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lunedì 24 dicembre 2007

A tutti voi auguri da Notizie gay.



Ritorneremo online il 27 dicembre. Auguri.

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Speciale-Annunziata, salta il faccia a faccia tv.

La giornalista: non mi ha dato la conferma in tempo Il generale: non è così, avrei parlato di Visco.

(Corriere della Sera) Qualcuno alla Rai teme l'effetto Speciale? Come scritto nei giorni scorsi, l'ex comandante della Guardia di Finanza era stato invitato da Lucia Annunziata per un'intervista nella puntata di ieri del programma In mezz'ora su Raitre. Ma alle 14.30, quando l'Annunziata è comparsa sul video, di fronte a lei invece del generale sedeva Livia Turco, ministro della Salute.
Come mai? Ragioni di opportunità o il generale aveva rinunciato a farsi intervistare? «Niente di tutto questo — assicura la Annunziata —. Il generale non mi ha dato in tempo la conferma che sarebbe venuto. Allora per non trovarmi spiazzata all'ultimo momento ho cercato un altro ospite, mi è andata anche bene perché col ministro Livia Turco abbiamo parlato di questioni sanitarie che fanno parte della cronaca di questi giorni».
Secondo l'Annunziata, la conferma che il generale Speciale accettava di presentarsi nello studio di Raitre «è arrivata soltanto venerdì, per me era troppo tardi».
Diversa la versione del generale Roberto Speciale: «La conferma gliel'avevo data mercoledì. Eravamo d'accordo». Nel frattempo, venerdì è avvenuto un fatto nuovo: il gip di Roma Antonino Stipo ha deciso che l'inchiesta sul viceministro Vincenzo Visco deve continuare. «Mi sarebbe piaciuto — aggiunge il generale — spiegare in tv che il supplemento d'indagine deciso dal giudice rafforzava la mia versione dei fatti. Dimostrava che nel contrasto con il viceministro Visco la verità sta dalla mia parte». E invece?
«Invece — racconta Speciale — sabato la signora Annunziata mi chiama e dice: sa, generale, forse è meglio rinviare perché lei in questo momento è un po' troppo esposto, ha già parlato in altre trasmissioni, magari verrà ospite in futuro. Ecco com'è andata. Io non voglio fare polemiche, non voglio sapere per quale ragione c'è stato un cambio di programma, ma i fatti sono questi».
L'Annunziata esclude che l'intervista a Speciale sia saltata per qualche ragione oscura. «Già l'estate scorsa — dice lei —, quando scoppiò il caso, chiesi al generale di venire in trasmissione. Più in là lo inviterò di nuovo». Anche Paolo Ruffini, direttore di Raitre, ritiene che «in una prossima puntata Lucia potrà avere come ospite il generale».

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Woody Allen: "Perché si diventa gay? Pensate a far l’amore con una vedova nera".

(Maurizio Molinari - La Stampa) Il suo film migliore? Match Point, «c’è attrazione sessuale ma non si vede sesso vero e proprio, l’intensità sessuale viene dalle due stelle, e quando c’è sessualità senza mostrare sesso è tutto più divertente». Più a proprio agio in Europa che in America e con il rimpianto agrodolce di non essere mai riuscito a lavorare con Dustin Hoffman. Così Woody Allen si descrive nelle 390 pagine di Conversations with Woody Allen, il libro intervista di Eric Lax, già autore di una biografia non autorizzata del popolare attore e regista. Si scopre così un personaggio che parlando delle proprie idee dice: «Non le chiamerei genio ma a volte ho un flash improvviso e per qualche ragione scorrono idee divertenti».

Come avvenne «quando stavo uscendo dall’ottico sul Lexington Avenue all’angolo con la 77° Strada e una sequenza di Qualcosa che hai sempre voluto sapere sul sesso mi colpì». A venirgli in mente fu la domanda «che cosa trasforma gli uomini in omosessuali?» e la risposta a cui pensò d’istinto fu che «se fossi stato un ragno e ci fosse stata una vedova nera ed avessimo fatto sesso era una possibile ragione per diventare gay».

Spesso Allen si sofferma sull’Europa. «Fare i film in Europa è bello. Negli Stati Uniti per una ragione o per l’altra tutti mi chiedono qualcosa e mi creano ostacoli, in Europa invece non ci sono gli studios e nessuno si vanta di essere un esperto. Mi piace la loro mancanza di perfezione, i registi non hanno soldi, gli attori non sono perfezionisti, i movimenti delle telecamere non sono precisi, lo zoom può saltare». Quando Eric Lax gli chiede con quale attore vorrebbe lavorare fra quelli che non ha mai avuto accanto si finisce a parlare di Jack Nicholson che avrebbe voluto nel cast di Hannah e le sue sorelle e soprattutto Dustin Hoffman: «Avrebbe potuto interpretare ruoli miei in una dozzina di film, e farlo meglio di me, ma non è mai disponibile, lavora sempre».

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Constantino jr, il giovane re dei cieli brasiliani fa rotta sull’Europa.

Constantino de Oliveira Jr, 38 anni, è il fondatore di Gol, la compagnia aerea low cost sudamericana che ha comprato anche la storica compagnia di bandiera brasiliana Varig. Forbes lo ha inserito nella lista degli uomini più ricchi al mondo
(Panorama) Dal nulla in pochi anni ha trasformato l’aviazione del Sud America. Constantino de Oliveira Jr, o Constantino Jr come lo conoscono qui, età 38 anni, ex campione di Formula 3, è entrato così di diritto non solo nell’Olimpo degli uomini più ricchi del mondo, come decretato dalla rivista statunitense Forbes, ma ha spiazzato l’intero Brasile. È lui il nuovo Paperon de Paperoni, l’imprenditore di punta del momento destinato ad occupare la scena, secondo le previsioni, anche nei prossimi anni.

Originario di una delle regioni più povere del Brasile, lo Stato di Minas, deve la sua fortuna ad un’intuizione. In America Latina non esisteva una compagnia aerea a basso costo. E così fonda nel 2002 la Gol che in pochissimo tempo riesce a spazzar via la concorrenza: oggi vale sei miliardi di dollari Usa e trasporta venti milioni di passeggeri l’anno. Falliscono, così, la TransBrasil e la Vasp. Per arrivare al colpo finale: portare alla crisi anche la Varig, la compagnia di bandiera storica del Brasile. Naturalmente ricomprata poi quest’anno da Constantino stesso.

Con uno spiazzante colpo di scena: adesso anche Varig è in crescita e si sta allargando in tutta l’America Latina e, udite udite, anche in Europa.

Un aereo della compagnia low cost sudamericana Gol, fondata dal brasiliano Constantino de Oliveira Jr.

Mentre l’impero di Constantino Jr cresce a dismisura gli esperti non cessano di interrogarsi su quale sia la vera chiave di successo del business di questo re Mida sudamericano. È lui stesso che prova a spiegarlo: “Tra qualche anno la Gol sarà migliore di quella di oggi”, che tradotto in scelte aziendali significa aprirsi alle tecnologie: la Gol offre infatti ai passeggeri senza bagaglio la possibilità di fare il check-in direttamente dal cellulare, mantiene basse le tariffe (anche se ancora non riusce ad eguagliare le offerte dell’europea RyanAir) e apre continuamente nuove rotte.
Oggi la Gol vola oltre che in Brasile, in Argentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia e sta arrivando anche in Perù e Cile. Constantino jr è fiero del paradigma economico che è riuscito a creare in tutto il Sudamerica, ma ci tiene a non mostrare troppo orgoglio. Quando gli si chiede come sta, pare che risponda, “Si sopravvive…”.

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Vietato "battere" ai gay veronesi. Chiuso al passaggio un luogo storico del battuage.

Vietato passare di notte nelle vie di Basso Acquar dalle 22 alle 5 del mattino.
Si rischia multa di 71 euro «Finchè non ci sarà una nor­ma nazionale che regola il fe­nomeno della prostituzione, le amministrazioni comunali non potranno far altro che ten­tare di arginare il problema uti­lizzando i pochi strumenti a lo­ro disposizione».


(L'Arena di Verona) È la posizio­ne del sindaco Flavio Tosi, che ha assistito alla posa dei cartel­li che segnalano in Basso Ac­quar le limitazioni al traffico adottate con l'ordinanza del 12 dicembre allo scopo di argina­re quanto succede durante la notte. Il provvedimento, che ripren­de quello già attuato nelle scor­se settimane a Porta Palio, isti­tuisce il divieto di transito a tutti i veicoli, a eccezione di re­sidenti e frontisti, dalle 22 alle 5 in tutte le vie secondarie di Basso Acquar. Il mancato rispetto del prov­vedimento sarà sanzionato con una multa di 71 euro. «Sono interventi-tampone che non risolvono certo il pro­blema della prostituzione e del degrado connesso, che vie­ne spostato in altre zone», ag­giunge Tosi, «con questi prov­vedimenti tentiamo perlòme­no di rendere il fenomeno me­no gravoso per la cittadinanza, cercando anche di dare rispo­ste alle numerose segnalazio­ni dei residenti in Basso Ac­quar, che lamentavano situa­zioni oltre che di degrado, an­che pericolose». Il provvedimento istituisce il divieto di transito a tutti i vei­coli, ad eccezione dei residenti e dei frontisti, dalle ore 22 alle ore 5 in tutte le vie secondarie di Basso Acquar, e in particola­re: in via Bartolomeo Avesani, via Stefano De Stefani, Via Al­berto Dominutti, via Antonio Ascari, via Gianfranco Fedrigo­ni, via Basso Acquar nel tratto laterale dal civico 16 al 28, con­tro strada di via Basso Acquar dal civico 2 al"16.

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Italiani brava gente? Non ora, non oggi, non sempre.

(Sabrina Bergamini - Imgpress) Saranno forse depressi, saranno antipolitici per istinto o per vocazione, saranno menefreghisti per spirito di conservazione, saranno disillusi per spirito di contestazione, saranno pavidi con i forti e forti con i deboli o alla ricerca dell’uomo forte con il sorriso stirato e pseudogiovanile che li prenda per mano sollevandoli dal peso delle decisioni e della responsabilità collettiva. Ma sono, e questo sta diventando purtroppo una certezza, anche altro: sono un po’ più razzisti, alla faccia degli “italiani brava gente” che erano (eravamo) soliti raccontarsi. Non dappertutto, non sempre, non necessariamente in maggioranza. Ma i segnali che arrivano da certe dichiarazioni e da certe cronache che rimbalzano sulle pagine nazionali raccontano di un’Italia che volge pericolosamente all’intolleranza. E così, in quel di Treviso, accade che l’amministrazione leghista sfratti la comunità musulmana in preghiera da un centro sportivo messo a disposizione da un imprenditore locale e costringa i fedeli a stendere i tappeti per la preghiera in un parcheggio, davanti a una fila di automobili in sosta e a un paio di cartelloni pubblicitari. Democrazia in salsa padano-veneta ammantata di ipocrita legalismo. Ed è solo l’ultima di una lunga serie di atti e dichiarazioni xenofobe e islamofobe di cui la Lega si sta facendo portavoce nel silenzio generale delle società civile, se è vero quanto riporta l’editoriale del giornale locale “La Tribuna” citato sulla Repubblica: “Ciò che stupisce è che pochi, pochissimi, nella cosiddetta società civile, anche di fronte alle manifestazioni più brutali e vergognose di intolleranza, fanno sentire la loro voce”. Quale futuro ha un Paese arroccato su se stesso che attacca una comunità in preghiera per il solo fatto che la preghiera non è quella di Natale? Quale futuro ha un Paese che accetta similitudini naziste contro gli immigrati, che aizza la guerra fra poveri, che vede lo straniero solo come un pericolo e che di volta in volta cerca un “nemico” da attaccare per garantirsi un facile appiglio agli istinti della pancia? C’è da chiedersi quale identità potrà mai rivendicare, o meglio di quale identità potrà truccarsi il volto un Paese che brandisce l’identità come un monolite da giocare contro tutto quello che non è compreso nei confini di un rigido standard fittizio – e dunque “fuori tutti”: italiani di colore, musulmani in blocco, gay e lesbiche e trans e “omofans”, famiglie allargate e felici, cattolici che credono nell’uguaglianza e nella fratellanza, atei devoti alla Costituzione e alla libertà di religione, puri in spirito e spiriti liberi. In tempi natalizi e alla vigilia di un nuovo anno, non basta sventolare il commento del New York Times e dividersi fra sostenitori delle italiche virtù e affossatori dello spirito d’Italia come se si trattasse di un derby di calcio in cui il tifoso non è (e non deve essere) sportivo per vocazione. Niente lamenti, né indifferenza. Ma solo la consapevolezza che troppe sono le divisioni artificiali, gli steccati e i muri e le divisioni ideologiche che stanno chiamando a nuove crociate fra un “noi” e un “loro” – dove gli altri sono, di volta in volta e a seconda del discorso, i musulmani, gli immigrati, le donne, i gay, i disoccupati, i bamboccioni, gli avversari sportivi e quelli politici. L’Italia forse non è depressa come ci raccontano. Ma non è neanche nobile come talvolta si racconta.

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Filippine. Protestano nudi per strada.

Singolare protesta nelle Filippine. Tutti nudi per strada... Ve li immaginate i nostri colonnelli delle organizzazioni gay italiani utilizzare questo metodo per protestare... Per carità...
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Viagra fai da te: matita nel pene. Serbia, uomo ricoverato d'urgenza.

(TGCom) Farà il giro del mondo la notizia proveniente da Belgrado non per l'importanza quanto per l'effetto ridicolo che scatena: Zeljko Tupic è stato ricoverato d'urgenza dopo che, per prevenire i suoi problemi erettili, si è inserito una matita nel pene. Durante la notte di sesso, però, "l'attrezzo" è andato a conficcarsi fino alla vescica obbligaando il povero Zeljko a chiamare l'ambulanza.

I medici sono stati costretti ad operare d'urgenza. E quando il paziente è risultato fuori pericolo hanno potuto tirare un sospiro di sollievo e farsi anche una risata. Zeljko ha confessato ai chirurghi di avere avuto in passato problemi di erezione. E dato che quella sera aveva un appuntamento galante con una nuova fiamma non voleva fare brutta figura.

Ecco dunque l'idea, che non sarà certo catalogata tra le più brillanti della storia: infilarsi una matita nel pene per mantenere l'arto rigido. Tutto bene all'inizio fino a che il povero Zeljko si è accorto che qualcosa non andava. Nell'amplesso la matita aveva iniziato a risalire su per l'uretra andando a conficcarsi fino alla vescica. I dolori lancinanti hanno costretto la coppia a chiamare d'urgenza un'ambulanza.

"Tupic ha detto di non sapere dell'esistenza di farmaci come il Viagra - ha detto il dottor Aleksandar Milosevic al quotidiano Kurir -. All'inizio aveva anche negato di essersi infilato qualcosa nel pene, ma poi i raggi X hanno chiarito tutto. In futuro - conclude il medico - Tupic proverà la pillola blu prima di mettere mano all'astuccio e provare con qualche altro oggetto di cancelleria".

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Al Grimaldi Forum di Monaco in scena il Faust con il Monte-Carlo Ballet.

(Sara Contestabile - Sanremo news) Andrà in scena nei prossimi giorni a Monte-Carlo il celebre balletto del Faust e la sua drammatica storia. In cambio dell’eterna giovinezza ed una vita di piaceri, Faust darà la propria anima al diavolo quando morrà. Il patto è fatto e Mefistofele inizia il suo fatidico gioco.
Coreografo del sensazionale balletto è Jean-Christophe Maillot che ha iniziato ad esplorare la celebre storia del Dr. Faust la scorsa stagione, quando ha diretto la sua prima opera con musica di Charles Gounod al National Theatre di Wiesbaden in Germania. Ritornando, con Faust, alle scene di Monaco, Jean-Christophe Maillot ha preparato un originale balletto con la musica del compositore monegasco Yan Maresz, la sceneggiatura di Rolf Sachs e i costumi di Philippe Guillotel. Questa nuova attesa rappresentazione sarà eseguita dai 45 ballerini del Monte-Carlo Ballet che interpreteranno il diabolico patto che ha affascinato 13 generazioni di pubblico nelle sue molte e varie rappresentazioni.
Con la partecipazione dell’Orchestra Filarmonica e dei cori dell’Opera di Monte Carlo, sotto la direzione musicale di Nicolas Brochot il Faust del Monte-Carlo Ballet andrà in scena al Grimaldi Forum a Monaco dal 28 al 31 dicembre 2007 e dal 2 al 4 gennaio 2008.
Per informazioni e prenotazioni si può consultare il sito www.balletsdemontecarlo.mc

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