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martedì 23 ottobre 2007

Donne e uomini: "Grazie caro, ma non è che sei gay?".

(Img press) Ci sono giornate, come queste, dove un gelo imprevedibile spezza il viso. Dove la neve gioca a nascondino. Dove la gente a malapena esce a comprare sigarette e qualcosa per la cena. Dove non vedi l’ora di ritornare sotto le coperte, anche se ancora non hai sonno. Dove chiacchieri per ore, al telefono, con la tua amica, sola come te, e vi ripetete sempre le stesse cose. Com’è stata la lezione di oggi e quanto vorreste avere qualcuno al vostro fianco. Se c’è una cosa che le donne sanno fare in maniera esclusiva, è nascondere se stesse. Sono così fragili e così poco indipendenti, da nascondere addirittura a se stesse le proprie angosce. Tranne che alle loro amiche. O ad uno straccio di fidanzato, se ce l’hanno. Ma se ci sono le amiche, a cosa serve un uomo? Non sarei troppo cinica nel dire a nulla. Di sicuro serve.

Ad accompagnarti a fare la spesa, senza fiatare e solo per riportare la catasta di roba a casa. Serve a tirarti sù quando sei a dieta e non puoi permetterti di chiuderti in frigo. Serve a tenerti il libro in mano quando hai bisogno di ripetere per un esame. Oppure ad andare a lezione al posto tuo. Serve a curarti quando stai male, uscendo anche alle 2 di notte, con il gelo, per trovare una farmacia aperta. Serve a dirti che sei bellissima oppure a chiederti “perché hai guardato quel tizio con tanta insistenza?”. Serve a portarti fuori a cena con il tuo portafogli noncurante di essere vuoto. Serve a stare attento quando girate per vetrine e tu dici con insistenza che “quella borsa è magnifica”. Serve a dirti che le scarpe che hai appena comprato sono stupende, anche se gli fanno completamente schifo. Serve a farsi prendere in giro – senza replicare - perché non ci capisce nulla di cucina.

Serve a fare da cavia per quello che non sai cucinare tu. Serve per stare al telefono e dare finalmente un’utilità a quella promozione che, fino ad ora, hai usato solo con la tua amica. Sempre quella zitella. Come te. Serve a mandarlo a prendere pizze, birre e film per una serata con le tue amiche. Serve a sentire le tue urla quando gli racconti della fresca litigata con i tuoi. Serve a dimostrarti che il tuo trattarlo di m… in fondo è servito a qualcosa: “Tesoro, ieri sera ero completamente sbronzo e sono andato in un locale con i miei amici. Una ragazza, ti confesso che era anche molto carina, c’ha provato tutta la sera. Ma io, tesoro, non l’ho nemmeno guardata”. E lei cosa gli risponde? “Grazie caro, ma non è che sei gay?”

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Milano: Notte a base di sesso e droga, cinque arresti.

Salato il conto: circa 900 euro. In manette due italiani, fra cui un transessuale, e tre egiziani. Hanno sequestrato uno dei due operai che non avevano abbastanza denaro.

(Il Corriere della Sera) È finita con cinque arresti, due italiani fra cui un transessuale e tre egiziani, la notte a base di cocaina e sesso di due operai. Con tanto di brutta avventura: uno di loro è stato sequestrato per estorcere all'altro i soldi per pagare stupefacenti e prestazioni. È successo nel cosiddetto «palazzo della droga» di via Bligny 42, dove spesso intervengono le forze dell'ordine anche per indagini sul terrorismo. Qui i due giovani, di 29 e 35 anni, hanno deciso di passare in uno squallido monolocale la serata di sabato scorso. La mattina però è arrivato il conto: circa 900 euro. Poiché non avevano denaro sufficiente, i malviventi hanno sequestrato l'operaio più grande ottenere i soldi dall'altro, costretto a consegnare anche il libretto di circolazione dell'auto e un cellulare.

Al giovane non è rimasto che denunciare il tutto alla famiglia e ai carabinieri: prima ha mandato il padre a parlare con i militari poi ci è andato di persona. I carabinieri hanno quindi organizzato un blitz, assicurandosi che l'operaio trattenuto in casa non corresse rischi. Quindi hanno fatto irruzione in casa: in manette sono finiti i tre immigrati, risultati clandestini, e i due italiani. Antonino Palazzolo, di 48 anni, originario di Palermo, che vive nell'appartamento, e Massimiliano Mantovano, di 35 anni, milanese. Devono rispondere di sequestro ed estorsione

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Rieccoli:Take that.

(Il Giornale) Quando si sciolsero, nel febbraio del 1996, fu istituito un numero d'emergenza per rispondere alle domande dei fan. E quando due anni fa decisero di riunirsi per una serie di concerti, i biglietti si esaurirono nel giro di un'ora e dieci minuti e dovettero aggiungere cinque date a quelle già fissate. Loro sono i Take That, la band inglese che ha venduto oltre 25 milioni di dischi in tutto il mondo, che torna in Italia a undici anni dall'ultima esibizione, avvenuta al Festival di Sanremo pochi giorni dopo l'annuncio dello scioglimento del gruppo. Due le date: la prima a Bologna, la seconda a Milano, dove porteranno in scena il Beautiful world tour 2007, che segue l'album Beautiful world uscito alla fine dell'anno scorso.

Sul palco saliranno in quattro: Gary Barlow, Howard Donald, Jason Orange e Mark Owen, proponendo al pubblico i successi più recenti come Rich out e Shine, ma anche i singoli che ai tempi d'oro della loro carriera hanno scalato le classifiche. È il caso di Pray, Relight my fire, Babe e Everything changes, quattro fortunati brani appartenenti allo stesso album (Everything changes), che nel Regno Unito si sono piazzati al primo posto. Melodie pop accattivanti, coreografie e videoclip studiati a tavolino sono gli ingredienti del loro successo, che colpisce soprattutto le teenager, non lasciandole certo indifferenti alla bella presenza dei cinque ragazzi. Cinque, perché al loro esordio i Take That contano anche Robbie Williams, poi uscito dal gruppo nel luglio del 1995 per intraprendere la carriera solista.
Ma com'è nata questa band? È a Manchester che il manager Nigel Martin-Smith si guarda intorno alla ricerca di un gruppo di «ragazzi della porta accanto» che sappiano ballare e cantare. Ecco allora il giovane serioso, il bel tenebroso, l'uomo misterioso, il ragazzo dolce, il ribelle, e la boy band è fatta. Dopo un paio d'anni trascorsi a prepararsi, l'esordio non è dei migliori: i primi singoli passano inosservati, mentre è con la cover It only takes a minute che si affermano sulla scena, infilando un successo via l'altro. Prendono il tè con Lady D e siedono sul divano di casa John, mentre Elton suona loro qualsiasi cosa gli chiedano.

Le «Thatters», le loro accanite fan, li adorano, mentre la critica li snobba, sta di fatto che nessun'altra boy band è mai riuscita ad eguagliarli. Dopo l'addio di Robbie Williams la crisi non tarda ad arrivare e chissà se è scelto a caso quel 13 febbraio 1996, giorno in cui ufficializzano lo scioglimento del gruppo, che coincide con il compleanno di Robbie. Ma i loro brani continuano ad essere trasmessi alla radio e a qualcuno ispirano un musical: Never forget
, dal titolo di una loro canzone. Quando poi nel 2005 un documentario sulla band, trasmesso da un'emittente inglese, sfiora i sette milioni di telespettatori, non ci sono più dubbi: il ritorno sulla scena è d'obbligo.
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Take That
Datch Forum di Assago
domani, ore 21
ingresso: da 50 a 35 euro + prevendita

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Negare il matrimonio gay è discriminazione e se tre stati UE lo riconoscono non si può più negare!.

(Queerway) Proprio così, negare un diritto civile ad una fetta di popolazione è una discriminazione e non voler riconoscere il matrimonio omosessuale per un paese membro dell'EU in nome del fondamento "eterosessuale" dell'istituto è inammissibile in un Europa unita dove tre degli stati membri riconoscono tale diritto ai propri cittadini.

E' questo quanto concluso dal giurista francese Daniel Borrillo che ha presentato lo scorso 21 ottobre davanti al collegio per dell'Alta Autorità per la Lotta Contro le Discriminazioni francese (l'Halde) un rapporto sulle discriminazioni verso gli omosessuali in Francia ma che con le sue concusioni dovrebbe poter avere ripercussioni in tutta l'Unione.Nel Rapporto si sostiene che l'impossibilità per le coppie composte da persone dello stesso sesso a sposarsi e adottare bambini costituisce una discriminazione alla quale va messo termine.

Gli autori del documento propongono un miglioramento del dispositivo giuridico per le coppie omosessuali tanto del Diritto di Famiglia quanto del diritto assicurativo e di quello del lavoro.
Nella sua esposizione Borrillo ha comunque riconosciuto che sono stati fatti numerosi progressi in materia di lotta alle discriminazioni a livello di rogole di diritto per la protezione degli omosessuali come individui. E' stata in ogni caso lamentata l'assenza di campagne ufficiali di prevenzione e sensibilizzazione contro la piaga dell'omofobia.

Proprio mentre il governo riflette sull'eventualità di regolamentare le unioni civili per le coppie omosessuali il rapporto presentato da Daniel Borrillo e commissionato dall'Halde mira a contribuire ad elevare il livello del dibattito.

Daniel Borrillo conclude: "Con l'apertura del matrimonio civile alle coppie composte da persone dello stesso sesso in tre paesi membri dell'Unione Europea nopn si può più sostenere che il matrimonio è necessariamente eterosessuale".
Un'esposizione tanto lucida dovrebbe per lo meno far riflettere tutti i ventiquattro stati membri che non accettano di riconoscere il matrimonio civile per gli omosessuali!

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The Park, il "cruising" e il sesso nei parchi in una mostra.

(Queerblog) C’è una mostra fotografica che sta facendo un piccolo tour nelle Americhe, pur essendo stata partorita una trentina di anni fa sulle sponde asiatiche del Pacifico. “The park” – questo il titolo – rivela un lato dark e nascosto della Tokyo degli anni ’70 attraverso gli scatti in bianco e nero del fotografo giapponese Kohei Yoshiyuki. Dopo essere stata esposta alla galleria Yossi Milo di New York, la mostra approderà il 22 novembre alla galleria Doug Udell di Vancouver.

Il tema sono gli incontri sessuali notturni, gay e non, nei parchi della capitale nipponica. Potete vederne un estratto in questa gallery e in questa.

Yoshiyuki, armato di camera 35mm, pellicola a infrarossi e flash, ha immortalato coppie clandestine e non, scene di cruising, guardoni, sesso di gruppo e persino tentativi di stupro.
Quello che affascina e sconvolge è il carattere intimo, delicato, delle figure colte in un momento di abbandono e privacy – quasi delle macchie luminose nell’oscurità – ma anche la violenza delle pulsioni primarie, quando la civiltà della luce diurna cede il posto alla bestialità della notte.

Per decenni i gay sono stati solo questo: clandestinità e oscurità. Come se gli omosessuali fossero esseri gotici nascosti nei bassifondi della società, pronti a uscire allo scoperto al calar delle tenebre. Le vampiresse del pompino libero.

Ai giorni nostri, dopo anni di visibilità, pride e lotte, siamo diventati le suffragette del pompino istituzionalizzato. Lungi da me indugiare in sciocche nostalgie, ma forse – e dico forse – l’immagine dell’omosessuale integrato e tesserato all’Arcigay, che paga le tasse e si lamenta per uno Stato che non gli riconosce diritti, ha perso la propria metà oscura, quella “anarchica” e “poetica” delle foto di Kohei Yoshiyuki.

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Si degli anglicani ai matrimoni omosessuali a San Francisco e in Canada.

Le due diocesi hanno deciso autonomamente e con una maggioranza schiacciante per la celebrazione religiosa di matrimoni tra coppie dello stesso sesso.

La diocesi episcopale della California e quella anglicana di Montreal hanno votato per permettere ai loro sacerdoti di celebrare unioni omosessuali.
I rappresentanti della chiesa anglicana della California riunitisi a San Francisco hanno approvato i riti per la benedizione di coppie dello stesso sesso a maggioranza schiacciante.

La decisione, che ha fatto infuriare i vescovi conservatori all'interno della chiesa anglicana, permetterà al vescovo Marc Andrus di celebrare matrimoni nelle chiese dell'are compresa nella baia di San Francisco.

La risoluzione del sinodo californiano ha anche ribadito che le persone gay e lesbiche non vanno discriminate nelle nomine di vescovi.
Anche le diocesi di Montreal e Ottawa hanno deciso a maggioranza di celebrare riti religiosi per i matrimoni gay.

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Diritti gay, Grillini (Socialisti): Toscana esempio per l'intero Paese. Lombardia ultima.

«È ora che lo Stato elimini il divario che si sta creando con gli Enti locali».

GiPe) - «È con molta soddisfazione che accogliamo il lancio, in Toscana, della nuova e coraggiosa campagna contro-l'omofobia "Omosessuali si nasce", che ha ottenuto il patrocinio del ministero delle Pari opportunità. La regione si conferma leader per i diritti di gay, lesbiche e transessuali e per la lotta alle discriminazioni, nonché per le politiche inclusive della diversità», dichiara il deputato socialista Franco Grillini.
L'iniziativa, che apre la strada a Ready, una due giorni di incontri contro le discriminazioni che si svolgerà a Firenze il 26 e 27 ottobre prossimi nell'ambito del festival della creatività, «andrebbe estesa a tutte le regioni».
«Farebbe davvero bene, ad esempio, alla Lombardia - continua il parlamentare -, che ha bandito una mostra d'arte gay da Milano e ha un consigliere regionale come Prosperini che ha invitato a "garrotare" gli omosessuali. La mostra d'arte gay, che aprirà a giorni, ha trovato accoglienza, dopo un lungo calvario, nientemeno che in Toscana e dal Consiglio regionale le dichiarazioni che ci giungono hanno tenore ben diverso del "garrottiamoli". La Toscana si è dotata anche di una legge antidiscriminatoria all'avanguardia, di uno statuto e di bandi per l'accesso all'edilizia popolare che aprono alle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali».
«Ma non si è fermata qui. La scuola prevede servizi di informazione, consulenza e sostegno agli adolescenti e li supporta contro il bullismo omofobo, la formazione del personale sanitario, prevista dal piano sanitario regionale, è ispirata al rispetto per ogni orientamento sessuale. Ancora, dal 7 giugno 2006, la Regione offre un contributo per coloro che affrontano il processo di riattribuzione del sesso e un contributo per la formazione in mabit dei transessuali. E non è tutto. La Toscana è la punta di diamante di un fenomeno che sta cambiando il volto del nostro Paese seguita a stretto giro di boa dall'Emilia-Romagna, mentre il Piemonte, ad esempio, sembrerebbe molto propositivo sul campo e così pure altre regioni. Insomma è ora che lo Stato elimini il divario che si sta creando con gli enti locali ne verrà un grande miglioramento delle condizioni della più grande minoranza del nostro Paese», conclude Grillini.

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Gay/Volontè: regione Toscana, campagna su neonati raccapricciante.

Esempio di sperpero denaro pubblico, sessi sono due.

(Apcom) - "Il manifesto della Regione Toscana contro le discriminazioni sessuali, patrocinata dal ministro Pollastrini, è assolutamente raccapricciante. Strumentalizzare i neonati per far passare l'idea che le pulsioni omosessuali siano una caratteristica innata dei bambini è un atto fuorviante e vergognoso sotto il profilo scientifico, politico e sociale". E' quanto afferma, in una nota, il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè, sul manifesto della Regione Toscana che rappresenta un neonato con la fascetta al polso su cui scritto 'omosessuale'.

"La compiacenza delle istituzioni pubbliche nei confronti di campagne scioccanti e false come questa - sostiene l'esponente centrista - è l'ennesima prova del furore ideologico antisessualità maschile e femminile presente nel nostro Paese, oltre che tipico esempio di sperpero di denaro pubblico a favore delle solite lobby. Da Adamo ed Eva, i sessi sono due: rimarranno tali - conclude Volontè - nonostante la prezzolata immaginazione dell'Arcigay".
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La notizia data da noi.

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Sharon Stone: "L'Aids è tutt'altro che sotto controllo".

Sharon Stone sarà a Roma il 26 ottobre, in contemporanea alla serata conclusiva della Festa del cinema, per condurre la prima edizione italiana dell'asta in favore della ricerca sull'Aids dell'amfAR Cinema Against Aidsil.

(Yahoo Notizie) Per l'occasione dichiara a Vanity Fair “L'Aids non è una malattia ormai sotto controllo. In realtà i sieropositivi sono 40 milioni”. La stessa attrice si metterà all'asta, ovvero batterà un portfolio di nove sue foto in tiratura unica, appositamente realizzate da Mark Liddell.

Vanity Fair dedica a Sharon Stone la copertina del numero in edicola domani e il servizio, con un'intervista, mostrerà in anteprima le immagini del prestigioso portfolio.

“A metà degli anni Ottanta, quando facevo la modella a New York, avevo molte conoscenze nel mondo della moda e del teatro. Ho visto tante persone care ammalarsi e cadere”, racconta la Stone, aggiungendo che “si è visto molto presto che non riguardava solo i gay: ma confinare la malattia alla comunità omosessuale ha fatto comodo ai moralisti”. La cena esclusiva organizzata dall'amfAR ha esaurito le prenotazioni dei tavoli che arrivano a costare anche 35mila dollari, e così tra asta e cena la fondazione potrebbe eguagliare il record dei 7 milioni raccolti a Cannes.

L'attrice sostiene che si vuol far credere la malattia sia ormai sotto controllo: 'In realtà, i sieropositivi sono 40 milioni. Noi due stiamo parlando da dieci minuti. Ecco, in questi dieci minuti sono morti almeno dieci bambini'. Due terzi dei sieropositivi si trovano in Africa, ma “Ancora questa storia dell'Africa? E l'altro terzo dov'è? Diciamolo una volta per tutte: l'Aids non uccide solo laggiù, uccide anche in Europa e in America, e le vittime sono soprattutto le donne. Il fatto che in alcuni ambienti privilegiati ci sia facilità di accesso ai farmaci non ha risolto il problema. Però ai governanti di nessun Paese al mondo piace farlo sapere”.

Morte le ideologie, ci resta la beneficenza. E' una forma light di fare politica? viene chiesto all'attrice, che risponde: “Al contrario. la politica istituzionale, piuttosto, che ormai è una forma light di affrontare i problemi”.

A conclusione dell'intervista, una domanda sul privato e se abbia trovato un nuovo compagno: “E perché? A me interessa solo l'amore, quello vero. Intorno a me vedo gente insicura, che si accontenta di sentimenti di bassa lega”.

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Ancora su "Angels" all'Elfo di Milano: Sex & the Usa, fantasia gay su temi nazional.i

All'Elfo il grande affresco di «Angels in America» di Tony Kushner, definito «una "Divina Commedia" per un'età laica e tormentata».

(Claudia Cannella - Il Corriere della Sera) Potere, amore, morte, Aids. Questi in sintesi i temi del fluviale «Angels in America» di Tony Kushner, Premio Pulitzer 1993, in scena al teatro dell'Elfo nella sua prima parte, «Si avvicina il millennio», per la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani (coproduzione Teatridithalia-Ert, testo pubblicato da Ubulibri). Corredata dall'emblematico sottotitolo «Fantasia gay su temi nazionali» e definita da un critico americano «una "Divina Commedia" per un'età laica e tormentata», la pièce (da cui Mike Nichols ricavò, nel 2003, un notevole film tv a puntate con un cast «all star») racconta l'ipocrisia del potere nell'America reazionaria di Reagan, i conflitti privati all'interno di comunità religiose minoritarie (ebrei, mormoni) e, soprattutto, l'amore ai tempi dell'Aids.

A incarnarli, le vicende incrociate del «wasp» Prior, malato di aids e abbandonato dal compagno ebreo Luis, che intreccia una relazione con l'avvocato mormone e gay represso Joe, sposato infelicemente alla valium-dipendente Harper e pupillo del feroce e potente Roy Cohn (personaggio realmente esistito, consigliere del senatore McCarthy), repubblicano ultra-conservatore dalla doppia vita sessuale, anche lui condannato, per contrappasso, dall'Aids. Intorno a loro, travestiti, rabbini, fantasmi di antenati, figure oniriche, amanti occasionali e angeli più apocalittici che consolatori a scandire discese agli inferi e orgasmi paradisiaci alle soglie del terzo millennio. Questioni saldamente ancorate alla realtà americana anni '80? Ormai non più, perché, in epoca di globalizzazione selvaggia, il tema della crisi e del conflitto d'identità (sessuale, razziale, religiosa, culturale) ha superato ormai i confini imposti dalla geografia e dalla storia statunitensi.
E lo dimostra l'intelligente regia di Bruni e De Capitani, che rinuncia alle scene, ridotte a pochi funzionali oggetti e sobri video proiettati sulle pareti, e punta tutto sulla forza evocativa della recitazione, mettendo insieme una compagnia di eccellente livello, capace di tenere ritmo e intensità pur nelle diverse stratificazioni di linguaggi (quotidiano, onirico, cinematografico, barocco, tragico, ironico), generi e citazioni (dalla soap opera a Brecht, dal melò alla Bibbia, da Sofocle a Shakespeare) presenti in questo dramma torrenziale. In scena lo stesso De Capitani con Elena Russo Arman, Cristina Crippa, Ida Marinelli, Cristian Maria Gianmarini, Edoardo Ribatto, Umberto Petranca e Fabrizio Matteini.
«Angels in America», teatro dell'Elfo, dal 23 ottobre al 18 novembre. Ore 20.45, fest. 16, v. Menotti 11, tel. 02.71.67.91, euro 20-10 (mart. euro 11)

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Suore d'Assalto: Ruini le esorta a scrivere blog.

Il Cardinal Ruini esorta le suore a navigare su Internet e a scrivere sui blog.

(Zenit.org) Il Cardinale Camillo Ruini, vicario per la diocesi di Roma, ha auspicato che le religiose utilizzino di più gli strumenti che la tecnologia informatica mette a disposizione di tutti nel mondo della comunicazione.

“Suore, navigate su internet e scrivete sui blog”, ha esortato prendendo la parola mercoledì scorso nell’aula magna della Pontificia Università Urbaniana nel corso dell’assemblea diocesana dell’Unione Superiori Maggiori d’Italia (USMI), che a Roma rappresenta 1.287 comunità e oltre 22.000 suore.

“Un sacerdote di Novara mi ha riferito che il tema ‘Gesù’ è molto dibattuto sui blog dai ragazzi. Il loro approccio però è impostato da libri distruttivi oggi molto diffusi, e non dal testo di Benedetto XVI su ‘Gesù di Nazaret’”, ha spiegato il Cardinal Ruini, secondo quanto riportato dal settimanale della diocesi di Roma “RomaSette”.

“Quale sarà tra dieci anni l’idea di Cristo se queste idee dovessero avere la meglio? – si è chiesto –. Io non mi intendo di Internet, ma specialmente le giovani suore dovrebbero entrare nei blog per correggere le opinioni dei ragazzi e mostrare loro il vero Gesù”.

Le suore, ha sottolineato il Cardinale, possono fare molto in questa “nuova forma di apostolato”.

L’obiettivo per il programma annuale dell’USMI della diocesi di Roma, d’altronde, è proclamare che “Gesù è il Signore, educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza”.

“L’emergenza educativa – ha ricordato il Cardinal Ruini – è al centro delle preoccupazioni di Benedetto XVI, per il quale l’educazione alla fede coincide con il servizio alla società, perché formare alla fede significa formare la persona umana”.

“Solo dando motivazioni al vivere si sconfigge il nichilismo e si dà valore alla persona umana – ha osservato –. Valore che si misura a partire da Cristo, dal fatto che Dio stesso si è fatto uomo”.

Più delle tecniche di educazione, per il porporato, conta la testimonianza dell’educatore e il suo contenuto.

Per questo, il Cardinale ha fatto appello alla “creatività” degli educatori di fede per trovare le occasioni di diffondere il libro di Benedetto XVI, che dimostra la “saldezza della fede” nel Gesù storico dei Vangeli e fonda l’identità del cristiano nel suo incontro con la persona di Gesù Cristo.

Una di queste occasioni, ricorda “RomaSette”, sarà l’incontro “Dialoghi in cattedrale” – che si svolgerà il 13 novembre a San Giovanni in Laterano – tra l’Arcivescovo Gianfranco Ravasi e il giornalista Giuliano Ferrara.

Ci sono poi le scuole cattoliche, in cui “le suore possono testimoniare Cristo in tutti gli insegnamenti, nelle scienze, nella storia e perfino nella letteratura italiana, in un inscindibile connubio di fede e cultura”.

“La vostra creatività deve trovare strade nuove per la sfida vocazionale, che deve evolversi di pari passo con la società”, ha detto il Cardinal Ruini alle quasi 450 suore presenti.

“Ciò vale in modo speciale per il mondo femminile che è cambiato profondamente e per il quale le religiose devono trovare nuovi linguaggi”, ha aggiunto.

Il porporato ha proposto tre linee-guida per l’azione dell’USMI per l’anno 2007/2008: educazione, vocazioni e missioni.

“Nelle nostre azioni agisce lo Spirito di Gesù Cristo e senza Cristo il mondo diventa sempre più povero di scopi”, ha concluso.

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Mostre: il bacio gay fa infuriare Putin. E Parigi lo censura.

(Panorama - nella foto Putin e Ahmadinejad) D’amore e d’accordo. Putin e il presidente iraniano hanno davvero tanto in comune: una passione per il nucleare e una naturale tendenza a liquidare l’omosessualità con metodi tranchant. Così, se Ahmadinejad può dichiarare che “in Iran non esitono omosessuali“, il presidente russo censura una mostra parigina per colpa di un bacio tra due guardie.

Si tratta della rassegna Sots Art - arte politica in Russia dal 1972 ai nostri giorni. E l’opera maggiormente incriminata è proprio un bacio tra due poliziotti russi (guarda l’immagine).

Il disappunto di Putin stava per diventare un vero incidente diplomatico tra Eliseo e Cremlino, così, la mostra parigina, in programma alla Maison Rouge, presso la fondazione Antoine de Galbert fino al 20 gennaio 2008, ha rischiato la chiusura dopo una sola settimana. In extremis, si è arrivati poi a un duro compromesso: niente bacio gay; via un disegno in cui Hitler, Stalin e Mao sono raffigurati come grandi speranze dell’umanità, e censurate anche una decina di altre opere sottratte perché definite “pornografiche”.

Un’occasione mancata per vedere un pezzo di storia dell’arte davvero poco conosciuta - la Sots Art - che si era affermata come la versione sovietica della Pop art americana. Il movimento era nato nel 1972 grazie alle opere di due moscoviti, Vitaly Komar y Alexandr Melamid. E non ebbe vita facile, tanto che i suoi appartenenti furono perseguiti per anni, fino all’arrivo della Perestroika.

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Danza: Una legge per salvare un grande patrimonio nazionale.

(Adnkronos/Adnkronos Cultura) "Salviamo la danza e il balletto in Italia!" e' il titolo dell'incontro che si svolgera' domani a Roma, presso la sala stampa del Senato, alle ore 13.15 e
durante il quale saranno presentati il disegno di legge 1762 (Misure urgenti a tutela e salvaguardia della danza, del balletto e dei corpi di ballo) e la proposta di legge 2815 (Disposizioni in favore della danza, del balletto e dei corpi di ballo, nonche' in materia di previdenza dei tersicorei e ballerini) dai senatori Gianpaolo Silvestri e Nino Strano e dai deputati Franco Grillini e Nino Mormino.

Dopo l'allarme lanciato dal Coordinamento Nazionale Corpi di Ballo e dagli addetti ai lavori sul rischio di chiusura delle compagnie di balletto italiane, l'incontro di domani illustrera'
contenuti e obiettivi di una legge necessaria a invertire questo trend. Saranno presenti, tra gli altri, anche Carla Fracci, direttrice del corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma; Francesco Ernani, sovrintendente al Teatro dell'Opera di Roma; Luciano Cannito, direttore del corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo e lo storice scrittore Alberto Testa; i presidente della commissione Cultura Vittoria Franco (senato) e Pietro Folena (camera); i segretari nazionali di settore dei sindacati e i danzatori del Coordinamento Nazionale Corpi di Ballo.

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Ndr: E' curioso che manchino rappresentanti dell'AterBalletto, del Teatro alla Scala, del Teatro San Carlo di Napoli, ecc. e gli stessi ballerini. Sarebbe interessante sapere quali criteri vengono utilizzati per decidere chi ascoltare.

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Expo a Milano: Gli ispettori dell'Expo si sbilanciano: "impressione eccellente".

(Milano 2.0) E bravi gli ispettori dell'Expo che si stanno godendo Milano, proprio come gli adolescenti in gita con la scuola. Hanno anche sorvolato Milano inl'elicottero. Questi sono i benefici di chi ha in mano carta e penna per segnare pro e contro della candidata al grande evento.

Ispettori seguiti passo passo da Letizia Moratti e tutta l'alta dirigeneza meneghina, che si è prestata, come da copione, a rispondere alle incalzanti domande degli illustri ospiti.

Per questo poi ,stanchi delle chiacchere, si sono concessi una sobria cena in Triennale (ecco perchè il dispiegamento di forze dell'ordine lì davanti che non riuscivo a spiegarmi) sulle note di Giovanni Allevi (e qui c'è la punta di invidia per il privilegio).

Insomma tirando le somme, Milano è piaciuta a chi doveva piacere. Ed essendo ieri il primo giorno, disse il saggio: "chi ben comincia è già a metà dell'opera". Sono volate parole di elogio, tutti soddisfatti, grande lavoro collettivo, la città ci crede, ma c'è ancora molto da fare, ed è verso questo obiettivo che si lavora.

Bè, quello che è successo ieri e che succederà anche nei prossimi giorni lo sanno tutti, non si parla d'altro (e del fatto che in molti non abbiano la più pallida idea di cosa sia l'Expo, se non giusto per sentito dire il nome, comunque questa è un'altra storia).

Però le lamentele sono legittime. E' vero che bisognerebbe essere tutti contenti del prestigio, della visibilità, ma non si può nascondere la polvere sotto il tappeto e dire che è tutto merito del lavoro fatto dalla giunta per migliorare la città che è in crescita.

Fa bene chi squote la testa perchè a Milano ci vive da tutta la vita e magari ha lottato per delle migliorie che non ci sono mai state. E' troppo facile, per persone circondate dai privilegi: viaggi in metro in carrozze privilegiate, quando i cittadini svengono dal caldo insopportabile in pieno luglio con dieci mila gradi, strade pulitissime, pure i pali dei semafori hanno lavato, quando ci sono vie in cui bisogna mandare degli esposti al Comune per vedere un intervento.

Non si può veramente credere che bastino due luci per illuminare di notte - magari inquinano pure e certo di questo non abbiamo bisogno - per far sparire la criminalità. I cittadini potranno anche beneficiare un giorno (stiamo parlando del 2015 non del mese prossimo!) di una città migliore, però giustamente non vogliono essere presi in giro. Ci sono tante cose che non sono riusciti a nascondere, ma che faranno girare intorno agli ispettori per evitare brutte figure.

Oggi gli ispettori sono attesi a pranzo da Berlusconi.

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People @ Hollywood Awards 2007.

Ieri sera, al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles, si sono svolti gli annuali Hollywood Awards.

Come sempre, non sono di certo mancate decine di vip che hanno sfilato sul rinomato tappeto rosso: da star nascenti come i giovanissimi Zac Efron e Amanda Bynes ad icone del cinema come Brad Pitt.
Per vedere qualche foto… (more…)

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Ultimissime da "Casa Volontè".

La politica ritrovi il bene comune.

(Luca Volontè) Il mondo è cambiato, l'Italia è drammaticamente più povera. Ai milioni di famiglie con figli ormai sotto la soglia della povertà, si aggiunge ieri il dato sugli stipendi dei giovani diminuiti del 35% rispetto a quelli dei padri negli ultimi vent'anni. Persino Ferrero ha dovuto ammettere che i ventenni di oggi andranno in pensione con circa il 50% dei loro genitori. Non ce la si fa più e se aggiungiamo l'aumento di prezzi e tariffe allora c'è da attendersi quello scontro generazionale di cui tutti parlano senza muovere un dito. Sì, i giovani se son ‘temporanei' o fissi' comunque trovano pochi spiccioli in busta paga. Nel frattempo, con prove muscolari, la politica riempie le piazze. Tre e più milioni a votare per Veltroni, centinaia di migliaia per aver maggiore sicurezza da Fini, la Piazza Rossa sotto il palco dei ‘Che' comunisti italiani, ma nessuno di loro che incappi nel problema dei problemi: il bene comune del Paese. No, tutti rincorrono l'interesse di ‘pesare sempre di più' dentro la coalizione di governo o in vista della coalizione ventura.

E il dato sulle famiglie e sugli stipendi dei giovani dimostra l'insufficienza della politica, l'inadeguatezza tra le i7arole e le azioni, il vecchiume. «AZIONIFORTI» ha chiesto il Papa alla politica, forti e concrete azioni per sviluppare l'educazione, favorire la famiglia e il lavoro. Persona,famiglia e lavoro che sono al cuore, non orpelli elettorali, di una reale e concreta politica del ‘bene comune' su cui per tre giorni Bagnasco ha invitato a riflettere nelle Settimane Sociali. Bene comune, l'unica strada antica e la sicura nuova via per rilanciare il Paese. Non un bene totale, sommatoria degli individualismi libertari; non un bene collettivo in cui lo Stato è il padrone di tutta la libertà. T

ante piazze piene di cittadini, dai ‘griller' ai futuristi', un po' per gioco e un po'per moda. Rimane aperta una sola via, se vogliamo partire dalla realtà e dalle difficoltà reali di giovani e famiglie, quella della ricerca senza soste e senza inutili pregiudizi del ‘bene comune', nel quale la persona, la famiglia e la società civile sono al centro di tutto e non invece dimenticate da tutti. La giostra prima o poi finirà anche per l'avanspettacolo di certa politica, in fondo le parole del Papa dicono proprio questo:la politica deve servire il popolo.

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A Milano i Campionati Mondiali Boxe 2009.

aibaUna bella notizia arriva da Chicago per tutti gli appassionati di questo antichissimo sport e per i milanesi.

L’Aiba (International Amateur Boxing Association) ha infatti deciso che sarà Milano ad ospitare i Campionati Mondiali Boxe 2009, privilegiando la nostra città rispetto alla rivale Seul.

Per questa importante manifestazione sportiva internazionale si parla di un un giro pari ad un migliaio di atleti e circa 3000 accompagnatori.
Una scelta che probabilmente avrà una certa influenza anche sulla decisione relativa alla candidatura di Milano per l’Expo 2015.

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Roma Film Festival: parte il "Toto vincitore".

(Spetteguless) Arrivati al giro di boa, all’Auditorium di Roma si cominciano a fare i primissimi nomi per il vincitore finale della Festa del Cinema!

8 film sui 13 in concorso sono stati già proiettati, all’appello mancano solamente Reservation Road, Li Chun, L’uomo privato, Juno ed El Pasado.
Tra gli 8 visti sono in 3 ad aver ricevuto le critiche migliori: Mongol, Fugitive Pieces e lo spagnolo Caótica Ana.
Ieri sera uno dei candidati, Barcelona Un Mapa (nelle foto), ha decisamente deluso le attese…
Diretto dal trasgressivo e irriverente regista spagnolo Ventura Pons, la pellicola è tratta da un’opera teatrale di Lluisa Cunillè, particolare non indifferente, visto che la trasposizione cinematografica è praticamente identica a quella che sarà stata la rappresentazione teatrale, visto che abbiamo 90 minuti di dialoghi in 3 stanze!
Sei personaggi, stereotipati fino all’inverosimile, all’interno di un vecchio appartamento nel centro di Barcellona.
Si tratta di una coppia di anziani, proprietari dell’appartamento, il fratello di lei e tre affittuari, costretti ad andar via per volontà dell’anziano proprietario, ex portiere dell’Opera, interessato a morire in solitudine all’interno della propria casa.
Tutto il film si svolge all’interno di questa casa, con il vecchio Ramòn, amante del travestitismo, occupato a convincere i 3 inquilini ad andar via, con lunghissimi ed estenuanti dialoghi.
Incomprensibili e assolutamente inutili alla storia stessa, tranne qualcuno, i flashback, girati con la camera digitale e una sgranatissima fotografia, giusto per differenziarsi sempre più dagli interni e dal “presente” raccontato, che ogni tanto si fanno strada nella mente dei protagonisti.
Decisamente forzato e fastidioso il taglio trasgressivo volutamente dato alla storia stessa, tra omosessualità, incesto, pedofilia e travestitismo, con scene spesso fuori luogo e assolutamente evitabili.
Nel calderone Pons ci mette tutto, toccando tutti i temi con leggerezza e superficialità.
Solo nel finale la pellicola si riprende leggermente, grazie ad un taglio cinico ed ironico.
Forzatamente bergmaniano, l’impresa è rimanere svegli e attenti per tutta la durata del film, che finisce in maniera decisamente indecifrabile, con un taglio storico franchista obiettivamente incomprensibile…
Gli unici a salvarsi sono i due protagonisti, l’immensa Nuria Espert e Josep Maria Pou, incredibilmente espressivi.
Peccato che ci si attendesse decisamente di più…
E ora godiamoci la Notte ArgentoSuspiria+Inferno+Terza Madre speriamo solo che il terzo capitolo delle madri non sia un obrobrio, giudizio che già inizia a circolare in sala stampa tra i fortunati che hanno avuto la fortuna di vederlo in anteprima…
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Leoni per Agnelli alla Festa del cinema di Roma!
E alla fine il film più brutto (si, qui lo dico e qui lo confermo, è proprio un film brutto!) e fastidioso della Festa è arrivato, assolutamente inaspettatamente, con Leoni per Agnelli!
Dopo 7 anni di pausa Robert Redford torna dietro la macchina da presa, dirigendo se stesso e due stelle di primissima grandezza come Tom Cruise e Meryl Streep, riuscendo comunque nell’impresa di realizzare un patriottico polpettone politico al limite della sopportazione.
In un’unica giornata tre storie si intrecciano tra di loro, tra Washington, l’Afghanistan e un college americano.

Abbiamo un’importante ed affermata giornalista chiamata direttamente nell’ufficio di un ambizioso e potente politico, pronto a dare lei in esclusiva una notiza bomba su un nuovo piano d’attacco americano in Afghanistan.
Proprio qui, nelle terre battute da 6 anni palmo per palmo in cerca di Bin Laden, due coraggiosi soldati, un messicano e un nero, ex studenti modello, inviati in una missione speciale, vengono duramente feriti.
Storie che si ricollegano ad un giovane studente scanzonato, voglioso di godersi i propri 20 anni, in procinto di comprendere il vero valore della libertà, dell’impegno e dell’importanza delle proprie convinzioni, grazie ad uno stanco ma ancora idealista professore universitario
L’errore di fondo di Redford nel realizzare questa pellicola è tutto da rintracciare nella superficialità, nella pressopochezza, nella banalità, nella presunzione con cui tratta certi temi, di strettissima attualità.
Redford voleva fare un film sui media, sulla facilità con cui vengono pilotati ed indirizzati dai potenti della terra, sull’istruzione, sulla politica e sulla gioventù americana, intrecciando tutti i temi attraverso una storia apparentemente drammatica, capace magari di far riflettere lo spettatore.
Peccato che tutte queste buonissime intenzioni sono andate a naufragare in 90 minuti di film!
L’80% di tutta la pellicola si svolge in due stanze: in una abbiamo Meryl Streep e Tom Cruise, che parlano per circa 70 minuti, mentre nell’altra abbiamo Robert Redford ed il suo odioso spocchioso macchiettistico studente universitario.
A queste due stanze aggiungeteci una mezza collinetta innevata, un paio di scene al computer di un elicottero in volo, una tenda dove infilare i soliti sergenti coadiuvati dalle solite mappe strategiche, e avrete Lions for Lambs!
Il fastidio nasce tutto dalla retorica e dal qualunquismo con cui vengono messi in scena “l’etica giornalistica”, la propaganda bellica e il mondo giovanile.

Redford vuol sottolineare e far presente come anche i media, anche i Democratici quel famoso 12 settembre del 2001 fossero favorevoli alla guerra contro l’Iraq, come tutti sostenessero gli Usa e il proprio presidente, G.W.Bush, oggi sbertucciato e messo alla berlina dalla stampa di tutto il mondo.
La colpa di quella guerra fallimentare, dopo 6 anni ancora in piedi, sarebbe da spartire in parti uguali.
Le domande che il film vorrebbe porre sono semplicemente 2, e sono tutte rivolte allo spettatore, a cui chiede “cosa fareste voi? Come vi sentireste?” cercando di coinvolgerlo direttamente, attivamente, in quello che è il futuro della propria nazione.
Peccato che grazie ad un solo personaggio, l’odioso viscido politico interpretato da Tom Cruise, che sembra stia facendo uno spot di un’ora su un dentifricio più che un film, il tutto si trasformi in uno spottone propagandistico repubblicano pro guerra, finendo per spiazzare lo spettatore meno attento e più insicuro, decisamente sviato da un film diretto da un personaggio storicamente democratico come Redford, che come principale intento ha invece proprio quello di sottolineare come gli ideali di democrazia e libertà di parola nel proprio amato paese ormai siano costantemente calpestati…
L’unica a salvarsi da un vero e proprio disastro è come sempre Meryl Streep, fantastica come al solito, costretta purtroppo da una sceneggiatura semplicemente folle a dover “subire” un finale talmente patriottico da far sembrare The Patriot e Spiderman film di propaganda “comunista”!
Mettere nel calderone in appena 90 minuti il centenario braccio di ferro tra la libertà dei mass media contro il potere politico, il mondo giovanile di oggi, ormai privo d’ideali e sicurezza sulle proprie qualità, contro quello idealista e combattivo del passato, e una storica amicizia tra due soldati, messa a dura prova dalla lotta per la sopravvivenza, è stato decisamente troppo…

L’unico ingrediente mancante è l’inno americano… magari ce lo ritroveremo nella versione Director’s Cut in dvd, chi lo sa!
Davvero pessimo… Robert ripijate!


Voto:4

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Manifesti in Toscana: Omosessuali si nasce.

Una campagna regionale patrocinata dal Ministero delle Pari Opportunità.

(Ansa) La foto di un neonato, sfocato, con la tipica fascetta al polso. Ma non c'e' scritto, come sarebbe normale, il suo nome, bensi' la parola 'omosessuale'. Non e' una nuova pubblicita' choc alla Oliviero Toscani, ma il manifesto scelto dalla Regione Toscana per presentare una nuova campagna di comunicazione contro le discriminazioni sessuali, patrocinata dal ministero per le pari opportunita'.
Il manifesto arriva dal Quebec, realizzato dalla Fondazione canadese Emergence. In Toscana sara' affisso in luoghi pubblici e fara' parte di campagne pubblicitarie, cartoline depliant.
Il bambino 'omosessuale' sara' anche il logo di una due giorni di incontri contro le discriminazioni che si svolgera' a Firenze, il 26 e 27 ottobre prossimi nell'ambito del festival della creativita' (nell'illustrazione il logo), alla quale parteciperanno anche la ministra Barbara Pollastrini, i presidenti di Regione Toscana Claudio Martini e Puglia Nichi Vendola, lo stesso Toscani, Pierre Blain della Fondazione Emergence, il presidente dell'associazione europea gay della polizia Jan Snijder, e altri studiosi ed esperti nazionali e internazionali.

L'appuntamento sara' anche l'occasione per estendere Ready, ovvero la rete nazionale delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale nata nel 2005 e di cui fanno parte anche i Comuni di Firenze, Roma, Torino e Bologna e le Regioni Toscana e Piemonte.

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Usa: Barak Obama dichiara "Sosterrò i diritti dei gay".

(Yahoo notizie) Se qualche tempo fa la bionda senatrice Clinton candidata alle primarie per la corsa alla casa Bianca aveva dichiarato, oltre alla sua eterosessualità, di non essere molto d'accordo con il matrimonio tra persone dello stesso sesso, il suo concorrente Barak Obama ha riaffermato la sua volontà di sostenere i diritti di gay e lesbiche. “Sono nostri fratelli e sorelle – ha dichiarato Obama in perfetto stile afroamericano – a cui spettano gli stessi diritti garantiti agli altri cittadini”.

L'intervento di Obama arriva in risposta ad un appello di “Truth wins out” - un gruppo in difesa dei diritti dei gay - per allontanare il cantante gospel, Donnie McClurkin, "colpevole" di diffondere false informazioni su gay e lesbiche.

McClurkin è uno dei numerosi cantanti gospel che questo fine settimana deve esibirsi ad un concerto in South Carolina per raccogliere fondi a favore della campagna del senatore dell'Illinois. La reazione del gruppo è affidata ad un commento fatto dal cantante sull'omosessualità: “Non credo che sia il disegno di Dio”, ha dichiarato McClurkin in una intervista telefonica.

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Pantofole falliche..

(River blog) Quando la temperatura lo consente, mi piace camminare nudo per casa.
A volte me ne giro sfacciatamente pure sul terrazzo. Più che esibizionismo, mi dimentico di avere dei vicini. Per evitare di esporre Illo, un americano s’è inventato questa specie di pantofole falliche.
Costano 25 dollari e si vendono nei colori pelle, bianco e marrone.
Si comprano qui.

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Lunga vita alle scarpe: i trucchi per tenerle in forma.

(Panorama) Come la pelle di una donna. Per gli amanti del genere, che lo considerano antistress e piacevole alternativa alle serate davanti alla tv, il paragone rende alla perfezione: creme, sete e champagne per prendersi cura delle calzature che indossiamo quotidianamente. Così, con amorevoli attenzioni, le stringate inglesi non perderanno lucentezza e forma. E vivranno a lungo, fino a dieci anni.

Per conservare al meglio boot e mocassini, ed evitare l’effetto vecchia ciabatta, servono pochi gesti. Il primo segreto è quello di non indossare tutti i giorni le stesse calzature: l’umidità che rilascia il piede durante il giorno, infatti, bagna la tomaia, che necessita più di una notte per asciugarsi completamente.
Dopo ogni uso bisogna inoltre pulire bene le scarpe, spolverarle con cura e asciugare i ganci, se ci sono, sia all’esterno che all’interno, per scongiurare il formarsi della ruggine. Infine, per mantenere la forma, è bene riporle sempre con i tendiscarpe (in legno di cedro, grandi e pesanti), che evitano anche il formarsi di pieghe sulla tomaia.
E se le scarpe si bagnano? In questo caso, suggeriscono i maestri calzaturieri, no ad asciugature rapide, vicino a fonti di calore, che potrebbero screpolare il pellame: le scarpe vanno imbottite con carta di giornale e lasciate asciugare. Gli eventuali aloni si eliminano con un panno umido, non abrasivo (meglio acqua tiepida e shampoo specifico).
Ultimo passaggio, da ripetere però solo una volta al mese, è quello dell’ingrassamento della tomaia: così come la pelle del viso, anche quella di un bel paio di mocassini ha bisogno di idratazione, per non sembrare secca e per mantenere la morbidezza al tatto. Via libera quindi ai grassi in lattina (anche nelle nuove versioni spray), ai lucidi e alle cere (attenzione ad usare i prodotti specifici per i diversi tipi di pellami).
La cera o la crema, quest’ultima, più nutriente, è da preferire se le calzature non sono più tanto nuove, vanno stese con uno spandi-lucido. Successivamente, si tira via il lucido in eccesso con una spazzola in crine di cavallo con setole alte e, per dare brillantezza, si passa una pezza di pile o una calza di nylon. Altre varianti, più fantasiose, prevedono panno di lino e champagne, o Brunello di Montalcino al chiarore della luna.
Il suggerimento per i principianti è sempre quello di non improvvisare, ma di rivolgersi ai negozi specializzati, per non sbagliare prodotto e rovinare in maniera irreversibile il pellame.
Oggi, rispetto al passato e al fai-da-te, si può contare su kit e cofanetti completi con il necessario per pulire le proprie scarpe, perfetti da portare in vacanza: anche marchi come Church’s e Louis Vuitton hanno messo in vendita panni, lucidi e spazzole preziosi come gli accessori del beauty-case femminile. Perché il make up è un affare unisex, che va dalla testa ai piedi.

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Veneto: Discoteche e night chiusi alle 3.

Nuova legge regionale. Linea dura già in vigore. E divieto di somministrare alcolici dopo le 2. Kebab, locali pubblici e circoli privati con forti limitazioni. Divieti anche per i paninari, si salvano solo gli autogrill .

(Felice Paduano - L'Espresso) Finisce un’epoca. Mai più discoteche aperte sino all’alba, specialmente d’estate. Stop definitivo alle abitudini di tanti giovani che fanno le ore piccole nei circoli privati, dove si può ascoltare musica e, magari, mangiare un boccone. Niente più possibilità di fermarsi, in auto, davanti a un chiosco di un paninaro, dove poter consumare un hot-dog caldo. La nuova legge regionale numero 29, entrata in vigore il 10 ottobre 2007, già recepita anche dal Comune di Padova, stabilisce che tutti i locali pubblici (in provincia di Padova 2600) non possono restare aperti oltre le 3 di notte.
Il nuovo orario di apertura è differenziato all’interno delle tipologie dei locali. Quelli che possono tenere aperto sino alle 3 sono solo le discoteche e i locali da ballo, compresi i night e le sale adibite a lap-dance. Questi possono aprire dalle 15 alle 3 con l’obbligo, poi, di non somministrare sostanze alcoliche dopo le 2. Anche i circoli privati, dove si fa intrattenimento oppure si mangia, sono soggetti alle stesse limitazioni. Il nuovo orario è ancora più penalizzante per i paninari e i kebab, oggi aperti sino alle 5. Per questi esercizi ambulanti, catalogati come attività artigianali, la chiusura scatta alle 2. Al limite, i paninari possono riaprire i rispettivi «baracchini» dalle 5 in poi.
Dalla Caporetto dei locali pubblici veneti si salvano solo gli autogrill che si trovano all’interno delle aree di servizio delle autostrade. I bar e i supermercati notturni di questa categoria possono e devono rispettare gli orari di apertura della pompa di benzina dell’impianto. Insomma i padovani, se vogliono bere un caffè o mettere sotto i denti un panino al prosciutto dopo le 3 di notte, devono andare per forza in autostrada.
Pesantissime le multe per chi non rispetta le regole: da 258 a 1550 euro, con possibilità di arrivare al quadruplicamento della sanzione e alla sospensione dell’esercizio da un mese ad un anno.

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Pubblicità: Sesso uguale censura..

(Il blog censurato) Kim Cattrall, una delle protagoniste della fortunata serie televisiva Sex and the City, ha girato in Nuova Zelanda una serie di spot pubblicitari per la nuova Nissan Tiida.

Gli spot ruotano attorno a metafore (e sospiri) sessuali e i doppi sensi si sprecano (un esempio per tutti: "Non ero preparata al fatto che fosse così grande"...).
Quindi è scattata la censura...
Eccoli.





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Shirin Ebadi: in Iran, fra censura e impiccagioni.

(Giovanni Porzio - Panorama da Teheran) La targa del Nobel è su uno scaffale dello studio dove Shirin Ebadi continua a scrivere, telefonare, firmare appelli a favore delle donne e dei diritti civili calpestati dal regime. Sulla scrivania, le carte dei processi e le lettere dei clienti, che lei difende gratuitamente.
Censura, arresti, chiusura dei giornali: il governo sta accentuando le misure repressive?
Negli ultimi due anni la situazione è peggiorata, soprattutto per le donne. La polizia le aggredisce perché «malvestite». In luglio una manifestazione contro la discriminazione è stata dispersa e 70 donne sono state arrestate, condannate alla flagellazione e a lunghe pene detentive. Le ho difese: erano accusate di avere messo a repentaglio la sicurezza nazionale! Ho detto al giudice: se mi batto contro la poligamia e rivendico gli stessi diritti di mio fratello, il nemico ci attaccherà? Ora il dossier è in Cassazione.
La repressione non colpisce solo le donne…
Sono aumentate le impiccagioni pubbliche, anche per i minori di 18 anni. Sto difendendo un ragazzo di 14 anni, Mohammed Latif, condannato a morte per avere ucciso con un pugno un coetaneo durante una partita di calcio. Ne ho parlato con Louise Arbour, l’alto commissario dell’Onu per i diritti umani, che mi ha promesso di intervenire. Due giornalisti curdi, Adnan Hassanpour e Abdolvahed Botimar, sono stati condannati a morte e sono da mesi in sciopero della fame. Tutti i giornali progressisti sono stati chiusi e la tv di stato è inguardabile: calunniano chi vogliono e non mandano in onda le repliche. Anche il nostro sito web è stato chiuso.
Le riforme sono ancora possibili?
Non con questo sistema. Dobbiamo cambiare la costituzione, che assegna il potere assoluto alla Guida suprema. Khatami ha fallito perché il sistema non accetta di essere riformato.
E gli 85 milioni di dollari «per la democrazia in Iran» stanziati dagli Usa dove sono finiti?
E chi lo sa? Qui in ogni caso nessuno li accetterebbe. Anche se io sono stata accusata di avere preso soldi dagli Usa per promuovere una «rivoluzione di velluto».

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Disturbi dell'identità di genere, conversazione con Angela Candela.

(Maurizio Mottola - Agenzia Radicale) Venerdì 19 ottobre 2007 si è svolto a Napoli all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il corso di formazione "I Transessualismi: narrazioni a più voci", promosso dall'Azienda Sanitaria Locale (ASL) Napoli 1 e dall'Università degli Studi di Napoli Federico II: alla psicologa Angela Candela, della segreteria scientifica, abbiamo posto alcune domande.
Prima di tutto perché "i transessualismi"? Perché, come in qualunque espressione psicopatologica, il ventaglio della sofferenza si apre su un continuum di gravità, qualitativa e quantitativa, dinamicamente oscillabile secondo il singolo caso clinico: non si può accorpare la problematica transessuale sotto l'egida di una diagnostica rigida ed univoca; ciascuna persona transessuale ha la sua storia clinica ed esprime, nella sua unicità, la sua interpretazione del sentirsi straniero nel corpo biologico con cui è nato.

Lei dirige presso il Distretto 44 dell'ASL Napoli 1 l'Ambulatorio dedicato ai disturbi dell'identità di genere, che fornisce all'utenza transessuale un servizio di psicodiagnosi e psicoterapia a livello sovradistrettuale e rappresenta un progetto pilota di sanità territoriale -unico nell'Italia Meridionale- ed in rete con l'Istituzione Universitaria. Ce ne vuol parlare ? L'Ambulatorio dedicato alle sofferte identità di genere, da me diretto, è sovradistrettuale, accogliendo, in psicodiagnosi e psicoterapia, tutte le persone transessuali che ne fanno richiesta, prima, durante o dopo la riassegnazione medico-chirurgica di sesso. Naturalmente, essendo psicoterapeuta di formazione psicoanalitica e membro associato della Società Italiana Psicoterapia Psicoanalitica (SIPP), sollecito, sempre e comunque, le persone transessuali ad avviare almeno un percorso di accompagnamento psicologico (se non di psicoterapia), per qualunque scelta di vita intendano intraprendere. La mia attività è in stretto confronto teorico-clinico con l'Unità di Psicologia Clinica e Psicoanalisi Applicata, diretta da Paolo Valerio e con il Dottorato di Ricerca in Studi di Genere, coordinato da Adele Nunziante Cesaro, entrambi docenti presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II".

Nel contesto nel quale viviamo quali sono i fattori culturali e relazionali od altri che incidono maggiormente sui disturbi dell'identità di genere e quali strumenti di intervento si hanno a disposizione ? Le sofferenze psicologiche, più o meno gravi, connesse all'identità di genere esistono da sempre, non possono essere considerate neopatologie. Sono nuove soltanto le tecniche medico-chirurgiche che colludono pericolosamente, insieme alla connivenza legale, con l'aspettativa magica di rinascere in un corpo di genere diverso da quello di nascita. Ritengo che le problematiche da sofferta identità di genere abbiano innanzi tutto un'origine intrapsichica, caratterizzata da un deficit di organizzatori psichici interni, consequenziale ad un deficit di rispecchiamento per un holding genitoriale non sufficientemente buono. Il principale obiettivo psicoterapeutico è rappresentato dall'agevolare il riconoscimento e l'accettazione non giudicante dei problemi di identità di genere, nella persona che ne soffre e nel suo ambiente familiare e sociale. Tali obiettivi possono essere ottenuti attraverso interventi psicodiagnostici e psicoterapeutici precoci, anche in età evolutiva, con interventi personalizzati per ciascun singolo problema. Anche gli interventi educazionali nelle scuole, su alunni ed insegnanti, possono rivelarsi utili per promuovere culturalmente nella società l'accettazione non giudicante per qualunque forma di sviluppo atipico dell'identità di genere.

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Beth Ditto vs Paris Hilton.

Certe volte le lesbiche sono davvero sagge. L’imponente Beth Ditto, di cui vi abbiamo parlato diverse volte, nel suo essere sempre critica verso la cultura di massa e profondamente ostile nei confronti delle icone anoressico-decelebrate dello showbiz, qualche giorno fa ha cinicamente e sarcasticamente commentato la notizia dell’azione umanitaria di Paris Hilton in Rwanda:

Sarà di certo un gesto nato dal profondo del suo cuore gentile!… Ma siete sicuri che non ne faranno un reality show?

E quest’allusione è arrivata molto prima della notizia che è poi effettivamente stata divulgata sull’ipotesi di fare proprio un reality del viaggio in Rwanda a novembre. Profetica o profondamente arguta? Bisognerà darle retta d’ora in poi. Poi dice che lesbiche non capiscono niente…

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Via Coco arriva Cattaneo.

Come anticipatovi ieri in anteprima da noi, all'Isola dei Famosi entra Ivan Cattaneo.

Francesco Coco si ritira dall'Isola dei Famosi. L'ex calciatore in cerca di rilancio come showman televisivo, abbandona Cayo Cochinos e torna a casa.

Non del tutto chiarite le ragioni del suo ritiro. Coco si è limitato a dire di aver necessità di tornare a casa per affrontare di persona un'importante questione familiare, "di fronte al quale un uomo vero non può essere in prima linea a combattere".
In attesa di chiarimenti sulla questione, Coco (che si era oltremodo depresso per l'eliminazione dal reality del suo grande amico Cristiano Malgioglio) lascia il posto ad un altro personaggio in cerca di riscatto. Si tratta di Ivan Cattaneo, il cantante di successi anni '60 riproposti in versione disco-new wave negli anni '80.
Con l'arrivo di Cattaneo l'Isola diventa sempre più gay, nel senso che si ristabilisce il numero di concorrenti dichiaratamente omosex. Dopo la dipartita di Malgioglio, Cecchi Paone troverà un suo similie in Ivan Cattaneo.
L'uscita di scena di Francesco Coco "salva" Manuela Villa, anche lei nominata durante la scorsa puntata, quella che aveva decretato l'eliminazione di Cristiano Malgioglio. Mentre la comunità gay si attesta saldamente di fronte alle telecamere in Honduras, in molti telespettatori attendono che si faccia chiarezza sull'orientamento sessuale di un altro concorrente.
Parliamo di Vittorio De Franceschi, di cui si insinua, puntata dopo puntata, che sia attratto dallo stesso sesso. Lui non dice e non smentisce e anzi, si è fatto notare per l'intesa in diretta con un'altra delle concorrenti non celebri, Karen. E con questo piccolo mistero Simona Ventura sa di avere ottima materia prima per tenere desta l'attenzione degli spettatori nelle prossime puntate dell'Isola dei Famosi.

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La vera storia di Rendition e la delusione delle “critiche democratiche”.

(Christian Rocca) New York. Alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato il film “Rendition”, la cui storia è centrata sulla procedura clandestina di cattura e deportazione di presunti terroristi, praticata dalla Cia in collaborazione con i servizi segreti dei paesi alleati. Il sistema delle “extraordinary rendition” non è perfetto, ma nell’era della guerra al terrorismo affronta una serie di problemi di tipo pratico, politico e giuridico. Se il Pakistan dovesse catturare Osama bin Laden, per esempio, avrebbe tutto l’interesse a consegnarlo clandestinamente agli americani per evitare le ripercussioni interne che la sua detenzione e il suo eventuale processo causerebbero in patria. Al contrario, se i servizi occidentali arrestano uno straniero sospettato di terrorismo, ma non hanno ancora le prove richieste dai propri sistemi giuridici, preferiscono consegnarlo ai paesi mediorientali alleati dove il catturato è già formalmente accusato di qualche reato.

La “rendition” in Italia è nota per il caso di Abu Omar e per l’indagine della magistratura di Milano sull’imam radicale egiziano che i servizi italiani e americani hanno catturato e poi spedito in Egitto. Ed è per questo che i giornali italiani di ieri sono andati in sollucchero per il film. Uno su tutti, il titolo dell’Unità: “Festa di Roma, i sequestri della Cia di Bush”.
“Rendition”, in realtà, non è un atto d’accusa alla Michael Moore, è molto cauto, pieno di dubbi e attento a spiegare le ragioni e l’utilità di questo strumento antiterrorismo, tanto che le due gran dame del giornalismo cinematografaro italiano, Natalia Aspesi e Lietta Tornabuoni, su Repubblica e Stampa, sono rimaste parecchio deluse: “Ci si aspetta contenti un bel film arditamente democratico che denunci ancora una volta già note pericolose sfrontatezze dell’Amministrazione Bush, e alla fine si resta con un palmo di naso” (Aspesi); “non arriva a provocare indignazione né scandalo né rivolta democratica ma rimane lì inerte” (Tornabuoni).
Eppure, malgrado la delusione delle nostre critiche democratiche, il film colpisce perché diffonde una serie di falsi miti sulla “rendition”. Lo ha spiegato per bene, domenica mattina, il Washington Post, cioè il bastione del giornalismo liberal americano e certo non bushiano, con un articolo di Daniel Benjamin, ex capo delle politiche antiterrorismo al Consiglio di Sicurezza nazionale dell’Amministrazione Clinton. Il primo mito è alla base stessa del film. L’episodio che dà inizio alla vicenda cinematografica nella realtà non potrebbe accadere, almeno legalmente, e non è mai accaduto. Il protagonista del film, sposato con un’americana, ma nato in Egitto, viene catturato dentro un aeroporto americano e trasferito in un carcere nord africano per essere interrogato e torturato. La legge dice che una “U.S. person”, ovvero un cittadino americano o un residente negli Stati Uniti, non può essere rimossa dal paese attraverso la rendition. Non ci sono mai stati casi simili a quelli raccontati nel film, mai nessun americano è stato rapito negli Stati Uniti dai servizi per essere consegnato a un paese straniero. Benjamin ricorda soltanto il caso di un canadese di origini siriane consegnato alla Siria, trattenuto all’aeroporto JFK di New York.
C’è un altro mito mica male. Si pensa che lo strumento della rendition sia stato escogitato dai cattivoni Bush e Cheney, magari in combutta con i perfidi neoconservatori. Non è così. E il film lo fa capire, con grave disappunto delle critiche democratiche. La prima operazione di questo tipo è del 1987, ai tempi di Ronald Reagan, mentre nel 1990 ne è stata autorizzata un’altra da Bush senior. Ma il dato più interessante è un altro. L’ex direttore della Cia, George Tenet, ha svelato che prima dell’11 settembre la Casa Bianca ha autorizzato 70 volte la rendition, quasi tutte durante gli anni di Bill Clinton. Negli anni di Bush, sono state poco di più, cento, ma in uno scenario internazionale completamente mutato.
Le rendition, quindi, sono principalmente uno strumento messo in pratica a partire dal 1995 dalla Casa Bianca di Clinton per sabotare le attività terroristiche all’estero. Bush ha esteso le rendition anche alle attività di raccolta informazioni e per interrogare singoli individui, vista la più stretta urgenza post 11 settembre di evitare un altro attacco. Gli abusi e i rischi sono evidenti. L’esperto della Brookings, Daniel Byman, spiega però che la rendition offre una risposta al dilemma politico se sia meglio affrontare la minaccia terroristica con una guerra o con gli strumenti giudiziari. Bill Clinton aveva scelto la seconda via, George W. Bush entrambe. Il problema è che l’intelligence e i tribunali operano con regole diverse, creando una specie di zona grigia tra la sicurezza nazionale e il sistema giuridico. Capita spesso, infatti, che i servizi credano di avere prove sufficienti per detenere qualcuno implicato in attività terroristiche, ma anche che queste prove non siano sufficienti ai procuratori per avviare un processo. La rendition è lo strumento che consente ai governi di fare qualcosa, invece di niente.

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Party e poi vai a nozze.

Le feste di addio alla singletudine? Sempre più esagerate.
Ma ragazze e ragazzi hanno riti e mete diversi.


(Carlotta Magnanini - L'Espresso) Ballerine e strip-tease? Superati. Oggi le feste d'addio al celibato diventano weekend di arrivederci, alimentando un nuovo business para-prematrimoniale con versioni evolute delle bisbocce al night. I nuziandi non si accontentano più e per l'ultimo bagno di singletudine scelgono lunghe immersioni in acque lontane: un viaggio all'estero, un fine settimana tra amici, come sempre conditi da goliardia e gadget a tema, ma con evasioni più articolate. Meno spogliarelli e più vestiti da mettere in valigia.

Le celebrità insegnano a prediligere mete fuori mano: Christina Aguilera prima del Grande Passo con Jordan Bratman si è rifugiata con le amiche al Palimilla Resort di Cabo San Luca in Messico; Nicole Kidman ha festeggiato a Sydney in casa della sorella insieme a Naomi Watts; Britney Spears dopo essersi tinta i capelli aveva trascorso in incognito tre giorni di gozzoviglie tra donne al Fairmont Hotel di Santa Monica, mentre il fidanzato Kevin consumava con i suoceri una cena frugale nel ristorante extra-lusso Houston. Altro che un paio d'ore con i Centocelle Nightmare.

A introdurre nel calendario biologico una rinnovata occasione di baldoria sono stati ancora una volta gli anglosassoni, perfezionando l'antico rito profano inventato dai giovani aristocratici inglesi per soddisfare desideri e voglie da single. In America si chiamano bachelor o bachelorette party, invece stag-night per lui o hen-parties per lei in Inghilterra, dove sono un vero e proprio tormentone nazionale con tanto di agenzie e siti specializzati. RedSevenLeisure, LastNightofFreedom o FreedomLtd offrono soluzioni in pacchetti tutto-compreso verso mete dei balocchi come Amsterdam, Praga, Barcellona, Dublino e, new entry dalla New Europe, l'estone Tallin. Un giro d'affari che già nel 2005 nel Regno Unito ha raggiunto quota 430 milioni di sterline e che, secondo il 'Times', ne è costati 10 al governo. Secondo il Public Accounts Committee infatti, i consolati inglesi devono sempre più fronteggiare l'esborso di cauzioni per liberare i connazionali, finiti nelle grane o multati per ubriachezza e schiamazzi molesti. Perché, spogliarelliste o meno, il cerchio si chiude come al solito: si parte una volta per divertirsi, si finisce per sbronzarsi come se fosse l'ultima.

Ma chi sono i nuovi 'hooligans' dei fiori d'arancio? L'identikit è diverso da quello di un paio di decenni fa, perché oggi ci si sposa sempre meno e in età sempre più avanzata (in Italia la media è di 29 anni per le donne e 33 per gli uomini), di conseguenza si hanno maggiori disponibilità economiche. "Si spende sempre di più per il matrimonio nel suo complesso, quindi anche per l'addio al celibato o nubilato, assecondati anche da un'offerta di mercato sempre più invadente e standardizzata", dice la professoressa Giovanna Gianturco, docente di Sociologia della famiglia alla Sapienza di Roma. Una ricerca della Morgan Stanley sui pagamenti via carta di credito ha rilevato che gli amici degli sposi inglesi spendono in media 360 sterline per il volo aereo, ai quali si sommano le spese di pernottamento, la cena al ristorante e la serata in discoteca.

Anche in Italia la moda della trasferta per il celi-nubilato sta dilagando, senza però causare particolari costi 'diplomatici': "Gli interventi del consolato generale d'Italia per togliere dai guai i connazionali sono frequenti, ma non mi risulta siano conseguenze di simili feste", sostiene Marco Giungi, console generale d'Italia ad Amsterdam. Ma è vero che "la tendenza è quella di andare il più lontano possibile, forse per evitare gaffes", dice Davide Calamelli, titolare di Mangia e Balla, società di Riccione specializzata in party prenozze: "Infatti la maggior parte dei nostri clienti viene da fuori. Alcuni prenotano solo la cena e il tavolo in discoteca, altri preferiscono trascorrere con gli amici tutto il weekend e in tal caso ci occupiamo di riservare le camere in alberghi della Riviera". Il tariffario di Riccione varia in base alle richieste: minimo 30 euro a testa per la cena, più 180 euro se si desidera anche lo strip-tease, più il pernottamento se si resta il weekend. Richieste strane? "Le solite. Spogliarellisti per le donne, animazione 'brasiliana' per gli uomini".

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