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giovedì 20 dicembre 2007

Al mercatino interetnico “omosessualità migranti”.

(Napoligaypress) Venerdì 21 dicembre alle 17.00 al mercatino interetnico di Piazza Dante a Napoli si terrà l’incontro/dibattito pubblico “Omosessualità migranti”. L’appuntamento è organizzato da Arcigay in collaborazione con la II Municipalità del Comune di Napoli tratterà dell’ orientamento sessuale, dell’identità di genere nelle diverse culture e degli ostacoli che i migranti lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) incontrano nel percorso di integrazione.
L’Arcigay ritiene necessario avviare in Italia politiche concrete volte a superare gli ostacoli socio-culturali e normativi che impediscano l’inclusione del migranti omosessuali, vittime spesso di discriminazioni multiple legate sia alla razza oltre che per orientamento sessuale. L’iniziativa di Napoli “Omosessualità migranti” è pensata per promuovere la partecipazione delle persone omosessuali migranti, provenienti da diverse comunità, alla vita associativa ed alla piena inclusione nel tessuto collettivo. Pertanto l’Arcigay ritiene “significativa e qualificante” la partecipazione al dibattito di esponenti della comunità di immigrati tra cui Papa Massamba (Comunità Senegalese) e Aboubakar Soumahoro (nella foto) responsabile del settore immigrati RdB - CUB.

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Scia nudo a Canazei: denunciato

Protagonista un 39enne trevigiano.
Un 39enne trevigiano è stato denunciato dalla polizia per atti contro la pubblica decenza: l'uomo sciava completamente nudo mentre gli amici lo riprendevano con le videocamere dei telefonini. Lo spettacolo è andato in scena sulle piste della Ski Area Belvedere a Canazei, in Trentino, sotto gli occhi di centinaia di sciatori allibiti, che subito hanno chiesto l'intervento degli agenti.

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Dopo il voto sulle unioni civili continua il coordinamento tra associazioni e comitati contro l'illegalità del consiglio comunale. Assente l'Arcigay.

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Rottura sulla laicità dello stato francese da parte di Sarkozy a Roma.

Dal Laterano mea culpa sulle sofferenze dei cattolici d'Oltralpe.

(Apcom) - Fautore di una "rupture" degli standard sociali ed economici d'Oltralpe, ma anche dei tradizionali riferimenti geopolitici e dello stile di vita dei francesi, il presidente Nicolas Sarkozy ha scelto la città di Roma, e più precisamente la basilica di San Giovanni in Laterano, per pronunciare un discorso che marca una altrettanto fragorosa rottura nella coscienza francese, quella con la secolare ed assodata laicità del paese.

Con una tradizione nata con re Enrico IV, nel 1604, e fatta propria - con maggiore o minore entusiasmo - da tutti gli inquilini dell'Eliseo, Sarkozy si è insediato come 'protocanonico' della basilica romana con una cerimonia religiosa ed un discorso. Occasione per rievocare il caloroso incontro avuto in mattinata con il Papa e il cardinal Bertone, per tracciare un parallelismo tra la vocazione sacerdotale e la carriera presidenziale ("Non si può fare il prete a metà. Credetemi che neppure il presidente lo si può fare a metà"), ma soprattutto per mettere i paletti di una "laicità positiva" che sembra ispirarsi più a Abramo Lincoln che a Voltaire.

Che a Sarkozy interessi la religione non è una novità. Nel 2004, da ministro dell'Interno e responsabile degli Affari di culto, aveva scritto un libro, 'La Republique, les religions et l'esperance', per perorare la causa di una rivalutazione in pubblico delle religioni, dall'islam al cattolicesimo. Oggi, tra sorrisi smaglianti ed un saluto che somigliava ad una pacca sulla spalla, Sarkozy ha regalato una versione rilegata del suo volume a Benedetto XVI. Più tardi, nella sala della Conciliazione del Laterano, l'inquilino dell'Eliseo ha riproposto il suo pensiero in una serie di tesi, questa volta, però, da erede del regnante che promulgò l'editto di Nantes.

"Le radici della Francia sono essenzialmente cristiane", ha spiegato Sarkozy. Caldeggiando un principio di "laicità positiva", il presidente francese ha spiegato: "Dobbiamo tenere insieme i due estremi della catena: assumere le radici cristiane della Francia, e anche valorizzarle, difendendo al tempo stesso la laicità divenuta matura". Sarkozy ha addirittura compiuto una sorta di pentimento pubblico, ammettendo le "sofferenze" causate ai cattolici d'Oltralpe dalla legge del 1905 che ha sancito la distinzione tra Stato e Chiesa. Parole e concetti che si sono tradotti, però, in impegni concreti. Il capo dello Stato francese rilevato che la Francia tiene ancora "sotto tutela" le congregazioni religiose, non riconosce un carattere di culto alle attività caritative della Chiesa, né riconosce il valore dei diplomi rilanciati dagli istituti cattolici. "Penso che questa situazione è dannosa per il nostro paese", ha concluso.

La 'laicité' alla Sarkozy piace in Vaticano. Una nota della sala stampa vaticana registrava, a conclusione dell'incontro col Papa, "i buoni rapporti esistenti tra la Chiesa Cattolica e la Repubblica francese". In un'Europa sempre più secolarizzata, il presidente francese che parla come un leader cristiano non passa inosservato. Passano in secondo piano le divergenze registrate con i vescovi su immigrazione, pacs, bioetica. "E' proprio perché lo Stato è laico ed è indipendente dalle religioni, è proprio perché lo spirituale e il temporale sono separati, che è importante che nel dibattito si esprimano voci indipendenti, spirituali", spiega da parte sua Sarkozy. E sui rumors di una relazione con Carla Bruni, la separazione con Cecilia, il divorzio precedente, nei Sacri palazzi si glissa. "Il capo dello Stato eredita come tutti i suoi predecessori una tradizione antica", ha spiegato il cardinale francese Paul Poupard, "per il resto...". E con i giornalisti francesi che al Laterano insistevano sulle vicende private, il porporato di Curia taglia corto: "Se volevate intervistarmi su questi temi potevate evitare di scomodarvi", dice, e se ne va.

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Il Pd e Scalfarotto. Un partito che non ne vuol sapere di decollare.

Il lupo perde il pelo.

(Ivan Scalfarotto) Ho appena scritto a Salvatore Vassallo, presidente della Commissione Statuto, e in copia a tutti i commissari, la mail che segue: "Caro Salvatore, dopo aver ricevuto solo cinque giorni fa una convocazione della Commissione Statuto per il 22 dicembre, ricevo quest'oggi un'ulteriore email con la quale mi si comunica che la riunione è stata spostata al 12 gennaio. Chi a questo meraviglioso progetto dedica risorse sottratte al proprio lavoro e alla propria famiglia già vive il fatto di dover venire ad una riunione a Roma il sabato prima di Natale - e di dover quindi scegliere se tornare in treno sottraendo ulteriore tempo ai propri cari o acquistare un biglietto aereo spendendo una fortuna (Milano-Roma 443,46 euro tariffa base: i biglietti aerei, chi li paga lo sa, potremmo pagarli assai meno se ci metteste in condizione di acquistarli con anticipo) - come un sacrificio imposto da una burocrazia non particolarmente intelligente, ma passi. Ricevere però un messaggio col quale si cancella con sole 40 ore di anticipo una riunione convocata appena tre giorni prima, e questo senza una parola di spiegazione, né di rammarico, né un'indicazione di come ottenere un rimborso per le spese eventualmente sostenute a causa di questa sconcertante e colpevole approssimazione organizzativa, è stato come aggiungere la proverbiale beffa al già citato danno. Sollevo il problema perché non mi pare solo banalmente organizzativo o di principio, anzi credo si tratti di un punto eminentemente politico. Se il rispetto e l'inclusione di cui tanto discorriamo troveranno spazio soltanto nei nostri discorsi e nei nostri documenti e non saranno invece vissuti quotidianamente nella civiltà dei rapporti che andremo a stabilire tra noi democratici, allora possiamo sin d'ora abbandonare l'ambizione di fondare una politica nuova e, con essa, un paese nuovo. Cordialmente, Ivan Scalfarotto"

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Capodanno con Amore08 : festival musica elettronica alla Ex-fiera di Roma.

(06 blog) Amore08 è una realtà ormai consolidata nel territorio capitolino, quella di quest’anno saà infatti la quarta edizione di questo festival completamente dedicato a musica elettronica. Quest’anno diventa una vera e propria festa di capodanno e ricevere l’investitura istituzionale da parte del comune di Roma.

A disposizione del festival gli spazi dell’ex Fiera di Roma in cui saranno allestite 5 sale differenziate solo dal genere musicale (dall’hip hop all’house), per un programma ricco di DJ e performer a livello nazionale ed internazionale che rendono l’evento imperdibile per gli appassionati del genere tanto da richiamare a Roma per il capodanno cittadini da tutta Europa. Un trend confermato dall’ascesa delle ultime partecipazioni che dalle 30.000 presenze della prima edizione sono arrivati alle 40.000 presenze di quella del 2007.

I biglietti hanno un costo di 35€ (+ 5€ di prevendita) e sono acquistabili online e nei punti prevendita sparsi per l’Italia. Per chi viene da fuori Roma sono previsti dei pacchetti accoglienza studiati ad hoc per l’evento (sempre acquistabili online).

Per informazioni sono disponibili i seguenti numeri: numero verde 800907080 oppure +390645433031 e +39065748277

Location e orari

31 Dicembre
dalle 22:00 alle 8:00 del 1° gennaio 2008

Ex Fiera di Roma
Via Cristoforo Colombo 293
00147 Roma
website: www.amorefestival.com
Myspace: http://www.myspace.com/amorefestival

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Elisabetta è la sovrana più anziana della storia del Regno unito.

Da oggi la madre di Carlo d'Inghilterra batte il primato della regina Vittoria di 81 anni, 7 mesi e 29 giorni.

(La7) "God save the Queen", "Dio salvi la Regina", cantano i britannici alla loro regnante nell'inno nazionale. E evidentemente da lassù hanno preso sul serio la richiesta: da stasera Elisabetta II d'Inghilterra è la sovrana più anziana della storia del Regno Unito. Elisabetta, classe 1926, batte il primato di 81 anni, 7 mesi e 29 giorni appartenuto alla sua antenata, la regina Vittoria. Una bella soddisfazione per Elisabetta, la quarantesima monarca della storia del regno: da quando, cioè, nel 1066 salì al trono Guglielmo il Conquistatore. Da Buckingham Palace fanno sapere che per l'occasione non ci saranno festeggiamenti particolari. Forse aspetteranno il 2015, quando Elisabettà II batterà un altro record che appartiene alla regina Vittoria, quello della sovrana più longeva del regno: 64 anni di fila al comando. Sempre che, naturalmente, da lassù continuino ad scoltare il grido degli inglesi "god save the Queen".
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"Amici di Maria", Vale Mele fuori dalla scuola. I prof votano per la sua espulsione.

(TGCom) Vale Mele abbandona fra le lacrime la scuola di Amici. La commissione dopo essersi ritirata per decidere sulla sua sorte (Alessandra ha messo in discussione il suo banco) emette una sentenza tranciante. Quasi tutti i professori votano per la sua espulsione. "Ci sono stati ragazzi partiti da zero che hanno avuto la possibilità di andare avanti. Per esempio Ivan", abbozza una giustificazione Vale. Valentina in sfida con Giulia.

"La sfidante è una ragazza molto brava, a me e Garrison piace molto", sottolinea Steve. Intanto Vale si dispera: "Mi spiace, Vessicchio, mi sembra che le lezioni fatte fossero andate bene". Il maestro di canto le spiega che "Grazia ha votato perché tu rimanessi, ti stava seguendo e aveva cominciato un percorso. La mia decisione è stata presa in vista del serale". Interviene la Celentano: "Ti servirà più avanti, per capire meglio la tua posizione, che possibilità hai, di cosa hai bisogno, se mai un giorno riuscirai a raggiungere il tuo obiettivo".

"Non vorrei fare esempi, però ci sono stati ragazzi partiti da zero che hanno avuto la possibilità di andare avanti. Per esempio Ivan. Palma lo dice sempre". "I suoi miglioramenti erano giornalieri", nota Steve. "Me l'aspettavo", piange l'allieva. "ll problema è che i tempi sono stretti", aggiunge La Chance.

"Scusate," esplode in un pianto Vale che porta con sè Susy nella sua stanza e continua a piangere. "Lo sapevo, me lo sentivo, ce l'ho messa tutta. Mi spiace, non volevo". L'amica le tiene la mano. Poi è la volta di Valentina. La commissione, però, ha votato contro la decisione di Alessandra di mettere in discussione anche il suo posto nella scuola. "Tu sei un pochino meglio di Vale, ma hai bisogno di studiare tanto, i tempi sono stretti". I professori, soprattutto di danza, non sono contentissimi del suo livello di preparazione.

"Puoi fare molto di più", scolpisce a chiare lettere Steve. "Abbiamo deciso di darti una spinta un po' più forte, di metterti comunque in sfida, con una persona che piace molto a me e Garrison, Giulia. Era ora, ti devi muovere, dice Garrison. Esprimiti, sfogati". "E' un altro tuo difetto, non ti esprimi", rimarca Steve. Alessandra dà il suo giudizio sulla sfidante: "E' bravina, tecnicamente è più forte delle altre ragazze qui dentro, però Madre Natura non l'ha aiutata. Il suo fisico non è adatto. Ha però delle qualità".

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La critica di Augias sull'atteggiamento dei politici per la questione Glbt.

(Elfobruno) Un giovane lettore de La Repubblica scrive:
[...] Nella nostra società, dove l'irrazionalità e l'insicurezza sembrano prevalere, c'è bisogno di riconoscere, di rispettare tutti. Compito della politica non è mediare tra l'etica cattolica e i diritti umani. Compito della politica, se laica, è di creare le basi di una pacifica convivenza di valori e di etiche diverse. Se il Pd non coglie la sfida dei diritti civili, se non la porta avanti con coerenza e convinzione, perde la sfida del riformismo, del laicismo e del futuro.

Augias così risponde:
Tra i miei ricordi giovanili c'è l'accanimento con cui gli agenti di pubblica sicurezza andavano a multare o addirittura a denunciare le coppiette che, in località appartate, si scambiavano, come si usa dire, in macchina le loro effusioni.

Ricordo che un pretore spiritoso mandò assolti due innamorati perché i vetri appannati avevano trasformato la scomoda alcova da "luogo aperto o esposto al pubblico" in luogo privato.

Ricordo il vescovo di Prato Pietro Fiordelli che nel 1956 definì "pubblici peccatori e concubini" due giovani che s'erano sposati in Comune anziché in chiesa così negando ogni valore al matrimonio civile.

Ricordo l'anatema scagliato dalle gerarchie sul divorzio che avrebbe distrutto la famiglia. L'onorevole Fanfani, uomo politico per tanti aspetti avveduto, in quell'occasione si coprì di ridicolo ammonendo le donne che i loro mariti le avrebbero subito abbandonate, ricordo il deputato Buttiglione coprirsi di uguale ridicolo di fronte all'Europa per il suo atteggiamento contro gli omosessuali.

Leggo che l'arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la vita, soddisfatto per il voto nel consiglio comunale di Roma, suggerisce: « Chi ha particolari tendenze sessuali, come gli omosessuali, non va discriminato, ma aiutato con interventi di tipo psicologico e con terapie adeguate». Terapie adeguate? Chissà quali sarebbero nella visione di un uomo così spaventato dalla sessualità.

Questo pesante passato, per certi aspetti degno di un film con Tognazzi o Sordi, sta avvelenando la nascita del Pd con conseguenze che potrebbero essere gravi. Siamo il solo paese nel mondo occidentale ad avere problemi di questo tipo. Poi c'è l'Islam.



Si badi bene: "siamo il solo paese nel mondo occidentale ad avere problemi di questo tipo", e cioè la piena e manifesta discriminazione di Stato ai danni delle persone omosessuali, per il fatto che la politica è sottomessa al potere religioso.

Poi, come dice giustamente Augias, c'è l'Islam.
A cominciare da Teheran, aggiungo io.

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Vercelli. Diaciannovenne mostra un video hard a due minorenni. Denunciato.

La scusa è la più ovvia: farsi aggiustare il computer e con questa ha convinto due ragazzini, di 14 e di 15 anni, conosciuti al bar del paese, a seguirlo nella propria abitazione. Una volta giunti nell'appartamento, però, gli ha mostrato un video porno con scene omosessuali. I due giovani sono fuggiti, ma prima di uscire hanno visto il padrone di casa in bagno con i pantaloni abbassati.

Protagonista del fatto è un giovane di 19 anni, originario del Marocco, con regolare permesso di soggiorno per l'Italia. L'uomo, dopo una denuncia fatta dai due ragazzi, è stato sottoposto ad una perquisizione domiciliare.

Nell'abitazione gli agenti hanno trovato e sequestrati video porno omosessuali; il marocchino è stato denunciato per molestie sessuali.

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Cuperlo Pd: distinguiamo i diritti civili dai temi eticamente sensibili.

(Angela Mauro - Liberazione) «Discutere fa sempre bene». Ma bisogna «chiarirsi su quali siano i temi eticamente sensibili e quali siano invece i diritti dei cittadini». Senza questa distinzione basilare, anche l’idea di un “forum etico permanente” del Pd, pensata all’indomani dello scontro tra il partito di Veltroni e la sinistra sulle unioni civili in Campidoglio, rischia di non risolvere i problemi di fondo. I quali, per Gianni Cuperlo, deputato del Pd particolarmente impegnato sui temi della laicità, vanno affrontati senza ulteriori ritardi. «Veltroni ha interesse legittimo a tenere insieme il nuovo partito. Ma tutti noi siamo responsabili di aver evitato il chiarimento su certi temi...».

Cominciamo dalla risposta di Veltroni a Miriam Mafai che denuncia un certo arretramento culturale nel Paese. Concordi con lui: non c’è arretramento?
La Mafai pone una questione vera. Non so se oggi la società italiana sia più o meno laica di trent’anni fa, ma il bilancio non è confortante se guardiamo alla legislazione degli ultimi anni: non siamo riusciti ad approvare i Dico, nè la legislazione del governo sulla violenza di genere e le norme antiomofobia che contiene. Mi auguro che Veltroni abbia ragione, che il Parlamento approvi subito la legislazione sullo “stalking” e l’omofobia, visto che la commissione Giustizia della Camera ne ha completato l’esame, e che riconosca presto le coppie di fatto. Ma non posso non vedere alcune difficoltà che riguardano anche il Partito Democratico. Il problema non è la presenza all’interno del Pd di culture che la pensano diversamente sulle coppie di fatto, la fecondazione assistita, la ricerca sulle staminali, il testamento biologico... Il pluralismo è parte dell’operazione Partito Democratico, è una risorsa. Il punto è rivendicare nel Pd e nel Paese l’autonomia della politica e la laicità delle istituzioni. Non va accettata l’idea che la politica non sia abilitata a decidere su alcuni temi per via di una verità superiore, anche di ordine anche religioso, che la inibisce.

Il “forum etico permanente”, pensato da alcuni esponenti del Pd, può aiutare a sciogliere questi nodi?
Discutere fa sempre bene. Ma bisogna chiarirsi su questioni di fondo ed evitare di usare la categoria “temi eticamente sensibili” secondo una logica di convenienza. Bisogna mettersi d’accordo su cosa rientra in questa sfera etica e cosa invece rientra nel campo dei diritti civili. La regolamentazione delle coppie di fatto non è tema eticamente sensibile, ma un diritto di cittadinanza. I temi eticamente sensibili riguardano lo scorrere della vita: eutanasia, testamento biologico, fecondazione assistita... Faccio l’esempio della norma antiomofobia del ddl espulsioni (contestata dalla Binetti, ndr.): cosa c’è di eticamente sensibile nella tutela dei diritti fondamentali della persona? E’ su questo che il Pd deve dire una parola chiara. Io non penso che la religione sia un fatto privato che debba stare ai margini della vita pubblica, della politica. La Chiesa ha il diritto di entrare nel dibattito pubblico. Ma se è legittimo che monsignor Sgreccia si compiaccia dello stop del Campidoglio alle unioni di fatto, penso allo stesso tempo che una cultura politica progressista abbia il dovere di dirgli che è sbagliato affermare che gli omosessuali vanno aiutati con un supporto psicologico.

Veltroni sta garantendo bene una distinzione tra diritti civili e temi etici?
Non mi interessa polemizzare con Veltroni, ma ragionare nel merito. Veltroni ha interesse a tenere insieme un’operazione, il Pd, nata con molta accelerazione. Se ci sono nodi da sciogliere la responsabilità non è sua, ma di tutti noi che abbiamo sospeso la discussione su questi argomenti, anche durante la campagna per le primarie. Ora vanno affrontati, non con l’obiettivo di espellere chi nel Pd la pensa in un certo modo. Avere i teo-dem, la Binetti, è un dato fisiologico del Pd e anche una ricchezza, ma io vorrei appartenere ad un partito che dica con chiarezza quello che pensa.

Ha ragione Scalfari, quando scrive che in Italia è difficile esercitare la laicità per via della presenza del Vaticano?
Siamo un Paese che è riuscito a riconoscere il diritto al divorzio e all’aborto negli anni ’70, ma non c’è dubbio che la Chiesa di Ratzinger abbia scelto di svolgere un ruolo molto presente nella dimensione pubblica e politica: bisognerebbe riflettere sul perchè la Chiesa, dall’11 settembre in poi, si senta più assediata. E’ chiaro che per questa Chiesa l’Italia sia un palcoscenico privilegiato, non è così in Francia o Spagna. Ma il problema non è chiamare i laici contro un nuovo clericalismo. Il problema è riuscire a favorire il dialogo, la mescolanza. Un partito come il Pd deve investire nella responsabilità delle persone. Il divorzio non ha distrutto le famiglie, l’aborto non ha prodotto un aumento delle interruzioni di gravidanza. Non bisogna avere paura di una società con più diritti perchè può solo produrre più responsabilità.

Ultimo punto: non “accontentare” la Binetti significa rischiare l’esodo dei teo-dem verso nuove aree centriste...
La discussione aperta sulla legge elettorale può avere ripercussioni. Ma se il Pd si garantisce compattezza, eviterà le fughe verso un centro che ora non esiste. Mi auguro si rafforzi il bipolarismo, con una competizione tra due schieramenti.

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La protesta sottotono dell'Arcigay contro la giunta capitolina ha una spiegazione. «L’Ater darà ad Arcigay un locale a Testaccio».

(Il Giornale) «Dopo la bocciatura del registro delle Unione civili in aula Giulio Cesare, arriva prontamente il risarcimento per la comunità gay da parte del Cda dell’Ater, che si appresta infatti a votare una delibera nella quale è prevista l’assegnazione direttamente all’Arcigay, di un locale di circa 500 metri quadri nel centralissimo quartiere Testaccio». A denunciarlo in una nota il consigliere comunale di An Federico Guidi e consigliere dell’Ater Marco Di Cosimo che aggiungono: «Nulla in contrario a concedere i locali a tutte le associazioni che legittimamente ne fanno richiesta, tuttavia ci chiediamo perchè alcune associazioni come l’Arcigay debbano avere una corsia preferenziale quando invece ce ne sono altre centinaia che da anni aspettano l’assegnazione. In particolare, riteniamo grave che l’attribuzione dei locali venga effettuata dal Cda in persona dopo aver programmato la modifica del regolamento, che prevedeva il bando pubblico, con l’assegnazione diretta. È irresponsabile pensare di gestire le difficoltà dell’Ater in questo modo, ciò evidenzia come l’azienda non gestisce più le case e affoga, senza soluzioni concrete, nei debiti».

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Party natalizio con stupro per il Manchester United, arrestato Jonny Evans.

Jonny Evans, giocatore del Manchester accusato per lo stupro (Calcioblog) Si è costituito alla stazione di Polizia di Manchester Jonny Evans, giovanissimo giocatore già nazionale nordirlandese del Manchester United, sospettato di essere l’autore dello stupro denunciato da una 26enne dopo il party natalizio della squadra organizzato al Great John Street Hotel. Il 19enne difensore dei Red Devils, lo scorso anno in prestito allo Sunderland, è agli arresti dopo essersi è presentato spontaneamente per essere interrogato, ma nega con forza ogni accusa. (Fotogallery)

Evans dopo essere rientrato da un viaggio di 24 ore (stando alla sua difesa già programmato ed in compagnia di alcuni parenti) nel Principato di Monaco, si è immediatamente recato alla Stazione di Polizia nella quale erano già stati interrogati molti giocatori e componenti dello Staff del Manchester United. La decisione di trattenerlo in custodia sarebbe maturata dopo un confronto fra gli investigatori e il calciatore.

In Inghilterra è immediatamente partita la caccia per ricostruire quella che è già sta definita la “folle notte dei Red Devils“, una festa natalizia “non ufficiale” organizzata dai giocatori e tassativamente off-limits per mogli, fidanzate e dirigenti del Club. I bagordi sarebbero iniziati lunedì a pranzo con la compagnia a pranzo nel “235 Casino”, in serata il gruppo si è diviso: alcuni al The Grapes pub a bere e cantare, altri a fare una puntatina in un locale noto per le sue esibizioni di Lap Dance.

Il “meglio” però doveva ancora venire, con la festa vera e propria ospitata nel famigerato Great John Street Hotel (prezzi da 235 a 335 sterline a notte per stanza), affittato interamente dai giocatori per tutta la notte. Secondo un’anonima fonte del Sun ad attendere le star del Manchester United ci sarebbero state quasi 100 ragazze provenienti da ogni parte d’Europa:

Erano tutte bellissime, di età compresa fra i 18 e i 30 anni. Gli alcolici scorrevano a fiumi e le cameriere distribuivano champagne rosé a chiunque e in continuazione. Molte delle ragazze erano assolutamente fuori combattimento, mentre i giocatori si scolavano birra, vodka e whisky. Rooney e Rio hanno passato quasi tutta la sera sulla pista da ballo, ma è stato Ryan Giggs a rubare loro la scena, facendo l’imitazione di Elvis Presley. Si è messo a cantare una canzone e tutti gli altri si sono messi in circolo attorno a lui, applaudendo come pazzi. Non posso credere a quello che è successo, perché all’inizio era davvero una bella festa

Già, sarebbe stata una bella festa se all’alba una delle ragazze non avesse denunciato l’avvenuto stupro del quale è ora accusato il 19enne Evans, giocatore del vivaio dello United con 3 presenze all’attivo in prima squadra, una delle quali proprio nella trasferta di Roma in Champions League della settimana scorsa.

C’è da far rilevare che la tradizione del “party natalizio” non è una novità per i giocatori del Manchester United. Lo scorso anno nella stessa ricorrenza vennero spese 43mila sterline fra alcolici e l’affitto di un altro prestigioso Hotel che venne danneggiato da alcuni degli invitati durante la festa.
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Report ha scoperchiato cosa si nasconde dietro "industria del "Made in Italy".

(Fashionblog) Che la moda fosse un mondo difficile ed elitario si sapeva. Che il potere delle case di moda, o meglio di alcune maison, fosse così ampio forse si sapeva di meno. Qualche ironico sospetto ce l’aveva dato il film “Il Diavolo veste Prada”, qualcosa in più svela Report con uno speciale a cura di Sabina Giannini, che svela alcuni retroscena delle sfilate, fino ad arrivare ai laboratori di produzione spacciati per made in Italy e che invece si servono di artigiani cinesi.

Una segnalazione utile per chi vuole conoscere anche cosa c’è sotto il vestito ed un segnale che ci vede dalla parte di chi ama della moda creatività, estro ed eleganza, sia che arrivi da uno stilista emergente che si fa spazio sul web che dalle collezioni delle grandi maison.

Per fortuna il web è uno spazio libero, che consente a prodotti editoriali come fashionblog di estraniarsi dai giochi di potere e di avere un’autonomia economica e di informazione piuttosto ampia, cosa che purtroppo non si può dire di altri prodotti, dipendenti da pubblicità e direttori editoriali.

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Divorzio breve, al Senato primo sì della commissione Giustizia.

(Agenzia radicale) Non sarà facile, soprattutto in questa complicata Legislatura che si regge su pochi voti; ma il Parlamento riprende la strada verso il divorzio breve, dopo che nella scorsa legislatura una proposta di legge in merito fu affossata in Aula alla Camera. Questa volta è il Senato a provarci. La commissione Giustizia ha infatti dato il via libera all'adozione come testo base di un articolato presentato dal senatore del Pd, Massimo Brutti. Il provvedimento, composto da dieci articoli, prevede la possibilità di ottenere il divorzio entro un anno: periodo che vale per tutti, sia per coppie con figli che senza figli.

Il relatore addirittura fa intendere che si potrebbe anche dimezzare l'anno necessario portandolo a sei mesi nel caso in cui non ci siano figli ed entrambi i coniugi diano un assenso consensuale a prendere ognuno la propria strada. È stato fissato per il 22 gennaio 2008 il termine per la presentazione degli emendamenti.

«Intendiamo procedere speditamente - spiega Brutti - anche perché le statistiche ci convincono che si tratta di un problema serio». Di qui la proposta, in dieci articoli, che potrà comunque essere modificata. «È probabile - spiega ancora il relatore - che venga proposto un emendamento per portare da un anno a sei mesi il tempo previsto in caso non ci siano figli. È una proposta che era stata avanzata in sede di dibattito, ma è chiaro che io ho dovuto fare una sintesi di tutto ciò che era emerso». Brutti si dice poi ottimista sull'approvazione, nonostante le difficoltà che si registrano in genere su queste materie. «Finora - osserva - ho visto una certa disponibilità anche da parte di interlocutori che, ad esempio, sono riluttanti sui Cus».

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Lo sciabolatore Montano in aula. "Quello sponsor non mi ha pagato".

L´atleta ha fatto causa ad una ditta di abbigliamento di Alba. L´azienda produce una linea giovanile e sportiva venduta nelle boutique. L´udienza è stata rinviata.

(La Repubblica, edizione di Torino) Aldo Montano, il campione di sciabola alle olimpiadi di Atene del 2004, diventato famoso anche per la sua partecipazione a reality televisivi, è comparso ieri mattina al Palazzo di Giustizia: ha intentato un causa contro uno sponsor che secondo l´atleta non avrebbe poi onorato il suo impegno economico. L´azienda in questione è una nota marca di abbigliamento della provincia di Cuneo, la «Oplà», che produce linee dal taglio sportivo. Montano è atterrato in mattinata da Roma, accompagnato dal suo procuratore Carlo Oggero, ed è arrivato in tribunale trascinando un trolley firmato, per presentarsi davanti al giudice civile Flavia Maggi che dovrà stabilire la fondatezza delle sue richieste economiche.
«L´oggetto della causa è una sponsorizzazione non corrisposta in toto» ha spiegato solo il suo procuratore. Si tratta di una questione che risale all´anno 2005, quando l´azienda piemontese chiese a Montano di pubblicizzare i suoi capi. L´udienza è stata rinviata. (19 dicembre 2007)Torna indietro

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Sicurezza. «È emergenza», poi la norma sui gay e tutto è saltato.

È il primo del mese di novembre. All'ospedale Sant'Andrea di Roma muore Giovanna Reggiani. Italiana, romana, seviziata e uccisa da [...]

(Il Tempo) [...] un romeno di etnia rom. Scoppia il caso, è emergenza sicurezza. Lo «gridano» in Parlamento esponenti di centrodestra e centrosinistra. L'Italia chiede a Prodi e al suo governo di intervenire, di varare nuove norme per risolvere lo stato di pericolo in cui versa il Paese. Alleanza nazionale visita i campi rom della Capitale e ne denuncia lo stato criminale di chi li abita. Tutta l'opposizione punta il dito su Walter Veltroni, sindaco di Roma. E il segratario del Partito democratico non sta lì di certo, immobile, a incassare il colpo. Vuole il pugno duro e reclama, prima al premier Romano Prodi e poi al ministro dell'Interno Giuliano Amato, «interventi straordinari» a partire dalle espulsioni. L'allarme scuote anche i massimi vertici istituzionali, a iniziare dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che mobilita Palazzo Chigi. L'esecutivo condivide l'emergenza e il 31 ottobre convoca un Consiglio dei ministri straordinario.
Insomma, Veltroni tuona e Prodi risponde. Ma il segretario si muove da sindaco. Parla trasversalmente «a nome di Moratti, Chiamparino, Domenici», e sta attento a non creare l'incidente diplomatico con Palazzo Chigi. Per il primo cittadino della Capitale c'è subito bisogno di dare più poteri ai prefetti, ed è giunta l'ora «di prendere decisioni che dovevano essere prese dal 2001 e non sono state prese». Così mentre l'esecutivo è riunito, lui è al Viminale con Amato per discutere su quali provvedimenti puntare.
Risultato: da Palazzo Chigi la norma contenuta nel disegno di legge del pacchetto sicurezza, diventa decreto legge in un lampo. Anche la sinistra radicale è d'accordo e dopo l'omicidio della Reggiani parla di allarme sociale. «Siamo determinati a mantenere il livello di sicurezza alto per i nostri cittadini», dice Prodi dopo aver telefonato anche al premier romeno, Popescu Tariceanu, per avviare un serie di iniziative congiunte e aumentare il livello di protezione in Italia.
Insomma, tutti gridano all'emergenza e tutti si attivano. Ma il dl del governo scade il primo di gennaio, e il Parlamento deve convertirlo in legge se vuole dare seguito agli sforzi compiuti. Così il testo approda al Senato a inizio dicembre. Ma per inserire una norma anti-omofobia compie il pastrocchio. Fa riferimento al Trattato di Amsterdam in modo errato e con l'inserimento nel testo dell'articolo 1-bis, cancella di fatto la Legge Mancino, l'unica che punisce l'odio razziale in Italia. Ma tutto il testo divide riformisti e sinistra radicale, così da costringere il governo a porre la fiducia sul dl. E il 6 dicembre, con il sì di 5 senatori a vita, viene approvato. Si va alla Camera.
Anche qui la bagarre continua. A far discutere è sempre la norma che cancella la Legge Mancino. Ma stavolta il dibattito si fa più duro, interviene anche Napolitano che critica il testo. Ieri la prima discussione in Aula a Montecitorio. Tra tensioni e critiche all'errore della maggioranza, il governo decide di far sospendere il dibattito per comunicare, oggi, che il suo decreto decadrà. Il testo non diventerà legge, le espulsioni si smaterializzeranno, i criminali romeni potranno tornare a circolare tra i campi rom di Roma. L'emergenza sicurezza è stato solo un brutto sogno.

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La riforma del vino europeo: un bicchiere mezzo vuoto e zuccherato.

Il ministro delle politiche agricole Paolo De Castro | Ansa
(Panorama) Dopo mesi di furiosi dibattiti e tre giorni di tormentate trattative, è arrivata alla meta la riforma dell’organizzazione comune di mercato del vino europeo, sempre più incalzato dalle etichette del Nuovo Mondo, dal cabernet cileno allo chardonnay australiano. Una partita tutta giocata sullo zuccheraggio, sostenuto dai paesi del Nord e osteggiato da Italia e Spagna. Chi l’ha vinta?

L’Italia dice “tutto bene”, i nordici esultano, le associazioni di categoria, al solito, dicono che il bicchiere è mezzo pieno. Mezzo pieno e pure zuccherato. Qualcuno che perde in realtà c’è: i consumatori che dovranno attendere anni per avere un’etichetta obbligatoria più trasparente. In compenso hanno la certezza che i vini italiani, spagnoli, portoghesi, greci e ciprioti continueranno ad essere privi di saccarosio.
Questi ultimi sono stati tre giorni di battaglia, a Bruxelles. Alla fine i 27 ministri Ue dell’Agricoltura si sono accordati su nuove regole. Se si guarda alle ambizioni di partenza, l’aspetto è di una “mini-riforma”: “Non abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo” ha ammesso il commissario europeo all’Agricoltura Mariann Fischer Boel “ma abbiamo finito per avere un accordo equilibrato. Invece di spendere gran parte del nostro bilancio per sbarazzarci delle eccedenze, potremo promuovere i nostri vini nei confronti dei concorrenti, per riguadagnare mercato”.
A non convincere le associazioni agricole italiane è la norma dello zuccheraggio (per innalzare il grado alcolico), da sempre praticata nei Paesi del Nord Europa (dove il sole scarseggia). Il ministro delle Politiche Agricole, Paolo De Castro, ha spiegato di aver detto sì alla riforma complessiva del settore vinicolo europeo, ottenendo in cambio una serie di concessioni a sostegno della produzione italiana.

In particolare De Castro ha portato a casa l’aumento dei fondi comunitari destinati a chi ricorre ai mosti (e non allo zucchero) per incrementare la gradazione alcolica: ora i produttori italiani potranno beneficiare di aiuti per i mosti che passano da 190 a 251,3 milioni di euro nel 2008-2009. Le nuove regole stabiliscono che con pratiche di arricchimento si possano aggiungere dal 2009-10 solo tre gradi al vino della zona A del Nord Europa, due gradi a quello della zona B, del Centro Europa, Francia e Germania comprese, e di 1,5 gradi nella zona C, del Sud Europa (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Cipro), dove tuttavia l’utilizzo dello zucchero è vietato a livello nazionale e si possono usare solo mosti.
Una disparità di trattamento che non può convincere i produttori del Mediterraneo, soprattutto quelli italiani: “L’Italia” dice infatti il presidente della Coldiretti Sergio Marini “ha perso un’altra battaglia a Bruxelles, a vantaggio dei produttori del Nord Europa che potranno continuare a utilizzare lo zucchero e addirittura chiamare vino anche il fermentato ottenuto dalla frutta”. Senza nemmeno che le etichette lo dichiarino…

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Berlusconi: "In Rai solo chi si prostituisce", L'affondo del Cavaliere dopo le intercettazioni diffuse dall'Espresso.

(Lycia Vari - Agenzia radicale) Non c'è dubbio, Berlusconi non ha sopportato la pubblicazione della sua telefonata con Agostino Saccà, ex Direttore Generale della Rai, ad opera de L'Espresso ed annuncia battaglia tramite una nota congiunta dei suoi legali, Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, che hanno dichiarato di aver già provveduto ad inoltrare al Garante della Privacy un esposto e che pensano ad un'azione giudiziaria in merito.

Riguardo il contenuto dell'intercettazione - una telefonata di sette minuti, ora al centro dell'inchiesta della Procura di Napoli per presunti favoreggiamenti all'interno di Viale Mazzini di un'attrice in particolare, Camilla Vittoria Ferranti - il Premier si mostra tranquillo: "non l'ho ancora sentita - premette - ma non c'è niente di preoccupante, salvo il fatto che siamo in un paese dove non c'è più libertà. E' un attacco violento, una cosa davvero criminale. Sono esposto al pubblico ludibrio senza motivo".

L'indignazione del leader di Forza Italia non risparmia nessuno e si scaglia contro tutto il sistema Rai, accusato senza mezzi termini: "in Rai sono tutti raccomandati, a partire dal Direttore Generale. Ci lavora solo chi si prostituisce e chi è di sinistra".

Dal canto suo la Direzione Generale della Rai ribadisce la completa fiducia "nei propri dipendenti e collaboratori, nelle loro capacità professionali e nel loro costante e reale impegno per il miglioramento del servizio pubblico radiotelevisivo", questo il commento a delle accuse considerate indiscriminate oltre misura.

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Le foto hard della Manaudou e le precisazioni di Marin.

Giallo s'infittisce: chi le ha diffuse?

"Smentisco assolutamente la relazione che alcuni giornalisti mi hanno attribuito con Federica". Appena uscito dalla storia Laure Manaudou, Luca Marin approfitta delle telecamere per mettere i puntini sulle "i" circa le sue vicende amorose. Presunte nel caso della Pellegrini, che è un'amica e nulla più: "Tra noi c'è un bellissimo rapporto, mi è stata vicina in questo momento. E non avrei alcun problema a rendere pubblica la nostra storia". Con Laure Manaudou, invece, è finito proprio tutto: "I primi due o tre giorni ero un po' così - rivela l'azzurro - perché avevo capito che stava succedendo qualcosa. Poi, una settimana dopo, lei stava con un altro (il connazionale dorsista Stasiulis, ndr.): non so se la saluterò più, ha fatto sempre così anche con i suoi ex. Ed ha scelto anche l'attimo più brutto".

Laure Manaudou regina incontrastata della vasca. E non solo di quella della piscina. Se sembravano già forti le foto che la ritraevano nuda in bagno, ora le immagini venute a galla su internet sfiorano l'hard. Foto proibite e molto intime che compromettono fortemente l'immagine della francesina. E ora tutti si chiedono: chi ha ripreso Laure e soprattutto chi ha messo in Rete gli scatti?

Fin da quando hanno iniziato a circolare il sospettato numero uno è stato il suo ex fidanzato, il nuotatore Luca Marin.

Una vendetta del suo ex, secondo alcuni, ma Luca Marin proprio non ci sta: "Con queste foto non c'entro. Ho visto con grande dolore le foto di Laure sui siti italiani. E mi è stato anche riferito che nel sito francese sansure.over-blog.com si dice che tali immagini siano state messe in rete da me o con il mio consenso. Tutto questo è privo di senso. Non ho nulla a che vedere con queste fotografie. Qualora queste assurde insinuazioni proseguissero mi vedrò costretto ad agire per tutelare la mia reputazione".

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Argentina, scoperto autista stallone. Faceva sesso con maestre, scatti sul Web.

(TGCom) L'autista di uno scuolabus del villaggio "Pago del desiderio" (Luogo del desiderio), durante il viaggio con le sei maestre della scuola, di età tra i 30 e i 40 anni (cinque delle quali sposate e con figli) si concedeva una pausa per fare sesso con loro. I dettagli del suo hobby venivano immortalati dal telefonino dello "stallone". Ed è proprio sul cellulare che la fidanzata dell'uomo lo ha scoperto. E si è vendicata mettendo in Rete gli scatti piccanti.

La fidanzata aveva scoperto il passatempo dell'uomo curiosando nella sua casella di posta elettronica. Nelle immagini, le maestre si erano lasciate ritrarre anche in volto sorridenti. Andata su tutte le furie per il tradimento, ha iniziato a diffondere tra gli amici attraverso Internet e i cellulari le fotografie degli incontri sul pullmino fermo in un'area appartata. Non contenta poi della vendetta, la donna ha creato anche un "blog" in cui ha scaricato le immagini.

Lo scandalo sessuale, già battezzato come "l'orgia delle maestre", ha creato lo scompiglio non solo nel piccolo villaggio, dove tutti si conoscono, ma anche nell'intera Argentina.

Il figlio 18enne di una delle maestre, quando ha visto un gruppo di amici che si scambiavano le foto della madre, impegnata in una focosa seduta di sesso orale, ha avuto una crisi di nervi ed è stato ricoverato in ospedale d'urgenza.

Le maestre ora si difendono dalle accuse. Una sostiene che "non c'è mai stata un'orgia", ma che si trattava di "azioni private", indipendenti. E mentre i mariti cercano il giovane, oriundo di Buenos Aires, la vicenda potrebbe concludersi con una beffa: le donne, secondo il ministero della Pubblica Istruzione, probabilmente non subiranno alcuna azione penale, perche gli incontri avvenivano al di fuori dell'edificio scolastico.

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Transgender minore suicida, Arcigay Catania porterà il suo nome. Patanè: "La sua vita e morte denuncia contro classe politica".

(Apcom) Arcigay della provincia di Catania porterà presto il nome di Loredana R., il transgender sedicenne suicidatosi mercoledì della scorsa settimana in una comunità alloggio di Palma di Montechiaro (Agrigento). Lo ha annunciato ieri sera nel corso di una conferenza stampa, Paolo Patanè, presidente regionale di Arci-Gay Sicilia.

"Stiamo immaginando un percorso per intitolare il comitato alla memoria di Loredana perché noi vogliamo assolutamente sottolineare quanto la vita e la morte di questa persona siano una denuncia non nei confronti della cattiva volontà dei singoli, ma nei confronti, purtroppo, di una classe politica che deve al più presto trovare delle soluzioni perché morti come queste sono una conseguenza della solitudine, dell'assenza di leggi e dell'assenza di percorsi".

L'iniziativa del presidente di Arcigay Sicilia, dovrà adesso essere approvata dal congresso dell'associazione.
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Ndr. Ma che razza di sciocchezza... Viste le brutte accuse che girano, non sarebbe meglio da parte dell'Arcigay siciliana e nazionale creare una commissione d'inchiesta interna per andare a fondo? Un sogno diciamocelo, da questa dirigenza inadeguata non può essere che un sogno. (Aspis)

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Il giovanissimo transessuale suicidatosi in Sicilia. Una dura accusa all'Arcigay.

Un sogno che voleva essere realtà ma fu ucciso.
Arcigay non è effettivamente un gran punto di riferimento. Secondo l’opinione di chi aveva provato a trovare lì notizie utili, la sede Arcigay pareva più un posto di aggancio per “relazioni” e di smistamento informazioni per spiegare dove bisognava andare per incontrare carnazza disponibile.

(Lylo, 33 anni, AG - Giovani tentazioni) Ora mi ricordo. Si, mi viene in mente. Palma di Montechiaro è un posto che conosco. E mi è nota anche la città di Catania e Assoro, in provincia di Enna. Quei posti io li conosco perchè andavo a farci l’antimafia, negli anni delle stragi di Falcone e Borsellino, del giudice Saetta e Livatino. Loredana invece ha fatto un tour senza visite guidate di centri di “recupero” per persone che evidentemente si ritiene siano da recuperare. Ci ritorno spesso in quei paesi, perché nel mio cuore ci sono i Templi di Agrigento come spine di Fichi d’india attaccati al cuore. Agrigento. Una bella zona vicina ad un mare azzurro limpido. Tanti campeggi e zone per turisti. Di soldi nella zona tra Sciacca ed Agrigento ne sono arrivati tanti ma quando andavamo a fare le iniziative antimafia succedeva che parlavamo a piazze vuote. La gente stava nascosta dietro le imposte e gli unici che vedevi in giro erano gli uomini della “società”, il club per fare giocare a carte e fare scambiare chiacchiere ai notabili e agli anziani del paese. Catania è già una città, anche se a volte penso che tutto il pensiero di sinistra si esaurisca sulla scalinata del Nievski. A Catania i fascisti ce l’hanno a morte con i “finocchi” e gli dedicano manifesti e pure botte. I pride degli ultimi anni hanno fatto incazzare un bel po’di gente. Chissà però quante teste sono cambiate.
In questi paesi dimenticati da tutti, ne sono morti tanti di persone per mano della mafia . Non so se avete presente. La Sicilia è un triangolo con due cateti e una ipotenusa. A sud ovest si trova Palma di Montechiaro. Lì vicino potete vedere Licata, Gela e poi su su fino a Ragusa, Siracusa. Per andare a Catania bisogna andare al cateto minore, sud est. Assoro invece sta nell’entroterra. Nel territorio ennese che è pure l’unico che ha i tetti a spiovente perchè ogni tanto nevica. Uno su mille c’è l’ha fatta a sopravvivere, con incubi notturni e la paura di essere ancora ammazzato, ma c’è l’ha fatta.
Sono tutti posti identici per mentalità, a parte qualche eccezione. Ed I “froci\” non piacciono quasi a nessuno e in genere per vivere devono spostarsi nelle grandi città (Palermo e Catania) e per avere qualche relazione sociale o lavorativa in più devono emigrare in continente. I trans di paese non hanno proprio ossigeno, in ogni senso. Per la mentalità siciliana un figlio morto è meglio di un figlio frocio. Per i padri padroni siamo alla malattia da curare a bastonate. Sistemi di “correzione” che variano dalle botte ai servizi sociali. Per non finire sugli abusi di carattere commercializzato o omici su commissioni. Perchè la Sicilia è pure questo.
A Palermo ne ho conosciuti di ragazzi gay che non sapevano a chi rivolgersi. Quando ero attivista per uno strano movimento clandestino negli anni 90. A volte nel mirino di pistole impazzite che se non ti acchiappano oggi domani è un\’altro giorno. In sicilia poi, Arcigay non è effettivamente un gran punto di riferimento. Secondo l’opinione di chi aveva provato a trovare lì notizie utili, la sede Arcigay pareva più un posto di aggancio per “relazioni” e di smistamento informazioni per spiegare dove bisognava andare per incontrare carnazza disponibile. Ma nonostante il gran lavoro che fanno le forze motrici clandestine, istituzionalmente parlando, sono davvero impari per fronteggiare una cultura così arretrata.
Non siamo alla lupara e alla coppola, no. Siamo andati oltre. Ora abbiamo borghesie moderne che però non si sorprendono della farraginosità di certa burocrazia. Ed è un sistema che non lede solo il mondo glbt ma molti altri. In Sicilia si fa fatica a fare tutto. A trovare un buon consultorio, a trovare un posto in cui fare interruzione volontaria di gravidanza gratuita, a trovare luoghi di riferimento per le donne maltrattate, a trovare spazi vitali di crescita, confronto, relazione.

Tornando alla tragedia di Loredana, trans suicida maltrattata dal padre e mandata da un luogo di “recupero” all’altro fino a quell’ultimo con un bel po’ di maschietti a dividere lo stanzone con lei, si inserisce perfettamente nel contesto che tento (forse senza riuscirvi) di descrivervi. Una persona come Loredana per il siciliano medio è solo un travestito, un depravato, un invertito, un malato. Per il genitore è una vergogna, un disonore. Meglio morto che frocio, appunto.
In Sicilia invece lo spreco è enorme e il furto è consolidato. Cosa volete dunque che gliene freghi ai servizi sociali di dove può andare a finire Loredana nel bel mezzo del suo calvario? Niente. Non gliene frega proprio niente. Con amarezza c’è solo da augurarsi che la sua morte serva a qualcosa. Forse qualcun’altra dopo di lui o “lei” troverà persone un po’ più “umane” e “solidali”. Che dire allora: ciao Loredana e grazie per aver lottato così tanto. Non ti ho conosciuta ma mi hai offerto una grande lezione. Mi hai fatto capire che oggi più che mai in Sicilia c’e bisogno di sportelli d’ascolto per donne, gay, lesbiche, trans e piccoli Fans. C’è bisogno di attivare intelligenze e militanze ovunque. Anche nei centri di duemila abitanti. C’è bisogno di più gente laica che promuova cultura del rispetto e dell’accettazione dell’altro. C’e bisogno di ossigeno, che di aria ne resta davvero troppo poca e abbiamo bisogno di respirazione artificiale. Che il mondo della cultura si mobiliti, che si indigni come è successo per la xenofobia contro i rumeni. Che si capisca che la Sicilia lasciata a se stessa è un problema grosso per tutta l’Italia.
perchè è da decenni che tante persone della Sicilia si autodeportano per riuscire a vivere un po’ meglio. Compreso me. Tanti siciliani in asilo politico o sotto programma testimoni. Tanti esuli non riconosciuti. Non lo sapete che si può morire di solitudine sociale e in assenza di giusti stimoli culturali? Avete un terzo mondo in cui si parla l’italiano di cui potete occuparvi. Non abbiamo bisogno di campagne di sensibilizzazione estere se negli uffici regionali interni c’è aria di muffa. E se non vi pare abbastanza esotico, pazienza. Mi travestiro da guerrigliero o da combattente per la libertà, uguaglianza e diversità, mi colorerò la faccia di mille colori così potrete fare le vostre foto ricordo. Ballerò la salsa e invocherò lo spirito del Che. Vi parlerò delle mie rivoluzioni e infine mi metterò in fila a recitare la parte del siciliano antico e saggio, come tradizione vuole, perchè se mi sentite troppo simile a voi forse può venirvi in mente che siamo uguali e che non abbiamo bisogno di aiuto.

Io ho imparato a pensare in questa terra e ho letto parole e visto cose che mi hanno fatto diventare quello che sono. Ma evidentemente non basta. Non basta più. Loredana, amunì, arribigghiati! No, non ti svegli. Siamo in ritardo. Ti chiediamo scusa perchè non c’eravamo, perchè non abbiamo fatto abbastanza. Perchè con tutta la gente che ora se ne laverà le mani facendo a gara per dire che è colpa di qualcun altro, qualcuno che ti chieda scusa ci deve pur esserci. Te lo chiedo io che di questa Sicilia faccio sempre parte. Scusa Loredana, scusa perché in fondo ho colpa anch’io perché aderisco a quel “nenti sacciù nenti vitti e nenti vogghiu sapiri”. Non siano i Silenzi a combattere per noi…
Un Eterno Abbraccio.

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Un orgasmo globale per la pace nel mondo. L'iniziativa è alla seconda edizione: l'appuntamento è per sabato 22 dicembre alle 7 del mattino.

I promotori: «Fare l'amore produce un'ondata positiva».

(Alessandro Grandesso - Il Corriere della Sera) Facciamo l'amore, non la guerra. Slogan tipico delle manifestazioni pacifiste e ormai motto dei militanti del "Global O". Ovvero, l’"Orgasmo globale" che può salvare il pianeta dai conflitti. Un'iniziativa giunta alla seconda edizione con tanto di tesi scientifica e portale virtuale di supporto.

SOLSTIZIO – L’appuntamento è fissato per sabato 22 dicembre, solstizio d’inverno, ovvero la giornata più corta dell'anno. Donna Sheehan e Paul Reffell, promotori dell'orgasmo planetario, invitano tutti a dare il proprio "contributo" alle 7,08, ora italiana, in nome della pace nel mondo.

PENSIERO – Non basta raggiungere l'orgasmo. Bisogna anche concentrarsi, pensare alla pace. Altrimenti si rischia il fallimento. Il "Global O" si basa su una teoria scientifica sviluppata da una comunità di scienziati, ingegneri e artisti di provenienza internazionale sotto l'egida dell'Università di Princeton, in New Jersey.

SCIENZA – Una piattaforma denominata "Global Consciousness Project" che raccoglie dati su ogni tipo di eventi dal 1998, esaminandone con metodologia scientifica le correlazioni su scala planetaria. Secondo il portale universitario, l'umanità condivide emozioni e intenzioni, contribuendo alla creazione di una coscienza globale. Coscienza che può modificare il campo energetico della terra con conseguenze sulla vita reale. Per rendere quindi la terra pacifica basta poco.

HITS – Basta fare l'amore pensando alla pace, provocando un'ondata di energia positiva, un movimento univoco di coscienza globale contro le guerre. Lo scorso anno, il sito "Global O" è stato cliccato più di 14 milioni di volte in poche settimane, attirando oltre un milione di visitatori: 214,806 il 22 dicembre. Quasi cinquemila da Madrid, poco più di quattromila da Bangkok e 3212 da Parigi. Si può fare di più, seguendo però i consigli del portale "Global O" che ricorda che «la sovrappopolazione della terra è fonte di ulteriori conflitti». Per cui, occhio.

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Inaugurato oggi a L'Aquila lo sportello dei diritti civili e umani.

Intitolando a Massimo Consoli questo servizio alla comunità, stamane al palazzo della Regione Abruzzo, Walter Caporale, capogruppo regionale dei Verdi e Carla Liberatore, che lo ha fortemente promosso e che ne è la responsabile, hanno voluto dare un chiaro segno di omaggio allo scrittore e ideologo che ha speso la sua intera vita per il riconoscimento dei diritti dei più deboli e maltrattati dalla società, in particolare quelli degli omosessuali, delle lesbiche e dei trans e che proprio a L'Aquila ha individuato e riportato alla luce la tomba del primo illustre ideologo e difensore dell'identità di genere degli omosessuali, il giurista e latinista tedesco Ulrichs.

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Usa: gli indiani Lakota "rompono" con il governo di Washington.

(Agenzia radicale) Gli indiani Lakota - una delle tribu' Sioux piu' leggendarie, che ha dato alla storia figure come Toro Seduto e Cavallo Pazzo - hanno stracciato i trattati con gli Stati Uniti. Una delegazione di leader indiani ha consegnato un messaggio al Dipartimento di Stato, annunciando la recessione unilaterale dgli accordi firmati con il governo federale, alcuni piu' di 150 anni fa: adesso quei trattati non sono altro "che parole senza senso su carta priva di valore", hanno denunciato i leader della tribu', in una conferenza stampa convocata per render noto il clamoroso gesto. Nel mirino le ripetute violazioni dei trattati, "per rubare la nostra cultura, le nostre terre e la nostra capacita' di mantenere il nostro stile di vita", ha denunciato Russel Means, uno dei piu' famosi attivisti indiani dei diritti umani. L'"annessione" della terra dei nativi indiani ha fatto si' che alcune delle tribu' piu' orgogliose della loro identita' siano diventate "facsmili dei bianchi". I territori Lakota spazionano in cinque Stati: Nebraska, South Dakota, North Dakota, Montana e Wyoming. "Non siamo piu' cittadini statunitensi e tutti coloro che vivono nell'area dei cinque Stati del nostro territorio sono liberi di unirsi a noi", ha continuato Russell Means, annunciando tra l'altro che, a coloro che rinunceranno alla nazionalita' statunitense, saranno consegnati nuovi passaporti e patenti di guida e, nella nuova entita' statale, non si dovranno piu' pagare le tasse. "Abbiamo 33 trattati con gli Stati Uniti che non sono stati rispettati", ha aggiunto Phyllis Young, colui che aiuto' a organizzare la prima conferenza sugli indigeni, a Ginevra nel 1977. I Lakota Sioux furono una delle piu' temibili tribu' di pellerossa, che con Sitting Bull (Toro Seduto) riuscirono a battere il generale Custer nella battaglia di little Big Horn, del 1876. Oggi pero' la media dei suicidi, tra gli adolescenti Lakota, e' 150 volte superiore a quella statunitense; la mortalita' infantile e' cinque volte piu' alta; e la disoccupazione e' una costante.

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L'esperienza omosessuale tra maschi ha una cifra molto più alta sel sesso fatto tra due ragazzi adolescenti.

(Img press) «L'esperienza omosessuale tra maschi ha una cifra molto più alta del sesso fatto tra due ragazze adolescenti. La questione o il problema non è se i ragazzi adolescenti decidono di vivere esperienze omosessuali tra loro; quello fa parte della natura». A dichiararlo è il professor Federico Bianchi di Castelbianco, in una intervista esclusiva rilasciata al mensile Babilonia. Lo psicologo dell'infanzia e direttore dell'Istituto Italiano di Ortofonologia di Roma, parla con lo storico periodico omosessuale di un tema che è spesso tabù: l'amore omosessuale tra gli adolescenti. Spiega che «la vita del ragazzo o dell'adolescente che può avere una sua inclinazione omoaffettiva, va protetta. Credo anche che quello che fra ragazzi si possono proporre è tutto legittimo, assolutamente normale, anche nella sessualità».
E a quegli adolescenti cui viene negata o negano essi stessi, per paura, le proprie tendenze gay? «Quando un ragazzo omosessuale - spiega Federico Bianchi di Castelbianco - viene spinto a trovarsi per forza una ragazza, questo non dovrebbe mai essere proposto. Spingerlo forzatamente, come avviene principalmente in famiglia, allora lì è il caso di intervenire perché sia salvaguardata la sua condizione e le relative scelte che intende compiere. (...) Io stesso mi sto battendo per i ragazzi omosessuali che vivono l'inferno sia a scuola che in famiglia». Tanti i temi toccati con Babilonia dallo psicologo, tutti concentrati sugli adolescenti. Uno fra i tanti, il rapporto con internet e un certo voyeuerismo. Alla domanda: "che tipo di sessualità si sta affermando tra gli adolescenti; il professor Bianchi non ha dubbi: «Più che di sessualità è un problema di solitudine; non riescono a reggere i sentimenti. C'è più tristezza che passione in quello che fanno su chat e messaggerie». E a proposito del bullismo e della necessità di insegnare l'educazione sessuale nelle scuole è chiaro: «Hanno paura che l'educazione sessuale porti a un incremento delle attività tra ragazzi. Io credo che porterebbe a una maggiore prudenza e capacità di valutare i sentimenti».

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Il PD e l’omosessualità, è necessaria una svolta.

Caro Walter,
lunedì pomeriggio ero anch’io nell´aula Giulio Cesare del Comune di Roma, ad assistere all´ennesima (annunciata?) sconfitta della politica. Quando la politica non sa guardare la realtà, quando non sa ascoltare, quando non sa sentire, è un cadavere in decomposizione. Ho provato una tristezza infinita ieri in quell´aula. Ci guardavamo noi lesbiche, gay, transessuali, lì seduti davanti a quel teatrino, increduli, feriti, schifati. Qualcuno ogni tanto gridava “vergogna”, dolorosamente. Si stava consumando l´ennesima rissa sulla nostra pelle, sulle nostre vite. Vite normali, così normali da fare paura. In tutta questa brutta faccenda chi ci rimette siamo solo noi, i nostri diritti sacrosanti di vivere in un paese che ci riconosca come cittadini. Come sono stanca di dire questo, mi stanco, ormai, solo a pensarlo. Mi stanco quando sento che a chi era seduto lì in quell´aula, di me, della mia vita non interessa niente. Tutti solo preoccupati di piantare bandierine, è vero. Dice bene invece secondo me Miriam Mafai quando dice “quanto eravamo più laici quarant´anni fa, quando il parlamento italiano in questi stessi giorni ha approvato nel lontanissimo 1970 la legge sul divorzio”. Era diverso questo paese. Era migliore, era vivo, seppure in mezzo a mille contraddizioni. Oggi mi sembra un paese morto. La vitalità di un paese si misura su come riesce a crescere, ad andare oltre i suoi limiti, ad immaginarsi migliore per tutti. A riconoscere, a far si che tutti (o quasi) sentano di farne parte. E questo ruolo ce l´hanno le istituzioni, ce l´ha la politica, e tu lo sai bene. Essere omosessuale in questo paese, oggi, non è facile. E´ un fardello interiore che crea fatica umana e sociale. E´ vero, tanti passi sono stati fatti anche a Roma, ma il grande salto simbolico e sociale è la conquista della “normalità”. E´ una funzione educativa che la politica e le istituzioni devono assolvere per prendere per mano i cittadini e portarli verso il futuro. Oggi la società è più avanti della politica, ha accettato più profondamente “la normalità della diversità”. Ma questo non basta a farci avere diritti di cittadinanza. Questo si ottiene attraverso una serie di gesti concreti e simbolici. E, purtroppo, la politica invece di rimboccarsi le maniche e assolvere alle sue funzioni, come avrebbe dovuto fare in Campidoglio e dovrebbe fare il Parlamento, gioca sulla nostre vite una partita sporca. Usa noi omosessuali per altri scopi. Ci usano gli integralisti cattolici alla Paola Binetti, portavoce di quello Stato Vaticano, che ai tempi gloriosi del divorzio e dell´aborto era meno fragile e, quindi, meno aggressivo. Tutto era più chiaro tra Stato e Chiesa, ruoli e funzioni, perché anche la politica era più forte. Ma oggi ad usarci è anche una parte della sinistra che legittimamente fa battaglie di frontiera, arroccandosi, però, per riflesso condizionato. Lo scontro duro che è in atto oggi sui nostri diritti, che prego tutti, anche te, di non definire “temi eticamente sensibili”, tragicamente ci fa arretrare, non ci fa fare un passo in avanti nella lotta alle discriminazioni. E oggi il terreno più aspro di quello scontro, è dentro il Partito Democratico. Questo scontro rischia di stritolare il PD, perché sono in tanti, troppi che vorrebbero che questo progetto fallisse grazie a questo scontro ideologico. Dobbiamo esserne consapevoli. E’quindi solo il PD che può dare un segnale di inversione di rotta. Come mi dice sempre mio padre: nei momenti difficili chi ha più cervello ce lo metta. Per questo chiedo a te e a tutti noi dirigenti di questo partito che sta nascendo, di affrontare in modo completamente nuovo questa partita. Facciamo un gesto inaudito, insolito, diverso da quello che tutti si aspettano. Smarchiamoci e usciamo ora da questa palude. Rilanciamo immediatamente il dialogo su questi temi. Apriamo noi un grande cantiere, un grande “Forum sui diritti” che costringa seduti al tavolo tutti quelli e quelle che vogliono costruire questo partito e hanno a cuore il futuro del paese. Laici, cattolici, omosessuali, eterosessuali, agnostici, buddisti, ebrei,ecc… Tutti coloro, però, che vogliono veramente affrontare il problema dei diritti civili. Ma soprattutto che lo vogliono risolvere ora e non rimandare all´infinito. E lì che si misurerà la buona fede dei cattolici integralisti, è lì che sapremo se stanno usando gli omosessuali come strumento per qualcos´altro. Attenzione, se ci si siede al tavolo è per costruire e non per distruggere, se vorranno semplicemente fare muro, sarà bene andarlo a fare altrove, perché il PD avrà così dimostrato, di essere il partito, come dici tu “del libero ascolto, del civile dialogo e del laico confronto”. La politica e l´Italia ci guadagneranno, e chissà che non possiamo ricominciare lentamente a rimettere ciascuno al suo posto: lo Stato e la Chiesa. Come è giusto che sia.

Anna Paola Concia - coordinamento politico nazionale PD.
(L'Unità)

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Cofferati non lascia. Anzi, raddoppia le primarie per tenere Bologna.

Il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati
(Panorama) Elezioni comunali in vista a Bologna? Sergio Cofferati fiuta l’aria, non le esclude e prepara le contromosse. Dice addio alle vecchie primarie e propone un nuovo modello per evitare i contrasti nella maggioranza che hanno paralizzato l’amministrazione della sua città.

Così, a chi gli chiede della scelta del prossimo candidato di centrosinistra, risponde secco: “Prima si fanno le primarie del Pd, poi quelle di coalizione”.
Un meccanismo inedito, finora mai sperimentato, che qualcuno ha già battezzato Cofferatum. Di sicuro, un deciso passo in avanti verso la piena autonomia del Pd, ostaggio, per molti degli uomini vicini al primo cittadino, dell’ala radicale della (ex) maggioranza.
La svolta nasce dopo la paralisi che ha bloccato l’amministrazione di Palazzo D’Accursio, ingoiando assessori e consiglieri in una verifica dai tempi infiniti (il chiarimento annunciato già settimane fa, slitterà verosimilmente a gennaio).
L’ultimo contrasto è esploso con l’Anpi, Associazione nazionale partigiani italiana, sulle responsabilità della crisi del governo cittadino e sulla (possibile) intesa con Alleanza Nazionale. Ma è stata solo il più recente di una serie infinita di scontri, che ha portato molti politici e qualche outsider a proporre in anticipo l’intenzione di correre per la poltrona di sindaco bolognese.
Tra questi, Franco Grillini che adesso boccia il sistema delle pre-primarie, definendole “qualche cosa molto simile ad un trucco”.

Ma il presidente onorario dell’Arcigay non è il solo a essere contrario al Cofferatum: buona parte della dirigenza del Pd targata Margherita, in testa il deputato Antonio La Forgia, non ha gradito affatto la mossa del primo cittadino. “Le primarie devono essere di coalizione, non di partito” tuonano gli ex dl, decisi a non farsi condizionare dalla linea dura di Cofferati. La crisi si annuncia più che mai aperta.
Sarà gennaio il mese in cui il sindaco-sceriffo, stretto dal fuoco incrociato di moderati e sinistra radicale, dovrà trovare una (insperata) soluzione.

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Gay, la cosa veltroniana non li ama...

(Annalisa Terranova - Il Secolo d'Italia) Unioni civili bocciate a Roma. E l'Unità mestamen­te registra le reazioni del "day after", dando conto della furia di Franco Grillini, della rabbia di Enrico Boselli, del sarcasmo di tutta quell'area della sinistra che ha scel­to la bandiera arcobaleno dei gay di San Francisco per rifondarsi in alternativa al Partito democratico. Lo stesso Pd che ha votato nell'aula Giulio Cesare del Campidoglio con il centrodestra contro il registro del­le unioni civili per il quale l'Arcigay raccoglie firme dal lontano 2003. Tutto da rifare, adesso, magari con un bel referendum comunale, come propongono radicali e sociali­sti. Alla prima prova simbolica sui temi etici la vetrina veltroniana presenta qualche crepa di troppo e non sarà facile, stavolta, fare finta di nulla.

Da giorni i siti del­le associazioni gay martellavano su quella bizzarra con­vocazione del segretario di Stato vatica­no Tarcisio Bertone, che aveva invitato a colloquio il sindaco di Roma. Un incon­tro che, secondo i fan dei Pacs in salsa capitolina, sarebbe stato il crocevia della madre di tutti tradi­menti.

Su Veltroni ha agito la vendetta del tempo. Nell'estate 2000, infatti, fu tra i più convinti e partecipi sostenitori di quel World Gay Pride che Giovanni Paolo II salutò come una "grave ferita" inferta alla città santa nell'anno del Giubileo. All'e­poca l'attuale sindaco e leader del Pd seppe ritagliarsi molto bene un ruolo nella grande rissa mediatica che accompagnò l'organizzazione del Gay Pride. Volle essere alterna­tivo all'allora premier Giuliano Amato, che dichiarò in aula quanto fosse inopportuna la sfilata omosessuale che però era garantita dal diritto di manifestare sancito dalla Costituzione. Volle essere alternati­vo rispetto a Francesco Rutelli, che all'epoca era il primo cittadino della Capitale, e che ritirò il patrocinio alla kermesse suscitando proteste, dibattiti e mugugni a sinistra. Volle presentarsi come leader illuminato dinanzi ai presidenti di Provincia e Regione (Moffa e Storace di An) che premevano perché il Gay Pride fosse rinviato. Volle recarsi al corteo a braccetto con Katia Bellillo, che nel 2000 era ministro delle Pari oppor­tunità e che promet­teva garanzie e bene­fici per le coppie omosessuali che dopo sette anni anco­ra non sono arrivati da un governo di centrosinistra. Volle scavalcare Pecoraro Scanio (che proprio nel 2000 fece regi­strare il suo outing, dichiarandosi contrario alla sessua­lità "rigida" e favorevole a una con­dotta "bisessuale").

Dunque Veltroni andò alla mar­cia, ma come registrarono i giorna­listi fu una toccata e fuga, si fece vedere alla partenza per poi filarsela dopo qualche secondo. La sua pre­senza fu però notata dai gay, che certamente lo hanno anche votato come sindaco proprio perché non disertasse sulla frontiera dei Pacs-Dico-Cus, lui che dopo la marcia ammoniva quelli del centrodestra: «Non siete venuti al Gay Pride per­ché in voi c'è il germe di una cultu­ra intollerante». Sette anni dopo, quelle battaglie per i "diritti civili" sono dimenticate, archiviate, rele­gate in un passato remoto.

Non è del resto la prima volta che Veltroni si spinge oltre il limite con­sentito per poi battere in ritirata come un diligente soldatino, richia­mato questa volta da papa Ratzinger e in gioventù da Enrico Berlinguer.

Nel libro di Marco Damilano Vel­troni, il piccolo principe (ed. Sperling&Kupfer) si racconta infatti che quando l'attuale leader del Pd era un dirigente romano della Fgci, l'or­ganizzazione giovanile del Pci, ela­borò un manifesto sul divorzio nel auale erano ritratti due ragazzi che si baciavano in un parco. Lo slogan era un inno all'amore libero e con­sapevole contro le costrizioni del contratto matrimoniale. Un modello di propaganda che fu sonoramente bocciato da Berlinguer, il quale impose un manifesto più rispettoso della tradizione italiana, fondata su un radicato familismo.

Oggi Veltroni non è più solo sin­daco, è il leader, come notava ieri la senatrice del Pd Magda Negri, di un partito multiculturale. Dove ci sono le Binetti e le Finocchiaro. E dove c'è un ministro come Vannino Chiti che dichiara a Radio Vaticana: «No ai matrimoni gay e all'adozione dì figli: un figlio è abituato ad avere un padre e una madre e non credo funzionerebbe con due madri o due padri». «So che su questo punto - ha insistito il ministro per le Riforme -si solleveranno polemiche a non finire, ma questa è la mia convin­zione».

Meglio allora cercare una scappa­toia, difendersi sostenendo, come faceva ieri un altro parlamentare del Pd, Franco Monaco, che la palla deve passare al Parlamento e che i Comuni non possono tappare ì buchi su cui le Camere si rifiutano di legiferare. Veltroni sul punto non commenta, ormai parla solo di leg­ge elettorale e si premura di confe­rirsi un'aureola di leader decisioni­sta, attaccando il vizio italiano del rinvio: «In Italia c'è il demone del non fare, si preferisce stare tran­quilli e non fare guardando con sospetto chi, invece, fa».

Ma se la battaglia per il registro delle unioni civili è fallita in Cam­pidoglio c'è chi subito intende riproporla alla Provincia, magari stavolta per mettere alla prova la laicità del presidente Enrico Gasbarra, anche lui confluito nel calderone multiculturale del Pd. Si tratta di Nando Simeone consigliere di Sinistra Critica alla Provincia di Roma. «La lotta per lo Stato laico continua - afferma Simeone - e per­sonalmente presenterò in consiglio provinciale un odg, della stessa spe­cie discussa in Campidoglio, affin­chè la Provincia si impegni per pro­muovere nei comuni del territorio la costituzione del registro per le unioni civili».

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