora. La risposta comunque è no. Musicalmente i BSB sono quelli che la gente ama da quindici anni anche se in questo disco abbiamo abbracciato più stili musicali. C'è addirittura un pezzo intitolato Trouble is che è assolutamente country».

Nel 2008 partirà il world tour e fino ad allora? «Promozione in tutto il mondo e prove su prove per organizzare un grande show che possa far impazzire i nostri fans e interessare chi verà a vederci per la prima volta». Per puro gusto pettegolo gli chiediamo di Paris Hilton, Britney Spears, Nicole Ritchie e della loro vita spericolata. Perché tanto fracasso? La risposta: «Sono persone sole. Non hanno amici e familiari che le amino».

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Macchiaioli. Il sentimento del vero.

(Giovanni Lauricella - Agenzia Radicale) E’ in corso a Roma al Chiostro del Bramante una bella mostra curata da Francesca Dini per la Fondazione Bricherasio di Torino e per il Dart Chiostro del Bramante di Roma; arricchita per l’edizione romana di splendidi capolavori quali “La scolarina” di Giovanni Fattori, “Il rio a Riomaggiore” di Telemaco Signorini (esposto per la prima volta), “Carro e bovi nella Maremma toscana” di Giuseppe Abbati, propone un itinerario di oltre cento opere, articolato in otto sezioni, volto a studiare l’originale e rigoroso rapporto dei Macchiaioli con “i principi del vero”.

Un’ ottima esposizione di quadri, senza dubbio, ma, come tante altre manifestazioni altrettanto decorose che hanno affollato il calendario degli eventi di questi ultimi anni, mi sollecita alcune riflessioni. Encomiabile e meritevole cosa è rendere fruibili per il pubblico opere artistiche, forse un po’ meno per gli ingressi a prezzi non competitivi. Il fatto che si ha la possibilità di vedere opere di altri paesi o di collezioni private eccezionalmente concesse ad una manifestazione aperta a tutti, rende queste occasioni importanti tanto da meritare di essere incentivate. Quello che lascia perplesso è la grande kermesse che sta dietro queste manifestazioni, iniziando dai vernissage, diventati estensioni salottiere di gente impropria che non ha nessuna sensibilità artistica. Questo dà fastidio agli studiosi e a tutti quelli che dell'arte fanno un motivo edificante della propria esistenza. Cosa grave, ma nemmeno tanto se si pensa ad una cosa veramente preoccupante che puntualmente avviene: queste mostre non aggiungono niente dal punto di vista storico e culturale. Mi spiego, anche se il concetto non è semplice, specie se detto in poche parole. In passato le mostra erano decisive per consegnare alla storia un artista; non a caso erano quasi tutte antologiche. Parimenti quelle che trattavano correnti o epoche venivano fatte solo quando nuove scoperte ne cambiavano la concezione, dopo di che diventava vecchio tutto quello che era stato studiato prima e nuovo tutto quello che veniva dopo la mostra. Questo dava all’attività espositiva un ruolo scientifico di livello determinante, la mostra non era solo la conclusione cerimoniosa di una scoperta ma l'inizio di un nuovo corso culturale.

Erano così impegnative che si preferiva non farle per non rischiare errori che puntualmente avvenivano laddove chi le proponeva non era all'altezza; una situazione tipicamente italiana che si tirava dietro polemiche del tipo “questo è un paese dove non si può fare niente...”. Invece adesso le mostre ci vengono proposte a ruota libera, con una selva di specialisti che non si poteva immaginare in passato. Se ci avete fatto caso non è più una novità il curatore o i curatori ed è puntualmente pronto il catalogo, fresco fresco, appena sfornato per il vernissage e che verrà dimenticato appena poco dopo la conclusione della mostra. Sono fatte in maniera tale che se ne possono fare tante altre, così pure abbiamo tanti cataloghi quanti ne vogliamo, tanto non tolgono e non aggiungono niente; dopo qualche mese i migliori si trovano nelle bancarelle, per non parlare di quelli sfortunati che vanno direttamente al macero. Un esempio lo abbiamo proprio adesso alla mostra in corso al Chiostro del Bramante sui Macchiaioli, movimento fondamentale per lo sviluppo dell'arte. La “macchia”, prima di caricarsi di significati non solo artistici, derivava dall’antico modo di colorire “alla prima” e “dal vero” come faceva ad esempio Giorgione o Tiziano. Coniato in occasione di una collettiva del 1861 come termine riduttivo per indicarne le prestazioni pittoriche, esordì con i primi quadri nel 1856 ben prima del Salone del 1874 tenutosi presso lo studio del fotografo Nadar a Parigi, che ufficializzò la nascita dell'impressionismo.

Dico questo perché, anche se sono due movimenti differenti, la corrente meno realista dei Macchiaioli è la testimonianza che in Italia, prima che in Francia, gli artisti iniziarono a innovare le tradizioni pittoriche. Si potrebbe accostare a questa tendenza il movimento letterario della Scapigliatura. Com’è noto questi antenati dei contestatori dal 1860, circa, fino al 1880 svilupparono un'avversione per la tradizione culturale dominante e vi si opposero con forza – anche con uno stile di vita anticonformista. Si parla per la prima volta di Scapigliatura nel n. 20 ( 13 aprile 1861 ) di “Cronaca grigia”, un giornaletto pettegolo e inconcludente. Con la speranza che non mi attribuirete un revanscismo antifrancese, intendo sottolineare l'importante fermento culturale che ci ha portato all'unificazione del 1870, cosa fondamentale per lo sviluppo di un paese e sanatoria di tanti ostacoli che, guarda caso, puntualmente ci si ripresentano. Questi movimenti significarono alta testimonianza culturale e grande spinta alla modernizzazione della nostra penisola, argomento complesso e difficile da capire che oggi pare non appassioni molto. L' importante movimento dei Macchiaioli passò nella storia letteraria quasi in sordina perché di quel tempo si sono voluti osannare altri movimenti innovatori operati in un secondo tempo, da parte dei francesi con l’impressionismo e dei tedeschi con l’espressionismo. Movimenti, questi ultimi, nati in loco apparentemente senza antecedenti storici, per cui i Macchiaioli apparsi prima in Italia non rappresentarono assolutamente nulla, almeno stando alla storiografia ufficiale. Basta cercare in tutti i libri di storia dell'arte italiani per trovare i Macchiaioli appena accennati, marginalizzati come certi stili di arredamento.

Peggio ancora se si consultano i libri di storia dell'arte di altri paesi ( quelli del "Gran Tour" ad esempio): vi accorgerete con stupore che i Macchiaioli proprio non esistono. In barba agli europeisti e alle loro stesse prediche, i Macchiaioli restano racchiusi in un termine tutto italiano, come una parola dialettale, che non appartiene alla cultura europea, e tanto meno a quella mondiale. Abbiamo perso la memoria di un intero spaccato storico, che è quello della nascente Italia risorgimentale e liberale; a furia di negarla ci siamo ritrovati a non avere nessuna coscienza critica culturale nazionale e a mancare di personalità nei confronti dei movimenti sorti all'estero, verso i quali mostriamo una cieca riverenza e una sottomissione incondizionata. Lo dico perché personaggi come Achille Bonito Oliva si lamentano che gli artisti contemporanei italiani non sono sufficientemente considerati all'estero( Corriere della Sera 13 ott. insieme a Francesco Bonami, Sgarbi e Daverio) , ma al contempo pretendono che dall'estero vengano i riconoscimenti alla nostra cultura, come dei doni. E’ una forma di commiserazione simile a quella che abbiamo nei confronti del Terzo Mondo, un atteggiamento "culturale" che ci espone a clamorosi contraccolpi; pensate al fatto accaduto in questi giorni in Germania dove si concedono le attenuanti ad uno stupratore perchè è originario della "sottoacculturata" Sardegna. La verità è che proprio i nostri "luminari" ci presentano all'estero evirati culturalmente, perché la Chiesa di Roma, il Risorgimento, il fascismo, peggio ancora l'Impero Romano (e non parliamo del Rinascimento che è la nascita della borghesia) sono i mali dai quali ci dobbiamo vergognare a differenza del Medioevo che piace a tutti.

Immaginiamoci i francesi che, per prendere le distanze da Luigi XV, buttassero al macero il Louvre perché sinonimo di regime autoritario e poi si gettassero in un piagnisteo, magari capeggiati da un A.B.O. locale (un Olivier?!) perché non si sentono considerati culturalmente. Il problema è che non facendo operazioni culturali e storiche profonde resteremo sempre fermi alla sterile lamentela. Mi chiedo se una mostra presentata con tanta ènfasi su riviste giornali e televisione, possa essere miserabile verso il contenuto stesso di ciò che si propone di mostrare. Il catalogo, con i saggi di Luciano Alberti, Silvio Balloni, Zeffiro Ciuffoletti, Nicoletta Colombo e Daniela Magnetti e le schede di Silvestra Bietoletti e Rossella Campana, è edito da Silvana Editoriale. Forse di ben altra levatura è l'apertura della seicentesca Reggia di Venaria Reale, con la ricostruzione della vita di corte del regista inglese Peter Greenaway; progettata nel 1658 da Amedeo di Castellamonte per il duca Carlo Emanuele II, dedicata a Diana, dea della caccia, con la Galleria di Diana, la Citroniera, le Scuderie e la Cappella di Sant'Uberto, celebri creazioni di Filippo Juvarra (171628???), forma la cosiddetta «Versailles» torinese. Un complesso di straordinarie proporzioni (480.000 mq), che vive in simbiosi con il borgo e con il parco circostante. La Residenza è un grande cantiere di restauro realizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Piemonte, anche grazie ai fondi dell'Unione Europea. Veramente opportuno il recupero strutturale del complesso, che ospiterà un Museo sulla vita e la civiltà di corte, e inoltre accoglierà un centro nazionale di restauro e un polo espositivo sulla storia e la cultura dell'Europa e dei Mediterraneo


*La prima manifestazione sconvolse la critica e venne compiuta in risposta e contro l'avversione del Salòn e gli studi accademici francesi, dando così un esordio poderoso che dette ben presto un successo mondiale. Oculata fu anche la partecipazione, che fece l'apparizione di artisti dotati di ottima personalità artistica: Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Camille Pissarro, Felix Bracquemond, Jean-Baptiste Guillaumin e l'unica donna Berthe Morisot.Fu il critico d'arte Louis Leroy, che definì la mostra Exposition Impressioniste, prendendo spunto dal titolo di un quadro di Monet, Impression, soleil levant. Per indicare, in senso negativo, l'apparente incompletezza delle opere. Macchiaioli, Il sentimento del vero.


(nella foto: “Carro e bovi nella Maremma toscana” di Giuseppe Abbati).
Chiostro del Bramante, fino al 3 febbraio 2008 Roma.

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Viviamo in una società a luci rosse. È il pornopotere, bellezza.

(Panorama) Il porno è entrato nella vita quotidiana anche di chi non lo consuma volontariamente. Te ne accorgi guardando i video trasmessi da Mtv o Dj tv a qualunque ora del giorno che ritraggono numerose varianti della stessa scena: donne giovani e seminude dai corpi scolpiti e sudati che si dimenano con mosse non proprio di danza addosso a nerboruti rapper. E i testi delle canzoni raccontano senza mezzi termini ciò che il cantante vorrebbe fare, ha appena fatto o farà con le ragazze accaldate.
“Il mondo della musica e quello del porno sono perfettamente integrati”: la conferma viene dal saggio Pornopotere, appena pubblicato da Orme editori, in cui Pamela Paul, giornalista americana esperta in relazioni familiari e tendenze sociali, racconta “come l’industria del porno sta trasformando la nostra vita”.
Il libro indaga in quanti e quali modi, e con che conseguenze, sia avvenuta la conquista del nostro mondo da parte di un business multimiliardario che in pochi anni ha “pornificato” la società americana, ma il discorso è valido anche per la vecchia Europa.
Paul intervista centinaia di persone, tra cui moltissimi assidui consumatori di materiale pornografico, per capire come l’esposizione a dosi massicce di immagini hard influenzi le relazioni, l’immagine della donna, la sfera etica. Impariamo così che il porno bello e buono, quello che ritrae coppie consenzienti che fanno sesso, è ormai talmente a portata di mano da venire presto a noia, perciò la soglia dell’illecito e di ciò che si trova eccitante si sposta sempre più avanti. E il confine tra sesso e violenza diventa pericolosamente labile. L’esposizione a questo materiale, grazie a internet, avviene sempre prima, e per un numero crescente di preadolescenti americani l’hard core è in pratica l’unica forma di educazione sessuale.
Il porno è pervasivo e trasversale, un’industria che ne alimenta e ne arricchisce molte altre. Quella turistica, (metà degli ospiti delle catene di alberghi ordina film per adulti a pagamento) e la telefonia mobile, con i servizi per scaricare immagini, salvaschermi, giochini, filmati e perfino suonerie erotiche sul cellulare. Dove avanza la tecnologia lì si colloca la nuova frontiera del porno: oggi sono i lettori dvd per auto e i personal media player, domani chissà.
Nel frattempo qualcosa cambia nella relazione uomo-donna. I maschi che guardano molto porno hanno aspettative spesso surreali sulle donne che incontrano nella vita reale. Mentre sempre più donne si sentono inadeguate perché non aderenti all’ideale femminile ritratto in quel mondo: giovane, bella, disinibita. Sembra insomma che, ben lontano dall’essere un mezzo di liberazione, la diffusione della pornografia ai livelli odierni costruisca per il genere femminile un nuovo tipo di gabbia.

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