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martedì 18 dicembre 2007

Taroccati anche i condom: recavano il marchio «Made in Italy».

Operazione delle Fiamme Gialle Sequestrati tre milioni di profilattici cinesi.

(Il Corriere del Mezzogiorno) Non si ferma l’ondata di prodotti cinesi contraffatti. In estremo oriente si sfrutta il marchio «Made in Italy» anche per i profilattici. La Guardia di Finanza del comando provinciale di Napoli, in collaborazione con i funzionari della circoscrizione doganale, ha sequestrato tre milioni di profilattici sulle cui confezioni era riportato una indicazione di origine italiana. Le Fiamme gialle hanno interpellato il ministero della Salute che ha segnalato la non conformità delle indicazioni riportate sulle confezioni. Anche gli accertamenti sul marchio CE hanno rilevato la difformità del prodotto dalle norme comunitarie. La merce sequestrata era destinata ad una ditta dell’hinterland napoletano, gestita da un cittadino italiano. Se immessa sul mercato avrebbe fruttato un guadagno di 3 milioni di euro.

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Ewan McGregor e Jim Carry coppia gay in “I Love Philip Morris”.

(Eco del cinema) Ewan McGregor (nella foto) e Jim Carry interpreteranno una coppia gay in “I Love Philip Morris”, storia di un detenuto che si innamora del suo compagno di cella e, una volta che quest’ultimo è liberato, fa di tutto per evadere e ritrovarlo.
Le riprese del film, ispirato a una vicenda realmente accaduta, inizieranno la prossima primavera.

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Pena di morte: l’Onu approva la moratoria.

Ansa
(Panorama) 104 voti a favore, 54 contro e 29 astenuti: è stata approvata dall’Assemblea generale dell’Onu (alle 11, 47 ora di New York) la moratoria contro la pena di morte fortissimamente voluta dal nostro Paese. Il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, era presente in aula al momento del voto. Il risultato, superiore di cinque voti a quello espresso dalla Terza Commissione il 15 novembre scorso, è stato anche un successo dell’Italia, promotrice dell’iniziativa e in prima fila nella battaglia abolizionista. “L’approvazione della risoluzione per la moratora dà l’opportunità di aprire un dibattito anche in vista dell’abolizione”, ha dichiarato D’Alema dopo il voto.

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Il ritorno di Fabrizio Marrazzo dopo un lungo silenzio. Accuse al Pd da parte della sinistra: L'incivile Campidoglio.

La delibera di iniziativa consiliare per l'istituzione di un registro delle Unioni civili è stata bocciata ieri dal Consiglio comunale di Roma. La proposta era firmata da Fabio Nobile (Pdci), Gianluca Quadrana (Ps), Adriana Spera (Prc-Se), Roberto Giulioli (Sd), Nando Bonessio (Verdi).

(Rinascita) Il Partito democratico ha votato contro i provvedimenti avanzati dalla sinistra e si è venuta così a creare, almeno su questo tema, una «maggioranza anomala», come l'ha chiamata il segretario romano di Rifondazione Massimiliano Smeriglio. Contro anche l'Udeur e tutto il centrodestra, mentre hanno votato a favore 11 consiglieri della Sinistra.
In polemica con il voto dell'assemblea elettiva molti cittadini presenti in aula hanno estratto la bandiera bianca e gialla della città del Vaticano in riferimento alle «ingerenze oltretevere» a cui hanno fatto riferimento alcuni consiglieri della sinistra.
«Quello che si è svolto ieri in consiglio comunale è stato un dibattito difficile che non ha fatto fare passi avanti nella direzione voluta non solo dalla Sinistra, ma anche da quella parte di città che crede profondamente nel rispetto di tutti e nella laicità delle istituzioni. Un dibattito che comunque ha dimostrato, sia a livello numerico che a livello qualitativo, che c’è bisogno di una Sinistra forte perché i diritti civili e quelli sociali trovino una sponda di parte e non una fittizia equidistanza che favorisce solo i poteri forti o costituiti». Così Fabio Nobile, segretario romano del Pdci e capogruppo consiliare capitolino dei Comunisti Italiani, traccia un quadro di quanto accaduto ieri. «Nessuno ha mai pensato, proprio perché laico, di impedire la libertà d’espressione della Chiesa Cattolica. Quel che ci rammarica è invece che questa riesca a far lavorare sotto dettatura una parte del Partito Democratico. Come ha ben scritto la Mafai oggi su Repubblica, tutto ciò rappresenta una sconfitta per quella parte di cultura laica presente nel Pd e dei rischi che, su questo fronte, corre la stessa natura di quel partito. L’auspicio – conclude il Nobile - è che la vicenda di ieri faccia riflettere tutti. La lotta per l’estensione dei diritti civili non può che andare avanti, senza tante ipocrisie». Durissime le reazioni delle forze laiche, sconcertate non solo dalla pesante ingerenza che il Vaticano esercita sulla vita politica della Capitale e del Paese in generale, con le conseguenti ricadute sulle condizioni materiali di vita di milioni di uomini e donne, ma anche dall'oramai palese asservimento del ceto politico moderato - con Veltroni e il suo partito – al potere/volere della chiesa. «E' una vergogna quanto accaduto in Campidoglio sulle unioni civili. Il Vaticano è pesantemente intervenuto e il Pd si è piegato. Walter Veltroni ha addirittura scelto di non essere presente», ha accusato in una nota Manuela Palermi, capogruppo Verdi-Pdci al Senato. «C'è una visione intollerante e oscurantista del Vaticano e le forze del Pd che hanno a cuore l'autonomia dello Stato devono reagire - ha aggiunto - In tutta questa vicenda la Sinistra ha combattuto con coerenza e unitariamente. Numericamente è stata sconfitta. Ma il vero sconfitto nella società è il Pd di Veltroni». Aspre critiche anche dall'Arcigay: «La mancata approvazione del Registro delle unioni civili e dell'Odg da parte del consiglio comunale è una mancata opportunità per la nostra città – affermano in una nota congiunta Fabrizio Marrazzo, presidente Arcigay Roma e Francesca Grossi, presidente ArciLesbica Roma - E' un atto grave perché si sceglie di non sostenere la battaglia per il riconoscimento delle coppie di fatto. Non vogliamo credere che questa sia l'unica risposta che l'Aula Giulio Cesare è in grado di offrire su questo tema». Queste associazioni chiedono all'amministrazione di supportare «in modo chiaro» le battaglie di rivendicazione per i diritti delle coppie lesbiche e gay, «rivedendo al più presto la propria posizione sul registro, considerando i bisogni di milioni di cittadini che hanno richiesto tutela, rispetto della dignità e pari diritti con le numerose manifestazioni sulle unioni civili che si sono tenute proprio nella nostra città e con il Pride del 16 giugno». Anche la Cgil di Roma e Lazio esprime rammarico per quanto accaduto e per la pericolosa deriva ideologica assunta a causa dell'interventismo d'oltretevere. Salvatore Marra, responsabile Ufficio Nuovi Diritti Cgil di Roma e Lazio, infatti, sostiene che «l'approvazione di un registro delle unioni civili a Roma sarebbe invece un importante segnale per il Parlamento presso cui giacciono, con scarse speranze di vedere la luce, proposte di legge quali i Cus. Roma, da sempre modello di integrazione, di apertura e di tolleranza, dimostri ancora una volta di essere la città aperta, laica e plurale in cui nessun cittadino si senta solo e che - conclude - le istituzioni non dimentichino nessuno nell'amministrare, incluse le migliaia di coppie fantasma che ad alta voce chiedono di non essere più ignorate».

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Le pubblicità di moda più ambigue: Le foto.

(Stylosophy) Nell’ultimo anno spesso vi abbiamo parlato delle pubblicità legate alla moda. Spesso perchè i cartelloni pubblicitari dei grandi nomi del fashion venivano censurati perchè considerati troppo eccessivi, in molti sensi. E’ stato il caso di una campagna pubblicitaria di Dolce & Gabbana e di una di Giorgio Armani. Ma se pensate che esistano solamente adesso le polemiche sulle pubblicità della moda, guardate un po’ questa raccolta del magazine Debonair.

Questa rivista, in occasione della fine del 2007, ha voluto stilare una vera e propria lista con tutte le pubblicità più ambigue della storia della moda, che hanno scandalizzato e attirato le polemiche più cattive. Ne abbiamo per tutti i gusti: nella nostra galleria di immagini potete vedere alcune di queste campagne pubblicitarie a dir poco esagerate.

Nel 2003, ad esempio, l’American Apparel con Dov Charney realizzò una serie di scatti per sponsorizzare delle calze, facendo indossare a pornostar e a modelli amatoriali, mostrando poco dell’abbigliamento intimo pubblicizzato. Per passare ai giorni nostri, certo vi ricorderete la pubblicità di Dolce & Gabbana censurata perchè incitava alla violenza sulle donne? Anche lei è presente nella lista.

Poi abbiamo una pubblicità di quest’anno di Tom Ford, per sponsorizzare il suo profumo maschile: e guardate un po’ dove è ritratta la boccetta? Per non parlare poi della pubblicità della Sisley che venne proposta nel 2001 o quella della Puma del 2003, in cui le modelle mimavano un rapporto orale. E voi, avete altre pubblicità del genere nella vostra memoria?


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Aids: Via libera alla pillola tre in una.

(Prima) Oggi i pazienti riescono a convivere con l’Aids anche per molti anni grazie a cocktail di farmaci anti-HIV, ma ogni compressa va presa rispettando rigorosamente i diversi tempi e dosaggi. Finalmente c’è una novità di rilievo per i pazienti: giunge dalla Commissione Europea il via libera ad Atripla, il primo medicinale che riunisce 3 diverse molecole antiretrovirali in un’unica compressa, semplificando così l’assunzione della terapia. Non più dunque l’obbligo di assumere numerose volte al giorno più pillole, ma una terapia con una sola compressa in un’unica somministrazione quotidiana.

Atripla, novità assoluta per l’Europa, contiene tre molecole anti-HIV già in uso (efavirenz 600mg/emtricitabina 200 mg/tenofovir disoproxil 300 mg). “La terapia dell’HIV prevede la combinazione di più farmaci e il rispetto di una complessa posologia – spiega Brian Gazzard, direttore del Centro Ricerche cliniche al Chelsea e Westminster Hospital di Londra – Atripla associa tre molecole anti-HIV di efficacia e stabilità provata in una singola pillola da assumere una volta al giorno e rappresenta un importante traguardo della semplificazione del trattamento”. Atripla è già disponibile negli Stati Uniti dove ha riscontrato un grande successo tra medici e pazienti. Con l’approvazione della Commissione Europea, potrà ora essere messo a disposizione dei pazienti europei. In Italia bisognerà attendere ancora qualche mese perché sia completato l’iter di rimborsabilità di questa terapia.

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Il sesso virtuale e i giovani milanesi.

(Cac/Dire) Qual è il rapporto degli italiani under 30 con il sesso virtuale? Sul fenomeno di costume ormai crescente hanno indagato alcuni studenti del Master di Giornalismo della Statale. Moralisti in pubblico e spregiudicati in privato: è questo il complicato rapporto con il sesso virtuale degli universitari milanesi.

Ad arricchire il reportage sono anche le testimonianze di alcuni studenti. Elenoire, 25 anni, iscritta ad architettura al Politecnico, ha accettato di raccontare al microfono la sua esperienza da webcam girl. Da anni vende il suo corpo su internet e sostiene che tante studentesse lo fanno. Lei ha iniziato per gioco e ha scoperto che era un modo per guadagnare anche mille euro al mese. L’unico problema è tenerlo nascosto alla famiglia: "I miei genitori impazzirebbero se scoprissero cosa faccio".

Il ritratto degli universitari è stato tracciato intervistandoli fra una lezione e l’altra. L'opinione più ricorrente è stata: "Vendere il proprio corpo è toccare il fondo, perdere la propria dignità". Eppure a loro Elenoire risponde: "Problemi loro. Il sesso virtuale è un lavoretto come un altro, come fare la hostess congressuale o la commessa".

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Vergogne italiane. Trans suicida in una comunità. La tragica storia di Loredana. Aveva 16 anni.

Per "recuperarla" il Tribunale dei minori di Catania l'aveva assegnata a un centro di accoglienza dove ha dovuto vivere tre mesi con 35 ragazzi nordafricani.
La procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta per accertare eventuali responsabilità.
La responsabile della struttura: "Nessun altro l'ha voluta. E nessuno ci ha aiutato"

(Francesco Viviano - La Repubblica) All'anagrafe si chiamava Paolo, 16 anni, sesso maschile, nata a Catania, ma lei si sentiva donna, si vestiva da donna, si truccava e si faceva chiamare Loredana. Alcuni anni fa aveva subito maltrattamenti dal padre, faceva una vita sregolata, dormiva di giorno e viveva di notte. La madre non riusciva a sostenerla, con il padre, dopo le violenze subite, non aveva rapporti, era intervenuto il Tribunale dei Minori di Catania. Sette giorni fa Loredana si è impiccata con il suo foulard preferito dentro la stanzetta della "Comunità Alice", a Marina di Palma di Montechiaro (Agrigento) dove era ospite da tre mesi per essere "recuperata". E per "recuperarla" il Tribunale dei Minori di Catania l'aveva assegnata a una comunità dove era costretta a vivere insieme a 35 ragazzi, tutti maschi, extracomunitari, tunisini, marocchini, algerini tra i 15 e i 17 anni, tutti clandestini arrivati dalle coste nordafricane.

Lei, Loredana, era l'unica "donna" di quella comunità e l'avevano assegnata li "perché nessuno la voleva" dice Linda Lumia, l'assistente sociale del centro che quattro giorni fa, insieme ad altri "ospiti" di "Alice" l'ha accompagnata al cimitero di Assoro (Enna) dove Loredana è stata seppellita. "C'erano la madre e i suoi fratelli, ma nessuno dell'Arci Gay, neanche un fiore" sottolinea Linda Lumia che ha dovuto affrontare una situazione incredibile.

Ma è mai possibile che un ragazzo, di fatto donna, per essere recuperata sia mandata in una comunità fatta solo di maschi extracomunitari? L'assistente sociale del centro di accoglienza "Alice" - una bella struttura che sorge a poche centinaia di metri dal mare, con una piscinetta, un campetto di calcio, ottima cucina e stanze da albergo a tre stelle - allarga le braccia e non nasconde la sua impotenza davanti a una situazione del genere finita in tragedia.

Dentro il centro Loredana, che "era in prova", non avrebbe avuto problemi di sorta, sostengono i responsabili della struttura, ma gli operatori tentavano comunque di "proteggerla". "Era la prima volta che ospitavamo in un centro per maschi, una "ragazza" e per lei avevamo allestito - dice Linda Lumia - una stanzetta singola. Aveva in qualche modo la sua privacy, utilizzava il bagno delle donne per le operatrici del centro, mangiava con noi. Era anche contenta perché aspettava con ansia l'inizio del corso professionale per parrucchiera, ma l'altro giorno ha deciso di farla finita".
La Procura di Agrigento ha aperto un'indagine che avrebbe accertato il suicidio ma sta ancora indagando per accertare eventuali responsabilità di altri. Si vuole accertare anche come e perché un ragazzo, di fatto donna, sia finita in quel centro popolato da soli uomini e non in un'altra struttura più adeguata. La notizia del suicidio di Loredana era stata diffusa dal deputato di Rifondazione Comunista, Vladimir Luxuria: "Nonostante l'impegno degli assistenti sociali - dice la parlamentare - la giovane non era in una struttura specializzata ad affrontare i problemi della disforia di genere, soprattutto in una fase delicata come quella adolescenziale. Occorre attivare una seria politica di inserimento sociale e lavorativo a partire dalla realizzazione di strutture più specifiche e mirate".

"Ma dov'era l'Arci Gay quando ho chiesto di darmi una mano?" dice l'assistente sociale Linda Lumia. "E' chiaro che la nostra struttura non era certo la più adatta per affrontare una situazione del genere, così delicata e complicata. Ma noi siamo stati gli unici e non buttare fuori Loredana. Nessuno la voleva, tutti gli altri centri ai quali era stato chiesto di ospitarla hanno detto di no. Loredana aveva "precedenti" era stata ospitata in altri centri da dove era fuggita e dove forse aveva creato qualche problema. Ma noi abbiamo fatto il possibile, abbiamo chiesto anche all'Arci Gay di darci una mano. A parole dicevano che avrebbero fatto qualcosa, ma non si sono mai visti né sentiti".

L'assistente sociale che con Loredana aveva stabilito un ottimo rapporto e con la quale si confidava non nasconde le difficoltà incontrate nel gestire quel centro con 35 maschi e una donna. "Noi abbiamo fatto il possibile e se Loredana si fosse trovata male poteva andarsene in qualunque momento perché in questi centri tutti sono liberi di entrare ed uscire, poteva fare come tanti altri minori extracomunitari che stanno qui o in altri posti un paio di giorni e poi spariscono. Ma non lo aveva fatto, anche perché non aveva dove andare, perché nessuno la voleva".

Prima d'impiccarsi Loredana aveva scritto due lettere, una alla madre e un'altra ad un suo amico con il quale intratteneva una fitta corrispondenza. Fra tre giorni si sarebbe trovata faccia a faccia con suo padre nel processo. "Non posso più vivere così, non ce la faccio più e ho deciso di farla finita...", ha scritto prima di impiccarsi alla finestra della sua stanza vicino alla parete dove aveva affisso un grande poster di Marilyn Monroe.

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Firenze. Danza d'inverno con oltre 400 ballerini al Teatro Everest per la rassegna della lega danza Uisp.

(Prima) FIRENZE - Un fine settimana dedicato alla danza. Sabato 22 e domenica 23 dicembre alle 21, il palco del Teatro Everest, in via Volterrana 4 a Firenze, ospiterà la seconda edizione di "Danza d'Inverno", rassegna di balletto organizzata dal Quartiere 3, dalla Lega Danza Uisp di Firenze e dal centro giovani Gavinuppia. All’iniziativa parteciperanno oltre 20 scuole e accademie di danza provenienti da tutta la Toscana, con 40 balletti, suddivisi tra le due serate, e oltre 400 ballerini dai 6 ai 25 anni. Durante le due serate, un'apposita giuria sceglierà il balletto migliore, premiandolo con l'ammissione alla VIII edizione di "Uisp Danza 2008", prestigiosa rassegna nazionale in programma il 17 e 18 maggio 2008 al Teatro Saschall. La rassegna ‘Danza d’Inverno” è realizzata con la direzione artistica di Liliana Candotti.

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Ungheria: sì parlamento a registro coppie, anche gay.

(Ats) Il parlamento ungherese ha approvato, con i voti della maggioranza di centrosinistra, il disegno di legge del governo sull'istituzione della 'convivenza registrata', ovvero la possibilità per una coppia, sia eterosessuale sia tra persone dello stesso sesso, di essere registrata in quanto tale godendo così di maggiori diritti civili.

La registrazione avviene con iscrizione al registro dello stato civile presso l'ufficio dell'anagrafe, ma non ha valore di un matrimonio, perché non viene riconosciuto il diritto all'adozione, neanche dei figli del convivente. Per quanto riguarda le questioni di patrimonio e di eredità, i conviventi registrati hanno invece gli stessi diritti dei coniugati.

Per sciogliere la convivenza basta una dichiarazione congiunta davanti al notaio e per il patrimonio comune valgono le stesse regole applicate in caso di divorzio.

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Le frequentazioni dei salotti gay e le voci "velenose" su mons. George. Il segretario del Papa potrebbe tornare in Germania.

(Maurizio Di Giacomo - Agenzia radicale) Il Natale 2007 si avvicina in tutta la sua portata sostanziale e simbolica anche alle Mura Vaticane. Al tempo stesso si infittiscono le voci di un ritorno di mons. George, il segretario personale di Benedetto XVI, nella natia Germania. Magari come nuovo vescovo di Treviri (la cittadina dove nacque Carlo Marx) resasi disponibile perché il suo titolare è stato promosso alla diocesi di Monaco di Baviera che, entro due anni, lo porterà alla berretta cardinalizia.
Segretari del pontefice che in corso d'opera ritornano in patria non sono una novità. Sotto papa Wojtyla è successo con mons. Hemerik Kabombo che guida una diocesi nella Repubblica Democratica del Congo.
Mons. George che per il suo profilo e per la sua capacità di giocare a tennis e per saper essere accanto a Benedetto XVI (in Austria nel settembre 2007 poche ore prima di ripartire da Vienna era stato immortalato assai provato accanto al Papa molto più disteso) da tempo è al centro di malignità interessate da parte di lobby curiali.

Malumore ha destato un'intervista, corredata da molte interessanti e esclusive foto, a Anna Maria Turi per il settimanale ''Visto''. I veleni nei confronti di mons. George hanno comunque radici più profonde, talvolta irrobustite da libertà che un segretario si prende, dimenticandosi che chi assurge a quel ruolo sale sulla croce di essere di fatto l'uomo-ombra del pontefice.
Circa un anno orsono, in un dibattito pubblico, la teologa e biblista Marinella Perroni, presidentessa del Coordinamento Teologhe Italiane (una delle realtà più interessanti, nonostante prudenze e cautele, dell'area ecclesiale italiana) è rimasta interdetta quanto si è sentita dire, in una riflessione su testimonianza cristiana e condizione omosessuale ''Nessun imbarazzo. Anche mons. George frequenta i nostri stessi salotti...''. Parola di Irma Battaglia, la coriacea portavoce delle organizzazioni lesbiche federate nell' Arci.
E se a simili voci ''distruttive'' tutte da documentare, si aggiungesse un qualche dossier pilotato, per colpire mons. George, da parte di un ecclesiastico rampante, desideroso di ottenere un posto di molta responsabilità dentro la Curia Romana?
Qualcuno ipotizza che se mons. George ritornerà in Germania c'è già un connazionale pronto a sostituirlo: il vescovo mons. Joseph Clemeens, attuale segretario del pontificio Consilium Pro Laicis (molto vicino a Comunione e Liberazione) e per alcuni anni segretario del cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede.

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Unioni civili a Roma e il registro mancato. A sinistra e nelle organizzazioni gay tutti contro tutti. Per non parlare della ex Cdl.

UNIONI CIVILI, BONELLI «ROMA E' TORNATA AI TEMPI DELLA POTENTE DC».
(PRIMA) ROMA - “Il voto congiunto di Pd, Fi, An, Udc, che ieri ha affossato il registro delle Unioni Civili è un passo indietro nelle conquiste civili di questa città. L’aula Giulio Cesare di ieri sembrava quella di vent’anni fa, controllata da una potentissima Dc. Ieri è stata sancita un’odiosa discriminazione”. Lo afferma il capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli. “In Italia – aggiunge Bonelli - il registro delle coppie di fatto esiste già a Padova, Ancona ed altre città, così come esiste nelle principali città d’Europa. A Roma questa possibilità è stata negata e, senza voler alimentare polemiche politiche, è triste constatare che il Pd ha voltato le spalle alle tante famiglie che chiedevano uguali diritti nell’accesso ai servizi”.
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OMOSSESSUALI: ROSA ARCOBALENO SI ESPRIME SULLE CURE PER I GAY DI MONSIGNOR SGRECCIA.
(PRIMA) ROMA - La Rosa Arcobaleno, associazione gay socialista, vuole ricordare, a chi se ne sia scordato che "gli omosessuali non hanno bisogno di nessun tipo di terapia non essendo affetti da nessuna malattia. Non ci addentreremmo, al posto di Monsignor Sgreccia, su questo campo. Altrimenti dovremmo far notare all'alto prelato che se c'è qualcuno che abbisogna di terapie e di aiuto è colui che vivendo tra gli uncini del cilicio e immerso in un percorso contro natura caratterizzato dalla astinenza vede la propria vita sessuale trasformarsi in una forma di voyeurismo figurato rappresentato dalla profonda propensione ad infilarsi nelle camere da letto degli altri, senza essere invitato".
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Gay, Bernardini e Rovasio: gravi e offensive le affermazioni sulle persone gay fatte da Monsignor Elio Sgreccia. Non gli bastano i privilegi di 4 miliardi di euro ogni anno?
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani e Sergio Rovasio, radicale, membro della Direzione della Rosa nel Pugno.

Le affermazioni fatte oggi su Repubblica da Monsignor Elio Sgreccia sulle persone gay, sono gravi e offensive. Dire infatti che gli omosessuali "vanno aiutati con interventi di tipo psicologico e con terapie adeguate…" è lesivo della dignità e dei diritti civili e umani della persona. Non gli bastano i privilegi di casta di 4 miliardi di Euro che le gerarchie cattoliche incamerano ogni anno? Adesso siamo passati anche all'offesa?
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UNIONI CIVILI/ ARCIGAY: DIRIGENTI PD HANNO UN PROBLEMA, LA LAICITA'.
Veltroni si autosmentisce.Chiti dimostra cambio politico-genetico.

(APCom) - "Ci preoccupa quello che sta accadendo o potrà accadere in Parlamento con lo spostamento oltre Tevere della linea politica del Partito Democratico, soprattutto dopo le esternazioni dell'ex mite ministro Vannino Chiti. Anche lui, dopo D'Alema, preme dichiarare a Radio Vaticana che è contrario al matrimonio gay e alle adozioni per le coppie omosessuali facendo capire che dentro al PD sta avvenendo una trasformazione politico-genetica di cui bisogna tenere conto". E' quanto viene affermato in una nota dall'Arcigay denunciando che il tutto accade "mentre Veltroni, che diserta la seduta del Consiglio Comunale di Roma che discute di Registro delle Unioni Civili, afferma dalle colonne de 'il Foglio' che lui guarda alle cose concrete e non alle iniziative simboliche che non servono a nulla".

"Evidentemente - prosegue la nota - Veltroni non ha problemi a smentire se stesso e il suo tratto fortemente simbolico che porta avanti da anni a favore dell'Africa, dei dissidenti di tutto il mondo, per i diritti umani e contro la pena di morte. Ma tutto ciò può essere comodamente rimosso o ignorato quando si tratta di diritti delle persone lgbt. Non intendiamo spiegare al PD, come a nessun altro partito, che i temi posti da noi e da altri movimenti, come quello delle donne, non riguardano questioni ideologiche ma il vissuto concreto di tante persone. Ci preme invece evidenziare che tutto ciò che sta avvenendo in questi giorni fa riflettere ci porta a fare alcune considerazioni: se negli anni '70 ci fosse stato il PD conquiste di civiltà e di libertà come il divorzio, il diritto di famiglia e l'interruzione volontaria di gravidanza non sarebbero diventate realtà".

"Ora - conclude l'Arcigay - attendiamo come si concluderà la pasticciata e tragicamente comica vicenda del decreto sicurezza e delle norme antidiscriminazione per pronunciare un giudizio articolato e definitivo. Intanto registriamo che il Vaticano ha occupato con plurisecolare bravura ogni spazio del nuovo loft democratico, con buona pace di una laicità ormai disprezzata e ridotta a scontro politico".
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UNIONI CIVILI/ GRILLINI: PD INCAPACE GESTIRE RAPPORTI CON CATTOLICI
Voto Campidoglio non ferma battaglia in Parlamento sui Cus.

(Apcom) - "L'esito negativo del voto sul registro delle unioni civili a Roma dimostra quantaltromai che il Pd non è in grado di governare il dialogo tra laici e cattolici, se non cedendo a questi ultimi". Lo afferma Franco Grillini., presidente onorario dell'Arcigay e parlamentare Sd.

"Sono moltissimi - ricorda- i Comuni che hanno varato il registro delle unioni civili, con il concorso determinate degli ex DS. Purtroppo lo scioglimento del più grande partito della sinistra laica in Italia esporrà sempre di più la politica alle pretese egemoniche del clericalismo. Dal punto punto di vista le forze laiche, socialiste e radicali giocheranno sempre di più un ruolo fondamentale nella difesa della laicità dello Stato. Anche per questo è insopportabile l'idea e la pratica di una riforma elettorale che spazzi via le piccole formazioni".

"Nei prossimi mesi - conclude- proseguirà la battaglia in parlamento sui CUS, i contratti di unioni solidale. Anche in quel caso ci si dovrà schierare e non si potrà rimandare ad un altra istanza come è stato fatto nel Consiglio comunale di Roma".
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UNIONI CIVILI/ VOLONTE': DA LOBBY GAY SOLO APPELLI ISTERICI
Appello al laicismo non fa i conti con i numeri della democrazia.

(Apcom) - "La secca bocciatura al registro delle unioni civili dimostra che il buon senso ha prevalso sulle pressioni delle lobby omosessuali". Lo afferma in in una nota il capogruppo dell'Udc alla Camera Luca Volontè.

"La democrazia è fatta di numeri: ieri in Campidoglio la stragrande maggioranza ha detto 'no' a una norma forzata e incompatibile sia con il sistema giuridico che culturale del Paese. La presunta invasione di campo della Chiesa denunciata dai sindacati gay, rifugiati politici delle sinistre estreme, è il solito pretesto di comodo - dice Volontè - per non ammettere il fallimento totale di questi registri su tutto il territorio nazionale".

"Il loro appello al laicismo di Stato somiglia più a un atto d'insofferenza isterica tanto nota quanto scontata, che non fa i conti né con la ragione, né con la realtà, né con la democrazia",conclude Volontè.
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UNIONI CIVILI/ CHITI: CONTRARIO A MATRIMONI E ADOZIONI GAY
Ma omosessuali non vanno discriminati, ci vuole rispetto.

(Apcom) - "Dico personalmente, come convinzione personale, che io non sono convinto dei matrimoni gay e non penso neppure che ci possa essere l'adozione di figli: un figlio è abituato ad avere un padre ed una madre, e non credo che funzionerebbe con o due madri o due padri". Lo dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, intervistato da Radio Vaticana

"So che su questo punto - prosegue - si solleveranno polemiche a non finire, ma questa è la mia convinzione. Detto questo, io penso che qualsiasi visione, religiosa o meno, debba avere a fondamento il valore della persona, la sua dignità e la sua irripetibilità. Allora io penso che nei confronti di tutte le persone occorra un grande rispetto, una grande attenzione e che bisogna assolutamente non accettare discriminazioni che possano essere operate sul lavoro, nei rapporti civili, nei confronti di persone che abbiano un orientamento sessuale diverso. Quindi, una questione è il matrimonio gay, un'altra questione è il fatto che nei confronti di chi è omosessuale ci possano essere forme di discriminazione o di pregiudiziale che non sono giuste se si ha al centro il valore della persona e il rispetto per la persona umana".

Per evitare discriminazioni, secondo Chiti, "in alcuni casi, servono delle leggi e, in generale, serve una cultura, perché se una cultura è una cultura rispettosa che tiene al centro il valore della persona e delle persone, allora è una cultura che rifiuta le violenze, e le violenze possono essere sia fisiche che morali, che concettuali".
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COPPIE DI FATTO: BERTOLINI (FI), A ROMA DE PROFUNDIS PER CUS
(Adn/Kronos) "Il no del Campidoglio all’istituzione del registro sulle unioni di fatto sancisce la fine dei Cus a livello nazionale. In Parlamento non esiste e forse non è mai esistita una maggioranza per l’approvazione di questo pasticcio legislativo. Chi parla di ingerenze del Vaticano vuole nascondere la debolezza di una coalizione non autosufficiente nemmeno a
livello locale. La sinistra radicale, sonoramente sconfitta, tenterà il colpo di mano nelle aule parlamentari. Sono convinta che si scontrerà con la ferma opposizione nostra e di tutti i moderati dell’Unione". E’ quanto afferma la vicepresidente dei deputati di Forza Italia, Isabella Bertolini.
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Ndr. "La giornata della vergogna", in tutti i sensi. Il Pd ha svenduto la sua dignità pur di compiacere la chiesa con la speranza di poter tornare a governare. E le organizzazioni gay del nostro paese ipocritamente si stracciano le vesti quando già in anticipo sapevano come andava a finire. Nel programma di governo di questo sgangherato centrosinistra la questione delle unioni civili è presa molto alla larga ed in modo estremamente amibiguo, tale e quale alla questione omosessuale.
Le "prefiche" dell'Arcigay che han fatto "floppare" tutte le manifestazioni romane pro-registro non partecipandovi in massa (Fabrizio Marrazzo è influnzato o sta leggendo i testi dello spettacolo di Panariello per censurarlo di nuovo...), addirittura prefigurano la nascita di un partito di omosessuali. E per tutelare gli interessi di chi oltre a quelli del popolo gay?
Un partito ha e deve avere una maggioranza più ampia di quella omosessuale e chi seguirà Mancuso e la sua band? I tesserati dell'Arcigay? Quali, quelli che frequentano saune e dark? Teniamo i piedi per terra e cerchiamo di fare il punto. Un primo punto ad esempio sarebbe cambiare una dirigenza inadeguata, vecchia e "brezneviana" delle organizzazioni gay. Non li ascolta più nessuno.

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Roma e il registro mancato. Veltroni affossa le nozze gay. E il Campidoglio lo sfiducia.

(Gianni Pennacchi - Il Giornale) «Sta’ zitta gallina!» le urlavano dai banchi della destra, «fascisti, sporchi fascisti!» rispondeva lei, Adriana Spera capogruppo rifondarola. Un parapiglia, un caos incredibile da far tremare i soffitti a cassettoni del Campidoglio, fuoco e fiamme - verbali, s’intende - che han costretto Mirko Coratti, mastelliano presidente del consiglio comunale, a sospendere la seduta. Una bolgia continua, alimentata dal settore del pubblico che era affollato di big accorsi da Montecitorio, i verdi Angelo Bonelli e Paolo Cento, Vladimir Luxuria e frotte di deputati della sinistra. I quali onorevoli facevano la spola tra l’aula Giulio Cesare e Piazza del Campidoglio, gremita di folla e striscioni nonostante la pioggia lieve ma incessante e fastidiosa, persino Marco Aurelio sul cavallone di bronzo appariva turbato. C’era di tutto e di più, sul colle più fatale della città eterna, l’Arcigay coi cartelli «No Vatican No Taliban», i Radicali.it con lo striscione «Coppie di fatto», il Circolo Mario Mieli a gridare «No Vat!», l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti con l’affiliata Associazione per lo Sbattezzo, con grandi foto accoppiate del sindaco col doppio incarico e del cardinal Bagnasco. E poi bandiere rosse, arcobaleno, rosa e pure fucsia.
Tutti contro il sindaco Walter Veltroni e la vicesindaca Maria Pia Garavaglia, che però non c’erano e si son beccati salve di «vigliacchi!» e fischi, e in difesa del Registro delle unioni civili che una petizione popolare forte di 10mila firme e una mozione consiliare presentata da tutti i gruppi di sinistra (che fan parte della giunta) volevano fortissimamente introdurre nell’ordinamento comunale romano. Come nella rossa Emilia e nella civile Toscana del resto, pur se un tal Registro ha scarsi o nulli effetti concreti sia per le coppie etero quanto per le omo. S’opponeva il sindaco e segretario del Partito democratico, aveva dato la sua parola a Tarcisio Bertone, cardinal Segretario di Stato, che mai e poi mai avrebbe sponsorizzato un tale affronto alla sacralità dell’Urbe e del Cupolone. Pd, Udeur e Italia dei Valori avevano infatti presentato un Ordine del giorno per sospendere la decisione sui simil-Pacs all’amatriciana, rinviandola sine die, almeno sino a quando il Parlamento nazionale non avrà varato una vera legge sulle unioni di fatto, che Veltroni s’impegnava a propiziare. Alle calende greche.

Volete sapere com’è finita? Un disastro per il Registro e ancor più per Veltroni, che ieri sera ha incassato una batosta incredibile. Perché la proposta di delibera consiliare e quella di iniziativa popolare sono state respinte massicciamente coi voti del Pd e del suoi alleati centristi, di An, di Forza Italia e dell’Udc. E l’Odg del sindaco è stato bocciato coi voti dell’intera opposizione più Rifondazione, Pdci e Verdi. Un disastro per Veltroni che da quando è sindaco mai s’era visto rifiutare una sua proposta. Con l’aggravante di dover fare i conti ora con una maggioranza, la sua, divisa e infuriata. Dite che doveva aspettarselo, ora che s’è lanciato alla conquista di altri Palazzi? Forse è il contrappasso, tant’è che il Campidoglio è ora speculare al Parlamento.

I numeri, per dovere di cronaca: la delibera di iniziativa popolare è stata respinta con 43 voti contro 11, pur se due donne premevano sulle transenne baciandosi platealmente sulla bocca. Quella consiliare firmata dal socialista Gianluca Quadrana è stata bocciata con 44 no a fronte di 11 sì. L’Odg del Pd ha totalizzato 24 sì, 23 no e 9 astenuti, ma poiché il regolamento imponeva un quorum di 29 voti sui 56 consiglieri presenti, è stato affossato.

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Parla Silvia, la strip-blogger. Il video dell' "intervista doppia".

"Commentate e mi spoglierò per voi".
Silvia, strip-blogger milanese.


(Giovanni Di Stefano - TGCom) Non è una ragazza come tante. Apprezza i commenti, anche quelli non proprio educati e poco benevoli. Anzi, più ne arrivano e più si spoglia. Si chiama Silvia e come altre coetanee ha aperto un blog. Un blog, però, molto diverso dagli altri: il suo infatti è uno strip-blog. Funziona più o meno così: Silvia pubblica una sua fotografia osè, poi fissa una soglia minima di commenti dei lettori che vorrebbe ricevere e quando questa viene superata arriva un altra foto, sempre più calda, sempre con meno abiti addosso.

Il gioco è serio, niente a che vedere con la bufala di “Pupa86”, misteriosa (e fasulla) blogger che aveva introdotto in Italia gli strip-blog. Un gioco che dura da settembre, tre mesi in cui Silvia, novella Penelope dello spogliarello, si è spogliata e rivestita, ha mostrato e nascosto, ha gioito quando i commenti erano numerosi, è rimasta delusa quando invece latitavano.
Commenti di ogni genere e su ogni parte del corpo, che Silvia mostra abbastanza ma che ai lettori non basta mai. Silvia via la maglia, Silvia via gli slip, Silvia mostraci il “lato b”, Silvia io ti farei così… E lei, Silvia, gioca come il gatto, pardon la gatta, con il topo. Ammicca, promette, mantiene (a volte), delude, torna a promettere. Sorride immaginando centinaia di ragazzi che sbavano davanti alle sue fotografie e sogna un futuro di successo. I soldi innanzitutto. Perché nella vita, per la ragazza, classe ’70 e residenza a Milano, l’importante è guadagnare tanto e poi viaggiare per il mondo senza pensieri.

Nel profilo pubblicato sul blog, Silvia dice di essere leggera, divertente, ironica, un po' sfacciata e senza vergogne. In effetti davanti all’obiettivo della macchina fotografica non prova vergogna. E non la prova nemmeno pensando a quante persone potrebbero vederla nuda su internet. Anzi, come le starlette più note, offre ai lettori un calendario per il 2008. Nella copertina appare la ragazza di spalle, uno slippino rosa e sopra la scritta Strip Blog. Il resto è da scoprire mese per mese. O giorno per giorno. Perché lo strip di Silvia continua (quasi) quotidianamente sul suo blog.
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Buon compleanno a Brad Pitt per i suoi 44anni.

(Top boys, top girls) Il 18 Dicembre 1963 (Sagittario), vede la luce a Shawnee (Oklahoma .USA) Brad Pitt, attore e compagno dell'invidiatissimea Angelina Jolie. Considerato da molti come l'uomo più bello del mondo, Pitt ha avuto numerose relazioni con diverse colleghe, tra le quali Juliette Lewis, Julia Ormond, Gwyneth Paltrow e Jennifer Aniston, che sposò nel 2000. Attualmente vive una relazione con Angelina Jolie, dalla quale ha avuto una figlia: Shiloh Nouvel Jolie-Pitt (nata il 27 maggio 2006). L'attore ha inoltre dato il proprio cognome, diventandone a tutti gli effetti il padre, ai tre figli adottati dalla Jolie, Maddox, Zahara e Pax.
Tanti Auguri per i suoi 44anni.

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Nuova Zelanda, viaggio in un set a cielo aperto.

(Panorama) Considerata tra le mete turistiche più naturalistiche del mondo, la Nuova Zelanda da qualche anno è diventata la Cinecittà del Pacifico. Prima le produzioni nazionali, l’indimenticabile Lezioni di piano, poi la svolta internazionale. Nei suoi scenari naturali è stato girato, infatti, il Signore degli Anelli, tratto dal celebre libro di J.R Tolkien, che ha fatto da apripista. Sono seguiti, River Queen, Le cronache di Narnia, solo per fare qualche esempio. La terra dei Maori si è così trasformata ,ma solo per la finzione cinematografica nella terra di Mordor, “dove l’Ombra nera scende”.

Sulle orme di Tolkien allora è dall’isola settentrionale che bisogna partire, non lontanissimo da Auckland. Il regista Peter Jackson ha scelto Matamata, Hobbiton nella finzione, per collocare l’inizio e la fine della storia. Località collinare verde e ridente, poco più di 5000 abitanti, ai piedi delle Kaimai-Mamaku Ranges è uno dei principali centri di allevamento di cavalli di razza al mondo. E anche se non sono state inserite nel film, meritano una visita le vicine grotte di Waitomo nelle cui cascate sotterranee si pratica un rafting mozzafiato. Seguendo la storia il capitolo successivo è quello in cui Frodo annienta il pericoloso Saruman. Nella realtà è stato scelto il vulcano Ruapehu, nel cuore del Tongariro National Park. La montagna, però, è sacra ai Maori, e non può essere fotografata; il regista ha potuto inserirla nelle riprese solo grazie a effetti digitali.

Anche Lezioni di piano di Jane Campion è stato girato quasi interamente nell’isola del Nord in cui rivivere la celebre scena della spiaggia non è difficile. Basta recarsi nella Karekare Beach, vicino alle colline Waitakere e all’Arataki Visitor Centre per fare un tuffo reale nella fantasia, non distante dagli Studios dove sono stati girati Xena e Hercules.

Ma anche l’isola del Sud non è da meno. Non lontano dalla capitale Wellington il Kaitoke Regional Park è un altro set da non perdere. Nella fiction cinematografica, è diventato Rivendell, il rifugio di montagna del Signore degli Anelli. Nella realtà è un parco magnifico dove si nuota e si fa kayak nei torrenti tutto l’anno. A ciascuno, allora, il proprio film.

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Lucien Freud, nevrosi d'artista. Le tele, i disegni e le acqueforti del pittore sono in mostra al MOMA di New York fino al 10 marzo 2008.

E svelano un mondo di ritratti, soprattutto familiari, venati di tragicità e sensualità.

(Eleonora Attolico - L'Espresso) Lucian Freud osserva la realtà, una realtà che a volte disturba. La mette a nudo, scruta l'animo umano attraverso il ritratto. Evidenzia i segni della vita e le sofferenze e continua a stupire per tragicità e sensualità. Nipote di Sigmund, padre della psicanalisi, Lucian è considerato uno dei massimi artisti figurativi viventi. L'impasto spesso dei dipinti, i tratti ripetuti e nervosi delle acqueforti e dei disegni rivelano tutta l'intensità del suo lavoro. Ora una retrospettiva dal titolo 'Lucian Freud: The Painter's Etchings' presso il Museum of Modern Art di New York rende omaggio alla sua attività artistica, focalizzandosi non solo su tele e disegni ma anche, appunto, sulle acqueforti, una tecnica meno nota al grande pubblico.

L'esposizione, inaugurata il 16 dicembre e aperta fino al 10 marzo 2008, propone un centinaio di opere del pittore: circa una settantina di acqueforti, 22 quadri e 7 disegni, disposti nello spazio del MOMA in modo tale da trasmettere al visitatore la capacità sinergica e la straordinaria abilità di Freud nel cimentarsi con queste tre tecniche espressive.

Nato a Berlino nel 1922, Lucien si rifugiò con la famiglia a Londra nel 1933 per sfuggire alle persecuzioni razziali in Germania, diventando cittadino britannico nel 1939. Da allora ha sempre vissuto in Inghilterra. Negli anni Quaranta il suo percorso artistico cominciò proprio con le acqueforti, che poi abbandonò per oltre un trentennio. Ricominciò nel 1982, quasi casualmente, quando gli venne proposta la pubblicazione di un libro monografico, in edizione limitata; per l'edizione realizzò una quindicina di acqueforti, tredici delle quali incluse nella mostra newyorkese.

I soggetti scelti dall'artista sono quasi sempre parenti, amici o persone a lui vicine. Con qualche eccezione: un personaggio che affascinò Freud fu l'australiano Leigh Bowery, eccentrico uomo di spettacolo e designer, scomparso nel 1994, che fu un re delle notti londinesi. I suoi soggetti Lucien Freud li fa rimanere in posa per molte ore di fila. Del resto, i tempi per la realizzazione di un'opera sono lunghi: impiega un anno per un dipinto e diversi mesi per un'acquaforte. In mostra si riconoscono la madre Lucie, la figlia Bella, oggi affermata stilista di moda a Londra, ma anche il levriero Pluto a cui era molto affezionato. A proposito della scelta dei suoi modelli l'artista spiega:" Descrivo me stesso ed il mio ambiente, le persone a cui voglio bene, le mie stanze e ciò che conosco".

Lucian Freud: The Painter's Etchings
MOMA, The Museum of Modern Art
11 West 53 Street
New York
Dal 16 dicembre al 10 marzo 2006

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Luttazzi all'Ambra Jovinelli: un fuoco di fila contro il Papa, Veltroni e Berlusconi.

(Il Messaggero) Seicento persone all'interno dell'Ambra Jovinelli, esaurito in un baleno sabato, una cinquantina a sfidare il freddo e il gelo all'esterno, davanti a un maxischermo. E' stato questo domenica sera il pubblico di Daniele Luttazzi, che ha portato a teatro la serata Decameron, riproponendo la puntata del suo show televisivo mai andato in onda dopo che La7 aveva deciso di sospendere la trasmissione.

Completo nero con camicia bianca, Luttazzi ha aperto la serata con una precisazione: «Lo dico a scanso di equivoci, non siamo qui tanto per me ma per noi, per difendere il nostro diritto di decidere cosa guardare in televisione». Poi ha ripetuto la battuta incriminata del programma, dicendo che quell'immagine lo aiuta a sopportare la chiusura della trasmissione. Un inizio soft dedicato al tempo («fa talmente freddo che Mussi ha spalmato il Vicks Vaporub sulla cosa rossa») poi Luttazzi è partito con un fuoco di fila di battute sulla religione, la chiesa cattolica, il Papa e l'enciclica Spe Salvi. «Le religioni sono un fatto culturale - ha detto - il papa vorrebbe che fossimo tutti cattolici e le mucche vorrebbero che fossimo tutti indù».

Poi sul palco sono saliti i cinque membri del cast della trasmissione, Gianluigi Fogacci, Marco Zingaro, Simone Francia, Santo Stefanini e Orsetta De Rossi con cui ha riproposto le rubriche che scandivano il programma, dai dialoghi platonici a l'oroscopo. Luttazzi nello spazio consueto all'intervista, in cui rispondeva a domande più o meno immaginarie, si è soffermato su cosa è per lui la satira: «Come ha detto Corrado Guzzanti i limiti li dà la legge - ha spiegato -. La satira non è volgare è enfatica».

Tra gli obiettivi della serata anche Walter Veltroni e il suo dialogo con Berlusconi per trovare un accordo sulla legge elettorale: «Veltroni ha detto che questo dialogo pone fine ad una stagione dell'odio - ha commentato Luttazzi - ma Berlusconi è quello di Previti, di Dell'Utri, quello che ha giustificato il massacro in Cecenia del suo amico Putin, quello delle telefonate a Saccà, quello che ha avallato la guerra di Bush in Iraq. Quello che molti provano per Berlusconi non è odio, è schifo». Dopo un sottofinale con commenti ironici, fra gli altri su Bettini, Mel Gibson, Stefano Gabbana, Claudio Baglioni («Ha fatto un concerto di beneficenza, il ricavato è andato alle vittime del concerto»), Luttazzi ha abbracciato la regista del programma, Franza Di Rosa, che ha ripreso anche la serata, dicendo: «E' stato bello finché è durato». Il pubblico lo ha salutato con una standig ovation.
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Il servizio del Tg3.

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Uno spezzone spettacolo.

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Pd: Veltroni, e se cambiassero nomi Internazionale e Pse?

(L'Avvenire) "Sarebbe molto importante, se Pse e internazionale socialista cambiassero la loro denominazione. Perchè non è vero che oggi è solo l'identità socialista che identifica il campo del centrosinistra in Europa". Walter Veltroni capovolge i termini della questione e, circa la collocazione in Europa del Pd, non ritiene che sia il nuovo partito a dover scegliere la 'famiglià europea. Il leader Pd, nell'anticipazione dell'ampia intervista al "Foglio", suggerisce che siano invece le tradizionali aggregazioni a rinnovarsi a loro volta. "A mio avviso, se l'Internazionale socialista si chiamasse Internazionale dei socialisti e dei democratici sarebbe - dice infatti Veltroni - un enorme passo avanti in questa direzione; e la stessa cosa vale per il partito del socialismo europeo. "Noi abbiamo introdotto con le primarie un forte elemento di novità, tre milioni e mezzo di persone hanno partecipato e scelto: la leadership discende da quel voto, anche se, ovviamente, si confronta e collabora con un gruppo dirigente più largo, con intelligenza ed equilibrio. Il mandato delle primarie è fare un partito nuovo. A questo mi sento assolutamente legato", prosegue Veltroni che ripete il suo no alla struttura correntizia, rafforzato da una battuta: "Vorrei che si sia scritto sulla mia lapide 'non ha mai partecipato a una correntè. Vorrei che ci fossero correnti di pensiero nel Pd, non correnti organizzate. Le correnti organizzate come strutture piramidali che si occupano poco di pensiero e molto di chi viene eletto qui e chi viene eletto là, non mi hanno mai affascinato. Tanto è vero che in vita mia non ho mai fatto parte di nessuna corrente, neanche di una corrente che facesse riferimento a me stesso. A me - spiega - piacciono le fondazioni culturali, i centri di elaborazione di pensiero, mi piace pensare a un partito più mobile".

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San Pietroburgo. All'Hermitage i gioielli dell'archeologia vesuviana.

(La7) Fino al 30 marzo esposti a San Pietroburgo circa 200 reperti pompeiani per la prima volta in Russia.
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Liza Minnelli, eccola prima del collasso. In Rete lo show deludente della star.

(TGCom) La settimana scorsa Liza Minnelli ha avuto un collasso in Svezia, a Gothenburg, durante uno show. Dopo i primi accertamenti è stata riportata negli Stati Uniti per accertamenti più approfonditi. Dopo aver cantato quattro canzoni la star ha lasciato cadere il microfono prima di accasciarsi sul palco. Un fan ha messo in Rete il video dell'esibizione dell'artista e, secondo quanto riporta Perez Hilton, testimonia come la Minnelli fosse alticcia.

"Spesso mollava il suo microfono -ha scritto l'anonimo spettatore della serata a Perez Hilton -, si strofinava spesso il naso girata di spalle e si appoggiava al pianoforte per mantenersi in equilibrio. Per ben due volte è stata aiutata da due uomini a scendere e salire il palcoscenico, proprio per evitare che cadesse rovinosamente. La cosa migliore di tutte - conclude il fan- è che era talmente ubriaca che non si sentiva neanche una parola di quello che diceva o cantava, diverse volte andava fuori tempo. La band non sapeva proprio cosa fare come potete vedere dal video".

Il video che dura poco più di nove minuti ritrae la Minnelli sul palcoscenico ed effettivamente non sembra al massimo della sua forma. Dopo la sua esibizione si è sentita male. "E' stata una cosa terribile - ha detto il promoter locale del concerto, Michael Silfverskiold .- E' caduta dal palco, l'ha presa il manager della produzione". Al momento dall'America filtrano poche notizie, se non che l'artista si sta riprendendo gradualmente.
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Nostoi. Al Quirinale i capolavori ritrovati dell'antichità.

Vibia Sabina - II sec. d.C.(Artsblog) Dal 21 dicembre fino al 2 marzo la Sala delle Bandiere e le Sale della Galleria di Papa Alessandro VII del Palazzo del Quirinale, si apriranno alla mostra “Nostoi. Capolavori ritrovati”.

Si tratta di 77 capolavori antichi ritornati all’Italia dopo lunghe trattative tra il ministero per i Beni e le Attività Culturali e alcuni celebri musei americani (tra questi il Paul Getty Museum di Los Angeles e il Metropolitan Museum of Art di New York) e collezionisti internazionali. Battaglia iniziata dal ministro Urbani e conclusa felicemente dal ministro Rutelli.

Le opere sono lavori unici dell’antichità come “Vibia Sabina”, una statua in marmo paro del II sec. d.C.; “Cratere a calice”, del 350-340 e “Antefissa” del 500-475 a.C.

La mostra curata da Louis Godart è ad entrata gratuita e senza prenotazione. Dettagli orari di visita sul sito.

Via | Il Velino

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L'intervista. Dini: sui gay governo dilettantesco.

Il leader dei Liberaldemocratici: ho parlato con Giordano, tra noi c'è rispetto.

(Paola Di Caro - Corriere della Sera) Bocciato sulla sicurezza, dove ha tenuto un atteggiamento «un po' dilettantesco». Ma anche sui casi Speciale e Petroni, entrambi «sconcertanti », e sulla Finanziaria, che è uscita «peggiorata » dalla lettura della Camera. Lamberto Dini resta fedele alla sua linea dura e critica a 360 gradi un governo che a suo giudizio continua a fare troppi errori.
Partiamo dal decreto sicurezza.
«O il governo è stato un po' dilettantesco oppure ha fatto uso e abuso del Parlamento. E lo dico perché io sono tra quanti votarono sì al decreto sicurezza che conteneva la norma sulle attitudini sessuali solo perché il ministro Chiti, nel Transatlantico del Senato, assicurò che quel punto sarebbe stato modificato alla Camera».
Il rischio è che, se si cambia, il decreto non passa in Senato.
«E infatti il governo non intende modificare il decreto ed è grave, perché quando un ministro fa una dichiarazione importante e poi non la mantiene, il Parlamento è preso letteralmente in giro».
A questo punto sarebbe meglio far decadere il decreto?
«Al contrario: se il capo dello Stato lo rimanderà alle Camere, sarà questo il primo provvedimento di cui dovremo occuparci dopo la pausa natalizia».
Lei è critico anche sul caso Speciale.
«Sì, ho trovato sconcertante l'atteggiamento del governo, che procede a dismissioni di personalità elette o scelte da questo o dal precedente esecutivo, senza pensare a quali potrebbero essere le conseguenze sul piano della giustizia amministrativa. Questo è il secondo caso, dopo la vicenda del consigliere Rai Petroni, in cui il governo soccombe alla giustizia amministrativa: è incredibile, visto il battaglione di giuristi ed esperti di Palazzo Chigi».
Lo definirebbe un atto di arroganza?
«Preferisco pensare che sia il risultato dell'improvvisazione, nell'ambito di una vicenda disdicevole, che ha portato alla fine a togliere a Visco le deleghe sulla Guardia di finanza».
Padoa-Schioppa dovrebbe dimettersi?
«No, la decisione è stata del governo, della presidenza del Consiglio dei ministri nel suo complesso. E meno male che Speciale, con le sue dimissioni, ha tolto dall'imbarazzo il governo su come proseguire...
».
Se siete così insoddisfatti, che conclusioni trarrete?
«Certamente dovremo valutare nel merito una Finanziaria lievitata nei costi nel passaggio alla Camera, quando lo stesso Padoa-Schioppa ritiene vada ridotta la spesa».
Ce l'ha ancora con Rifondazione?
«Le nostre posizioni, pur antitetiche spesso sul terreno economico, non ci portano mai alla mancanza di rispetto reciproco, tant'è che in questi giorni io e Giordano ci siamo sentiti. Ma è vero che ci aspettiamo cambiamenti del quadro politico e faremo le nostre richieste entro l'anno. Perché così non si può andare avanti».

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Lite Pd-sinistra Niente unioni civili. Coppie di fatto Il caso Roma: veti reciproci, salta il registro.

Dopo cinque votazioni, in Campidoglio nessun documento condiviso sulle coppie di fatto. Veltroni assente.

(Lilli Garrone - Corriere della Sera) Non ci sarà nessun registro delle unioni civili del Comune di Roma. Cinque votazioni e tentativi di mediazione fino all'ultimo non sono riusciti a far approvare dal consiglio comunale della capitale un documento condiviso sulle coppie di fatto. Non è stato trovato alcun accordo fra il Pd e la Sinistra, forse impossibile dopo la presa di posizione del Vaticano che aveva invitato i cattolici del Campidoglio a dimostrare la propria «fermezza e la propria coerenza». E così, senza alcuna convergenza tra le due anime che compongono la maggioranza romana, dopo un dibattito convulso, con tanto di bacio lesbico alla fine, dal Campidoglio sono arrivate solo «bocciature» sulle unioni civili.
Le due delibere per la costituzione di un «Registro», una di iniziativa popolare e una consiliare, sono state respinte. Come è accaduto, del resto, per i due odg, del Pd e della Sinistra, che pure rinviavano la questione al Parlamento. Bocciato, ma era scontato, anche un documento dell'opposizione.
La partita, assente il sindaco Walter Veltroni (era a L'Aquila), ma presenti deputati come Vladimir Luxuria, si è giocata tutta all'interno della maggioranza e del Partito democratico, alla ricerca di un testo condiviso: niente da fare, anche se si sono cercate tutte le formule possibili e immaginabili per indicare le coppie di fatto, da «comunione di vita», frase che non è piaciuta oltre Tevere, a «vita in comune». «La stagione delle provocazioni dei registri comunali è finita, adesso serve un dialogo tra tutte le forze politiche per arrivare a una soluzione legislativa» è il commento di Giorgio Tonini, senatore del Pd ed esponente del mondo cattolico. E mentre all'interno si scriveva una «pagina triste per la politica», come hanno commentato alla fine gli esponenti della maggioranza, all'esterno si svolgeva una manifestazione a sostegno del «Registro».

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I voli di Pecoraro: «Ma ero lì per servizio», Gli elicotteri della Gdf Il ministro: «Mai in vacanza, mai con parenti»

(Il Corriere della Sera) Ci sono anche gli uomini dei Verdi al governo nella lista dei voli di Stato con i mezzi della Guardia di finanza. Poca cosa, in verità, rispetto a quello sterminato elenco di nomi e destinazioni. Ma ci sono. Da Firenze, dove ieri è andato in treno, il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio reagisce infastidito: «Le mie attività — spiega — sono istituzionali, non ho mai portato parenti o familiari in nessun volo di Stato. Non so se tutti hanno fatto lo stesso». Coda velenosa perché in quell'elenco ci sono situazioni sicuramente più discutibili. E i nomi che compaiono spesso sono tanti: da Maurizio Gasparri ad Antonio Marzano, da Rocco Buttiglione a Francesco Bosi.
I collaboratori di Pecoraro Scanio fanno osservare come al ministro sia stata assegnata una scorta proprio della Guardia di finanza. Non una scelta sua ma del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. «E quindi — spiega lui — quando sono in missione a me danno l'elicottero della Finanza. Ma a bordo non c'è mai un parente e non ho mai utilizzato quei voli per andare in vacanza ». In effetti i voli del ministro non sono poi così numerosi: nove in un anno e mezzo, tutti con l'elicottero AB412. Tutti con rientro in giornata, compreso uno da Roma a Bologna che però risulta prenotato e non effettuato. Tutti in giorni feriali, lontani dai fine settimana. E tutti per ragione di servizio.
Qualche esempio: il 19 maggio dell'anno scorso Pecoraro Scanio raggiunge Ischia e torna a Roma poche ore dopo. Era un sopralluogo sul luogo della frana che pochi giorni prima aveva ucciso quattro persone. La settimana dopo raggiunge la val di Susa da Torino: doveva incontrare e discutere con la delegazione dei No Tav, i sindaci e gli abitanti della zona che si oppongono all'Alta velocità ferroviaria. Ancora: il 30 settembre 2006 andata e ritorno a Mercogliano, in Campania, per un sopralluogo ad un ex base Nato in corso di bonifica. E poi il 24 ottobre verso San Martino in Perillis, in Mo-lise, per un incontro con il presidente della Regione sul problema dell'acqua. «Forse — attacca Pecoraro Scanio — sarebbe meglio guardare le attività esatte delle missioni. E controllare chi è andato con i voli dei carabinieri o di altri».
Nella lista dei passeggeri della Guardia di finanza compare anche il nome di un altro uomo dei Verdi al governo: il sottosegretario all'Economia Paolo Cento. Il 2 settembre di quest'anno da Gaeta a Ventotene, andata e ritorno. Non in elicottero ma a bordo di un Guardacoste. «Dovevo presentare la moneta dedicata dal Poligrafico ad Altiero Spinelli — spiega Cento — nella prima giornata del convegno che ogni anno si tiene sull'isola, organizzato dall'istituto che porta il suo nome. Era l'unico modo per fare in tempo ». Non aereo di Stato ma barca di Stato: «Davvero non mi sembra il caso di commentare».

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Nessun rischio nelle norme contro ogni discriminazione.

Paolo di Tarso, figlio del suo tempo, approvava la schiavitù.

(Libertà online) In un articolo, pubblicato sabato 8 dicembre in prima pagina (ndr. su "Libertà, Quotidiano di Piacenza"), Gianni Cuminetti afferma che con il voto di fiducia espresso dal Senato sul cosiddetto pacchetto sicurezza si sarebbe consumata "una delle pagine più tristi nella storia del Parlamento Italiano".
Ciò perché nel testo sottoposto al voto, sarebbe stato introdotto surrettiziamente, per volontà della "Sinistra estrema", un dispositivo di legge che condannerebbe ad anni di galera "chi si dichiarasse apertamente contrario all'omosessualità e a quanto ne consegue (sic). Potrebbe anche succedere che se un parroco nella sua predica citasse l'opinione di S. Paolo sugli omosessuali correrebbe lo stesso rischio".
E' davvero possibile tutto ciò? Assolutamente no! Anche se dobbiamo dire, a discolpa dell'autore, che le sue posizioni riflettono il profluvio di sciocchezze che ha accompagnato quel voto (magistralmente rappresentate dalla indefettibile contrarietà della senatrice Binetti e dai tentennamenti di tanti cattolici timorosi di cadere in odor di scomunica) e, a suo merito, che l'articolo ben rappresenta l'impazzimento del dibattito politico-culturale nel nostro paese.
Facciamo ordine: il dispositivo in questione, fatti salvi gli errori di coordinamento legislativo che contiene, stabilisce che sia passibile di condanna fino a tre anni di reclusione chiunque commetta atti o inciti ad atti di discriminazione fondati sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali. La condanna sale a quattro anni di reclusione se tali atti, commessi o incitati, comportino violenza. Circa la congruità della pena, che è peraltro impervio discorso tecnico, basti qui ricordare che tra i benefici della Gozzini e altri riti premiali è praticamente impossibile andare in galera per il reato in questione.
Più interessante approfondire il discorso sulle fattispecie che conformano il reato. Il pensiero politico occidentale nei suoi due filoni costitutivi (anglo-americano e francese), ha saldamente affermato la centralità della persona in ogni struttura sociale o politica. Nel 1776, il secolo dei lumi (e sarei molto cauto nel decretarne il fallimento), la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America affermava: "Tutti gli uomini sono stati creati uguali, essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità". Nel 1798 nella Francia rivoluzionaria, la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino sanciva solennemente il principio di uguaglianza tra tutti gli esseri umani cui seguiva l'elencazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell'uomo. Questo pensiero è riverberarato in tutte le moderne costituzioni europee.
L'art. 3 della nostra costituzione, infatti, dispone: "Tutti i cittadini?sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana?". Va da sé che il libero sviluppo della propria persona e l'eguaglianza giuridica della stessa sono in continuum logico con la proibizione di ogni forma di discriminazione.
Concetti ampiamente accettati nel sentimento popolare che giustamente si indigna di fronte alle vessazioni subite da un portatore di handicap ad opera dei propri compagni di classe, come di fronte al ripetersi di atti vandalici di matrice antisemitica, (ad onor del vero la stessa solidarietà non sembrano raccogliere i Rom o gli omosessuali, che pure condivisero con gli ebrei gli orrori dei campi di sterminio e nemmeno i neri quando, invece che in Alabama, risiedono in brianza). Principi, comunque, che appartengono alla nostra storia, alla nostra cultura e ben radicati nelle nostre coscienze. Principi che scendono fino noi da Kant e Voltaire passando da Lussu e Calamandrei e che appare davvero sciocco considerare armi improprie nelle mani di Rizzo e Diliberto. Principi che devono essere difesi nella loro effettiva realizzazione come da dettato Costituzionale. Tutto secondo logica, dunque?
Non per il dottor Cuminetti, secondo cui sì e inserito "nel nostro ordinamento giuridico il reato di opinione in materia eticamente sensibile" e si è inferto "un vulnus alla libertà individuale potenzialmente devastante". Ohibò! Ma il giudice condanna l'atto o l'incitamento all'atto, e l'atto ha sostanza oggettiva ben diversa dal pensiero. E quand'anche residuasse una zona grigia di ambiguità soccorrerà il giudice l'articolo 21della Costituzione (Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione) che è vivo e vegeto e di rango legislativo superiore.
D'altra parte, pur con pene diverse e fattispecie limitate, questo impianto giuridico è in vigore dal 1975 senza che si verificasse nulla di apocalittico. Puro vaneggiamento dunque? No! Scopriamo infine tutte le carte di questo osceno gioco. La legge del 1975 puniva in origine le sole discriminazioni razziali secondo il dettato del trattato internazionale siglato a New York nel 1966. Essa e stata successivamente integrata nel 1993 ampliando la sua azione anche alle discriminazioni etniche, nazionali e religiose.
Oggi si proponeva un'ulteriore integrazione che comprendesse anche le discriminazioni condannate nel trattato europeo di Amsterdam e già votate dal Parlamento italiano sia in occasione della ratifica del trattato stesso, sia in occasione della ratifica della Costituzione Europea. Secondo il trattato di Amsterdam fra i soggetti che devono essere protetti da possibili discriminazioni vi sono anche gli omosessuali. Ebbene, fra i crociati che popolano il Parlamento Italiano, si è fatto strada il dubbio che punire gli atti discriminatori, anche violenti nei loro confronti, avrebbe potuto supportare in futuro le richieste di un riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali.
Meglio, piuttosto, distruggere un impianto valoriale e ideale che è l'architrave delle moderne liberal-democrazie e patrimonio inalienabile della nostra civiltà. Aberrante ma vero. E non si angosci il Dottor Cuminetti se l'insegnamento di S. Paolo dovesse entrare in conflitto con il nostro codice penale o con i diritti costituzionalmente garantiti. E' gia successo!
Paolo di Tarso, figlio del suo tempo, approvava la schiavitù: "Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina", (I, Tm, 6,1) e considerava una follia le pari opportunità fra i generi: "le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualcosa, interroghino a casa i loro mariti?" (I Cor, 14, 34-35) che dimostra come un'adesione letterale ai testi sacri ci porterebbe, dritti-dritti, tra le braccia del fondamentalismo religioso.

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PIO XII beato? Il Vaticano prende tempo.

(Andrea Tornielli - Il Giornale) Per la beatificazione di Pio XII, il Papa che ha regnato negli anni difficilissimi della Seconda guerra mondiale e poi della Guerra fredda, servirà ancora tempo e ancora studio. Il decreto sull’eroicità delle virtù del «servo di Dio» Eugenio Pacelli non è stato infatti inserito nel novero di quelli approvati ieri mattina da Benedetto XVI durante l’udienza concessa al cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, come si evince dall’elenco reso noto dalla Sala Stampa vaticana e poi pubblicato sull’Osservatore Romano. Il Papa vuole prendere ancora tempo e ha istituito una commissione interna alla Segreteria di Stato vaticana per valutare non le virtù e la santità di Pacelli, ma per approfondire ancora una volta la documentazione già vagliata e anche i possibili risvolti negativi dal punto di vista del dialogo ebraico-cristiano e dei rapporti tra Santa Sede e Stato d’Israele, di un’eventuale proclamazione.
L’eroicità delle virtù rappresenta, per così dire, il penultimo scalino che porta alla beatificazione e segna la consacrazione del processo svolto. L’ultimo scalino, invece, è rappresentato dalla constatazione di un miracolo attribuito all’intercessione del candidato agli altari. Lo scorso 8 maggio, la riunione ordinaria dei cardinali e dei vescovi della Congregazione delle cause dei santi, dopo aver esaminato e discusso i voluminosi tomi della «Positio» - cioè i testi del processo, predisposti dal relatore e dal postulatore della causa, i gesuiti Peter Gumpel e Paolo Molinari - aveva votato in favore dell’«eroicità delle virtù» di Pacelli. La decisione, contrariamente a quanto riportato da qualche fonte, era stata presa all’unanimità e seguiva il via libera dato in precedenza dalla commissione storica. Al contrario di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, date le ricorrenti polemiche che circondano la figura di Pio XII, la riunione di non aveva registrato contrapposizioni e non era stata affatto combattuta. Il voto unanimemente favorevole doveva però essere sottoposto al Papa per la ratifica e la pubblicazione del decreto. Benedetto XVI, di fronte all’enorme mole di documentazione, ha evidentemente voluto prendere tempo, per leggere e studiare. E ha affidato questo compito a una commissione interna della Segreteria di Stato, incaricata di vagliare anche alcuni faldoni di documenti non ancora inventariati dell’Archivio segreto. La commissione non ha il compito di discutere la santità di Eugenio Pacelli, sulla quale si è già pronunciato il «tribunale» delle Cause dei santi. Deve però analizzare ogni possibile ricaduta anche «diplomatica» della beatificazione.

Non è infatti un mistero che, nonostante le più recenti acquisizioni storiche abbiano contribuito a sfatare la leggenda del Papa dei «silenzi», mostrando invece quanto fattivo aiuto Pio XII diede a tutti i perseguitati durante la guerra, più volte gli ambasciatori d’Israele presso la Santa Sede abbiano chiesto al Vaticano di rimandare la beatificazione di Pacelli in attesa dell’apertura agli studiosi degli archivi relativi al suo pontificato. Archivi che sono stati comunque consultati da chi ha preparato la causa, come solitamente accade.
«Bisogna capire che la causa di beatificazione di un Pontefice che ha regnato così a lungo, in un periodo così difficile della storia, non è una come tutte le altre – spiega al Giornale padre Peter Gumpel, relatore del processo – e dunque si comprende benissimo che Benedetto XVI voglia prendere tempo per studiare e far studiare le carte. Per quanto riguarda invece l’atteggiamento del mondo ebraico, ci tengo a sottolineare e a precisare che vi sono molti ebrei che non condividono le accuse rivolte contro Papa Pacelli e contro la sua beatificazione. Ho ricevuto recentemente un rabbino ortodosso, che a nome di molte centinaia di colleghi americani e canadesi mi ha manifestato il suo totale disaccordo con le prese di posizione degli ambienti ebraici liberal contro Pio XII». Secondo l’allora console onorario d’Israele a Milano, Pinchas Lapide, autore nel 1967 di un volume sul rapporto tra i Papi e gli israeliti, la Chiesa cattolica e Pio XII salvarono tra 750 e 850mila ebrei durante gli anni bui della persecuzione. Per questo, alla fine della guerra e poi all’indomani della morte di Pacelli, le più alte personalità dell’ebraismo mondiale e dello Stato d’Israele, ringraziarono per quanto egli aveva fatto.
«Pio XII è vittima di una leggenda “nera” – aveva detto lo scorso giugno il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato – che ha finito per affermarsi al punto tale da rendere arduo scalfirla, anche se i documenti e le testimonianze ne hanno ampiamente provato la totale inconsistenza». Bertone aveva aggiunto che Pacelli «per la sua santità personale, risplende come luminoso testimone del sacerdozio cattolico e del Supremo Pontificato».

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Mataro da Vergato a Milano, dalla pittura alla realtà.

(Tuzone) Presso gli spazi di Pier Pour Hom di Milano è in corso una mostra dedicata a Mataro Da Vergato, artista classicamente moderno, che ha fatto della fotografia in bianco e nero una tela e della rielaborazione digitale la sua tavolozza a colori.
Sono esposte le sue migliori opere, da quelle legate all’iconografia cristiana, rivista in ottica omosessuale ai nudi maschili. Un evento che vuole valorizzare il ritorno alla rappresentazione pittorica della realtà, come nell’arte del passato, ma attraverso un processo tecnico e creativo assolutamente moderno.

INFO:
www.pierpourhom.it

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Faccia a faccia con Brad Pitt.

Brad Pitt fotografato da Martin Schoeller per First di gennaio.
(Panorama) Un regalo di First a tutti i suoi lettori.
La cover-story del numero in edicola (in vendita da venerdì 14 dicembre), è dedicata al sex symbol per antonomasia: il bello del cinema Brad Pitt.

Parte così una nuova sezione, intitolata "Passioni maschili”: una carrellata dei miti del grande schermo, seduttori affascinanti tutti da scoprire".

Come Brad, che nell’intervista rilasciata a Primo Reda, racconta delle sue passioni (l’architettura), del suo impegno umanitario (con la Jolie-Pitt Foundation), della sua vita di padre e marito.

Un ritratto onesto (con le foto di Martin Schoeller), disincantato, in cui molti potrebbero riconoscersi (tranne che, forse, per alcuni eccessi da vip, come la patente da pilota e l’isola artificiale acquistata a Dubai).

In attesa di sfogliare il giornale (e di leggere tutto il servizio, da pagina 62), ecco una GALLERY che ripercorre gli ultimi impegni pubblici dell’attore.

Sotto, il video di una recente intervista al Larry King Live, sulla Cnn :
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Quando il calciatore è sexy… e fa vendere le mutande.

(Queerway) Il trend è confermato, i calciatori fanno vendere l’intimo uomo, diventando le vere icone sexy di questo decennio. Lo ha ben capito Dirk Bikkembergs stilista belga il quale, per lanciare la sua prima linea di intimo per lui “Bikkembergs Underwear” prodotta da Albisetti, ha preso come modelli ben 100 calciatori, tra cui il nuovo testimonial Alberto De La Bella, calciatore del Villareal.

Bikkembergs Underwear è una proposta giovane e sexy, pensata per un uomo atletico e narciso, declinata nelle tre sotto linee Basic, Fashion e Beachwear. In autunno è partita la campagna pubblicitaria di supporto a questo debutto. I capi sono, infatti, disponibili nei negozi già dallo scorso novembre.

E parlando di mutande i numeri sono chiari: il mercato è in crescita. In tal senso i calciatori sono i perfetti testimonial nei quali gli uomini italiani vogliono identificarsi Oltre 7 milioni di capi venduti per Grigioperla, Yamamay e Intimissimi (4.800.000 boxer contro i 2 milioni e mezzo di slip) mentre una gran fetta di mercato si sta concentrando sulle proposte più originali (pare che un uomo su quattro preferisce comprare slip eccentrici e sexy).

La campagna di Bikkembergs Underwear, presentata in anteprima allo scorso Pitti Uomo, è in questi gorni alla Rinascente di Milano, con tanto di foto e immagini dei bellissimi cento calciatori prestatisi per lo shooting. Ammirateli in queste foto selezionate per voi.


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