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martedì 30 ottobre 2007

Pregiudicati e promossi.

(Il blog di Beppe Grillo) I 24 condannati in via definitiva stanno fermi come uno scoglio in Parlamento. Nessuno fa un passo indietro. Il primo che si costituisce agli elettori e si dimette diventa un eroe nazionale. Ma non lo capiscono. Quanti anni ci vorranno per toglierceli dai piedi? In tre anni ci siamo liberati solo di Previti. Sono pregiudicati di lungo corso. Drogati che non riescono a smettere.
Il Governo non è indifferente. Uno alla volta li aiuta a riprendere confidenza in sé stessi dopo le condanne processuali. E’ vero che pochi hanno conosciuto la galera, ma tutti sono detenuti onorari.
Lo scorso anno Vito e Pomicino, condannati il primo per corruzione a due anni e il secondo per finanziamento illecito a un anno e otto mesi e per corruzione a due mesi, sono stati nominati membri della Commissione Antimafia. Da quando ci sono loro la criminalità organizzata è diventata la prima azienda del Paese. Se ci fosse anche Andreotti, prescritto a vita, diventerebbe la prima multinazionale europea.
Il Governo non si dimentica dei condannati in Parlamento. E una ragione c’è. Metti che un domani gli attuali ministri e sottosegretari finiscano in tribunale a causa di una Forleo o di un De Magistris qualsiasi. Chi li aiuterebbe? Oggi a te, domani a me e il CSM a Mancino.
Gianni De Michelis (nella foto), definito a suo tempo un avanzo da balera, grande trombeur de femmmes ministeriale e autore del libro: “Dove andiamo a ballare questa sera: guida a 250 discoteche italiane” è stato promosso. La felice iniziativa nei confronti del condannato a un anno e sei mesi per le tangenti autostradali del Veneto e a sei mesi per finanziamento illecito è opera di Massimo D’Alema.
Per capire cosa ci aspetta nel 2017 la Farnesina ha istituito infatti un comitato di esperti detto: “Gruppo di riflessione strategica”. I personaggi che ne fanno parte si riuniranno in una sala del Ministero degli Esteri a discutere di energia, produzione, commercio, sicurezza e del futuro del mondo. Il Caronte della sinistra ha invitato Gianni De Michelis a far parte del gruppo. La nomina dell’'ex ballerino è motivata in quanto presidente dell’Istituto per le relazioni tra Italia e Africa, America Latina, Medio Oriente e Estremo Oriente.
Mi aspetto altri gesti importanti del Governo nei confronti dei condannati. I bombaroli alla commissione Difesa, i brigatisti agli Interni, gli estorsori al Fisco. Diamo loro una speranza per il futuro e a D’Alema la Forleo.

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Scherzi da prete.

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Danza, musica e recitazione: le tre anime del teatro.

(Il Messaggero) Un contatto diretto tra attore e spettatore, un'emozione rafforzata dalla contemporaneità, un brivido regalato dall'improvvisazione e dall'imprevisto della diretta. Tutto questo è il teatro che, come la sua stessa etimologia specifica, è l'arte che nasce dal “guardare”. Recitazione, danza, musica, s'intrecciano sullo stesso palco per animare il gioco di scambi tra gli interpreti e il pubblico. Per questo motivo, da 25 anni, il teatro Due organizza il “Teatro festival Parma “, una rassegna che dà spazio e visibilità a tutte le arti teatrali.

Quest'anno, fino al 3 novembre, otto compagnie con oltre 200 artisti provenienti da Italia, Germania, Francia, Ungheria, regaleranno cinque ore di spettacolo giornaliero. Eimuntas Nekrosius, Christoph Marthaler, Frédèric Flamand, Alvis Hermanis, sono solo alcuni dei grandi artisti ai quali il “Teatro festival Parma” ha dato una riconoscibilità internazionale. Il pubblico viene così avvicinato a tutte le espressioni artistiche che si esplicano su un palco, imparando a conoscere e apprezzare opere di un certo spessore culturale e di avanguardia.
Recitazione. Mercoledì 31 ottobre, si avrà sul palco del teatro Due Una serata con Angela Winkler. Canzoni e poesie, scritta e interpretata dall'attrice tedesca che si esibirà in pièces di Brecht-Weill-Eisler, Else Lasker-Schüler, Ingeborg Bachmann e Shakespeare, trasformandosi in personaggi sempre nuovi. La versatilità della Winkel (nella foto), che nell'arco della sua carriera è passata con disinvoltura dal teatro al cinema e viceversa, lasciando sempre il segno per bravura ed eleganza, riesce ad accompagnare l’ascoltatore in un viaggio molto particolare.

Danza. Dalla recitazione si passa alla danza con la compagnia tedesca CafeAda che si esibirà, il prossimo 3 novembre, in Autant en emporte le temps, con le coreografie di Malou Airaudo e Jean Laurent Sasportes. L'investigazione sul proprio io e le domande incessanti sulla propria esistenza, hanno ispirato i due coreografi-registi. Ne è nato uno spettacolo che, tra scenari bizzarri e immagini grottesche, porta in scena ballerini che sentono sul loro corpo l'inesauribile scorrere del tempo e cercano di trasmettere, con l'energia dei loro passi, la sensazione dell'intricato groviglio di successi, disfatte, ricordi e desideri lasciato su di noi dal tempo. Con il solo linguaggio del corpo ogni personaggio disegna una fase diversa della vita dell’uomo e le rispettive emozioni, interpretandone il mistero, l'ironia e il dramma esistenziale.

Teatro. La compagnia teatrale ungherese Katona József Színház si esibirà in Ledaralnakeltüntem (Mi tritano e sparisco) di András Vinnai e Viktor Bodó, il 2 e 3 novembre prossimi, tratto da Il processo di Franz Kafka. È il più rinomato teatro ungherese che ha realizzato un'opera quasi metalinguistica, nella quale con l'arte teatrale si esplorano i possibili significati del teatro stesso. Un giovane innocente, Josef K., è condannato ad essere escluso dalla società. Arrestato e rinchiuso in prigione, crede di essere vittima di uno scherzo di cattivo gusto, ma presto si rende conto che la sua situazione è tutt’altro che divertente. Gli amici di K. sono paranoici, gli avvocati che lo giudicano sono pazzi erotomani e le donne che cerca di aiutare sono dei meri oggetti. Durante il processo, Josef K. si impegna ad andare sempre più in profondità, per assistere infine solo alla sua esecuzione, alla quale arriva completamente fuori di senno, cantando e ballando.
Nel testo dell'opera, ci sono anche riferimenti a Il Castello, alle lettere e ai diari di Franz Kafka. E ancora appaiono ispirazioni ai testi di autori contemporanei a Kafka, citazioni di film hollywoodiani, slogan pubblicitari e stralci delle dottrine psicoanalitica e marxista. Il canto e la danza degli attori si fondono bene con numeri da circo e da cabaret.

Gli altri spettacoli. È tratto da Marx a Soho di Howard Zinn Il Marx a Parma il 1 e il 3 novembre, di Giancarlo Nanni. L'autore ha messo in scena questo divertente testo del grande storico americano in una forma antiteatrale. Un territorio di sperimentazioni è quello denominato Prototipi, in cui convergono strade inesplorate, sentieri di studio e ricerca. Ne fanno parte Il Capitano Nemo di Paolo Fabbri e A porte chiuse di Jean-Paul Sartre, entrambi il primo novembre.

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Premier Cambogia : Mia figlia è lesbica la diseredo.

Da Hun Sen un annuncio dal sapore politico.

(Apcom) La figlia adottiva è lesbica, e Hun Sen (nella foto), premier cambogiano e politico di lunghissimo corso, la disereda: lo ha annunciato in un discorso pubblico, tanto più risonante perchè è molto raro che Hun parli della sua vita privata.

Per diseredare la giovane - adottata negli anni 80 quando aveva appena 18 giorni - il premier intende presentarsi in tribunale e disconoscerla. "Ci preoccupa che un giorno possa crearci problemi e chiedere una parte del patrimonio familiare" ha detto parlando all'ultima classe dell'Istituto Nazionale di Educazione. Hun e la moglie Bun Rany hanno anche tre figli e altre due figlie. Ma il premier ha voluto mostrarsi magnanimo: non intende discriminare gli omosessuali, "molti di loro sono brave persone, non bevono, non si drogano e non fanno gare in macchina" come i membri delle gang giovanili, ha ammonito.

Un annuncio dal sapore politico. Nel 2004 l'ex monarca Norodom Sihanouk, altra figura storica della politica cambogiana, nonché noto playboy, aveva commentato sul suo website la notizia dei matrimoni gay a San Francisco auspicando che altrettanto potesse presto avvenire Phnom Penh. La Cambogia, scriveva, "è una democrazia liberale" e dovrebbe quindi "permettere i matrimoni fra uomini e uomini, o fra donne e donne". In fondo, rispondeva a un lettore, "io non sono gay, ma rispetto i loro diritti. Non è colpa loro se Dio li ha fatti così."

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Bova scinde un contratto tv. Ma non è la prima volta...

(Tv blog) Raoul Bova è l’uomo-copertina della settimana (di Sorrisi e Canzoni Tv), ma potrebbe esserlo vita natural durante e qui nessuno lo discute. E’ bello, bravo e non se la tira. Farebbe impazzire persino George Clooney se solo fosse una donna. Ma ora, nonostante il suo visino innocente e l’impeccabile reputazione che lo contraddistingue, ha un nuovo nemico pronto a dargli filo da torcere.

Trattasi di un pezzo grosso come Angelo Rizzoli, peraltro piuttosto caro a noi di Tvblog (il nostro Share è riuscito a intervistarlo in via del tutto eccezionale, vista la sua innata discrezione). Ebbene, Raoul ha un conto in sospeso “imperdonabile” (anche per una faccino d’angelo come lui) con la sua casa di produzione: quello di essersi sottratto all’ultimo all’impegno con la fiction L’Aviatore:

“E’ una miniserie per Mediaset che avrei dovuto iniziare a girare in questi giorni. Un progetto a cui tenevo molto perché da tempo volevo occuparmi della grande tragedia vissuta dal popolo ebraico. Non ce l’ho fatta perchè alla fine del film di Federico Moccia ho avuto un crollo fisico e psicofisico. Per troppe settimane ho continuato a tirare e a lavorare con il dolore. Ma la cosa spiacevole è che la produzione di Angelo Rizzoli abbia dubitato che mi fossi fatto male davvero. E a me l’idea che dopo tanti anni venga messa in dubbio la mia onestà proprio non mi va giù. Sono pure arrivati a chiedermi un risarcimento danni milionario. Ora è tutto a posto, ho presentato regolare referto medico. Il film lo girerà Sergio Castellitto ma il dispiacere resta”.

Difficile capire chi abbia ragione e chi torto. Raoul puntualizza che la lussazione di una spalla durante le riprese lo aveva provato fisicamente e costretto a imbottirsi di antidolorifici. Però va detto, pur manifestando un grande rispetto per la buona fede di Bova, che un gruppo serio come la Rizzoli Audiovisivi avrà avuto i suoi buoni motivi per diffidare. D’altronde, non è nemmeno la prima volta che recede da un contratto…

Qualche mese fa, l’attore raccontava a Vanity Fair che, quando si è trattato di onorare un impegno di sei anni con la sitcom What about Brian, ha fatto le valigie per accettare l’ingaggio in Nassiryia. Motivo: il suo personaggio era poco più che una comparsa e non sarebbe mai cresciuto.
Anche in quell’occasione, confessò a suo tempo, non è stato danneggiato troppo dalla sua drastica decisione, considerato quant’è difficile uscire indenni da un forfait contrattuale con le grandi major americane, ma all’indomani del divorzio il suo agente americano gli ha letteralmente voltato le spalle, anche per gli impegni promozionali previsti.
Gli States, in compenso, non gli hanno chiuso definitivamente le porte e Raoul ha potuto girare The Company, una serie tv sulla resistenza cubana anticastrista, prodotta da Ridley Scott. A suo dire la cosa migliore che abbia fatto in America (altro che Alien Vs Predator).
Ora, non sarà che la facilità di passare incolume a certi ripensamenti ha un po’ viziato il buon Raoul? D’accordo che ogni volta c’è un motivo diverso, ma il rischio è che le sue reiterate defezioni si tramutino nelle classiche giustificazioni da marinaio. In fondo, un vero professionista dovrebbe sempre tener fede ai propri impegni, soprattutto se consapevolmente riavvicinati (e non si può dire che Raoul, dopo “lo strappo”, si sia preso un anno sabbatico)…

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I fantasmi del movimento gay italiano convocati a Bologna.

Domenica 11 novembre, a Bologna, convocati dall'Arcigay vi sarà un summit fra quel che resta delle associazioni gay.
L'incontro domenicale sarà l'ulteriore occasione per l'ennesimo litigio o quella per organizzare la solita manifestazione di piazza per reclamare visibilità e diritti ad un governo amico che tanto amico non è oppure per analizzare proposte e strategie sgangherate del movimento gay.

Sicuramente si parlerà della risibile autocandidatura a Sindaco di Bologna di Franco Grillini che in un'intervista dichiara "Se mi si chiede se sono in grado di fare il sindaco di Bologna -dichiara a Radio Radicale il parlamentare socialista- non posso che dire di si'. Se mi si chiede se sono disponibile ad essere candidato da un'area laica, libertaria, che si batte per i diritti civili e per una citta' come Bologna che e' sempre stata il simbolo della laicita' e dei diritti civili in Italia, francamente penso di essere un candidato naturale, essendo bolognese e non di Cremona come e' invece l'attuale sindaco".

"Dobbiamo smetterla con la moda dei sindaci fenomeni che si credono Dio -conclude Grillini- e riportare il governo delle citta' ad una buona, sana ed efficiente amministrazione di personaggi di eccellenza che hanno a cuore l'avvenire della loro citta' e che soprattutto la amano".

Affermazioni che lasciano senza parole per la loro umiltà. Chi accoglierà la sua proposta a candidarlo? L'Arcigay e satelliti? staremo a vedere.
Quel che è certo è che al solito non ne verrà fuori niente di buono.

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Editoria/ Altro che gossip, Chi è un vero newsmagazine popolare. Ma il merito, più che del direttore Signorini, è del vice Iozzia...

(Affari Italiani) Non c'è dubbio: Chi è uno dei casi editoriali più eclatanti degli ultimi anni, in un panorama - quello dei periodici - che in Italia è tutt'altro che esaltante. Il settimanale Mondadori, creato da Silvana Giacobini con l'intento di realizzare un'alternativa "made in Segrate" a Novella 2000 ed Eva Tremila, con l'avvento alla direzione del bravo Alfonso Signorini si è imposto come un vero e proprio "newsmagazine popolare": una rivista più "fruibile" del pesante L'Espresso e più autorevole dell'ormai svilito Panorama, che accanto a sapienti gossip e news di taglio "pop" ospita scoop di prima mano (recente è la rivelazione della sclerosi multipla di Nicoletta Mantovani) e interviste a politici e uomini di potere, che sempre più spesso scelgono proprio Chi per comunicare a chi i quotidiani cartacei non li sfoglia nemmeno.

Signorini è anche un vero e proprio "prezzemolino" televisivo, e non c'è dubbio che questa sua predisposizione dia una grande visibilità al settimanale che dirige. Anche se viene da chiedersi quando trovi il tempo per occuparsene, fra un'apparizione a "Buona Domenica" e un'altra a "Verissimo", in attesa della ripresa di "Markette" di Chiambretti...
La risposta potrebbe essere proprio nella penultima pagina di Chi, dove è riportato il nome del vicedirettore, quel Giovanni Iozzia (foto a fianco) che in passato ha diretto Capital in casa Rcs: un uomo di macchina fidatissimo e dal curriculum importante, che può "tenere in mano" il giornale mentre il direttore è davanti alle telecamere o in sala trucco.

Insomma, sta' a vedere che Iozzia ha (forse) più meriti di Signorini nell'attuale posizionamento di Chi...

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Lord Steel: Contro l'aborto in Inghilterra contraccezione seria ed educazione sessuale.

(Innoxius blog) Sono sulla stessa onda del deputato liberale David Steel nella foto), per iniziativa del quale nel 1967 in Gran Bretagna è stato legalizzato l'aborto. In questi giorni, infatti, Steel ha dichiarato che «si praticano troppi aborti nel Regno, troppi pensano che la procedura sia una risorsa per riparare a un guaio e questo è irresponsabile. Non era lo spirito della legge. Io credo che la gente dovrebbe essere più responsabile nel proprio comportamento e in particolare nell'uso degli strumenti contraccettivi». In effetti, gli aborti in Gran Bretagna sono aumentati del 4% nel 2006 rispetto al 2005. Del resto, il concetto lo spiega chiaramente l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, capo degli anglicani, secondo cui «la procedura è ormai vista come normale, non come un'ultima scelta».

Ma Lord Steel non se la prende solo con l'irrensponsabilità dei sudditi di Sua Maestà, ma anche con i vertici religiosi. Steel accusa che «il no cattolico alla contraccezione contribuisce all'uso dell'aborto come surrogato. Invece quello che serve è contraccezione seria ed educazione sessuale». Mi trovo totalmente d'accordo con Steel, sia sull'uso, direi criminoso, della legge sull'aborto (anche se credo che sulla legge in sè e sull'aborto avremmo diverse opinioni), sia sul giudizio sulla Chiesa a proposito di contraccezione; anche se terrei a rispondergli che il no della Chiesa alla contraccezione è dettato dalla volontà che i rapporti sessuali siano basati tutti sulla presenza di amore vero e stabile, e quindi anch'essa è una posizione condivisibile. Ma capisco che una maggiore flessibilità dei cattolici sul tema, il che non vuol dire rinunciare al principio dell'amore, potrebbe far si che si ottenga di più. In fin dei conti, un rapporto sessuale può anche essere fine a sè stesso anche senza la presenza di contraccettivi. Ma con una nota di precisazione, ovviamente: la contraccezione accettabile è quella di carattere non abortivo, ossia né pillole del giorno dopo, né Ru 486. Spirale e preservativo vanno benissimo.

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Daniele Luttazzi, il ritorno "Un varietà satirico per adulti".

Il comico in tv, con un programma tutto suo, a cinque anni dall'"editto bulgaro". Da sabato 3 novembre su La7 con "Decameron. Politica, sesso, religione e morte".

(La Repubblica) Troppo tardi: è già su La7. Troppo tardi se mai alla Rai fosse venuto in mente di ascoltare Michele Santoro che in una puntata di Annozero aveva lanciato un appello per un "editto al contrario", affinché "Prodi o D'Alema, per fare due nomi" chiedessero "ad alta voce" che Daniele Luttazzi tornasse ad avere un programma in Rai. L'appello di Santoro, unito a Luttazzi che dice "troppo tardi", è stato il primo spot del suo nuovo programma. Come dire "sono già impegnato", ma pure che ormai non c'è modo e spazio per la satira nella tv pubblica. Infatti è La7 a sciogliere l'incantesimo dell'"editto bulgaro": l'appuntamento con Decameron - è il titolo del programma - è per sabato 3 novembre alle 23.30. "Politica, sesso, religione e morte" è il sottotitolo, dieci puntate di "varietà satirico per adulti". Poche le anticipazioni: attori di teatro come ospiti, due canzoni dal suo album School is Boring come sigle di apertura e di chiusura, si registra negli studi romani di Cinecittà, stile improntato a "libertà, ferocia e grazia". Una promessa: "Non diffamerò nessuno".

Il proposito di scendere a più miti consigli rispetto al passato l'aveva manifestato in aprile. Ospite di Enzo Biagi a Rt - Rotocalco televisivo, aveva spiegato che "fosse per me, aprirei le cataratte e farei uscire tutta la bile accumulata in questi anni. Ma poi me ne pentirei, quindi cercherei di centellinare la bile con battute ad hoc". Sempre lì aveva detto che della tv gli mancava "la possibilità di rivolgersi a un pubblico vasto", lui che con una puntata di Satyricon faceva sette milioni e mezzo di telespettatori. "Per raggiungerli a teatro, devi lavorare più di un secolo".

Non sarà probabilmente La7 a garantirgli simili platee. Ma almeno ha trovato porte aperte per la sua satira. E le sue conseguenze imprevedibili. Fin dal 1989. Quando, alle prove generali del programma Fate il vostro gioco, fa una battuta sul Psi di Bettino Craxi e viene epurato per la prima volta dalla Rai. Ci tornerà (RaiTre) soltanto nel 1994-1995, come coautore di Magazine 3, al quale partecipa con le rubriche Sesso con Luttazzi, La cartolina di Luttazzi e La piccola biblioteca. Sempre nel 1989, per il programma Banane dell'allora Telemontecarlo, prepara gli sketch Marzullo intervista Hitler e Marzullo intervista Gesù: non andranno mai in onda.

In quegli anni di lontananza dalla tv Luttazzi si divide fra teatro, radio e scrittura. Nel 1993 traduce #$@&! - L'antologia ufficiale di Lloyd Llewellyn, il fumetto cult di Daniel Clowes. Nello stesso anno scrive, in memoria di Andrea Pazienza, Splendido amorale, per la rivista Duel, e ricorda che Pazienza faceva satira vera, quella che "non fa prigionieri". Nel 1994 pubblica Va' dove ti porta il clito, parodia di Va' dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro. La scrittrice gli fa causa per plagio, ma la perde.

Dopo il ritorno in tv su RaiTre, la popolarità di Luttazzi esplode nel 1996 con la partecipazione a Mai dire gol su Italia 1. I personaggi (Panfilo Maria Lippi, il professor Fontecedro, Luisella) da lui interpretati nel programma della Gialappa's vengono pubblicati nei libri Tabloid e Cosmico. Nel 1998, sempre su Italia 1, esordisce alla conduzione del talk show notturno Barracuda: censurato già alla prima intervista (la produzione taglia il passaggio in cui Claudio Martelli dice "Berlusconi non è un politico, è un piazzista"), il comico torna in Rai al termine del contratto. I passaggi censurati faranno poi parte del libro che porta lo stesso titolo della trasmissione.

All'inizio del 2001 Luttazzi torna al talk show, su RaiDue, con Satyricon: sospeso per una settimana dopo la nona puntata per via di un'intervista a Marco Travaglio su Berlusconi e Dell'Utri. Nel 2002, l'"editto bulgaro". Negli ultimi anni Luttazzi si è dedicato al teatro (il 12 e 13 ottobre scorsi era a Roma con Barracuda 2007), ha collaborato con alcuni giornali, creato un sito, pubblicato libri e due cd, lavorato come script doctor per i canali Usa Comedy Central e Hbo. Non è mai tornato in tv, nonostante parecchie offerte. Poi ha scelto La7. La data è certa, 3 novembre. Un po' meno certo, visti i precedenti, quanto durerà.

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Quando si è alla frutta: Francesco Coco confessa: Giocare al Milan? Anche gratis!

Il naufrago Francesco Coco non riesce a stare lontano dal pallone: "Sono pronto a rinunciare a molti soldi, anche a giocare gratis, pur di riprendere la mia maglia numero 77". Nei prossimi giorni dovrebbero esserci i contatti con la società.

(Quotidiano.net) «Voglio tornare ad essere un giocatore di calcio. Il pallone è la mia vita». Lo afferma sul numero di «Chi», il settimanale diretto da Alfonso Signorini, in edicola da domani, Francesco Coco, appena rientrato dall«'Isola dei famosi».

«Per riprendere a giocare devo sposare un progetto in cui possa mettere amore, e questo posso farlo solo con una squadra, quella in cui sono cresciuto: il Milan. Sono pronto a rinunciare a molti soldi, anche a giocare gratis, pur di riprendere la mia maglia numero 77. Sono a posto fisicamente e di testa, posso ancora giocare per cinque anni». Nei prossimi giorni, secondo il settimanale, i contatti con la società.

Prima di partire per l'Isola Coco aveva dato ufficialmente l'addio al calcio, ora si giustifica così: «Il calcio per me è come una fidanzata, che ti accorgi di amare tanto quando non ce l'hai più. Non pensavo che avrei sofferto tanto lontano dal campo».

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Nuova condanna a morte per omosessualità in Iran.

E' imminente una nuova esecuzione capitale di un giovane omosessuale in Iran.
Makwan Moloudzadeh kurdo iraniano di di 21 è stato condannato a morte e confermata dopo che la corte suprema ha respinto il suo appello il 1° agosto scorso.
Il fatto risale al 2006 quando nella città di Paveh il giovane venne fatto oggetto di una denuncia presentata da un ragazzo di tredici anni che lo accusava di violenze.
Torturato durante la detenzione, il giovane avrebbe confessato di aver avuto rapporti sessuali omosessuali sin dal 1999 quand'era minatore e pressapoco della stessa età del ragazzo che l'ha denunciato essendo nato il 31 marzo 1986.

Amnesty International e l'associazione gay iraniana in esilio Irqo sostiene la liberazione di Makwan Moloudzadeh ed assieme ad ltri organismi internazionali ha iniziato una serie di azioni di protesta da fare pervenire alle autorità del paese.

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Australia: Leader conservatore nudo su siti gay.

(Gay tv) Andrew Quah è il leader del partito ultraconservatore Family First. O meglio era, perchè dopo aver scoperto il suo profilo con foto di nudo in un sito di incontri gay, il suo partito lo ha scaricato.

Andrew Quah è il leader del partito ultraconservatore Family First. O meglio era, perchè il suo partito lo ha scaricato dopo aver scoperto il suo profilo con foto di nudo in un sito di incontri gay. Quah si difende dicendo che le foto sono tutte sue tranne quella del pene e che la colpa è degli oppositori politici che lo hanno ubriacato o drogato.

Ma il problema del politico non sembra tanto essere legato alla presunta omosessualità, che il suo partito non accetta, ma il pene troppo piccolo che lui stesso nega di avere.
Una ragazzata - QUah è leader politico ma ha meno di 30 anni - che gli è costata il posto e la carriera.

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Arcigay fa flop a Cesenatico: Salima Night quasi vuoto per la prima serata gay e lesbo.

(Romagna oggi) Delusione per la prima serata “The Fly”, dedicata agli omosessuali, all’Odeon Salima Night, sul lungomare di Ponente. Domenica scorsa, pochi i clienti e locale semi-vuoto. L’iniziativa, curata dal presidente dell’Arcigay di Cesena, Davide Santandrea, è stata lanciata dalla ballerina di limbo-dance Salima, in collaborazione con il circolo “Dario Bellezza”.

Forse la causa di questo flop è stata la scarsa pubblicizzazione della serata. Comunque gli organizzatori non sembrano arrendersi, anche perchè ci sono dei precedenti: le serate “Happy Gays” all’ex-Giovedì Pub di Cesena ed al Cotton Club di Cervia, che hanno richiesto qualche tempo prima di registrare il pienone. Per ora il programma è già fitto di eventi, il punto di domanda resta sulla scelta della serata, forse si passerà al venerdì.

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L’ombra della violenza sulla scuola di Oprah Winfrey.

Denunciati abusi sulle ragazze ospiti dell’istituto fondato dalla regina dei talk show.

(La Stampa) Rischia di trasformarsi in un luogo da incubo, la “scuola dei sogni” aperta a Johannesburg dalla regina americana dei talk show Oprah Winfrey per aiutare le ragazze senza mezzi.

Secondo il quotidiano sudafricano Rapport, una delle istitutrici dell’Oprah Winfrey Leadership Academy for Girls è accusata di aver sottoposto diverse allieve a violenze fisiche e psicologiche e di aver abusato sessualmente di almeno una delle giovani ospiti. Il caso è emerso in seguito alla fuga di una ragazza, che ha denunciato alla famiglia gli abusi divenuti ormai “intollerabili”: informata dei fatti, la popolare anchorwoman, conosciuta nella scuola come “Mama Oprah”, ha raggiunto Johannesburg una prima volta due settimane fa e ha ripetuto la visita venerdì scorso, per incontrare i dirigenti scolastici, verificare l’andamento dell’indagine interna e manifestare il proprio supporto al personale, alle ospiti e alle loro famiglie.

Winfrey, che non ha mai fatto mistero di aver subito a sua volta abusi e violenze durante l’infanzia, ha rilasciato un conciso comunicato stampa, in cui ha dichiarato di voler trattare la spiacevole vicenda con la massima serietà: la presunta colpevole è già stata allontanata dall’istituto e le autorità scolastiche hanno attivato un servizio di supporto psicologico al servizio delle allieve e del personale docente.

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Inchiesta per pedopornografia su un teramano.

Sequestrato il computer di un uomo di 40 anni con collegamenti a siti sospetti.

(Diana Pompetti - Il Centro) La procura indaga su una vicenda di pedopornografia, ancora tutta da chiarire. Nell’inchiesta del sostituto procuratore Laura Colica c’è un indagato, un teramano di 40 anni, a cui è stato sequestrato il computer. Nel pc, durante una perquisizione domiciliare, sono state trovate tracce di collegamenti ad alcuni siti pedofili e alcune foto. Sul materiale è stata disposta una perizia, i cui risultati dovrebbero essere pronti tra qualche settimana.
L’inchiesta, avvolta in uno stretto riserbo, è partita dopo alcune segnalazioni fatte proprio nei confronti dell’uomo. Successivamente sono partiti i primi accertamenti e sono scattate le perquisizioni. E’ stato proprio nel corso di una di queste che è stato trovato il computer. Agli investigatori è stato sufficiente dare un’occhiata per capire che nel pc c’era qualcosa di sospetto. E’ scattato il sequestro e ora saranno degli esperti a stabilire con esattezza le modalità di collegamenti a siti pedofili. Obiettivo degli investigatori è anche quello di verificare se l’uomo abbia agito per conto proprio o in qualche modo sia legato a qualche organizzazione criminale, di quelle che agiscono a livello internazionale e che provvedono a scambiarsi su siti particolari foto pornografiche di bambini e notizie varie. Non è la prima volta che si verificano casi di questo genere.
In passato, infatti, varie indagini, in particolar modo quelle condotte a livello nazionale e regionale dalla polizia postale, hanno portato alla luce veri e propri traffici di immagini pornografiche di minori fatte da un capo all’altro del mondo. E in rete avviene un vero e proprio commercio di immagini, che ormai da tempo le forze dell’ordine stanno cercando di fronteggiare e combattere con operazioni continue.
Risale a qualche settimana fa la notizia di un uomo inglese arrestato in Tailandia grazie proprio ad un’operazione congiunta di investigatori di più Paesi, che ormai da tempo seguivano le sue mosse. In rete, infatti, per anni l’uomo era riuscito a portare avanti un turpe commercio di immagini pornografiche di bambini e minori. Per questo genere di reati la legge prevede una reclusione fino a tre anni.

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Marco Paolini e Il Sergente, su La7,

Marco Paolini(Tv blog) Stasera su La7, a partire dalle 21.30, andrà in onda uno di quegli spettacoli che fa amare questa rete così poco commerciale: l’attore e regista Marco Paolini, in esclusiva proprio per La7 ed in rigorosa diretta (con 6 telecamere a disposizione), metterà in scena il monologo Il Sergente, tratto da un’opera di Mario Rigoni Stern.La particolare diretta avverrà all’interno di una suggestiva cava di pietra bianca ora dismessa nei pressi di Zovencedo (VI), davanti a 500 spettatori (probabilmente infreddoliti, come lo stesso narratore).
Nell’arco delle due ore non avverrà alcuna interruzione pubblicitaria, questo proprio per permettere agli spettatori di godere appieno di un’opera, Il sergente della neve, che racchiude in sè un’esperienza tragica, una vicenda storica vissuta in prima persona da Rigoni Stern che rimane dolorosa anche a distanza di oltre sessant’anni e che si è lasciata alle spalle oltre 30mila morti.

Ambientato nell’inverno 1942-43, il diario autobiografico affronta uno degli episodi più drammatici nella storia del nostro esercito: la ritirata dei soldati attraverso la taiga russa.
Pubblicato per la prima volta nel 1953, il libro colpisce per la forza della testimonianza e la verità umana che emerge dall’analisi essenziale e priva di retorica degli avvenimenti. Attraverso la propria esperienza, Rigoni Stern racconta il dolore e l’inutilità della guerra, il freddo, la paura, la fame. Un’analisi toccante che rievoca certi momenti d’umanità, come nel caso dell’incontro coi soldati russi in un’isba ove nemici dividono il cibo con nemici, in un clima di pace e serenità.

Tutta la giornata del 30 ottobre, spiega Antonio Campo Dall’Orto a La Stampa, sarà dedicata allo spettacolo di Paolini:

“Sarà un po’ come portare l’acqua a un corridore durante una lunga corsa. Trasmetterò uno speciale di Atlantide, documentari, un film e una puntata di 8 e 1/2 che porterà il testimone sino alle 21,30, quando comincerà Il sergente. Giuliano Ferrara ha voluto conoscere Paolini, ha parlato con lui del Sergente, alla fine ha deciso di fare qualcosa di speciale, non so che cosa, sarà una sorpresa per tutti”

Da non perdere, sia per l’intensità dell’opera portata in scena, che per la bravura dell’interprete, Marco Paolini, già apprezzato narratore de Il racconto del Vajont che nel 1995 ha vinto il Premio Speciale Ubu per il Teatro Politico, nel 1996 il Premio Idi per la migliore novità italiana e nel 1997 l’Oscar della televisione come miglior programma del 1997 per la realizzazione dello spettacolo in diretta nell’anniversario della strage del Vajont.

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Clinton visto da Ford: «È malato di sesso».

In un libro i ricordi dell'ex presidente repubblicano. «Bill ha bisogno di cure. Hillary? Moglie sofferente. Ma forse è presto per una leader donna».

(Ennio Caretto - Il Corriere della Sera) «Bill Clinton è malato di sesso, dovrebbe farsi curare in una clinica specializzata». Così Gerald Ford, il presidente degli Stati Uniti dall'agosto 1974 al gennaio '77, dichiarò al giornalista Thomas DeFrank del Daily News nel '99. «È davvero malato — ripeté Ford —, ha bisogno di cure». La moglie Betty gli diede ragione: «La cura c'è, le cliniche ci sono — affermò —. Un mucchio di uomini sono riusciti a liberarsi da questa ossessione. Il vizio del gallismo si combatte con successo. Ma Clinton è in stato di diniego». Nel lungo colloquio con il giornalista, i coniugi Ford non definirono Clinton, allora inquilino della Casa Bianca, un maniaco sessuale. Ma non gli risparmiarono le critiche per la sua tresca con la stagista Monica Lewinsky, che provocò una crisi politica che paralizzò l'America. «La prima volta che lo incontrammo, nel '93 — sottolineò Ford — ci accorgemmo subito di quanto Clinton fosse donnaiolo. Nessuna bella ragazza sfuggiva al suo sguardo. Non era molto sottile. E sì che in famiglia era Hillary a portare i calzoni. Era molto più forte e più dura di lui. Comandava lei». DeFrank ha raccontato di Ford, morto circa un anno fa, e della coppia «Billary» in un libro appena uscito in America, dal titolo Scrivilo quando me ne sarò andato, che potrebbe ripercuotersi negativamente sulla campagna elettorale di Hillary. Il titolo è dello stesso Ford, che per oltre trent'anni confidò al giornalista molte cose a patto che le rendesse pubbliche solo dopo la sua morte. DeFrank rivela che allo scoppio dello scandalo della Lewinsky, Clinton telefonò a Ford, chiedendogli aiuto perché il Congresso intendeva incriminarlo per falsa testimonianza (aveva più volte negato la tresca).

Ford gli propose un compromesso: «Suggerisci che ti censurino, invece di incriminarti. Ammetti la tua relazione con la stagista e chiedi umilmente scusa a tutta la nazione». «Non posso farlo — rispose Clinton — per via della mia famiglia e della mia carica». Un errore, secondo Ford: Clinton sopravvisse allo scandalo, ma indebolì la candidatura del suo vice Al Gore, sconfitto da Bush nel 2002. Il ritratto di Clinton maniaco sessuale si scontra però con quello di Clinton leader politico. Ford lo considerava ancora più carismatico di John Kennedy (altro impenitente dongiovanni): «un superbo piazzista », lo definì, e gli mosse un unico rimprovero, di essere «un debole» in politica estera. Ma anche in questo campo, concluse, «sta imparando in fretta e bene». L'ex presidente repubblicano fu cavalleresco con Hillary, «una buona madre e una moglie sofferente », ma non molto ottimista sulle sue possibilità di riconquistare la Casa Bianca: «Ha grande talento e sono sicuro che si candiderà nel 2004 o nel 2008. Ma mi chiedo se l'America sia pronta per un presidente donna». Un interrogativo a cui per ora il Paese sembra rispondere positivamente, anche se la strada di Hillary è piena di trabocchetti come il malizioso Scrivilo quando me ne sarò andato.

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Di Canio sexy.

Un Di Canio sexy per un vecchio spot pubblicitario inglese (non siamo riusciti a scoprire cosa pubblicizzasse).
Una volta ogni tanto un Di Canio simpatico e con il "braccio " non sollevato.

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Street art. Intervista a Nuria.

Nuria
Un motivo ripetuto a colori e disegni diversi, ma sempre nella stessa forma. Così si presenta lo stile metropolitano di Nuria, una delle poche donne che realizza urban art. Spagnola, lavora spesso in coppia con Eltono, alla ricerca di una nuova dimensione (o della dimensione successiva) della street art.

Chi è Nuria, raccontaci qualcosa di te.
Un artista spagnola di Madrid.

Qualche volta lavori con Eltono, come vi siete conosciuti e come avete deciso di lavorare insieme?
Ci siamo incontrati nel 1999 all’università di arti applicate a Madrid. Era il mio ragazzo e non abbiamo programmato niente. Siamo usciti e abbiamo cominciato a dipingere.

Come ti è venuta in mente l’idea del tuo stile nei disegni e nelle installazioni? Hai studiato moda o sei stata influenzata da questa per le tue opere urbane?
Ho studiato architettura e arte. Ho realizzato qualche lavoro per la moda e ho anche avuto una collezione di borse. Ma ora è terminata.
L’arte è il mio modo di esprimermi ora e per sempre. Ho iniziato a dipingere e a fare installazioni come conseguenza del mio lavoro sviluppato in strada.

Il tuo lavoro mi ricorda un motivo o un codice, e quando lo guardo mi fa pensare a Truthtag e ad altri artisti urbani emergenti che stanno cercando di attraversare nuove frontiere. Vuoi utilizzare il motivo ricorrente come una nuova forma di arte underground? Quale è il significato?
Uso il motivo come riflesso di spazio e tempo. Attraverso questi disegni voglio che lo spettatore partecipi ad una nuova esperienza e pensi a queste due cose, spazio e tempo.
Voglio anche sviluppare questi disegni intricati come un confronto, uno stop verso il trend della street art. Sono stufa dell’uso della strada come trend e di questo incollare sticker e poster e poi dopo fare 100 fotografie e spargerle nella rete realizzando quello che io chiamo telegraffiti. E’ anche un doppio gioco legato al tempo che normalmente spendo sulla strada.

Un nuovo progetto a cui stai lavorando?
Ho appena concluso un murale in Austria alla Tagtool Base. Il prossimo è una sessione con “Equipo Plastico y Tagtool” a Pamplona all’inaugurazione del nuovo museo di arte contemporanea della città.

Alcuni lavori di Nuria (Mora Moreno)

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Un anno senza peccare - il diario di un uomo che ha scomesso di vivere secondo la Bibbia.

(Tommy Cappellini - Il Giornale) Un anno. Un solo anno. Eppure il più lungo della tua vita e certo il più ricco di sorprese. Soprattutto se ti sei messo in testa di condurre un esperimento che due millenni fa avrebbe potuto avere un certo successo ma che al giorno d'oggi è qualcosa che rischia di far deragliare la tua intera esistenza: vivere alla lettera i precetti della Bibbia, senza mai transigere nemmeno su quelli più piccoli. Vedere se ce la fai. Se è possibile.

Da buon americano, A.J. Jacobs ha affrontato la sfida con determinazione, forse pensando ai diritti d'autore che negli Stati Uniti premiano di frequente coloro che si prestano in prima persona a «verificare sul campo» gli stili di vita più eccentrici. E alla fine dei dodici mesi ha consegnato al suo editore Simon & Schuster la cronistoria di come gli è andata: The Year of Living Biblically (Un anno vissuto secondo la Bibbia, pagg. 388, euro 20,98).
«Quando iniziai a rispettare tutte le prescrizioni bibliche, dai dieci comandamenti a quelle conosciute soltanto dagli studiosi» ha scritto l'autore, «mia moglie accettò il progetto con un sospiro sconsolato. Parenti e amici mi dissero sarei diventato un primitivo e che sarei finito in un monastero o da qualche parte nei dintorni di Gerusalemme». Senza contare il rischio, da lui stesso puntualmente riscontrato, di trasformarsi in un fanatico fondamentalista. Leggendo il suo minuzioso racconto, però, sembra che nel complesso Jacobs si sia divertito molto, sebbene non si possa affermare che l'esperimento abbia avuto esito positivo: troppi dettami del Libro sacro si sono mostrati inapplicabili o passabili di essere fraintesi fino all'impasse. In pratica, non c'è stato giorno senza un peccato o un'omissione.
«Non uccidere»? «Non desiderare la moglie del tuo prossimo»? «Crescete e moltiplicatevi»? Per Jacobs, che di professione fa il giornalista a Manhattan, lo scoglio iniziale è stato l'ottavo comandamento: non dire bugie. Cioè, nella versione più estesa, non pronunciare falsa testimonianza e non fare gossip. Il fatto che anni prima avesse tentato di vivere dicendo quello che gli passava per la mente senza mai censurarsi - il resoconto dell'impresa, dal titolo Penso che tu sia grassa , riuscì a venderlo alla rivista Esquire - non lo ha aiutato. Il numero di bugie in un anno è stato «impressionante» nel lavoro come nel privato (pure col figlio: «No, non possiamo vedere la televisione, è rotta»). Per quanto riguarda invece il «non commettere adulterio», lasciamo al lettore il piacere di scoprire come la cavia biblica se l'è cavata, ricordando che la città di New York - per citare Jay McInerney - sta alla monogamia come il telecomando sta alla lettura di un libro.
Ma altri, pur meno importanti, sono i precetti che hanno messo in crisi effettiva la quotidianità di Jacobs. «Le tue vesti siano bianche in ogni tempo» (Ecclesiaste 9:8) lo ha fatto camminare per Manhattan vestito d'estate come per una semifinale di Wimbledon e d'inverno come un batuffolo di cotone. La cosa, lungi dal metterlo a disagio, lo ha fatto sentire «leggero, felice, puro». Peggio gli è andata con «non taglierai ai lati la tua barba» (Levitico 19:27). Dopo poche settimane Jacobs si è ritrovato con una barba rabbinica di difficile gestione, oltre che iscritto senza consenso alla invisibile ma estesa Confraternita dei Barbuti, piena di tic particolari e occhiate d'intesa sui mezzi pubblici. La sua barba, sempre più lunga, prese a ricevere sempre più spesso carezze di accertamento da parte degli sconosciuti (poliziotti aeroportuali compresi), «un po' come il muso di un Labrador o la pancia di una donna incinta».
Se piantare una tenda nel salotto di casa, seguire la dieta di Ezechiele (ringraziando Dio dopo ogni pasto), distribuire soldi a vedove e orfani, non indossare insieme lana e lino, avere scambi intellettuali coi creazionisti, sono state tutto sommato prove facili da superare - e «rispetta il Sabato» è arrivato come un dono dal Cielo per un tossicodipendente dal lavoro come Jacobs - altri dettami gli hanno tuttavia creato molta ansia e confusione.
Come è possibile, in una metropoli, evitare di «sedersi dove si è seduta una donna mestruata» (Levitico 15:20)? E come «lapidare chi commette blasfemia» (Levitico 20:27) o adulterio, senza incorrere in problemi penali? Contando poi che la Bibbia «non indica la dimensione delle pietre da usare»?

In quest'ultimo caso ne è uscita una scena esilarante. Jacobs sta camminando nell'Upper West Side alla ricerca di un peccatore da lapidare. Incontra un settuagenario che davanti ai suoi occhi ammette candidamente di vivere nella colpa: «Sì, ho commesso adulterio: stanotte, ieri, domani. Due settimane fa. Vuoi lapidarmi?», «Se fosse possibile...», «Ragazzo, provaci e ti prenderai un bel cazzotto sul grugno». Tornato a casa ancora tutto intero, Jacobs aggiunge al suo diario: «Prenderla letteralmente non è il miglior modo di vivere la Bibbia». E poi si sforza di preparare la cena: pane di Ezechiele. Vale a dire grano, orzo, fave, lenticchie, miglio e spelta, da cuocersi, se si è colpevoli, sopra escrementi umani, come fece appunto Ezechiele.
«Ma io», scrive Jacobs, «non mi sentivo troppo colpevole».

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A Roma la Notte dei Pubblivori 2007.

La notte dei pubblivori 2007(06 blog) Anche quest’anno manca poco alla maratona di quattro ore della pubblicità e non ho intenzione di perdermela. E’ appena partito il tour italiano de ‘La Notte dei Pubblivori’, uno spettacolo nato in Francia nel 1981 grazie all’ideatore Jean Marie Boursicot, il più grande collezionista di spot pubblicitari nel mondo. Si tratta della visione di cinquecento spot selezionati tra i 25mila arrivati. Sono stati scelti quelli più creativi ed emozionanti e saranno proposti nel corso della notte.

I prossimi appuntamenti saranno a Bologna (9 novembre), Firenze (10 novembre), Reggio Calabria (23 novembre) e Bari (24 novembre).
Il 16 novembre sarà la volta anche di Roma. La nottata sarà organizzata a partire dalle 21.30 presso il Cinema Adriano. I biglietti potrete comprarli a 11,20 euro su Ticketone.

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Lapo Elkann presidente della Sparkling Volley Milano.

lapo(02 blog) La pallavolo ha avuto fortune alterne a Milano. Scomparsa dal panorama delle squadre sportive, è nel 2006 che rinasce professionisticamente con la Sparkling Volley già arrivata in Serie A1.

E’ di oggi il comunicato che annuncia la nomina a nuovo presidente di Lapo Elkann, ovvero il famoso rampollo di casa Agnelli. Buona notizia? Cattiva notizia? Come si dice in questi casi lo scopriremo solo vivendo.

Rimane comunque un po’ di amaro in bocca nel constatare come lo sport che non sia calcio, sia assolutamente snobbato dai grandi imprenditori milanesi. Le vicende dell’Olimpia Basket, passata di mano in mano fino all’addio del romagnolo Corbelli per far posto, forse, al milanese d’adozione Giorgio Armani. I Vipers Hockey Saima sono tornati alla grande dopo un buco nero durato qualche anno, stessa sorte subita dagli Epipoli Rhinos di football americano. E chissà quante altre storie di squadre fondate sulla passione e sull’abnegazione sono terminate per mancanza di fondi.

Auguriamo sinceramente un grosso in bocca al lupo a tutte le nostre squadre, ma il fatto che il nuovo presidente della squadra milanese di pallavolo arrivi direttamente da Torino, non può che far scattare un piccolo campanello di allarme. Cosa ne pensate?

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Cineclub e rassegne gay al Grauco.

(Querrblog) La comunità gay è divisa (ma non per questo separata) apparentemente in due: la parte attivista, militante, impegnata, intellettuale da una parte; quella baraccona, trash, vippara, frivola e pettegola dall’altra. Noi di Queerblog siamo particolarmente fieri di essere parte e specchio sia dell’uno che dell’altro aspetto. E come noi, moltissimi altri gay che non sono necessariamente chiusi nella propria tipololgia di rappresentanza.

Abbiamo scoperto una saletta di cinema d’essai, alternativa fin dalla sua ubicazione (la frizzante zona del Pigneto a Roma), dove l’amore per il cinema si coniuga con la storia, il recupero di opere d’epoca, la politica, il sociale: il "Grauco Film Ricerca", diretto da Roberto Galve, è tutto questo e anche di più (ne avevano parlato i nostri colleghi di 06Blog tempo fa).

Qui le rassegne di cinema gay non mancano. Per questo è bene tenere d’occhio la ricca programmazione di questo cine club, sia che siate appassionati di cinema sia che siate solo curiosi avventori. Siamo certi di aver risvegliato con questo l’interesse di molti di voi. Se non basta leggete come si presentano gli amici del Grauco al loro pubblico.

Le nostre proposte di analisi e studio hanno puntato, già dall’inizio, più sulla problematica sociale che produce un determinato percorso iconico che sul Cinema circoscritto e se stesso. Quindi, Cinema come Specchio sociale, anche se a volte deformante, altre opaco, ma consapevoli che l’immagine riflessa non è la realtà ma solo il punto di vista che può dare stimolo all’analisi di noi stessi di fronte allo specchio; poichè è stata sempre la persona, immersa nel sociale, anche quando emarginata, anzi tanto più allora, che ci interessa.

Il Grauco è in via Perugia 4 a Roma. Aperto tutti i giorni.

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Sesso e coca a Buckingam Palace: Confermato, è il visconte Linley il reale ricattato.

Il segreto sull'identità della personalità che aveva subito il tentativo di estorsione è durato poco. Il nobile, 45 anni, sposato è il figlio della principessa Margaret. Secondo il "Sun" potrebbe decidere di raccontare pubblicamente quello che è successo. I due presunti estorsori dicono che non c'è stato tentativo di ricatto.

(Enrico Franceschini - La Repubblica) Non è il principe Carlo, non è il principe William, non è il principe Harry, ma è pur sempre il nipote della regina Elisabetta. L'identità del membro della famiglia reale britannica ricattato per una storia di omosessualità e droga sarebbe il visconte David Linley, 45 anni, figlio primogenito della defunta principessa Margaret di Windsor, sorella della regina, e del famoso fotografo inglese Lord Snowdown Linley.

Il giudice che segue l'inchiesta sul ricatto ha vietato ai media britannici di rendere noto il suo nome, in omaggio al rispetto della privacy, un diritto generalmente difeso con particolare attenzione in questo paese, specie quando riguarda la "royal family".

Ma il divieto si estende soltanto a giornali e televisioni che operano nel Regno Unito, non a quelli all'estero né può applicarsi a un mezzo di comunicazione senza frontiere quale Internet: così vari siti americani e di altri paesi hanno smascherato l'identità del ricattato, già nota da giorni a tutti a Londra ma rimasta segreta a causa dell'ingiunzione del tribunale.

Stamane, peraltro, il Sun di Londra scrive che il "membro della famiglia reale" potrebbe decidere spontaneamente di identificarsi in pubblico, per mettere a tacere le indiscrezioni, i sospetti e le supposizioni secondo cui a essere ricattato per sesso e droga potrebbe essere qualcun altro, ancora più importante di lui, come per l'appunto Carlo, William o Harry.

David Linley è sposato, ha due figli ed è uno dei pochi membri della famiglia reale ad avere ottenuto un considerevole successo personale nel lavoro, come proprietario di un'azienda molto apprezzata di arredamento e design. L'unica volta in cui in passato il suo nome fu legato, indirettamente, a qualche scandalo fu quando un dipendente della sua società, di sesso maschile, fu indicato come la ragione del fallimento del matrimonio di un altro noto personaggio delle cronache londinesi, apparentemente per una relazione omosessuale trai due.


La vicenda che invece ora lo vede protagonista è stata ribattezzata "sesso, droga e videotape" dai tabloid londinesi. Il 2 agosto scorso, a quanto sembra, il visconte Linley ricevette la telefonata di un uomo che tentava di estorcergli 50 mila sterline (circa 70 mila euro), minacciando di diffondere altrimenti una videocasetta su rapporti omosessuali e uso di cocaina che lo riguarda. Linley si rivolse a Scotland Yard. L'11 settembre un poliziotto, fingendosi un messo del visconte, incopntrò due uomini in una stanza dell'hotel Hilton di Londra. I due gli mostrarono il video, in cui si vedeva un dipendente della famiglia reale che affermava di avere avuto rapporti di sesso orale con Linley e che poi sniffava cocaina estratta da una busta con il nome pre-stampato di Linley. A quel punto l'agente arrestò i due, che il giorno dopo sono stati incriminati da un magistrato per tentata estorsione e da allora sono chiusi in carcere in attesa del processo, fissato per il 20 dicembre.

Gli imputati sono Ian Strachan, 30 anni, un frequentatore delle notti di Londra, e Sean McGuyire, 40 anni. Strachan è difeso da un avvocato italo-inglese, Giovanni Di Stefano, che nega qualsiasi responsabilità del suo cliente, sostenendo che non c'è stato alcun ricatto e che si tratterebbe di un equivoco: i due avrebbero voluto mettere in guardia la casa reale sulla inaffidabilità del dipendente che andava in giro a raccontare pettegolezzi piccanti sul conto dei Windsor. Nella videocassetta il dipendente avrebbe parlato fra l'altro di un complotto intorno alla morte di un altro membro della famiglia reale: forse un riferimento alla principessa Diana.

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Albus Silente è gay? Boicottate Harry Potter.

La Coalizione Cristiana americana che ha circa 2,5 milioni di sostenitori ha lanciato un boicottaggio dei libri di Harry Potter e dei suoi film.

(Gay tv) La maggior organizzazione cristiana americana ha lanciato un boicottaggio dei libri di Harry Potter e dei suoi film invitando il pubblico a bruciare le copie già in possesso dopo che l'autrice ha rivelato che uno dei personaggi è un mago gay. La Coalizione Cristiana d'America ha circa 2,5 milioni di sostenitori e descrive la sua missione come "difesa dell'eredità di Dio".

"Incoraggiare l'omosessualità non è un buon esempio per i nostri bambini che sono attratti dai suoi libri. Non permettero' mai che i miei figli o nipoti leggano quelle storie" dice Roberta Combs, leader della coalizione. Le risponde ironicamente Stonewall: "siamo contenti di quello che ha detto JK Rowlings. Dimostra che non c'e' limite a quello che gay e lesbiche possono fare, anche essere un mago preside di una scuola".

La dichiarazione dell'autrice in una delle tante interviste dopo l'outing.
"Non mi è mai sembrato strano o inusuale che un uomo coraggioso e brillante potesse amare altri uomini. Il grande Silente era gay, non ve ne siete accorti, perchè una persona gay non è una macchietta. Il Vate di Harry Potter era gay, ma era un eroe, calcolatore e fine stratega. Non so se questa rivelazione mi inimicherà i lettori che disapprovano l'omosessualità, ma questo è il mio personaggio. E' quello che è, e io ho il pieno diritto di dire quel che mi sento di dire sul suo conto".

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Amore: Francesco Alberoni sul corriere della sera del 29 ottobre.

I giornalisti, quando mi intervistano, mi chiedono sempre "Come è cambiato l’amore?" Perchè è solo il cambiamento che fa notizia. Se una cosa non cambia, non c’è nulla da dire perchè la sai già. Ma è vero? E’ vero che la sai già? Anche in amore?
Incominciamo dalla novità: i giovani vogliono liberarsi dalla dipendenza amorosa. Ciascuno vuol essere libero di andare dove vuole, quando vuole e con chi vuole. E, fra la coppia e la propria riuscita personale, gli studi, il lavoro, la carriera, sono questi che vengono al primo posto. Sono loro che danno stabilità, non l’amore. Un altra novità: oggi la sessualità è più libera, tanto nei maschi come nelle femmine e incomincia prima. Un altra novità: l’omosessualità e la bisessualità sono più visibili, manifeste e forse più diffuse E si vede che, mentre gli omosessuali maschi, in genere, dopo un periodo di ambiguità fanno una scelta definitiva, le donne sembra abbiano delle fluttuazioni maggiori : anche in età adulta e dopo anni di esperienze eterosessuali possono averne di omosessuali e poi tornare a quelle etero. Ma poi è anche vero che, ad un certo punto questa stessa gente si innamora e poi ama. Ed allora che sia maschio o femmina, giovane o vecchio, omosessuale o eterosessuale sente il bisogno disperato di quella sola persona, ed unicamente di lei, perche non è sostituibile da nessun altra e vuole averla vicina, e quando è lontana è come se gli mancasse l’aria e il respiro.
E le domanda se lo ama, ed è stupito di questo incantesimo E, in qualsiasi modo sia cominciato questo suo amore, se prima non dava nessuna importanza alla fedeltà, e il sesso gli sembrava una cosa libera, facile e leggera, ora gli appare incredibile ed inquietante perche è diventato possessivo, geloso.
Ebbene, mentre ciò che abbiamo detto all’inizio sui giovani, sul sesso precoce, sull’ambiguità sessuale era una novità, questa esperienza è sempre stata così, anche se ogni generazione la deve riscoprire. Perche era vero nel passato ed è vero oggi quanto scriveva Roland Barthes. che "l'altro che io amo e che mi affascina è atopos. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irrepetibile che corrisponde miracolosamente alla specificità del mio desiderio". Vissuto e raccontato in mille modi diversi, in Europa in America o in Asia, questo è l’innamoramento e l’amore. Non ha novità ed è sempre nuovo. Non fa notizia ma è alla base di quasi tutte le notizie

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Banda larga: al Sud la strada è ancora lunga, stretta e costosa.

[i](Credits: Corbis)[/i]
(Panorama) Nel Mezzogiorno la strada da fare per la navigazione ad alta velocità è ancora lunga: secondo la Corte dei Conti nel primo anno di attività Infracom, una società creata dall’agenzia pubblica Sviluppo Italia con l’obiettivo di diffondere la banda larga al Sud, ha potenziato la rete fissa meno di quanto previsto e a costi superiori, lievitati a causa delle consulenze esterne, delle spese per il personale e degli oneri accessori. In particolare, i magistrati contabili si sono dichiarati “poco soddisfatti” del traguardo raggiunto da Infracom per la fibra ottica: meno del venti per cento dei chilometri preventivati.

Per ridurre la differenza nell’accesso a internet è una delle tecnologie più promettenti è il wimax: da pochi giorni è stata ufficialmente riconosciuta come uno standard di terza generazione per le comunicazioni mobili dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu). È nella stessa categoria del cdma, alla base dell’umts. Secondo le previsioni il mercato per la vendita delle licenze wimax in Italia potrebbe aggirarsi tra i cento e i duecento milioni di euro. Una cifra limitata se paragonata al tesoro incassato dallo Stato per l’asta umts. E l’autorevole rivista Wimaxday sottolinea la scarsa trasparenza sui limiti del servizio per gli utenti finali: c’è il rischio che questa tecnologia sia sfruttata soltanto per colmare la copertura della rete fissa, ma non sono chiari i limiti normativi per l’utilizzo in mobilità.

Se in Europa il 18 per cento delle persone accedono alla banda larga fissa di elevata qualità a 144mila bit al secondo, in Italia questa percentuale si riduce di due punti: lo sottolinea una rilevazione dell’Unione europea (in pdf). Il record mondiale è della Corea del Sud dove si connettono ad alta velocità 2,5 individui su dieci.

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Assemblea-Sinodo di Battisti, Metodisti e Valdesi a Roma.

Il 31 ottobre per le chiese evangeliche è un giorno speciale, quel giorno ricordano infatti l'avvio del movimento della Riforma protestante. Quel giorno nel 1517 Martin Lutero affisse sulla porta della chiesa le 95 tesi con le quali affrontava il problema della penitenza e del perdono. La sua tesi di fondo era che compito della chiesa non è amministrare la grazia ma annunciarla, per cui la fede è sostanzialmente accogliere il messaggio della salvezza.

Cogliamo questa occasione di festa per augurare buon lavoro a tutti i laici e a tutti i pastori che il 31 ottobre rivivranno con gioia il ricordo dei cammini nella fede che quel gesto ha saputo far nascere.

Molti di loro, dal 2 al 4 novembre, si riuniranno a Roma per l'Assemblea-Sinodo di Battisti, Metodisti e Valdesi. In quella sede saranno discussi anche i documenti riguardanti i lavori del G.l.om (Gruppo di lavoro sull'omosessualità) e sarà discussa l'opportunità di aprire un percorso che possa portare alla benedizione delle coppie omosessuali nelle chiese battiste, metodiste e valdesi.

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Chiuso definitivamente l'ospizio gay dell'Isola dei famosi. Ivan Cattaneo, dopo due notti si ritira.

(Televisionando) Ivan Cattaneo ha battuto tutti i record di permanenza in un reality decidendo di ritirarsi dopo due notti sull’Isola dei Famosi. Di certo il clima riservatogli dall’Honduras non è stato dei più incoraggianti, considerato che la sua prima notte è passata insonne a controllare il fuoco durante la tempesta che ha allagato Playa Uva (di cui abbiamo raccontato in un precedente articolo e la seconda è stata caratterizzata da un’incipiente crisi d’ansia. A questo punto si aspetta un nuovo naufrago, sperando che stavolta nessuno rovini la sorpresa.

Nessun comunicato ufficiale fino a ieri sera, anche se il blog del programma ha annunciato “la decisione di ritirarsi definitivamente” presa dal cantante e dal pannello dei concorrenti è scomparso il suo volto. Strano, evidentemente la sua lunga permanenza in infermeria ne ha decretato di fatto l’eliminazione. Ne sapremo di più mercoledì prossimo, durante la puntata serale che vi invitiamo a seguire nella nostra blogcronaca.
Intanto i fatti. Dopo la tempesta di mercoledi e giovedì notte, all’alba di venerdì Ivan lascia l’Isola senza avvertire i compagni e va in infermeria. Teme le crisi di panico, è psicologicamente a pezzi e nonostante gli accertamenti non rilevino nulla di fisico la Produzione decide di tenerlo in osservazione. Al mattino la decisione, a quanto pare definitiva: non ha lo spirito adatto per raggiungere i suoi compagni. Ma vediamo il video con il suo commento.

Intanto gli isolani non notano la sua assenza se non nella tarda mattinata di venerdì per poi commentare a pranzo che ormai avrà deciso per il ritiro. E non sembra abbiano sbagliato.
Va detto che le varie edizioni dell’Isola sono state costellate dai ritiri: ricordiamo Dj Ringo, arrivato sull’Isola ancora in convalescenza dopo un intervento, e che abbandonò dopo quattro giorni, e Paolo Calissano, che resistette ad un inizio davvero drammatico (un uragano bloccò la produzione per una settimana) e si ritirò alla seconda settimana per un problema al ginocchio. Ma due sole notti sono davvero un record.

Per il resto tutto procede come sempre sull’Isola: litigi, questioni, strategie di nomination. Lisa è accusata da Paul di essere una ruffiana, visto che lo scorso mercoledi lei lo aveva pregato di non nominarla - “Io ne ho bisogno (di restare sull’Isola n.d.r.)” - per essere poi nominato dalla subrettina. Vittorio si attira l’insofferenza di Claudio e Nicola, che lo accusano di non far nulla (sentiamo odore di nomination), Victoria, detta Vicky, la nuova arrivata, perde ben due bicchieri a mare e viene prontamente licenziata dall’incarico di aiuto cuoca dalla titolare della cucina, Karen. Quest’ultima è sempre più affettuosa nei confronti del suo finanziere, che sembra aver subito rimosso la bella modella russa, sempre più al centro dell’interesse di Nicola. Tra i due sembra essere nato un bel feeling, come conferma la stessa Vicky.

La prova ricompensa ha permesso ai naufraghi di ristorarsi con bel un “cocco” di pennette al pomodoro in attesa della prossima prova leader e delle sorprese della settima puntata del serale. Entrerà qualcun’altro? E chi? Lo scopriremo mercoledi alle 21.05 su RaiDue e su Televisionando con la nostra blogcronaca.

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J.K. Rowling: l'appetito vien mangiando.

La mamma di Harry Potter ventila ora l'idea di un prequel.

Sembra molto difficile, per J.K. Rowling, staccarsi dalla sua creatura Harry Potter ora che la saga è terminata.

Non solo perché l'autrice continua a fare rivelazioni sui personaggi anche a settimo libro finito e non solo perché ha espressamente ammesso che realizzerà il volume enciclopedico su cui per anni è stata indecisa, ma anche perché di recente sembra tornata sui sui passi per quanto riguarda addirittura la stesura di un prequel, ipotesi da lei sempre aborrita perché farebbe molto "Guerre Stellari".

Nel corso del book tour ottobrino la scrittrice ha infatti ribadito questa sua perpelessità: "Un prequel non è un po' come Guerre Stellari — Episodio I?". Ma questa volta ha anche aggiunto: "Non sto dicendo "mai" perché "mai" nella mai vita agisce come un drappo rosso di fronte a un toro e immediatamente mi viene voglia di fare ciò che ho detto che non avrei mai fatto".

Ciò che la preoccupa maggiormente, in un'operazione come questa, è il rischio di fare un flop proprio come un flop è stato considerato all'epoca Episodie I.

La Rowling ha anche dichiarato: "Mi assicurerò che nessun estraneo scriva mai un libro di Harry Potter. Harry Potter è mio, sono l'unica che lo capisce". La scrittrice è infatti fieramente contraria a operazioni che affidano a un qualsiasi scrittore il seguito di opere famose e probabilmente questo è uno dei motivi — oltre al fatto di essere impegnata nella stesura del Principe Mezzosangue — per cui nel 2004 rifiutò di scrivere il sequel di Peter Pan, nonostante le fosse stato espressamente richiesto.

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Queen Rock Victoria.

L'idea di Sarah Ferguson. La sceneggiatura di Julian Fellowes. La musica dei Sigur Røs. A Lancaster House, sul set di 'Young Victoria'.

(A. C. Poirier - L'Espresso) da Londra Si sta girando in questi giorni 'Young Victoria', una produzione britannica da 30 milioni di dollari. È la storia dell'incoronazione di un'adolescente, catapultata, a soli 18 anni (era il 1837 e sarebbe rimasta sul trono fino al 1901) alla testa del maggiore impero del mondo. Per il set è stato scelto uno dei palazzi più prestigiosi di Londra, al riparo da sguardi indiscreti. Per l'indirizzo non serve il numero civico, e tanto meno il codice postale: in fondo a Pall Mall si svolta sinistra, passando davanti a una guardia a cavallo. Siamo a Lancaster House (così recita la targa sul muro). Oggi questo palazzo, incastonato tra il Green Park e il St. James Park, accanto alle scuderie reali e a poche centinaia di metri da Buckingham Palace, è utilizzato per le visite di Stato e per girare un certo tipo di film. Un po' diversi dagli altri.

Per accedere alla scalinata di quest'edificio neoclassico, che il granduca di York ha fatto costruire nel 1825, si passa per i controlli dei bobbies e degli agenti di sicurezza di turno. C'è da dire che l'erede del trono, il principe Carlo, discendente diretto della regina Vittoria, abita nell'edificio adiacente insieme alla consorte, la duchessa di Cornovaglia, e ai suoi due figli, i principi William e Harry. Nel cortile, intorno a un tavolo montato su cavalletti dove troneggia un bidone di tè e una piramide di biscotti, gruppi di tecnici e operatori in giacca fluorescente e orecchini avvitati si confondono con i maggiordomi e i camerieri in livrea di gala. Un gran ciambellano in parrucca e collant, seduto al sole, legge il tabloid 'The Sun'. È l'intervallo tra due riprese; l'aiuto-regista ha raggiunto il gruppo delle comparse per fumarsi una sigaretta. "Oggi è una giornata tranquilla. Ieri abbiamo girato la scena dell'incoronazione, con 200 comparse. E per di più abbiamo avuto la visita della duchessa di York col suo seguito".

La duchessa di York è Sarah Ferguson, ex nuora di Elisabetta II, ed è lei l'executive producer del film. Quella di 'Young Victoria' è stata infatti un'idea sua. Ne ha parlato un giorno a un suo amico, Julian Fellowes, vincitore dell'Oscar per la sceneggiatura di 'Gosford Park' e autore del bestseller 'Snob' (in Italia pubblicato da Neri Pozza). L'aristocrazia inglese è la sua passione, e non chiedeva di meglio che scrivere questa storia di intrighi di corte, amore e potere. E a quel punto Martin Scorsese e Graham King hanno deciso di prendere le redini della produzione. Per la regia hanno pensato a Jean-Marc Vallée, canadese del Québec, autore della commedia 'Crazy', una rivelazione alla Mostra di Venezia dell'anno scorso. Scelta originale: uno sguardo dall'esterno, quello di un outsider.

"Outsider, sì, ma a conoscenza dei fatti", precisa Vallée, mentre prepara la prossima ripresa nel salone Veronese. Vallée è cittadino del Commonwealth, un'invenzione che più vittoriana non si può. "In Canada la regina Vittoria è onnipresente: le strade, le piazze, gli edifici pubblici e le scuole intitolate al suo nome si contano a migliaia. C'è persino una città chiamata Prince Albert. Detto questo, non ero particolarmente interessato a fare un film in costume sulla regina Vittoria. Ma mi è piaciuta la sceneggiatura di Fellowes, il racconto di questa storia assurda: un'adolescente che diventa imperatrice. Una ribelle che riesce a sventare gli intrighi del parentado, prende in mano il governo e chiede al suo innamorato di sposarla, e tutto questo nell'arco di un anno". E poi precisa: "Per me Vittoria è una regina rock, nella più pura tradizione britannica: Elisabetta I, Vittoria, Margaret Thatcher e Vivienne Westwood". Vittoria, regina rock. Riuscirà Jean-Marc Vallée dove Sofia Coppola ha fallito con Maria Antonietta? Sarà il futuro a dirlo.

Intanto il regista ha scelto il suo cast con ogni cura. "Volevo avere accanto a me anche qualche tedesco, dato che Alberto era del casato di Sassonia-Coburgo. Per la fotografia ho pensato subito a Hagen Bogdanski, perché sono stato molto colpito da quello che ha saputo fare in 'Le vite degli altri' (l'Oscar per il miglior film straniero quest'anno). Abbiamo scelto di lavorare il più possibile con la luce naturale, per non soffocare l'autenticità dei sentimenti. Bogdanski, che è di origine berlinese, conferma: "Ci siamo ispirati al lavoro della fotografa Annie Leibovitz, che la primavera scorsa ha pubblicato su 'Vanity Fair' un servizio sulla regina Elisabetta II. Non vogliamo un look hollywoodiano, ma qualcosa di più realista: un'immagine scura, alla 'Barry Lyndon' di Kubrick". Difatti, nella scena in preparazione, quella del primo ingresso della regina nella sua nuova dimora di Buckingham Palace, la fonte di luce è una sola: quella delle due ampie finestre aperte sul giardino di St. James.

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I Tokio Hotel e il mistero degli amori adolescenziali.

(Cadavrexquis) Ormai sono antico: ho scoperto solo ieri l'esistenza dei Tokio Hotel, una boyband tedesca, e solo perché - a quanto sembra - domani si esibiscono a Milano. Le prevendite hanno superato le più rosee previsioni e il concerto è stato spostato dall'Alcatraz al Forum, cinque volte più grande. Così stamattina mi sono fatto un giro su Youtube per vedere un po' chi sono questi quattro ragazzetti di Magdeburg, sentire che cosa cantano e a che cosa è dovuta la loro attrattiva sulle masse di adolescenti in fibrillazione ormonale. Ho ascoltato un paio di canzoni, tra le quali la loro hit Durch den Monsun, mi sono guardato qualche intervista alla televisione tedesca e a quella francese e sono rimasto perplesso. La musica non è granché: derivativa, già sentita, è la solita macedonia che da decenni a questa parte viene ammannita in Germania agli adolescenti tedeschi. E questo non sarebbe motivo di grande stupore: mi stupisce il successo all'estero. Anni fa, quando bazzicavo più di frequente quelle contrade, aveva un certo successo un gruppo di nome Echt, capitanati da un efebo biondino e carino, che facevano musica più o meno simile, ma non credo che la loro fama abbia mai oltrepassato il Reno o l'Elba. Eppure, in questi filmati, ho visto scene di isterismo da parte delle ragazze che li adorano. Io li guardo e non mi sembrano nemmeno granché appetibili: sì, il cantante ha un'aria molto androgina - tanto che a un primo sguardo distratto sorge davvero il dubbio se sia maschio o femmina: la cosiddetta "ambiguità sessuale" tira ancora? -, ma forse è proprio questo elemento di "indifferenziazione sessuale" a esercitare un certo ascendente (forse persino parzialmente tranquillizzante) sulle ragazzine. Se c'è ambiguità sessuale, è un'ambiguità che non ha più nulla di inquietante o di pericoloso - e infatti basta che Bill Kaulitz - questo il suo nome - apra bocca e si metta a parlare: sorridente, solare, per niente tenebroso. Per quanto riguarda gli altri membri del gruppo, non sono né particolarmente belli, né particolarmente carini, né particolarmente affascinanti: due di loro hanno ancora addosso quello che i tedeschi chiamano "Babyspeck", la ciccia dei bambini. Eppure anche loro ricevono una buona dose di urla adoranti. Possibile che il solo fatto di essere diventati famosi dia loro quell'aura che li rende desiderabili e, in quanto celebrità, irraggiungibili? Se si guardassero attorno vedrebbero tanti loro coetanei molto più carini di quei quattro sul palco e, soprattutto, molto più alla portata di mano. Alla loro età io non avevo di questi miti e non mi sono mai innamorato di nessuna celebrità, tutt'al più mi sarò masturbato davanti alle loro foto, ma poi passavo ad altro. A pensarci bene, la ragione era molto semplice: per me già i miei coetanei, quelli che vedevo a scuola, avevano quello status di irraggiungibilità e di inaccessibilità che altri attribuivano solo ai cantanti con cui tappezzavano i loro diari. I miei innamoramenti adolescenziali non raggiungevano mai il loro obiettivo perché non erano in grado di abbattere o di superare il muro di silenzio che separava me dai miei idoli, che pure avevo - teoricamente - a portata di mano, se solo fosse stato socialmente accettabile articolare il mio desiderio nei loro confronti. Con le loro foto, che non possedevo comunque, avrei tappezzato i miei diari.

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Cosenza: ingegnere ucciso, movente sessuale dietro l'omicidio.

(Agr) Sarebbe una questione sessuale il filo rosso di collegamento tra Antonio Saracino (ingegnere di Crotone 33enne ucciso a Cosenza) e i due giovani fermati per il suo omicidio. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Saracino era giunto a Dipignano, in una zona appartata e frequentata anche da coppie omosessuali, insieme ad altre due persone, presumibilmente i due fermati. Si presume che con loro sia scoppiata una lite, che ha portato l'uomo a uscire dalla propria auto: Saracino e' stato colpito alla testa con una pietra e poi investito piu' volte dai suoi assassini, che si sono messi alla guida della sua auto. Una volta sicuri di aver ucciso l'uomo, i due sono scesi dalla macchina e si sono allontanati a piedi.

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