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giovedì 3 gennaio 2008

Moda. L'Oreal in corsa per entrare nel capitale del Gruppo Armani.

(MF-DJ) "Le tanto annunciate nozze tra L'Oreal e il gruppo Giorgio Armani potrebbero essere celebrate entro la fine del 2008".

Secondo quanto risulta a MF/Milano Finanza il gigante francese della cosmetica da 15 mld euro di fatturato 2006 sarebbe pronto a entrare nel capitale della fashion house italiana e avrebbe gia' avviato le operazioni necessarie a portare a termine il deal e prendere le redini di un impero da 1,5 mld di ricavi, il cui valore e' stato stimato in un un range compreso tra 3,5 e 5 mld.

"Con Armani L'Oreal farebbe ingresso in un settore in forte crescita, con alta profittabilita' e meno condizionato dal mercato rispetto alla cosmetica, soggetta a forti erosioni dei margini", -spiega a MF Claudia D'Arpizio, partner di Bain&Co-. Per il gruppo Armani questa partnership costituirebbe invece una forte spinta per sviluppare l'alto potenziale di crescita in termini geografici e di prodotto".

Lo scenario piu' probabile e' che lo stesso Armani mantenga pieni poteri di controllo sul business del proprio impero, una volta concluso il deal. Il problema maggiore riguardera' eventualmente la successione artistica. Red/mur

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Modella sequestra e tortura il suo ex. Lui riesce a scappare dopo 10 ore di sevizie. Lei, un'americana di 25 anni, arrestata con un complice.

È successo a Tucson negli Usa.

(Francesco Tortora - Il Corriere della Sera) Avrebbe organizzato il rapimento del suo ex fidanzato e lo avrebbe torturato selvaggiamente. Kumari Fulbright nella foto a sinistra in un calendario, a destra dopo l'arresto), modella americana venticinquenne, già «Miss Pima County» nel 2005 e «Miss Desert Sun» nel 2006, è stata arrestata lo scorso 18 dicembre dalla polizia di Tucson e adesso rischia di passare gran parte della sua vita in carcere se le accuse formulate contro di lei fossero confermate dalla giustizia americana.

ACCUSE - La Fulbright, che è anche una studentessa di diritto alla University of Arizona e lavora come assistente del giudice federale Raner Collins, avrebbe portato a termine il rapimento insieme ad altri tre uomini: la modella, che ha partecipato a due edizioni di Miss Arizona e che l’anno scorso ha posato per un calendario sexy, avrebbe invitato a casa sua con un inganno il suo ex ragazzo. Con l’aiuto dei complici lo avrebbe legato con cavi di plastica e tenuto prigioniero. Più tardi i sequestratori lo avrebbero portato in un'altra abitazione sempre nella città di Tucson. Qui il ragazzo ventiquattrenne sarebbe stato torturato più volte: «La Fulbright lo avrebbe picchiato diverse volte mentre era legato» confermano i documenti della polizia. La donna lo avrebbe anche minacciato con una pistola «puntandola contro la sua testa» e lo avrebbe torturato «conficcandogli un coltello da macellaio in un orecchio».

FINE DEL CALVARIO
- Il calvario del giovane, di cui non sono state rese note le generalità, sarebbe durato 10 ore: dopo tante sevizie, infatti, sarebbe riuscito a strappare dalle mani della modella la pistola e a scappare dalla prigionia. Una volta in strada avrebbe cominciato ad urlare e a cercare aiuto. La polizia è immediatamente intervenuta, ma è riuscita ad arrestare solamente la Fulbright e uno dei suoi complici, il quarantenne Larry Hammmond, mentre gli altri due, i fratelli Michael and Robert Ergonis, rispettivamente di 44 e 46 anni, sarebbero riusciti a fuggire e sono ancora latitanti. La Fulbright, dopo un breve periodo in cella, sarebbe stata scarcerata grazie al pagamento di una cauzione di 50.000 dollari. Contro di lei sono state formulate diverse accuse tra cui quelle di rapina a mano armata, sequestro di persona e violenza aggravata

AUTORITA’ - Le autorità affermano che il rapimento è stato portato avanti perchè la Fulbright riteneva che il suo ex le avesse rubato alcuni preziosi gioielli. I due complici latitanti hanno portato via alla vittima il portafoglio, un fermasoldi con 600 dollari, il cellulare e la ventiquattrore. La notizia del coinvolgimento della modella ha provocato stupore e sconcerto tra i suoi conoscenti: «Siamo davvero scioccati per quello che è accaduto» ha detto al network americano Abc Jeff Hawley, fondatore di Title2Media, la compagnia che ha prodotto il calendario della Subguns, sul quale compare un'immagine sexy della Fulbright. In essa la modella appare in bikini mentre ha in mano una pistola automatica HK 51. «E' sempre stata una persona simpatica e molto professionale» ha concluso Hawley.

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Gesù eretto fa discutere gli inglesi.

(River-blog) Una statua di Gesù sui generis sta suscitando parecchie polemiche, e ha già fatto storcere il naso a più di qualche signore della chiesa. Il particolare di questa statua, esposta al centro “Baltic” per l’arte contemporanea di Gateshead, è che presenta Gesù con un’erezione. L’artista che l’ha realizzata è il cinese Terence Koh. Alcune persone hanno fatto notare che “se al posto di Gesù ci fosse stato Maometto, si sarebbero scatenate delle rivolte“. Secondo un prete della cattedrale di Newcastle, “l’immagine di Gesù, per i cristiani, è molto speciale, e interpretarla in maniera sessuale, è un affronto“.

Il trentenne artista Koh, nato a Pechino ma cresciuto a Vancouver (ora vive a New York) è stato definito “punk asiatico“, perché si interessa sempre di temi punk e pornografici. Lo scorso mese di settembre, la stessa galleria era stata al centro di un’altra controversia: l’immagine di un bambino venne ritirata dalla polizia, in quanto vagamente pornografica.

Ndr. nella foto una rivisitazione del David di Michelangelo, particolarmente "dotato". Sotto un video con una "performance" dell'artista.
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I cretini al potere e le altre chicche del nuovo anno.

(Panorama) Anche nel primo semestre del 2008, Mondadori presenterà l’immancabile Andrea Camilleri: a febbraio lo scrittore di Porto Empedocle tornerà in libreria con Il tallieur grigio, che avrà come protagonista una conturbante (e adultera?) femme fatale alle prese con un diligente e vecchissimo marito. La saggistica di Segrate punterà poi su Rovesciare il ‘68 di Marcello Veneziani, un pamphlet che si annuncia esplosivo, e che si presenta come un “viaggio nella piccola preistoria degli attuali pregiudizi”. Insieme con i due autori, ci saranno moltissimi classici e anche qualche novità, come la storia di Bianca Maria, giovane e incompresa prostituta del ‘600, raccontata dalla penna di Vincenzo Cerami.

Punta molto sul giallo la casa editrice Longanesi: ad aprile ritorna James Patterson con L’ultimo avvertimento, il nuovo caso dell’ispettore Alex Cross che in Italia con i suoi precedenti delitti (risolti) ha venduto più di mezzo milione di copie.
Tra i medi e piccoli editori, Castelvecchi si fa avanti con Cretini al potere, un saggio di Diego Armario che spiega come la stupidità non sia affatto in conflitto con ruoli di responsabilità.
Chi volesse invece trovare conferma della forza editoriale del Nobel, basta che sfogli i cataloghi del gruppo Rcs. Al Gore, premiato quest’autunno con quello della pace, a inizio anno pubblicherà storie che hanno sempre al centro il tema ambientalista firmate Bompiani e Rizzoli. Sempre Rizzoli restituirà a febbraio Matt Groening al pubblico italiano. Dopo il successo del film, il creatore dei Simpson ritornerà in libreria con i suoi personaggi preferiti in tre libri il cui titolo è ancora top secret.
Dalla Sicilia arrivano i gialli: nei primi mesi dell’anno nuovo, Sellerio porterà in Italia l’ultimo libro di Alicia Gimenez Bartlett, Giorni d’amore e di inganni e, sempre per gli amanti del genere, pescherà dalla damnatio memoriae un ormai dimenticato Giorgio Scerbanenco, La lupa in convento.
Facciamo un passo indietro e dai noir ritorniamo alla saggistica: in attesa del secondo volume dell’Antimeridiano di Luciano Bianciardi, a marzo la casa editrice Isbn presenterà al lettore italiano un’antologia di racconti di dieci scrittori delle nuove metropoli asiatiche, insieme ad una storia delle intercettazioni a firma dello studioso Peter Szendy, che ne analizza le (poche) virtù e i (molti) vizi in un’estetica di poco meno di duecento pagine. Che dire: per il bene di tutti (e con buona pace della benemerita casa editrice) resta solo da augurarsi che di qui a febbraio il tema non sia ancora così rovente.

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Perché il Papa ha le scarpe rosse? Perché indossa un berretto bianco? Perché ha un anello? I bambini interrogano Mons. Georg.

Religione Confessioni sorprendenti in due libri per i bambini. Papa Ratzinger «non legge romanzi».

Scola, il cardinale tentato da Marx. Il patriarca di Venezia: «Da giovane era come se Dio non ci fosse».

(Aldo Cazzullo - Il Corriere della Sera) «Il tempo è talmente poco che il Santo Padre non ne ha per leggere romanzi. Libri seri ne legge…». «Tra i 14 e i 18 anni, durante gli anni del mio liceo, ero preso dall'interesse per la politica e per i problemi sociali, in una maniera tale che l'appartenenza alla Chiesa è come caduta in secondo piano (…). Ero talmente preso dai problemi sociali, politici (avevo una simpatia per i partiti marxisti perché il mio papà era impegnato nel partito socialista di Nenni, quando era massimalista) che questi prendevano il sopravvento su tutto il resto. Allora era come se Dio non ci fosse, come se la Chiesa non ci fosse, se Dio non contasse più, come se avessi seppellito le domande più importanti della vita… ».
A volte è parlando con i bambini, è rispondendo alle domande dei piccoli che vengono fuori le battute fulminanti, o le verità intime.
La predilezione di papa Ratzinger per la saggistica a scapito della narrativa, ad esempio. O le tentazioni giovanili di uno degli uomini di Chiesa al Papa più vicini, il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia.
A raccontare Benedetto XVI ai giovani fedeli è padre Georg Gaenswein, il suo segretario. Perché il Papa ha le scarpe rosse? è il libro, corredato da foto inedite, che Cantagalli, editore senese molto attento alle cose di Chiesa — sua l'interessante autobiografia del cardinale Giacomo Biffi —, ha appena mandato in libreria.
Marcianum Press ha pubblicato invece Vogliamo vedere Gesù, fitto dialogo tra Scola e i ragazzi delle parrocchie veneziane frequentate dal patriarca. Due libri pensati per i bambini, ma che racchiudono dettagli e curiosità che gli adulti sbaglierebbero a lasciarsi sfuggire.

Il Papa che nell'ora dell'elezione «ha visto la ghigliottina cadere su di sé» e «ha provato un certo spavento »; per poi subito accettare quanto era avvenuto, «poiché vi ha potuto riconoscere la volontà di Dio». Il Papa che «pensa spesso alla sua bella patria bavarese», al punto da soffrire per il fatto di «non potersi più recare in patria regolarmente ». Il Papa che «per tutti i problemi difficili si consulta con i collaboratori più stretti, ma li porta sempre anche nella preghiera dinanzi a Dio. Dopo aver riflettuto e pregato intensamente, prende una decisione».

Il ritratto di Ratzinger che esce dal libro del suo segretario è una sorta di diario segreto. Padre Georg risponde a domande minute sulla quotidianità negli appartamenti papali: perché il Papa porta l'anello del pescatore, in ricordo di Pietro e dell'antica chiamata del Cristo; perché il Papa indossa un berretto bianco; perché il Papa non ha una moglie («ad imitazione di Gesù, per poter esser padre di tutti»); e, appunto, perché il Papa porta le scarpe rosse (perché è il colore del martirio, e san Pietro, di cui Benedetto XVI è il successore, è martire; e poi il rosso è il colore dell'amore ardente, il colore del fuoco dello Spirito).
Qua e là affiorano complesse questioni teologiche, risolte con la limpida razionalità che padre Georg ha appreso dal maestro. Il Papa non è mai stato deluso da Dio, poiché «Dio non si lascia ricomprendere in categorie umane, è perfetto.
Può darsi che sul momento io non riesca a capire il Suo agire, tanto da restare sbalordito, a volte perfino sconcertato. Ma piano piano, a colui che pone la sua ferma fiducia in Dio, vengono aperti gli occhi ». Sì, ma come fa il Papa a sapere che Dio esiste? «Perché Dio stesso si è manifestato, si è rivelato. Ci ha parlato per mezzo di Suo Figlio Gesù Cristo. Attraverso la preghiera il Papa, come ogni cristiano, rimane in continuo contatto con Dio...». Ma ci sono cose che anche al segretario sfuggono: «Quando è stata l'ultima volta che il Papa ha pianto? Questo, mi spiace, non lo so».

Anche nel libro del patriarca di Venezia, accanto agli insegnamenti essenziali, porti in modo chiaro e mai pedante — una sorta di iniziazione al cristianesimo, dal mistero svelato della Trinità all'idea dell'amore —, affiora l'autobiografia. Angelo Scola bambino che di nascosto dalla madre ruba il cioccolato, regalo dei soldati americani accampati sotto casa a Malgrate, «il paesino sul lago di Lecco dove sono nato». Scola che da cardinale per ultima cosa prima di andare a letto, ogni sera, dice l'Ave Maria. E Scola che così rievoca la giovanile sbandata filomarxista: «Non ricordo di aver mai saltato la Messa, però era come se questa cosa non contasse più niente; in questo senso mi sono dimenticato anche della Chiesa... per certi aspetti è più grave che abbandonarla. Mentre prima le domande più importanti della vita — Perché sono nato? Da dove vengo? Dove vado? Cosa sono al mondo a fare? Cosa vuol dire voler bene agli amici? Cosa vuol dire soffrire? Cosa vuol dire amare? — mi rodevano dentro, adesso le avevo messe a tacere. Era come se tutte queste cose non contassero più. Poi, grazie a Dio, alla fine del liceo ho trovato degli amici che invece vivevano in maniera più intensa tutto». Uno di questi amici era don Luigi Giussani. «Gente che, vivendo insieme per Gesù, non aveva dovuto seppellire nessun problema, non lasciava perdere niente. Anzi, vivendo così prendeva sul serio tutto, gustava di più tutto. Allora ho imparato a rimettere le cose al loro posto, e ho ritrovato Dio e la Chiesa ».

La curiosità
Le scarpe del Pontefice sono di colore rosso per simboleggiare il sangue del martirio di san Pietro

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Colloquio con Olivier Theyskens. Atelier ironia. Ha ridato charme alle appannate maison francesi.

Sogna un mondo meno volgare. E della couture dice che siamo alla fine di un'epoca. Ma è l'Uomo Nuovo dello stile internazionale.

(G. Leso - L'Espresso) A 30 anni il belga Olivier Theyskens è l'enfant prodige della moda francese. Dopo una collezione fatta in casa e venduta, in parte, anche a Madonna, nove sfilate a Parigi con il suo nome e quattro anni nella storica maison Rochas, è ora alla testa di un'altra istituzione, Nina Ricci. Che festeggia i suoi 75 anni di vita.

L'Air du temps, la bottiglietta del celebre profumo creato nel 1948 dalla casa che alla fondazione era torinese, è stata il punto di partenza scelto da questo giovane creatore per la sua ultima collezione. Ma l'aria che lui fa soffiare negli atelier dell'Avenue Montaigne è tutta nuova. "Il rinnovamento e la rinascita fanno parte della storia di Nina Ricci", spiega: "E io sono qui per scrivere un'altra pagina della sua storia".

Olivier Theyskens, dove andrà la moda nel 2008? Qual è l'air du temps?
"Ci saranno molte proposte diverse. Io evolverò dall'attuale stile 'parisienne chic' a qualcosa di più contemporaneo. Sogno un mondo meno volgare ma senza complessi, intelligente e raffinato. I prodotti raffinati non devono dar l'impressione di essere 'snob' o appariscenti. Siamo alla fine di un'epoca, ma non ancora al momento di una grande transizione".

Di cosa avrà bisogno una donna per affrontare il 2008?
"Di un bel po' d'ironia. E di colore. Non mi faccio troppe illusioni sulle relazioni umane, ma credo che il momento sia propizio all'impegno politico ed ecologico. Qualcosa si prepara e il mondo lo fa andare ancora più in fretta: oggi se uno ha un blog può farsi leggere da decine di migliaia di persone, e questo deve aumentare la sua responsabilità".

Per la moda, però, il 2007 è stato soprattutto l'anno delle grandi sfilate di Fendi sulla Grande Muraglia e di Cardin nel deserto. Dobbiamo aspettarci anche per il prossimo anno questa 'grandeur'?
"Il mondo dell'industria è pieno di progetti megalomani. Mi chiedo se questi avvenimenti fanno solo sognare la gente, se rappresentano un vero e proprio spettacolo o se per la loro portata fanno pensare al brand. Se mi venisse proposto un concetto interessante non direi di no, ammesso che non sia volgare o inappropriato. Credo che sia giunto il momento di fare questo genere di cose. Come per l'haute couture: ho l'impressione di vivere nell'ultimo atto di un'epoca. Oggi poche donne hanno il tempo di farsi fare dei vestiti su misura. La haute couture si apparenta all'arte, ma è sempre più difficile giustificarne i costi. Siamo veramente alla fine di un ciclo, forse all'inizio di uno nuovo: se ci sono creatori che diano nuovi impulsi; se c'è la volontà; e se ci sarà un pubblico attento e presente".



Lei a cosa si ispira?
"La cosa è molto casuale. Un giorno sono stato colpito dal grigio di una pozzanghera di neve sciolta a New York. Non l'ho detto, ovviamente, ma ho fatto una ricerca di materiali e creato un abito che riproducesse la sensazione di quel momento. Ma posso essere ispirato anche da una conversazione o da un luogo".

C'è un'equazione fra creatività e marketing?
"Si deve realizzare. Si deve riuscire a coniugare la propria creatività con quello che funziona sul mercato. Per questo è importante avere una struttura che sappia sfruttare al meglio la creatività dello stilista. Ma già nel momento del gesto creativo ci si deve porre la domanda, Quello che faccio funzionerà? Il mercato non è un limite alla creatività. Un creativo deve fare i conti con l'epoca in cui vive, con i gusti e con i desideri del pubblico. Il mio obiettivo è far piacere alle donne, non lavoro solo per divertire il Pianeta Moda".

Lei ha detto di voler creare con Nina Ricci 'il paradiso delle donne'. Com'è fatto?
"È un luogo in cui le donne entrano e trovano che tutto è bello. Vorrei che amassero tutto delle mie collezioni, che trovassero cose cui non sanno resistere. Nina Ricci è certo un brand 'istituzionale', ma non per questo bloccato su codici statici. Io introduco innovazioni nelle materie, nei tagli, nei disegni: anche questo fa parte della storia della marca. Bellezza, giovinezza e rinascita, oltre che la delicata femminilità delle creazioni, sono tutte caratteristiche di Nina Ricci. Questo è il momento del rinnovamento. Scrivo una nuova pagina di una casa dalla storia importante e mi auguro di farlo bene. Non credo che ci siano cose del passato che ritornano. Le evocazioni che introduco nel processo di creazione vengono talmente modificate che alla fine tutto è nuovo".

Sta già pensando ad un accessorio 'fetiche' per Nina Ricci che, come le borse Vuitton, possa garantire grandi vendite?
"È un sogno, sicuramente. Tutti vorremmo avere un oggetto magico e di successo. Diventi un creativo affidabile quando hai la buona idea e quando sai scegliere il buon momento per lanciarla. In questo entra in gioco la fortuna e il fatto che un giorno, una star, esce di casa usando la tua borsa.... In ogni caso sono felice di poter tornare, con Nina Ricci, a lavorare con le case di produzione italiane".

Secondo alcuni il brand si era un po' addormentato. Si sente mai il principe dark che risveglia Biancaneve?
"Non so. Ci sono dei momenti in cui una maison è meno presente, meno vivace, altri in cui vive più intensamente. Questa Maison ha 75 anni di storia, senza alcuna interruzione, il che è rarissimo nella moda. Quello al dark è un riferimento che mi appartiene, ma insieme a molti altri. Perché dovrei rinunciare all'elegante silhouette nera? Quando però è stato scritto che con il mio stile mi riferivo al movimento gotico mi sono quasi offeso. Per carità, quelle scarpe compensate con le grandi fibbie, e tutte quelle catene. Non fanno parte di ciò che considero bello".

Un trentenne nella sua posizione dev'essere ambizioso...
"All'ambizione si attribuisce spesso un significato negativo. Ma tutto dipende da come è vissuta. Se essere ambiziosi significa voler fare sempre meglio, dar fiducia ai collaboratori e stimolarli, far capire loro che si intende creare cose di qualità, che si punta al vestito perfetto, alla collezione coerente, che si vuole andare lontano, lavorando molto e creando per portare aria nuova alla moda... C'è qualcosa di male in tutto questo?".

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La Chiesa ungherese in difesa della famiglia e contro la legge di tutela per le unioni civili.

(Radio vaticana) Continua in Ungheria l’impegno della Chiesa in difesa della famiglia e contro il riconoscimento legale delle unioni di fatto. Una legge in tal senso è stata approvata qualche giorno prima di Natale dal Parlamento ed entrerà in vigore nel gennaio del 2009. Il provvedimento, in sostanza, prevede un registro delle unioni civili che permetterà ai conviventi etero e omosessuali di accedere al diritto di successione in caso di morte e dichiarazioni congiunte dei redditi. È esclusa invece dalla legge l’adozione. In una dichiarazione i vescovi ungheresi hanno espresso particolare sconcerto per il riconoscimento delle coppie omosessuali: “Equiparare simili unioni al matrimonio mina una società sana”, ha dichiarato il portavoce della Conferenza episcopale, Csongor Szerdahelyi. “Non discriminiamo gli omosessuali nella Chiesa - ha puntualizzato -, ma non siamo d’accordo con quei politici che sostengono che queste aperture siano inevitabili e che cercano di condizionare le opinioni facendo passare come una cosa normale questo modo di vivere in Occidente”. Per i vescovi la nuova legge è anti-costituzionale e contraria alla legge naturale. “Anche quando entrerà in vigore – ha ribadito il portavoce - la Chiesa resterà fedele ai dettami del catechismo secondo cui il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna aperta alla vita”. (L.Z.)

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Pitti Uomo 73: dal 9 al 12 gennaio 2008 a Firenze.

(Nove da Firenze) Dal 9 al 12 gennaio 2008 va in scena Pitti Uomo 73: il luogo dove il business si intreccia alla creatività, la mappa più fedele e aggiornata del panorama della moda internazionale: dalla grande vetrina dell’eleganza maschile del Padiglione Centrale al mix contemporaneo del fashion district da poco inaugurato, passando per i giovani talenti di New Beat(s), le luxury collections di Pitti Rooms e i progetti e gli investimenti che le aziende dello sportswear e dell’informale stanno facendo sul salone. E il lancio di un progetto inedito per la moda donna come Pitti W _Woman Precollection”, il salone-evento dedicato alle precollezioni donna. In anteprima assoluta circa 40 pre-collezioni per l’autunno/inverno 2008-2009.

In occasione di Pitti Immagine Uomo 73, la Fondazione Pitti Discovery presenta in anteprima assoluta Adam Kimmel menswear collection F/W 08-09 con un evento installazione all’Istituto d’Arte di Porta Romana. La Tonino Lamborghini presenterà in anteprima la nuova collezione Tonino Lamborghini Sportswear presso il locale Porfirio Rubirosa il 9 gennaio dalle 16 alle 20. La collezione è caratterizzata da materiali esclusivi e innovativi, come il madras e i tessuti tecnici giapponesi. Tra i modelli in anteprima, saranno presentati jeans con disegni in tela mista cachemire, camicie sportive in puro cotone americano confezionate in un’originalissima sacca misto seta e maglie in puro cachemire scozzese filato della Todd & Duncan realizzate in esclusiva per la Tonino Lamborghini.
Mestieri della Moda: visite guidate negli atelier a Firenze
Grazie al successo conseguito, anche a gennaio proseguono le visite guidate gratuite negli atelier della moda. L'iniziativa, a cura dell'assessorato alle attività produttive, si lega alla mostra "ControModa. La Moda che cambia la moda" che, allestita a Palazzo Strozzi, si concluderà il 20 gennaio. Questo il programma delle visite, per le quali è previsto un doppio appuntamento: alle 15,00 ed alle 18,00. Martedì 8 gennaio alla Casa dei Tessuti (tessuti d'arte e tradizione) e alla boutique di Alessando Dari (gioielli). Venerdì 11 gennaio all'Officina Profumo Farmaceutica di S. Maria Novella (profumi ed essenze) ed alla boutique Vertigo (gioielli). Martedì 15 gennaio all'atelier Antonucci (abiti da sposa e da cerimonia) ed all'atelier Ceri Vintage (abbigliamento vintage). Martedì 18 gennaio all'atelier Morbar (abiti da sposa e da cerimonia) ed alla boutique Angela Caputi (gioielli fantasia). Le visite guidate e la mostra fanno parte di un ricco programma di eventi sulla moda che, iniziati ad ottobre con il convegno i "Mestieri della Moda", la pubblicazione della guida "La moda a Firenze fra arte e artigianato" e la presentazione del nuovo portale sui Mestieri della Moda a Firenze www.florenceartfashion.it, proseguiranno fino alle sfilate di Pitti Uomo. Le "Visite guidate tra le botteghe fiorentine" permettono di entrare nel mondo dell'abbigliamento per uomo e donna, degli abiti da sposa, dell'abbigliamento per bambino, intimo e corredi, delle calzature, delle pelletterie, guanti e cappelli, dei tessuti, pizzi e merletti, delle mercerie, degli abiti da lavoro, correzione di abiti, delle gioiellerie, dei profumi e delle essenze. Il biglietto d'ingresso per la mostra a Palazzo Strozzi è di 10,00 euro intero, 8,50 ridotto e 7,50 per i clienti CRFirenze e, senza nessuna maggiorazione, è possibile partecipare alle visite guidate telefonando a "Csc Sigma" 055/2469600. Ad ogni visitatore sarà consegnato il libretto "Percorsi di moda a Firenze tra botteghe e ateliers". Le visite guidate sono organizzate dall'assessorato al turismo del Comune di Firenze, dalla Camera di Commercio di Firenze, dalla Provincia di Firenze, da Apt di Firenze e dalla Fondazione Strozzi.

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Iraq. Bozza di legge di amnistia per 5000 detenuti, sono esclusi omosessuali e terroristi.

(Yahoo notizie) Il governo iracheno ha inviato al presidente del parlamento la bozza di un progetto di legge che riguarda l'amnistia per alcuni detenuti che si trovano nelle carceri di stato. Lo riferisce il portavoce del governo, Ali al-Dabbagh. Non è certo una novità per gli iracheni: anche l'ex dittatore Saddam Hussein, una volta l'anno, liberava una certa quantità di galeotti. Ma se pensavate che, destituito e anche ucciso Saddam il provvedimento sarebbe stato più equo, vi sbagliavate di grosso. Sotto la dittatura di Hussein l'omosessualità è stata legale fino al 2001, quando per pressioni dei gruppi religiosi estremisti la sodomia divenne reato. Il nuovo progetto di legge esclude i prigionieri sotto custodia americana e coloro incarcerati per una serie particolare di reati come terrorismo, sequestro, furto di antichità per contrabbando, adulterio e, naturalmente, omosessualità. Esclusi anche i dirigenti dell'ex regime Baath di Saddam Hussein.
Se sarà approvata senza modifiche, la legge porterà al rilascio di cinquemila detenuti sui ventimila ospitati nelle carceri statali, dice al-Dabbagh. L'esercito Usa ne detiene più o meno venticinquemila. I parlamentari sunniti hanno criticato la bozza di legge perché limita molto il numero di coloro che potranno beneficiarne, come i detenuti accusati di terrorismo che rappresentano la maggior parte dei prigionieri. Altri temono invece che la bozza rimarrà arenata in parlamento e sarà ritardato il rilascio dei detenuti.

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Dietro le quinte, la contromossa per sfidare i teodem. E nel Pd i laici organizzano la corrente.

(Corriere della Sera) Evitare «turbolenze inutili» al Pd, aspettare che la polemica si sgonfi e solo allora, «con estrema pacatezza», intervenire nella querelle sulla legge 194. È improntata alla cautela e all'attendismo la linea che Walter Veltroni, leader del partito nato per conciliare le istanze dei laici con quelle dei cattolici, ha messo a punto dopo le parole del cardinale Camillo Ruini.

«Un attimo di riflessione non farebbe male...» è stato il commento del segretario alla notizia che la senatrice Paola Binetti sarebbe pronta a votare con l'opposizione. Ma poiché nei dintorni del loft sono convinti, come conferma Ermete Realacci, che «nessuno ha veramente intenzione di modificare la legge sull'aborto», il pensiero del capo resta affidato all'intervista-fiume concessa al
Foglio il 18 dicembre: la 194 è «una buona legge», però la parte sulla prevenzione va rafforzata.
Sarà pure un silenzio strategico ma comincia a innervosire i laici, i quali a dispetto della superiorità numerica si sentono schiacciati dall'esuberanza dei cattolici integralisti. Dicono che Anna Finocchiaro, custode della sopravvivenza del governo al Senato, abbia sfogato con i collaboratori la sua preoccupazione per l'ennesimo strappo della senatrice Binetti e il conseguente mutismo del Pd. E dietro le quinte i laici si organizzano, progettano un incontro pubblico e una associazione trasversale a Ds e Dl, da cui potrebbe nascere un correntone Anti-Teodem. «C'è una grandissima difficoltà di quella che nel Pd è l'identità maggioritaria — ammette il disagio dei laici la diessina Vittoria Franco — La situazione di precarietà al Senato dà una forza inimmaginabile ai Teodem e anche per questo stiamo lavorando a un documento sull'etica del legislatore e a una iniziativa sulla irrinunciabilità dei diritti degli individui». I nomi sono ancora top secret, ma la riscossa dei laici è partita e presto Veltroni, sindaco della città del Papa, dovrà trovare il modo di fronteggiarla. E chissà se basterà l'idea di proporre a Berlusconi «larghe intese» in Parlamento sui temi eticamente sensibili, per parare, come dice Giorgio Tonini, «improvvisi colpi di mano».
Nel Pd la tensione è così alta che il vicepresidente del gruppo al Senato, Luigi Zanda, ha chiamato la Binetti, la senatrice ha aggiustato il tiro ma i Teodem si sono messi a litigare tra loro. «La Binetti sa che di aborto non abbiamo ancora parlato, quindi non può dire che voteremo un bel nulla — ammonisce Enzo Carra — C'è un tempo per parlare e un tempo per tacere».

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Napoli. Dietrofront della V municipalità sulle unioni civili.

Dietrofront!

Questo 2007 per il movimento Glbt napoletano si è chiuso con un’amara sorpresa.

(Arcilesbica Napoli) Il 20 dicembre, infatti, presso la sede della V Municipalità del Comune di Napoli, si teneva la riunione della Commissione Cultura Vomero-Arenella avente ad oggetto l’istituzione del registro delle unioni civili, presentata dal consigliere Gallo di “Decidiamo Insieme”. Tutte le associazioni GLT locali (Arcilesbica, Arcigay, Anthias, M.I.T. e iKen) venivano ascoltate e al termine della discussione si perveniva ad un esito positivo, anche grazie alla promessa d’appoggio da parte dei consigliere d’opposizione Manzo di AN e Guida di FI.

Si possono immaginare le nostre entusiastiche reazioni di fronte a un provvedimento che sembrava cosa fatta quando all’atto della votazione, pochi giorni dopo, abbiamo assistito ad un vero e proprio boicottaggio: l’improvvisa e immotivata astensione di PD e UDEUR nonché la ritrattazione totale dell’impegno da parte dei due consiglieri di AN e FI hanno, ovviamente, portato alla bocciatura della proposta.

Vergognose le motivazioni, quasi tutte vertenti sulla non essenzialità della questione, in pieno contrasto con lo spirito dell’Anno Europeo delle Pari Opportunità, con i principi costituzionali e con qualunque logica di buona amministrazione, che non dovrebbe mai consentire simili immotivati ostracismi, irrispettosi del lavoro e delle aspettative delle associazioni di settore sentite, verso le quali non si ritiene dover mai dare conto del proprio operato.

A rincarar la dose, alcuni giorni dopo i consiglieri Verde (DS), Venanzoni (UDEUR) e Giudice (CL) e del capogruppo Ds della V municipalità, Costa, hanno inviato all’Ansa una nota in cui si sottolinea l’esizialità della questione Unioni Civili dinanzi ai provvedimenti ai problemi della municipalità, dichiarandosi comunque disponibili ad un confronto… ed “un confronto”, ci chiediamo noi adesso, a cosa può servire se poi c’è, come in questi giorni è chiaramente apparso, la pervicace volontà delle stesse forze politiche che la invocano a far sì che non approdi a nulla?!

In realtà un confronto era già avvenuto, un accordo era già stato preso ed ecco a quanto è valso: promosso il registro in presenza delle associazioni, bocciato appena esse non hanno potuto più nulla, meschinamente, approfittando del loro silenzio forzato.

In pratica… CI HANNO PRESO PER IL CULO!

E, soprattutto, ci chiediamo…cosa ha spinto i consiglieri di PD , UDEUR, AN ed FI a rimangiarsi la parola data?!

A pensar male si fa peccato però spesso ci si azzecca…..

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Kierston Wareing, l’attrice precaria di Ken Loach ha trovato lavoro.

(Panorama) La precaria di Ken Loach ha trovato lavoro. Kierston Wareing, l’attrice protagonista di In questo mondo libero, l’ultimo film del regista britannico, dopo anni passati a coltivare invano sogni, tanto da meditare di mollare la recitazione, ora non ha più dubbi su quale sia la sua strada. La pellicola di Loach è stato il suo trampolino di lancio e, da quasi sconosciuta che era, adesso ha già archiviato un altro film e una serie tv.

Ma prima di ottenere il ruolo decisivo di Angie in In questo mondo libero ha dovuto sudare. Il casting è stato lungo e duro. Ci sono voluti quattro mesi di audizioni, molte attrici sono state viste e riviste. Loach ha incontrato Kierston sei o sette volte e, alla fine, ha scelto lei. Angie, la giovane donna che Kierston interpreta nel film e che, dopo il brutale licenziamento subito decide di mettersi in proprio creando un’agenzia di reclutamento e passando rapidamente da vittima a cinica sfruttatrice, le ha portato fortuna. Per certi versi, Kierston ha provato anche una sorta di empatia con Angie: “Anche se non farei mai quello che fa lei, non arriverei a questi estremi - ha detto - sento che c’è in me quella stessa determinazione. Anche io sono ambiziosa e non amo cedere”.

Kierston Wareing, 31 anni, originaria di Leigh-on-Sea nell’Essex, ha studiato presso il Lee Strasberg Theatre e il Film Institute di New York per tre anni, fra il 1997 e il 2000. “Prima di In questo mondo libero avevo deciso di cambiare strada, e quindi stavo studiando per diventare segretaria di uno studio legale, anche se la recitazione è sempre stata la mia grande passione” ha ammesso. “Ma dopo dieci anni di sogni infranti, sentivo che non potevo più andare avanti così. Anche stavolta temevo di restare delusa, invece il mio agente mi ha chiamato e mi ha detto, con voce falsamente contrita: ‘Mi dispiace dirtelo… ma hai ottenuto la parte!’. Non ho avuto alcuna reazione. Ero solo scioccata, e continuavo a chiedergli: ‘Sei sicuro?’”.
Al film della svolta è subito seguito Rise of the Footsoldier di Julian Gilbey, la storia vera di Carlton Leach, leggenda della malavita londinese, che iniziò come capo Hooligans e finì boss della criminalità. Qui il trailer da Youtube (in inglese):
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E nel 2008 la ex- precaria Kierston comparirà nella mini serie-tv britannica Trial & Retribution XVI: In Deep. D’altronde, come ha detto lei stessa, “si impara di più con Ken Loach in sei settimane che in tre anni di scuola di recitazione”.

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Francia, minacciato d'espulsione una giovane gay africano tenta il suicidio.

Si tratta di uno studente di origine sub-sahariana, lo riporta il sito Tetu.com.

(Lamanicatagliata.com) È un giovane di origini sub-sahariane al quale la famiglia ha tagliato i viveri a causa della sua omosessualità, e che vive da diversi anni in Francia, che ha tentato il suicidio dopo avere lasciato un messaggio dopo essersi tagliato le vene e avere assunto diverse pasticche di tranquillanti e antidepressivi. Senza soldi né mezzi di sostentamento il giovane ha dovuto sospendere gli studi e rischia l'espulsione (essendo in possesso di un visto legato ai suoi corsi universitari). Se ritornasse in patria sarebbe quasi certamente ucciso.

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Coscienziosi come i gay.

(Queerworld) In media, gay e lesbiche prendono consapevolezza delle proprie pulsioni omoerotiche verso i 12 anni e circa 5 anni dopo sperimentano il primo rapporto sessuale, di solito con partner di 5-6 anni più grandi (una differenza di età maggiore di quella tra etero alla prima esperienza), ma nel 45% dei casi con coetanei. La maggior parte delle volte i due partner si conoscono da pochi mesi a più di un anno; il 25% di essi si è invece appena conosciuto.

Le indagini condotte nel decennio passato negli Stati Uniti, in Francia ed in Gran Bretagna hanno dimostrato che le differenze nella frequenza dei rapporti sessuali tra omo ed eterosessuali sono minime [Francia: Leridon 1993, 1388; Stati Uniti: Laumann et al. 1994, 316-317; Gran Bretagna: Wellings et al. 1994, 147].
Nell'ultimo anno, il 24% dei gay ha avuto dai 4 ai 10 partner, il 23% ne ha avuti 2-3, il 16% solo uno ed il 13% dagli 11 ai 20. Diversamente, il 43% delle lesbiche ha avuto una sola partner, il 25% 2-3, il 9% dalle 4 alle 10.
Il 9% degli uomini ed il 18% delle donne non hanno avuto alcun partner nell'ultimo anno.
In tutta la vita, il 36% degli uomini ha avuto più di 50 partner, il 20% dai 4 ai 10, il 17% 50 o meno, il 16% tra gli 11 ed i 20. Invece, il 35% delle donne ha avuto 4-10 partner totali, il 27% 2-3, un primo 13% 11-20 ed un secondo 13% addirittura solo una.
La differenza nel numero dei partner tra gay e lesbiche va via via assottigliandosi nelle generazioni più recenti. Così, si passa dai 35 e più partner avuti nell'ultimo anno dalla maggior parte dei nati prima del '56, ai 20 dei nati dopo il '72. Questo perché all'interno dei movimenti di liberazione omosessuale maschile degli anni '60 e '70 le relazioni sessualmente non esclusive erano giudicate come forme di espressione di una sessualità emancipata. Era un'epoca caratterizzata da una cultura sessuale fortemente anticonformista, non solo per gli omosessuali. Ma alla fine degli anni '80 la cornice storica cambiò nuovamente, anche per la crisi sanitaria innescata dall'HIV / AIDS (all'inizio ottusamente definito "il cancro gay").
Per il nostro Paese è possibile mostrare che tale cambiamento inizia proprio dopo la diffusione delle notizie sul virus ed è visibile soprattutto nella generazione diventata sessualmente consapevole [Colombo 2000, 50-54].
La quantità e la tipologia dei luoghi adibiti agli incontri sessuali seguono tutto il corso di questa storia: negli anni '60, i battuage all'aperto crescono costantemente ogni anno. All'inizio degli anni '70 si registra un primo boom (40-50% di luoghi pubblici in più all'anno). Fino agli anni '80 l'aumento cala in percentuale ma non si ferma, per arrivare ad un secondo, clamoroso picco nel 1984: quasi il 51% di battuage in più in soli 12 mesi (arrivando ad 870 luoghi d'incontro). Dopodiché, un drastico calo, fino al 25,7% di posti in meno nel 1990. Alla fine degli anni '90 la discesa prosegue sempre più velocemente, ed oggi abbiamo quasi il 60% di battuage in meno rispetto al "periodo d'oro" dell'84.
I luoghi meno impersonali e più sicuri per avere rapporti sessuali (cruising bar o men's club) sono rimasti pochi fino alla metà degli anni '80 (5-10 in tutta Italia), per poi iniziare ad aumentare, fino a toccare oggi i quasi 70 locali.
Le conseguenze positive non si sono fatte attendere: solo lo 0,8% dei gay italiani sotto i 26 anni ha contratto il virus dell'HIV (contro il 9,7% degli over40). Oggi, il 77% dei maschi omosessuali pratica regolarmente rapporti protetti.
Purtroppo le nuove generazioni sono meno smaliziate nel controllare il proprio stato di salute: il 75,8% dei giovani gay non si è mai recato in un ambulatorio sessuologico o in un reparto per malattie infettive. Probabilmente perché è costituito più che altro da giovani quel 40% di gay e lesbiche che teme di ricevere un trattamento peggiore da parte dei medici a causa del proprio orientamento sessuale (e come dargli torto?).
La grandissima maggioranza degli omosessuali italiani cerca un rapporto di coppia stabile e solo un'esigua minoranza (il 12% degli uomini e l'8% delle donne) preferisce partner occasionali. Anche quest'ultima è un residuo del passato, come è testimoniato dal fatto che tale quota diminuisce con le nuove generazioni.
Ma realizzare i propri sogni è particolarmente difficile per gli e le omosessuali, perché il numero dei partner potenziali è ridotto e le possibilità di incontrarli sono limitate. In più vanno considerate l'ansia e l'insicurezza provocate dall'omofobia sociale: così, se sono molti i gay e le lesbiche che hanno comunicato a qualcuno il proprio orientamento, solo un terzo di questi è apertamente dichiarato con chiunque. Anche qui, le generazioni moderne promettono bene: il 45% dei giovani gay ed il 76% delle giovani lesbiche si tiene per mano in pubblico, rispettivamente contro il 21 ed il 57% di quelli/e dai 35 anni in su. Il 26% dei maschi under25 ed il 38% delle loro coetanee osano persino baciarsi, rispetto al 10 e al 16% delle generazioni passate.
Nonostante lo stress, dal 40 al 49% dei gay e dal 58 al 70% delle lesbiche hanno una relazione fissa. Nella fascia di età che va dai 35 ai 40 anni, un gay su cinque ed una lesbica su tre vivono insieme ad un partner dello stesso sesso. Delle coppie omosessuali oggi conviventi, un terzo è insieme da due a cinque anni, e un altro terzo da più di cinque anni.
Il 5% dei gay e delle lesbiche italiani sono genitori, arrivando al 10% dei gay e al 19% delle lesbiche dai 35 anni in su. Centinaia di essi hanno adottato un bambino (nei paesi in cui la legislazione lo consente), ma la quasi totalità lo ha avuto da una precedente relazione eterosessuale.
Il 92% delle persone gay-lesbiche vorrebbe veder riconosciuto il proprio amore da parte dello Stato ed il 46,7% (il 55,5% considerando solo le nuove generazioni) desidera avere figli, più che altro tramite adozione (il 53% di questo gruppo preferisce così), il che potrebbe evitare a questi bambini un destino fatto di solitudine, violenza e miseria.

Fonti delle ricerche (laddove non esplicitamente specificato):

Lo studio "Sesso e salute di lesbiche gay e bisessuali in Italia" del progetto "MODI DI", scaricabile qui.

[M. Barbagli e A. Colombo 2001] pubblicata col titolo di "Omosessuali moderni" da Il Mulino.

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Santiago Calatrava. Meglio noi o la Spagna? «Vi manca la visione». «Ma restate i más sexy».

Due Paesi una sfida. I giudizi degli iberici amati dall'Italia.

(Corriere della Sera) «Questione di vertebre. Quando sono staccate bisogna ricomporre lo scheletro ». Sarà forse per le sue architetture zoomorfe, per i ponti, gli auditorium, le stazioni ferroviarie, gli stadi che ricordano i profili di animali preistorici, dinosauri o pterodattili, ma l'«archistar» Santiago Calatrava (nella foto) dipinge la situazione dell'Italia con un'immagine da museo di scienze naturali. Rifacendosi però a un libro del filosofo Ortega y Gasset, «España invertebrada», che spiegava il malessere del Paese iberico negli anni '20 con la mancanza di «un progetto suggestivo di vita comune».
Ricorsi storici e destini rovesciati? «No, per carità, ogni paragone è spiacevole e inopportuno. Voi peraltro avete in molti campi una propensione per l'eccellenza che vi riscatterà sempre. Però è vero: soffrite di una mancanza di visione globale. Proprio quella che ha lanciato la Spagna. Dopo la dittatura abbiamo creato una democrazia esemplare e capillare. In un Paese con forti identità regionali, che parla quattro lingue, tutte le tensioni si sfogano in Parlamento. Poi si agisce. Inoltre l'università, che non si era fatta seppellire dal franchismo, ha creato il sostrato per le nuove classi dirigenti. L'apertura all'Europa, sfruttata al meglio, ha fatto il resto. È stata questa compattezza a rivoluzionare il Paese negli anni '80 e '90, a creare i fenomeni di città come Barcellona e Siviglia ma anche le svolte silenziose di Madrid e Valencia».
Sarà anche per la moglie veneta, eppure Calatrava nutre un amore sconfinato per l'Italia.
«Non posso mai dimenticare, all'inizio di ogni ragionamento, che voi possedete il 50% del patrimonio dell'umanità». Proprio quell'eredità che ci àncora al passato... «E invece noto quei segni di rinnovamento che abbiamo vissuto noi nei decenni scorsi. C'è più stabilità politica, soprattutto a livello locale.
E un grosso fermento di progetti». Il segno di Calatrava è nei due ponti sull'autostrada A1 nei pressi di Reggio Emilia dove l'architetto è impegnato anche nella nuova stazione dell'Alta Velocità. «Mi ha colpito che un comune abbia deciso in totale autonomia di darsi una costruzione di tale importanza. E mi hanno chiesto di illustrare l'opera al Teatro Valli: un momento di partecipazione collettiva, di senso civico ».
Positive anche le polemiche a Venezia riguardanti il suo ponte sul Canal Grande. «Le preoccupazioni per l'impatto su quel contesto storico sono un segno di attenzione della società. E il tempo sta facendo maturare le cose».
A Roma realizzerà il nuovo stadio del nuoto per i Mondiali del 2009. «Lì ho trovato una stretta intesa tra Comune e Università che porterà alla risistemazione del quartiere Tor Vergata. Un obiettivo non troppo ambizioso ma raggiungibile. Realismo e concretezza, lo spirito nuovo di cui parlavo».
«Noi spagnoli siamo sovraeccitati perché eravamo poveri e siamo diventati velocemente ricchi.
Un po' come voi negli anni Sessanta. Ma non so quanto durerà ancora la fiesta », dice la stilista Agatha Ruiz de la Prada, emblema della Spagna della movida: colorata, ironica, provocatoria. «E invece in Italia, il Paese mas sexy, quello con cui noi abbiamo sempre avuto zero concorrenza e massima simpatia, trovo una tristezza diffusa. Dov'è finito il miracolo di stile e allegria degli anni '80?». La Ruiz de la Prada individua nella Spagna due carte vincenti: «La grande architettura che serve molto al morale collettivo e una moda giovane e a buon prezzo. I vostri stilisti sono troppo cari, Zara ha trionfato ovunque perché ha capito la crisi della classe media». Resta in Italia «quel primato nel mescolare grande capacità artigianale e relazioni umane. Il Salone del Mobile o Pitti Bimbo per me sono insuperabili in quell'arte del commercio che è nel vostro Dna».
Ci salverà la duttilità? La designer Patricia Urquiola, da 24 anni milanese adottiva, che firma i divani più seducenti delle grandi ditte italiane, non ha dubbi: «Trovo straordinario che quando illustro le mie idee ai costruttori, anche le più stravaganti, la risposta è: "Vediamo cosa si può fare". Altrove invece rischio spesso un: "No, impossibile". Nel settore dei mobili, il vostro sistema produttivo è imbattibile. Il problema è piuttosto nel mercato: vi state troppo imborghesendo ». La Urquiola lancia l'allarme giovani. «Ne arrivano molti nel mio atelier: gli italiani sono in generale culturalmente meno reattivi, poco orgogliosi. E il nuovo made in Italy ha sempre di più una creatività straniera».
Un esempio virtuoso spagnolo viene dallo sport. «I miei giocatori aspettano con ansia che si scrivano le parole dell'inno nazionale, finora inesistenti, per poterlo cantare», racconta Sergio Scariolo, da un decennio trasferitosi in Spagna, uno degli allenatori di basket più blasonati, prima al Real Madrid oggi al Malaga. «In un campo di pallacanestro come in ogni campo della società ho sempre notato che l'atteggiamento è: prima risolviamo i problemi, poi litighiamo in santa pace». Così Scariolo continua a restare in Spagna.

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"Lussuria" di Ang-Lee presto in Italia senza censura ma vietato.

(La7) Il film scandalo di Ang Lee nelle sale dal 4 gennaio.
Bloccato in Cina, tagliato negli Usa, vietato ai minori di 14 anni in Italia.
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Zac e Vanessa iniziano il 2008 insieme.

(The gossipers) Non sappiamo dove fossero Zac Efron e Vanessa Hudgens la notte di Capodanno, per cui ci dobbiamo accontentare di alcune foto scattate il primo dell’anno.

Ieri sera i due sono stati fotografati mentre si recavano a cena al Paty’s Diner di Toluca Lake, uno dei ristoranti preferiti della coppia. Go Zanessa!!!

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Sarkozy, la Bruni e le ore del sesso.

(Cafè Babel) Le relazioni pericolose del Presidentissimo francese Nicolas Sarkozy sono ben protette dalle finestre chiuse dell'Eliseo. O, forse, il nostro preferisce nascondersi in una bella garçonnière parigina con la bella top model di italiche origini. Lo immaginiamo già confidare ai suoi amici fidati le destrezze dei suoi galanti tête à tête.

In Germania e Italia, invece, la traduzione letterale di questa espressione, kopf-an-kopf, “testa a testa”, è usata per ben più triviali competizioni, equine e non.

Ma i francesi sono ricchi di espressioni birichine. E per un tête à tête a sfondo erotico e spesso extraconiugale parlano di cinq à sept, “tra le cinque e le sette”, l'orario privilegiato per questo tipo di peccati tra la fine dell'orario di ufficio e il ritorno a casa. Nel francese parlato nella provincia canadese del Québec, invece, la stessa espressione designa un semplice incontro. Attenti agli equivoci se viaggiate a Montreal!

Il Don Giovanni inglese ha, quanto a lui, l'istinto del cacciatore: l'incontro galante, i sudditi di Sua Maestà lo chiamano tryst, che prima stava ad indicare un luogo buio nella foresta. Un modo più british per dire “imboscarsi”.

Ma gli inglesi hanno anche una variante magica. Nella parlata colloquiale, un hanky-panky – derivato da hokus-pokus, equivalente del nostro “abracadabra” – designa incontri spinti.

I tedeschi, in compagnia dei soliti francesi, poi, parlano di schäferstündchen, heure du berger nella lingua di Molière. L'“ora del pastore” sta ad indicare la sera, più propizia agli incontri amorosi. L'espressione deriverebbe dal mito greco di Endimione, pastore che avrebbe ottenuto l'eterna giovinezza da Zeus in cambio dell'obbligo di dormire per sempre. Selene, la Luna, innamoratasene, gli avrebbe poi reso visita ogni notta per contemplarlo e amarlo.

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La laicita’ e’ anticlericale?

(Jean-Jacques Peyronel - Chiesa Evangelica Valdese) «Passare dall’autonomia come rifiuto dell’ingerenza alla ricerca della convivenza tra diversi: è qui la nuova frontiera della laicità» ha detto Fausto Bertinotti in un’intervista a La Repubblica (29/11). Più che «nuova frontiera», questo è l’abc della laicità, come ripete da tempo il protestante Jean Baubérot, che ne è uno dei più autorevoli esperti, per il quale «la laicità è un vivere insieme su uno stesso territorio ed essa permette di fare società tra individui e gruppi differenti».È stato così fin dall’inizio nel Paese che ha inventato il termine stesso di laicità. All’inizio, si trattava di permettere la convivenza tra cattolici, protestanti, ebrei e non credenti in un Paese che i papi chiamavano «figlia primogenita della Chiesa» e in cui i non cattolici non avevano diritto di cittadinanza. Per questo, la legge del 1905 istituì «la separazione tra le chiese e lo Stato»: proprio per impedire che una chiesa qualsiasi pretendesse di imporre i propri principi all’intera società, come vorrebbe fare oggi in Italia la Chiesa di Roma in nome del «bene comune». La laicità infatti - dice ancora Baubérot - «è costituita da tre principi essenziali: a) il rispetto della libertà di coscienza e di culto; b) la lotta contro ogni dominio della religione sullo Stato e la società civile; c) l’uguaglianza delle religioni e delle convinzioni, compreso il diritto di non credere». È quanto recita il primo articolo di quella legge: «La Repubblica assicura la libertà di coscienza. Essa garantisce il libero esercizio dei culti». Non dice che la religione viene relegata nel privato, come spesso si sostiene, ignorando sia la lettera sia lo spirito della legge.
Anche Bertinotti sembra condividere questo luogo comune quando dice che «non si può pretendere di rinchiudere la fede in un fatto unicamente privato». Non è questo il punto. Piuttosto, come diceva un altro protestante, Paul Ricœur, in una delle sue ultime interviste: «Il merito dell’Occidente [sta] nell’avere dissociato la sfera politica da quella religiosa, non per ricacciare quest’ultima nel privato bensì per collocarla in un pubblico non fornito di potere e posizione istituzionale». E lo diceva dopo aver affermato che c’è «un aspetto dell’America» che gli era «non solo estraneo ma addirittura insopportabile: il fondamentalismo protestante, che consiste nell’attribuire una specie di simbolismo biblico agli avvenimenti politici». E aggiungeva: «Bisogna liberare la politica da criteri che non le appartengono».

La Francia di 100 anni fa non era meno cattolica dell’Italia di oggi ma la cultura laica che poco alla volta si è affermata ha fatto sì che la Chiesa cattolica ha accettato di essere parte integrante, ma non egemone, di quella società civile che è lo spazio pubblico dove avviene la discussione sostanziata da specifiche argomentazioni. In questo spazio - che non va confuso appunto con quello politico istituzionale dove i parlamentari, anche cattolici, prendono le decisioni in piena libertà di coscienza - la Chiesa di Roma può legittimamente intervenire, alla pari con tutte le altre associazioni, sforzandosi - come dice Jürgen Habermas (cf. La Repubblica del 30/11), che però lo esige solo per la sfera istituzionale - di «tradurre laicamente» le proprie argomentazioni in modo da renderle comprensibili a tutti.

Se invece si ostina ad affermare fondamentalisticamente che certe questioni etiche sono «non negoziabili», si taglia fuori ipso facto dalla laica «convivenza tra diversi». Infatti, contrariamente a quanto ha detto la senatrice teodem Paola Binetti dopo la bocciatura a grande maggioranza dell’emendamento alla Finanziaria che chiedeva l’abrogazione dell’esenzione Ici sugli immobili di proprietà della Chiesa che svolgono un’attività commerciale («Questa compattezza è il segnale che nel Partito Democratico la cifra della laicità non sarà quella dell’anticlericalismo bensì della ragione, che vuol difendere le attività che servono al bene comune senza fare battaglie ideologiche»), l’anticlericalismo non va confuso con un atteggiamento anticattolico o antireligioso. La laicità ha sempre avuto un carattere anticlericale in quanto è stata e sarà sempre una «sana» reazione contro qualsiasi tipo di clericalismo, sia quello delle gerarchie cattoliche sia quello di chiunque pretenda di imporre la propria visione alla società e allo Stato.

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Il "caso" Marrazzo. Quando le minacce fanno ridere.

(River-blog) Sulla base della mia esperienza lavorativa, posso dire che ci sono tre tipi di minacce di morte: quelle vere, quasi mai “pubblicizzate”, ma segnalate alle autorità competenti, che, in silenzio, lavorano a rintracciare, se possibile, i loro autori e a proteggere l’oggetto di quelle attezioni; quelle “firmate” da un mitomane o, comunque, uno non sano di testa, che lasciano il tempo che trovano, perché la persona non ha gli strumenti per portarle a termine; infine, quelle palesemente finte, spedite dalla stessa persona cui sono dirette o, comunque, da qualcuno in sintonia con il ricevente.

Quando leggo di questo o quel politico che annuncia sconvolto alle agenzie o ai giornali di aver ricevuto minacce di morte sento sempre puzza di bruciato. Insomma: il Sud è pieno di persone che, ogni giorno, rischiano la vita, e che di segnali così ne ricevono a centinaia. Non esagero. Ho saputo di gente minacciata di morte, che non si è mai sognata di fare un comunicato stampa. Ecco perché credo che chi venga minacciato sul serio farebbe bene a mantenere un basso profilo.

Poco fa l’ArciGay di Roma ha diramato un comunicato stampa (vedi) per annunciare che il suo presidente, Fabrizio Marrazzo, ha ricevuto via sms e via telefono delle minacce di morte. Prima considerazione: tutti gli sms sono “registrati” nella centrale del gestore telefonico. Chi l’ha mandato non doveva essere furbo. In questi sms si scriveva che “l’Arcigay deve fallire miseramente e che il suo presidente verrà assassinato e non avrà sepoltura decente se non si dimette dall’Arcigay“. A me un sms così avrebbe già fatto sorridere. Ma il nostro presidente va oltre, e dichiara: “Le minacce che mi sono state fatte, sicuramente hanno turbato a me ed alle persone a me care queste giornate che dovevano essere di festa, ma non ci fanno indietreggiare di un passo nell’azione che da anni svolgiamo per contrastare l’omofobia nella città di Roma“. Bene, bravo, bis. Ma non ha mai sentito parlare di “attendibilità” di una minaccia?

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Denuncia. Fabrizio Marrazzo dichiara: "Ho ricevuto minacce di morte".

E' stata presentata dall'Arcigay di Roma una denuncia contro ignoti, per minacce di morte giunte, in questi giorni, al presidente dell'associazione, Fabrizio Marrazzo.

Lo rende noto lo stesso Fabrizio Marrazzo, precisando che le minacce sono arrivate tramite ripetute telefonate ed sms. 'Le minacce che mi sono state fatte, ha dichiarato, sicuramente hanno turbato, per me e per le persone a me care, queste giornate che dovevano essere di festa, ma non ci fanno indietreggiare di un passo, nell'azione che da anni svolgiamo per contrastare l'omofobia nella citta' di Roma.' Marrazzo, che ha assicurato di riporre grande fiducia nell'azione investigativa delle forze dell'ordine, ha ricordato che,in questi anni, Arcigay ha fatto molte manifestazioni per i diritti civili di lesbiche gay e trans, ed ha trattato molti casi delicati, come l'omicidio di Paolo Seganti, l'omicidio di Roberto Chiesa e migliaia di denunce che ci sono pervenute tramite il nostro numero verde.'Nessuna azione - ha concluso - potra' fermare il nostro impegno'.

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Israele rompe un tabù, al cinema la satira sui kamikaze.

(Panorama) Non ha provocato panico, ma al contrario esplosioni di ilarità, la presenza ieri alla Cinemateca di Tel Aviv di una Bomba che ticchetta. Dopo un anno senza più attentati suicidi palestinesi, Israele si prende il lusso di esorcizzare con qualche risata quello che per anni è stato un pericolo mortale.

Bomba che ticchetta - questo il titolo del film del giovane regista Atar Ofek, che sbeffeggia sia i terroristi palestinesi sia i soldati israeliani - potrebbe essere l’inizio di una nuova tendenza, mentre gradualmente lo Stato ebraico esce dal trauma.
Nell’idioma ebraico Pzazzà metakteket (Bomba che ticchetta) è sinonimo di ragazza molto appariscente. Un duplice riferimento alla protagonista del filmato (30 minuti a ritmo serrato): la palestinese Rauda che lascia la Cisgiordania per far esplodere un autobus israeliano. Ma oltre i posti di blocco presidiati da militari ottusi fino alla cecità c’è in agguato un Cupido che farà cadere la terrorista col corpetto esplosivo nelle braccia di un giovane ebreo, perdutamente invaghitosi di lei.
Ofek ha spiegato oggi all’Ansa che costrizioni di carattere economico e remore politiche hanno causato una severa selezione fra i candidati alle parti principali del film iconoclasta.
Rauda - la palestinese votata al martirio, che si impappina di fronte alla telecamera che la riprende prima di partire in missione e manda su tutte le furie i mandanti dell’attentato - è in realtà una israeliana di origine yemenita, Hadar Razon.
Il marito - un palestinese affamato di sesso per i prolungati coprifuoco a cui è costretto, che si scambia per telefono messaggi allusivi con una pacifista israeliana pure assetata di distensione - è in realtà un druso.
Oltre il tono caricaturistico, il film ha dosi di autenticità: ad esempio quando la telecamera indulge sulle pareti della casa di Rauda dove soldati israeliani, durante una perquisizione, hanno tracciato con lo spray slogan inneggianti alla loro brigata.
Per produrre il film, Ofek ha ricevuto il sostegno di enti pubblici. Ad opera completata sono però iniziati i problemi.
Accampando ragioni diverse, i festival del cinema di Gerusalemme e di Haifa non lo hanno voluto. La televisione commerciale Canale 2 non esclude di mandarlo in onda in futuro.
Intanto il film passa di mano in mano. Ieri, quando si è sparsa voce della proiezione, la Cinemateca di Tel Aviv si è riempita.
Poi gli spettatori hanno sgomitato per acquistare copie del film, da regalare agli amici.
Ofek dice che Bomba che ticchetta è stato ben accolto da spettatori di vario genere: ebrei e arabi, nazionalisti e pacifisti, tutti contagiati dal tono bonario. E i sopravvissuti agli attentati, gli è stato chiesto, come reagiranno? “Le gag del film” nota “sberleffano i terroristi e i soldati, non le vittime degli attentati. Non vedo perché questi ultimi dovrebbero offendersi”.

Ansa: Aldo Baquis

LEGGI ANCHE: La storia di Tarek, kamikaze palestinese e stella del cinema israeliano

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Fiorello, minishow o mega forfait? Giallo sul ritorno in tv del mattatore.


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(TGCom) Dal minishow al megaforfait. Prima lo slittamento dal 9 al 14 gennaio, ora il dubbio sulla stessa messa in onda. E' giallo intorno all'atteso ritorno in tv di Fiorello con Viva radio 2... minuti, il minishow di 120 secondi che dovrebbe partire a giorni subito dopo il Tg1 delle 20 facendo da apripista al ritorno radiofonico della coppia Fiorello-Baldini ma anche ad un approdo più stabile su Raiuno entro l'anno con un nuovo show di prime time.

Il malcontento dello showman per la campagna di spot ritenuta sottotono per uno show-evento sperimentale e delicato, vista la durissima concorrenza nell'orario dell'access prime time, lo avrebbe portato a mettere in discussione la possibilità stessa di andare in onda. Lo slittamento al 14 gennaio era ormai stato deciso ma ora Fiorello starebbe valutando di rientrare direttamente in radio. Per ora a Raiuno non vogliono nemmeno pensare all'eventualità di un forfait ma dall'entourage di Fiorello non arrivano segnali di ottimismo. A questo punto saranno decisivi i contatti dei prossimi giorni.

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L'ultima Messa di Kenneth Moore: giallo in Vaticano.

(Booksblog) Roma è una città che recentemente sembra aver riacquistato il suo fascino per la fantasia degli scrittori. Se amate il giallo e siete sempre stati degli ammiratori delle atmosfere della città eterna, sicuramente conoscerete, ad esempio, i gialli del commissario Marè, ormai arrivati a diverse avventure.

La stessa casa editrice di Mario Quattrucci (Robin ed.) ha da poco pubblicato anche un altro volume, questa volta di un autore straniero (californiano, per la precisione), Kenneth Moore, che mette in scena i tormenti di padre Orszag e dell’editore Morselli, che si trovano ne “L’ultima messa” a indagare sull’omicidio di Hans van Boom, bibliotecario della Biblioteca vaticana.

Dietro al fatto, scopriranno in realtà l’esistenza di un complotto ben più ampio, che aveva come vittima designata proprio il Papa. Molto gradevole da leggere, soprattutto per la capacità di rendere certe atmosfere che noi, forzati della città eterna, tendiamo un po’ a dimenticare, fra traffico e lavoro.

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Matera, il teatro sfrattato dal Comune.

Il Comune intima lo sgombero della sede concessa da quindici anni, e il teatro cittadino chiude i battenti. Succede a Matera, dove un’ingiunzione dell’amministrazione mette a rischio la compagnia del Teatro dei Sassi.

(Benedetta Aloisi - Korazym.org) Il Comune intima lo sgombero della sede concessa da quindici anni, e il teatro cittadino chiude i battenti. Succede a Matera, dove un’ingiunzione dell’amministrazione locale obbliga la compagnia del Teatro dei Sassi a lasciare in queste ore le sale del suggestivo centro città. A monte della contesa, il progetto comunale di un nuovo asilo da realizzare proprio nei locali dell’ex-scuola materna, concessi nel ’92 alla compagnia teatrale cittadina dall’amministrazione di centro-sinistra per lo svolgimento di attività culturali. Curiosa storia di quotidianità italiana. In cui ai cittadini capita, paradossalmente e loro malgrado, di dover scegliere tra un’istituzione educativa ed un’altra.

Al paradosso la compagnia teatrale risponde con la marcia indietro: “Non intendiamo difendere le mura, ma il senso profondo del nostro agire artistico”. In altre parole, la cultura non può far lotta alla cultura. E appena prima che il Tar della Basilicata si pronunci a favore dell’attuale giunta comunale – le attività teatrali finora svolte non hanno cambiato l’originaria destinazione d’uso dell’edificio scolastico, queste le ragioni della sentenza – i responsabili della compagnia annunciano la decisione di non voler dare seguito ai ricorsi. “Contravvenendo ai suggerimenti dei nostri avvocati, i quali intravedono ampie possibilità di riuscita di un eventuale ricorso al Consiglio di Stato – spiegano in una nota - il Teatro dei Sassi lascia la propria sede nelle mani del Comune”.

“Lo sgombero, in quanto atto di espulsione, - queste le ragioni della compagnia teatrale - azzera un progetto di rivitalizzazione: l’amministrazione ha di fatto creato una contrapposizione tra un servizio culturale e un servizio sociale, senza peraltro aver trovato un luogo idoneo né per il teatro né per l’asilo, che ha bisogno di norme e servizi ausiliari al momento del tutto assenti. Il Comune ritiene che per noi sia giunto il momenti di metterci da parte e lasciare spazio ad altri cose, come se i cittadini possano essere privati a scadenza di questo o quell’altro servizio, nella discrezionalità dell’amministrazione stessa.”

Così la resa del teatro lucano che, interrotta la campagna di protesta e la petizione arrivata a un migliaio di firme, “si autoesilia” ai margini della città, “portando con sé – precisano gli artisti materani - tutto il pieno del proprio lavoro e consegnando il vuoto richiesto”. Intanto, all’ex scuola materna è già iniziato lo sgombero dei locali. Per il trasloco, il teatro chiede ai suoi cittadini l’aiuto di braccia e mezzi di trasporto: obiettivo, ultimare i lavori entro la data prescritta dell’8 gennaio. Chiusi per ora baracca e burattini, la speranza è che per questa storia di impegno il sipario si apra in futuro su scene più entusiasmanti.

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Il Partito Socialista Spagnolo alla Chiesa: "Nessun passo indietro".

(Bioetica) La risposta è arrivata. Una nota del Partito Socialista Spagnolo commenta oggi la manifestazione dei 160.000 integralisti scesi in piazza domenica scorsa in difesa dei privilegi della «famiglia cattolica» (Las cosas en su sitio. Comunicado de la Ejecutiva del Psoe tras la concentración de la Iglesia en favor de la familia tradicional, 2 gennaio 2008). Traduco la parte finale del documento:

La forza della democrazia consiste nel garantire la convivenza fra diverse opzioni ideologiche, morali e religiose, senza permettere che nessuna di esse venga imposta a scapito delle altre. In questo spirito, in un regime liberale, la fede non diventa legge. La legittimità dei valori e delle regole della convivenza civile emana dai principi e dalle procedure costituzionali. Non esiste legittimità superiore alla legittimità costituzionale.
Ogni confessione religiosa possiede completa autonomia nell’ambito del proprio ordinamento dottrinale nei confronti dei suoi aderenti, ma è la società che dispone, attraverso i suoi rappresentanti, del potere di stabilire i principi di libertà individuale e di convivenza per tutti i cittadini. Chi deliberatamente ignora o non rispetta questi principi si allontana dai fondamenti essenziali della democrazia.
Guidati dalle nostre convinzioni democratiche e dalla nostra difesa della libertà individuale, noi socialisti non faremo nessun passo indietro: continueremo a lavorare perché i cittadini spagnoli siano più liberi e godano di più numerosi diritti, e perché, allo stesso tempo, la convivenza civile risulti sempre più rispettosa e tollerante.
Parole dal sapore antico, che altrove non è più possibile ascoltare.

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Napoli, nuovo raid antigay.

(Napoligaypress) Dopo i gravi episodi di questo settembre, denunciati dallo sportello legale dell’Arcigay Antinoo, Napoli è stata di nuovo teatro di atti di violenza ai danni di un gruppo di omosessuali.

Tre ragazzi, la notte di Capodanno, mentre stavano tornando a casa insieme ad altri amici sono stati aggrediti da quattro giovani nella stazione della metropolitana di Piazza Vanvitelli.
Sono stati dapprima insultati con parole offensive (“froci di merda”) e successivamente, seguiti dai quattro aggressori sul treno della metropolitana, e minacciati con un coltello.

I tre ragazzi gay non hanno risposto alla provocazione e sono riusciti poi a defilarsi senza che accadesse niente di drammatico.
Le forze dell’ordine, anche in questo caso sono state rese edotte dell’accaduto, attendiamo quindi gli esiti delle indagini.

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Un'eterosessuale in difesa di una sana omosessualità.

(Luigi Boschi) Mi riferisco ad una recente trasmissione televisiva (ndr. Otto e mezzo su La7), avente per oggetto l'Omosessualità. Provai la sgradevole sensazione che i conduttori, coadiuvati da un vecchio prete e da un laico-cattolico - dalle idee un po' 'deliranti', abbiano strumentalizzato un ragazzo di 20 anni circa, il quale si è sforzato di far loro comprendere - volutamente reticenti - che la propria omosessualità era perfettamente naturale, che viverla era altrettanto naturale e che al contrario non viverla sarebbe stata contraria alla natura e quindi alla volontà di Dio. Certamente quel ragazzo omosessuale era ed è tutt'oggi molto migliore e più puro di preti pedofili e non, di preti omosessuali e non, oltre che di tanti tantissimi cristiani bigotti eterosessuali, che si dedicano al 'sollazzo' dello scambio delle coppie (anche se regolarmente sposate e con rito cattolico) e a moltissime altre aberrazioni etiche, a causa delle quali l'animale-uomo dovrebbe vergognarsi di esistere. E' mai possibile che in Italia, laddove c'è in ballo la sessualità, la si voglia a tutti i costi confondere con l'illecito e con il peccato? E poi perchè la stragrande maggioranza dei conduttori televisivi nelle trasmissioni di taglio sessuale ha paura di invitare ad affrontare questo tipo di tematica (e non solo questa) anche i cristiano-protestanti, che certamente hanno le idee molto più chiare di milioni di cattolici, spesso molto ignoranti? Essi - cioè i protestanti -, anche se una minoranza, rappresentano pur sempre e a pieno titolo l'altra faccia della medesima medaglia, cioè il Cristianesimo. Faccio presente che io non sono cristiano-protestante (anzi non sono cristiano né aderisco ad altre religioni) e non sono omosessuale. E - questo - lo preciso non per una specifica bigotta necessità, ma perchè - come giustamente ogni omosessuale - mi compiaccio della mia naturale condizione di eterosessuale, per la quale non ho il diritto di godere né di privilegi né di meriti. Per quanto riguarda infine i riferimenti biblici, di cui - secondo me - con protervia teologica ha 'dottamente' fatto sfoggio il signore laico-cattolico, sarebbe stato più prudente da parte sua non menzionarli, perchè l'esegesi storico-biblica più avanzata ha ampiamente dimostrato che molta parte della Bibbia è considerata falsa e che la restante parte è stata profondamente manipolata ed interpolata1. Inoltre, credo - a tal proposito - che sia in atto una citazione in giudizio della CEI assieme a 28 coeditori della Bibbia CEI e al Ministero della P.I. da parte della Casa editrice 'Editing & Printing' per manipolazioni ed altro della Sacra Scrittura, su cui si attende giustamente il giudizio della magistratura (vedasi a tal proposito il sito utopia.it)

Federico Bartolozzi

1. Vedasi: Karlheinz Deschner, "Storia criminale del Cristianesimo", Tomo III, Ariele, Milano, 2002.

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4 aprile 2008, a Firenze in Veglia per le vittime dell’omofobia.

Una veglia per le vittime dell’omofobia per lanciare un messaggio di speranza che infranga la muraglia del silenzio che ancora permane nelle nostre chiese su questo tema. Ecco perchè a Firenze venerdì 4 aprile 2008 alle 21 i credenti della Rete evangelica Fede e omosessualità (REFO) di Firenze e i volontari del progetto Gionata daranno vita a Firenze a questo momento di preghiera e testimonianza. E tu cosa fai? Rimani in silenzio ancora una volta? Squarcia con noi il velo della rassegnazione perchè "non c'è più uomo nè donna, poichè tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,28)

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E' sempre polemica tra i gay. Ma questa volta a ragion veduta.

(Giovanni Dall'Orto - 18 dicembre 2007) Avrete forse notato l'assordante silenzio dei gruppi gay romani sulla vicenda del registro delle unioni civili che doveva essere discusso ieri, e che ieri è stato trombato.

Vi mando ora un dispaccio Ansa che mostra forse la ragione di tale sorprendente silenzio, o al piu' "basso profilo". An di solito dice bugie, ma se quanto ha dichiarato è falso, vedremo domani le smentite e inoltreremo anche quelle in lista. Se non arrivano, sapremo le ragioni del silenzio: si fa fatica a gridare con la bocca piena.

Trovo interessante quanto accaduto perché mostra una volta per tutte perché Roma sia il posto meno adatto per farci di fisso il gay pride nazionale, come preteso dal coretto di tutti i gruppi gay romani, divisi su tutto (al punto da portarsi in tribunale a vicenda) meno che su questo. La cosa viene chiesta perché Roma è - dicono loro- "la capitale d'Italia", tuttavia oggi i politici romani hanno dimostrato, e lo hanno anche dichiarato sfacciatamente, che Roma è solo "la città del papa". Il silenzio di tutte le associazioni romane in questi giorni (e non parlo solo dell'Arcigay, su questo vorrei essere chiarissimo) lo ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio.
Altro che capitale nazionale...
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UNIONI CIVILI: AN, PER RISARCIRE AD ARCIGAY LOCALE A TESTACCIO.
(Ansa) - ROMA, 18 DIC - ''Dopo la bocciatura del registro delle Unione Civili, arriva il risarcimento per la comunita' gay da parte del Cda dell'Ater, che si appresta giovedi' prossimo a votare una delibera nella quale e' prevista l'assegnazione all'Arcigay, di un locale di circa 500 metri quadrati a Testaccio''. A denunciarlo, in una nota, il consigliere comunale di An Federico Guidi e consigliere dell'Ater Marco Di Cosimo. ''Ci chiediamo perche' alcune associazioni come l'Arcigay - hanno aggiunto - debbano avere una corsia preferenziale, quando invece ce ne sono altre centinaia che da anni aspettano l'assegnazione. Riteniamo grave che l' attribuzione dei locali venga effettuata dal Cda in persona dopo aver programmato la pronta modifica del regolamento interno, che prevedeva il bando pubblico, con l'assegnazione diretta''. A giudizio degli esponenti di An e' ''irresponsabile pensare di gestire le difficolta' dell'Ater in questo modo'' e hanno sottolineato che ''sembra proprio si tratti di una sorta di risarcimento per la mancata votazione del registro delle Unioni Civili da parte del sindaco''. ''La stessa delibera propone anche l'assegnazione di un altro locale al Roma Club Testaccio. Anche in questo caso - hanno concluso - la richiesta e' senza ombra di dubbio sponsorizzata dal primo cittadino, ma l'affitto da pagare in questo caso per i locali assegnati e' addirittura il doppio di quello previsto per l'Arcigay''.
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La denuncia di GayLib.

Le strane manovre di Veltroni e le associazioni gay che tacciono e incassano.
A Roma c’è chi si piega davanti ai padroni del partito e vende il suo silenzio per una sede al Testaccio. E il gay pride? “A Roma, naturalmente!”

La notizia è passata anche questa volta quasi in sordina*, perchè così ha voluto la leadership del movimento omosessuale per evitare sonori imbarazzi e quindi togliersi dall’obbligo di dare le dovute spiegazioni a quella comunità gay che ritiene di rappresentare.

Tutto è accaduto il 18 dicembre scorso, quando il consiglio comunale della capitale ha bocciato il Registro delle coppie di fatto; è stata un’azione ben studiata e ben condotta, quella del voto, che ha preso gli inizi con la stranamente coincidente visita del sindaco della città Walter Veltroni al cardinal Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano; ne è uscita l’ennesima rassicurazione che Roma è forse la prima città della Repubblica italiana, ma sicuramente è la capitale della cristianità.

Il Walter nazionale si sarà probabilmente portato a casa l’appoggio della Chiesa per le sue strategie politiche (è infatti leader del nuovo Partito Democratico), ma ha lasciato sul terreno, a dire il vero senza troppo rimpianto, il riconoscimento comunale dei diritti delle coppie omosessuali della sua città.

La laicità, si sa, non fa più tendenza ed i politici e gli amministratori delle nostre città prediligono gli interessi di una confessione religiosa a quelli dei loro cittadini.

E sì che lo stesso Veltroni (che ovviamente non era presente al momento della votazione) lo aveva scritto e garantito nel suo programma amministrativo 2001/2006, dove al capitolo “La città delle pari opportunità” si può leggere: “Pari opportunità vanno offerte, inoltre, alle persone che fanno parte delle unioni di fatto, indipendentemente dal genere dei conviventi e dai loro orientamenti sessuali. (…). In tutti i regolamenti del Comune su queste materie si è fatto e si dovrà sempre fare riferimento alle famiglie anagraficamente conviventi, prendendo così atto delle forme liberamente adottate dai cittadini e dalle cittadine per le scelte di convivenza e di registrazione anagrafica. Continueranno e verranno potenziate, poi, le azioni positive nei confronti di questa fascia di popolazione”.

Carta straccia, insomma.

La sera della sonora e scandalosa bocciatura, diversi militanti del movimento omosessuale, sempre troppo pochi, si erano radunati presso il Campidoglio per manifestare la loro rabbia nei confronti della giunta di centrosinistra della capitale, perché se è vero che il registro delle coppie di fatto nel concreto non avrebbe comportato molti vantaggi diretti, avrebbe però assunto un significato politico importantissimo in un Italia che non riconosce le coppie gay, inserita a sua volta in un’Europa che le riconosce.

La maggior parte delle associazioni gay romane hanno coerentemente protestato, anche perchè è stato impossibile distogliere, come spesso si è fatto, lo sguardo dall’ennesimo tradimento perpetrato da una classe politica dirigente pronta a mettere moratorie su ogni brandello di laicità dello Stato, legge 194 compresa.

Non tutte però hanno rispettato la moralità del lottare prima di tutto per gli interessi dei gay ed una in particolare si è defilata nel più assordante silenzio.

Se ne sono accorte persino le opposizioni ed è esplicativo l’intervento del consigliere comunale di An Federico Guidi, il quale parla addirittura di un “risarcimento per la comunità gay da parte del Cda dell’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica, ndr.), che si appresta infatti a votare una delibera nella quale è prevista l’assegnazione direttamente all’Arcigay, di un locale di circa 500 metri quadri nel centralissimo quartiere Testaccio”. L’esponente dell’opposizione ha continuato: “Nulla in contrario a concedere i locali a tutte le associazioni che legittimamente ne fanno richiesta, tuttavia ci chiediamo perchè alcune associazioni come l’Arcigay debbano avere una corsia preferenziale quando invece ce ne sono altre centinaia che da anni aspettano l’assegnazione”.

Arcigay Roma, guidata dal suo presidente Fabrizio Marrazzo, tace e incassa.

L’11 novembre si era svolto a Bologna un incontro fra le associazioni omosessuali italiane; la cosa curiosa era che l’argomento più dibattuto, ancor più di un’eventuale risposta alla deriva teo-demo-conservatrice della classe politica o di una possibile strategia per sensibilizzare l’arcata parlamentare al riconoscimento della coppia gay, era la sede del gay pride nazionale.

Vi era da un lato chi sosteneva l’importanza di una manifestazione del 28 giugno itinerante, per coinvolgere tutte le realtà e sensibilizzare i cittadini di tutto il Paese, dall’altro la necessità di organizzare il gay pride a Roma, sede naturale delle istituzioni politiche.

Non si sa per quali interessi ci si stia dando da fare nel movimento omosessuale italiano, né in cambio di cosa la prossima associazione o il prossimo leader gay sia disposto a mettersi in riga e ad abbassarsi le braghe.

Certo è che questa è l’ennesima dimostrazione che se il Belpaese è uno degli ultimissimi a non avere introdotto una legislazione per riconoscere i diritti delle coppie omosessuali (la recente farsa dell’emendamento anti-omofobia sparito dal pacchetto antiviolenza, docet), è, forse, anche colpa del movimento gay.

Enrico Oliari, Presidente Nazionale GayLib
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* Ndr. Non vogliamo fare i primi della classe ma Oliari si sbaglia, Notiziegay ha dato questa notizia il 20 dicembre scorso. La puntualità nell'informazione è il nostro credo... Che sia passata sottotono è una cosa, che non sia stata data è un'altra (probabilmente altri siti di informazione gay hanno legittimamente scelto un atto di autocensura). Che poi non sia stata letta è un'altra cosa ancora ed aprirebbe un sacco di polemiche. La notizia, tra l'altro e per dovere di cronaca, non è stata smentita.
In tutta questa faccenda lo stravagante è che se ne parli il 2 gennaio 2008. Al solito, il "vecchio" movimento gay è in ritardo sui tempi... (Aspis)

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