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giovedì 31 gennaio 2008

Una parodia gay. 'Meet the Spartans' primo al botteghino Usa.

(Kataweb cinema) E' primo nella classifica Usa. S'intitola Meet the Spartans e fa il verso al film '300' sullo scontro fra spartani e persiani in chiave gay.
Ma non c'è solo il film di David Zucker nel mirino dei registi Jason Friedberg e Aaron Seltzer, anche il peggior prodotto della cultura pop con le disavventure di Britney Spears, Lindsay Lohan e Paris Hilton.

Il videoservizio.

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Carnevale di Rio: più preservativi per tutti.

Una ballerina balla il samba
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(Paolo Manzo - Panorama) “Prevenire è meglio che curare”. Soprattutto durante il Carnevale, festa simbolo per un paese con quasi 200 milioni di abitanti come il Brasile. E così ecco arrivare ben 20 milioni di preservativi. Saranno distribuiti da oggi fino ai primi di febbraio quando feste, sfilate e balli saranno finiti, grazie all’intervento del Ministero della Sanità del governo Lula e del suo ministro José Gomes Temporão. In omaggio anche un numero imprecisato di pillole del giorno dopo. Obiettivo porre un freno alla diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, prime fra tutte l’Aids, il cui virus ha già infettato 600mila brasiliani.

“La società deve essere consapevole dell’importanza della prevenzione”, ha detto Temporão, definendo “strategici” i milioni di condom che il governo Lula distribuirà gratuitamente per il Carnevale. Ma, come era già accaduto durante la visita di Benedetto XVI a San Paolo, lo scorso maggio, il ministro della Salute è entrato in rotta di collisione con alcune autorità della Chiesa cattolica. All’epoca le critiche a Temporão arrivarono perché il ministro aveva definito la legislazione esistente in Brasile sull’aborto “restrittiva”, spiegando che non si possono “prescrivere dogmi e precetti di una determinata religione a tutta la società”. Oggi, i 20 milioni di preservativi del Carnevale, cui si aggiunge la distribuzione in farmacia della pillola del giorno dopo, hanno addirittura portato la diocesi di Recife a minacciare di citare in tribunale il ministero della salute dello stato del Pernambuco, tra i più poveri del Paese. Temporão ha replicato definendo “deplorevole” l’atteggiamento della Chiesa cattolica. Al di là delle polemiche, comunque, quel che è certo è che anche quando il Carnevale lascerà il passo alla Quaresima la politica di pianificazione familiare del governo brasiliano non intende fermarsi e proseguirà, tra gli elogi delle Nazioni Unite e le critiche della Chiesa cattolica.

Una ballerina balla il samba

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Giovanni Dall'Orto lascia "Pride".

Querrblog in un suo articolo scrive che Giovanni Dall'Orto lascia la direzione del mensile omosessuale "Pride".

E' l'unico a darne notizia, almeno a tutt'ora, riferendo che con un’asciutta lettera Dall’Orto ha dato l’addio ai collaboratori e ha presentato il suo successore, che non dovrebbe stravolgere l’impostazione del giornale, visto che negli ultimi anni ha lavorato gomito a gomito con l’ex direttore. Infatti il cambio della guardia alla direzione del più importante mensile gay e lesbico italiano (ndr. c'è solo questo...), vede l'avvicendamento tra Dall'Orto ed un suo stretto collaboratore, Gianni Rossi Barilli, firma storica dello stesso Pride nonchè collaboratore de Il Manifesto.

A lui i nostri migliori in bocca al lupo e a Giovanni Dall'Orto, oltre che un grazie sentito, un augurio per qualsiasi cosa nuova voglia intraprendere.

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Olanda. Il film "Gola" profonda per tutti in tv. E' polemica.

Il film manifesto del sesso orale sulla televisione di stato olandese in seconda serata. Protestano i partiti cristiani. Ma l'emittente tira dritto...

(Marco Zatterin - La Stampa) Mentre il paese si interroga sul futuro della regina Beatrice che oggi compie settant'anni e i la radioserva coronata dice che 'elegante nonna reale potrebbe dimettersi in favore del principe Guglielmo-Alessandro, l'Olanda compie un nuovo passo avanti e sdogana Gola Profonda, il padre di tutti i film pornografici della Storia, il primo film a luci rosse uscito nelle sale americane a riscuotere un clamoroso successo commerciale.

Storia bizzarra davvero per una pellicola che gli inglesi hanno visto con dieci anni di ritardo perché lo ritenvano troppo osceno anche solo per proiettarlo al cinema. Gli olandesi, alla faccia dei sudditi dell'altra regina, nonna Elisabetta, saranno invece i primi a goderselo in televisione su un canale pubblico non a pagamento, il 23 febbraio prossimo, seconda serata, nell'edizione speciale del programma "Sex and Drugs".

E' una data da segnare sul calendario, è la riabilitazione del primo grande manifesto del sesso orale. "Deep Throat", girato e uscito nel 1971, segnò ai suoi tempi una rivoluzione dei costumi nell'America post sessantottina e divenne un classico. Al punto che i modernisti e sempre liberali Paesi Bassi lo considerano una pietra miliare del grande schermo, pertanto un prodotto per tutti o quasi. Per questo sono pronti a qualunque sfida pur di mandarlo in onda.

Inevitabile la polemica. Scoperta la programmazione delle due stazioni, Vpro e Bnn, il piccolo e ortodosso partito Unione Cristiana ha cominciato a gridare allo scandalo, lanciando un «appello morale» al paese e chiedendo una immediata sospensione dell'iniziativa. "Gola profonda", secondo André Rouvoet, un 45enne dalla faccia pulitina alla Harry Potter, «é un simbolo storico di sfruttamento sessuale senza vergogna e di un perverso sfruttamento mirato al profitto». Il riferimento è alle dichiarazioni della protagonista, Linda Lovelace (nome d'arte di Linda Susan Boreman, 1949-2002), che a un certo punto affermò di aver girato la pellicola costretta dal marito che le puntava una pistola.

Anche il partito Cristiano democratico, attualmente al governo, non è contento della scelta. In stile olandese, il ministro dei Media Ronald Plasterk, un laburista, ha fatto però sapere che le reti televisive sono libere nella definizione del palinsesto e non c'è possibilità dell'autorità centrale di intervenire. Un portavoce della Bnn ha dichiarato all'agenzia Anp che la polemica è «esagerata e inutile», posto che loro sono «perfettamente consapevoli della responsabilità sociale nei confronti del pubblico». Pertanto non ritengono che sia assolutamente il caso di fare marcia indietro.

In Italia "Gola profonda" - definizione che guadagnò fama internazionale quando fu adottata dai giornalisti del Washington Post nell'inchiesta Watergate che portò alle dimissioni del presidente Nixon - è arrivato nel 1977, dando il via alla stagione dei cinema a luci rosse. Era una storia ben pensata, raccontava le vicende di una prostituta incapace di raggiungere l’orgasmo con un rapporto di tipo tradizionale. Il suo problema era avere il clitoride in gola.

Svelato l'arcano, la vita tornava ad essere gioiosa, per lei e per i partner, ma anche per il regista Gerard Damiano che nel 1971 spese 22 mila dollari per 61 minuti di film e in seguito ne ha incassati diverse decine di milioni. Li valeva? Sky lo manderà in onda tra breve e quindi ognuno potrà farsi un'idea. Il parere dello spettatore, come quello di chi gestisce le stazioni televisive, in questi casi è sempre essere sovrano.

Detto questo, fareste vedere Gola Profonda, non dico a vostro figlio, ma a vostra sorella minore, o a vostra madre, seduta lì al vostro fianco sul divano di casa? Io no. Visto oggi è un film di una noia mortale. Preferirei che guardassimo tutti insieme l'ultimo di Tim Burton.

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Sean Penn è Harvey Milk, prime foto dal set.

(Cineblog) Primissime foto dal set di Milk, prossimo atteso film di Gus Van Sant. Protagonista della pellicola sarà Sean Penn, affiancato da Josh Brolin, Emile Hirsch, James Franco, Victor Garber, Denis O’Hare, Diego Luna e Stephen Spinella.

Biopic su Harvey Milk, primo politico apertamente omosessuale ad essere stato eletto in un incarico pubblico negli Usa, il film ha visto il via delle rirprese, con le primissime immagini dal set che ci mostrano un inedito Sean Penn, con tanto di naso posticcio, barba e capelli lunghi.

L’uscita in sala dovrebbe arrivare entro la fine del 2008, per un film, visto cast e regista, a dir poco atteso.

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2 Febbraio 2008, a Milano incontro su "omosessualità e chiesa".

Un nuovo incontro di approfondimento e discussione al gruppo Guado, Cristiani Omosessuali di Milano, questa volta incentrato su un tema complesso ed attuale ovvero "l'origine della condanna dell'omosessualità nella Chiesa". Per capire quali sono state le motivazione che, nei primi secoli di storia del cristianesimo, hanno portato all'atteggiamento di condanna nei confronti degli omosessuali e le sue implicazioni teologiche e filosofiche nell'annuncio evangelico.

Partendo da un articolo di Faris Malik , uno storico che ha approfondito la storia degli eunuchi nelle civiltà dell'antico oriente , cercheremo di scoprire i legami che ci sono stati, nei primi secoli di storia del cristianesimo, tra l'atteggiamento nei confronti degli omosessuali e la riflessione della Chiesa sulle implicazioni teologiche e filosofiche dell'annuncio evangelico, perché il dibattito sul rapporto che ci deve essere tra esperienza di Fede e orientamento omosessuale, non é una novità di questi ultimi trent'anni, ma aveva appassionato, con conseguenze sorprendenti, anche le comunità cristiane dei primi secoli.

Dopo l'incontro è possibile partecipare alla cena comunitaria presso la nostra sede di Via Soperga 36.

Incontro su: Ambrogio, Teodosio, Ario e gli eunuchi di Bisanzio. Alle origini della condanna dell'omosessualità nella Chiesa.

Quando: Sabato 2 Febbraio 2008 - ore 17.00

Dove: Sede del Guado in Via Soperga 36 a Milano (MM1 Loreto, MM2 Caiazzo, MM3 Centrale)

Come arrivare: Partendo da Piazza Luigi di Savoia (sulla destra della Stazione Centrale di Milano) la nostra sede può essere raggiunta imboccando Via Soperga, nel punto in cui la piazza incrocia Via Tonale.

Info: Gruppo del Guado - Cristiani Omosessuali
Via Soperga 36 - 20127 Milano - Telefono 347 7345323
URL: http://www.gaycristiani.it - Email: gruppodelguado@gmail.com

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Nakata il viaggiatore.

(Calcioblog) Nato nel 1977 a Yamanashi, la vita di Hidetoshi Nakata si prospettava simile a quelle di decine di suoi colleghi: calciatore forte e famoso, idolatrato dalle donne e dai tifosi, buon conto in banca e futuro già segnato. Al termine dei Mondiali del 2006, però, lasciò tutti di stucco: coi 30 anni ancora da compiere il giapponese diede l’addio al calcio dopo una brillante carriera in patria prima e in Italia poi con le maglie di Perugia, Roma, Parma, Bologna e Fiorentina (per chiudere oltremanica al Bolton).

Perché? Molti se lo chiesero, soprattutto chi amava la sua classe cristallina, il suo modo di giocare in modo semplice e leggero a cui spesso si associava una potenza sui generis. Nakata spiegò che ne aveva abbastanza, voleva completare gli studi di Giurisprudenza e poi chissà, semplicemente godersi la vita. Così nell’ultimo periodo ha abbandonato i capelli fashion e le auto di lusso per dedicarsi a una passione particolare: i viaggi, da solo, nei posti più impensabili.

Cambogia, Vietnam, Laos, Indonesia, Buthan. Poi Medio Oriente. Zainetto in spalla, capelli e barba lunga, qualche calcio al pallone nei campetti dove giocano i bimbi, un continuo girovagare per il mondo, anche nei posti falcidiati dalla guerra. “La gente ha paura di quei posti perché non sa che oltre alla guerra c’è gente stupenda. Se si viaggiasse di più ci sarebbero meno pregiudizi idioti” ha detto all’Equipe l’ex fantasista nipponico che dorme se capita tra i rifugiati del conflitto iracheno.

La sua è un’esigenza che nasce dalla curiosità: “Quando ero calciatore ho viaggiato molto ma ho visto solo hotel, stadi, aeroporti. Avevo voglia di partire da solo alla scoperta di paesi e popoli che mi affascinano. Ho voglia di vedere da me il mondo, non attraverso i giornali o la tv“. E, come detto, l’esigenza di farlo senza dimenticare la sua prima grande passione, il calcio: “Giocare una partitella è comunque sempre il modo migliore per farsi degli amici, viaggiare, scoprire il mondo vero. Il calcio è praticato ovunque ed è fantastico per questo“.

Senza mai perder di vista l’umiltà che, in fondo, ha da sempre contraddistinto questo adorabile ragazzo: “Sono un ragazzo semplice e voglio che la gente mi veda come un tipo normale, non come un calciatore famoso. Quando la gente mi riconosce, spiego che sono un semplice cittadino alla ricerca di nuovi orizzonti“. Buon viaggio, dunque, Hidetoshi…
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Germania, arriva volo per nudisti. Saranno vestite solo le hostess. Le foto.

(TGCom) Viaggiare più leggeri di così non si può: un tour operator tedesco ha creato la possibilità di volare nudi su appositi voli. Gli appassionati di naturismo potranno così godersi un viaggio in costume adamitico, purché accettino che ne siano esentati piloti, steward e hostess. L'ideatore è Enrico Hess di Erfurt, nell'ex Ddr, patron dell'agenzia viaggi "OssiUrlaub" ('Vacanze per quelli dell'Est').
Non è dato sapere, al momento, la data esatta del volo e la sua destinazione ma dall'agenzia di viaggi fanno sapere che le prenotazioni per questo originale viaggio stanno già fioccando numerose.
Evidentemente l'idea di volare "come mamma li ha fatti" eccita, e non poco, i tedeschi che comunque amano molto la vita "nature".
Nelle spiagge per nudisti sparse per il mondo, infatti, la percentuale di persone provenienti dalla Germania è sempre molto alta.

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Bova, il bello che si fa desiderare.

Effetto «Scusa ma ti chiamo amore».
A Padova, assente all’incontro in libreria, ha soddisfatto le attese dei fans al Cinecity. Per la protagonista del film Michela Quattrociocche la love story tra una diciassettenne e un trentasettenne «non è poi così assurda».
E lo scrittore-regista Federico Moccia parla di divario generazionale che si è ridotto.

(Giorgia Taffarelli -Il Mattino di Padova) Bello è bello. Anzi, Raoul Bova è impossibly handsom (intollerabilmente bello) o, a scelta, the italian Brad Pitt, come l’hanno definito oltreoceano. E invece il protagonista di Scusa ma ti chiamo amore è un bello possibilissimo, che si concede alla cinematografia nostrana della commedia romantica con la stessa serietà con cui recita nelle grandi produzioni internazionali e d’autore, che non disdegna la fiction televisiva (da Nassiriya al cameo nei nuovi Cesaroni) ma che prosegue nella carriera parallela di produttore impegnato (il film Io, l’altro, sul tema del razzismo). Sullo schermo può dare volto, sentimenti e fisicità ad Alex, il fragile quasi quarantenne di Scusa ma ti chiamo amore, come a Carlos Gardel, il padre del tango, nel prossimo film di Alfonso Arau.
Possibilissmo per il piccolo e grande schermo, un po’ meno per alcune centinaia di fans che ieri l’hanno atteso inutilmente tutto il pomeriggio alla libreria Mondadori di Padova e che solo dopo oltre mezz’ora di ritardo sull’orario d’inizio dell’evento hanno appreso del forfait. Loro aspettavano il divo Raoul Bova, l’Alex incarnato del bestseller di Federico Moccia. E invece, causa un’improbabile influenza miracolosamente “guarita” alle 21.30 davanti al pubblico pagante del Cinecity di Limena (oltre mille biglietti venduti, 8 mila euro d’incasso) si sono dovuti “accontentare” della protagonista del film Michela Quattrociocche, dello scrittore-regista Moccia e di una rappresentanza del cast. A nulla sono valsi i cori «Raoul Raoul» che hanno più volte interrotto l’incontro, a nulla è servito acquistare le copie del libro Diario di un sogno (gli “appunti” dal set del film, freschi di stampa) sperando di farselo autografare dall’attore più amato del momento (Scamarcio, chi era costui?). E a chi chiedeva se c’erano domande, il pubblico rispondeva in coro: «Sì, ma a Raoul». Mentre la produttrice Rita Rusic assisteva in disparte, Moccia, la Quattrociocche e Francesco Apolloni (nel film Pietro, l’amico di Alex) hanno fatto del loro meglio per intrattenere i fans delusi che alla fine qualche domanda l’hanno anche fatta.
Apolloni ha simpaticamente interpretato il sostituto di Bova («Madonna come sono sex symbol, com’è difficile essere sex symbol!») e la Quattrociocche ha fatto sapere che la love story tra una diciassettenne e un trentasettenne raccontata nel libro e nel film «non è poi così assurda. Non c’è niente di male e comunque consiglio di dire tutto ai genitori perché loro ci vogliono bene e capiscono i nostri problemi». Quanto a Moccia, ha sostenuto con acume che il divario generazionale si va riducendo sempre più: «Oggi ci sono un sacco di adolescenti mature, che si occupano della casa e dei fratelli più piccoli perché i genitori sono a lavorare tutto il giorno. E ci sono trenta-quarantenni che fanno gli adolescenti: vanno in scooterone, giocano con la playstation, si mettono i jeans a vita bassa...». A margine dell’incontro, parlando con i giornalisti, ha escluso di voler proseguire nella carriera di regista ma si augura che ci siano «altri registi giovani davvero, non come me, che facciano film che parlano agli adolescenti»; ha elogiato Fiorello e la sua imitazione («Mi ha dato popolarità anche tra il pubblico adulto») e ha dettato le regole per i ragazzi che sognano di diventare scrittori: «Studiare il linguaggio, osservare con attenzione il mondo che ci circonda e leggere molto».
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Parla Raoul Bova.

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Roger Garth, un top model bisex.

(River-blog) Le sfilate romane stanno passando quasi inosservate: la moda, a Roma, non è di moda. Ieri, però, uno spunto originale è arrivato da Roger Garth.

River, molti mesi fa, aveva avuto la possibilità di parlarci, e già in quell’occasione il ragazzo si definiva tranquillamente bisessuale.
Secondo gossip malevoli - che qui non si avallano - avrebbe avuto una relazione con Eros Ramazzotti. Non dichiara mai la sua età: “20 anni circa“, si limita a dire. E’ fiero di essere l’unico top model uomo. “Da piccolo mi prendevano in giro per il mio viso da bambina. Ho sofferto tanto ma ho fatto del mio punto debole un punto di forza. E oggi sono richiesto da tutte le griffe“.
A Roma ha sfilato per il designer Gianni de Benedittis By Futuroremoto.

Non ha problemi a parlare della sua sessualità: ”Sono uomo a tutti gli effetti, vestito solo di uno slip minimalista e di una corazza di plastica trasparente. Non voglio diventare donna, ma sono bisex, e a letto mi porto uomini e donne“. Inspiegabilmente, si batterebbe ”più per l’adozione di bambini da parte dei gay, che per il matrimonio“. E una stoccata ai nostri politici: “Basta con questa sindrome da family day. Sapessi quanti politici conosco che fanno gli etero, e poi...”.

Esulta l’Arcigay (per la dichiarazione di bisessualità - peraltro roba vecchia): “Speriamo che anche molti altri nel mondo dello spettacolo seguano il suo esempio, facendo capire che essere omosessuali, lesbiche, bisessuali e trans è naturale. Chiederemo a Roger di raccontare agli studenti, come un giovane come lui ha vissuto la sua bisessualità nella sua scuola a Roma, e quali reazioni ha riscontrato“.

Roger Garth Myspace
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Genova. Coppie di fatto, il Pd si spacca.

(Il secolo XIX) Il Partito Democratico ligure si divide sulle coppie di fatto: in mattinata, il vicepresidente della Regione, Massimiliano Costa (ex della Margherita), ha criticato l’apertura fatta dalla giunta di centrosinistra del Comune di Genova alla proposta di creare un registro per le coppie di fatto (più sotto, l’articolo del Secolo XIX).

«Quelle del Comune, pur nel rispetto delle opinioni - ha detto Costa - sono “sparate” che rischiano di avere solo un sapore ideologico, senza alcun vantaggio reale per i cittadini».

Secondo l’esponente regionale del Pd, «il riconoscimento giuridico della coppia è quello sancito dalle leggi dello Stato e dalla costituzione. L’unica coppia che si può chiamare famiglia con i relativi diritti e doveri è quindi quella fondata sul matrimonio»; secondo il vicepresidente della Regione, «le priorità del Paese sono ben diverse da quelle proposte sulle coppie di fatto dibattute nel Comune di Genova». Nessuna reazione, invece e per il momento, da parte dei cattolici della maggioranza in Comune. Ieri il sindaco aveva ricordato che il riconoscimento delle unioni di fatto - per quel poco che il comune ha il potere di fare - rientra tra le politiche familiari previste dal programma.

ALTRE REAZIONI.
Tirreno Bianchi, presidente del gruppo regionale dei Comunisti italiani, attacca Costa: «Il vice presidente della Regione Liguria Massimiliano Costa oggi rilascia alle agenzie stampa una dichiarazione contraria alla recente e sacrosanta decisione del nostro Comune di creare il registro per le coppie di fatto che lo conferma il fervente papista quale è. A suo giudizio (in perfetta sintonia con i vertici più oscurantisti del clero italiano), tale decisione, che tenta di affrontare tante sofferte vicende umane che meriterebbero cristiana comprensione, non risponde alle priorità del Paese. A parte il fatto che i diritti civili sono sempre una priorità di un Paese civile, sarebbe interessante appurare quali siano le “vere priorità nazionali” secondo Costa. Magari l’ingovernabilità gestita attraverso l’accordo di vertice con il Cavalier Berlusconi? L’infelice mossa del gran leader del suo partito, Walter Veltroni, di allearsi con la destra. Questa è la priorità vera del Costa? Lo faceva sospettare la sua esultanza in Consiglio regionale alla notizia della caduta del governo di Romano Prodi».

La Sinistra Arcobaleno osserva: «In Italia sono ormai moltissime le copie, etero o omosessuali, che scelgono forme stabili di convivenza e non intendono o non possono sposarsi. Rispettare e riconoscere diritti a queste famiglie, come avviene ormai in tutta Europa, non toglie nulla a chi fa la libera scelta del matrimonio. Estendere tutele, dare piena assistenza a nuclei che includono spesso anche bambini, è una scelta di semplice buon senso, non una bizzarria del Comune di Genova. Negare la realtà sociale del paese è una pratica figlia di una cultura fondamentalista. La scomunica di Costa, ci pare nei toni più adeguato a una Repubblica islamica piuttosto che a una regione laica e moderna come la Liguria».

«Non mi sorprende che la sindaco abbia in mente persino una sorta di `Pacs alla genovese´. In questi quasi nove mesi la sua amministrazione ha raggiunto il limite del credibile già più volte, in ogni ambito nel quale sia andata ad operare»: il Coordinatore cittadino di Forza Italia, Roberto Cassinelli, commenta così il riconoscimento delle coppie di fatto da parte del Comune di Genova. «È quindi quasi naturale - prosegue Cassinelli - che sia giunta a proporre un’iniziativa che, se moralmente ed eticamente può essere discutibile, e per Forza Italia lo è, non trova neppure una legittimazione politica. Non molti mesi fa il Parlamento nazionale ha discusso e dibattuto di un riconoscimento delle coppie di fatto, omosessuali e non, per poi vedere il progetto arenarsi contro gli scogli rappresentati anche da quei parlamentari di centrosinistra che, fortunatamente, non si sono sentiti di sfidare i secoli di cultura ed etica che fondano l’essenza della nostra Repubblica, né la natura e le sue leggi non scritte». «Scontato» per Cassinelli il no di Forza Italia ad una simile proposta. «Noi crediamo, da laici, nella naturalità della famiglia e quindi della coppia - sottolinea -. Un uomo ed una donna, per stare insieme, non hanno certo bisogno del timbro della sindaco, per loro esiste il matrimonio. E le persone dello stesso sesso che decidono di condividere un percorso di vita comune, e di convivere sotto lo stesso tetto, possono continuare a farlo, in tutta serenità, come fino ad oggi è stato».

L’ARTICOLO DEL SECOLO XIX
Genova riconoscerà le coppie di fatto

di Giovanni Mari
Il Comune di Genova potrebbe presto rilasciare certificati anagrafici alle coppie di fatto. Un documento che attesta la «relazione affettiva» della coppia convivente che ha preferito non ricorrere al matrimonio. Non è altro che l’applicazione di due leggi dello Stato, per altro approvate tra il 1954 e il 1989, in entrambi i casi sotto governi a guida democristiana. Il sindaco Marta Vincenzi si è impegnata a sostenere in consiglio comunale il progetto lanciato da alcune associazioni e partiti del centrosinistra. Ma Forza Italia esprime «preoccupazione per le famiglie».

La norma del ‘54 (legge 1228) decreta che l’anagrafe registra le persone singole, le famiglie e le convivenze; quella dell’89 (220) stabilisce che la famiglia anagrafica è determinata da vincoli matrimoniali, di parentela, di adozione, di attività (caso particolare che si riferisce per esempio alle comunità religiose o militari), di adozione o di tutela nonché da vincoli affettivi. E proprio su questi testi hanno già approvato delibere di giunta e consiglio i Comuni di Bari, Bologna, Padova, Venezia e Ravenna. Su questo spunto, è scattata la richiesta avanzata al sindaco dai Verdi, dall’associazione Linfa (Lega italiana nuove famiglie) e dai consiglieri del Partito democratico.

In caso di approvazione, quindi, nascerà a Genova l’anagrafe delle coppie di fatto. «Abbiamo incontrato il sindaco e abbiamo fatto il punto sulle iniziative da attivare sui diritti civili e il riconoscimento delle nuove famiglie - ha spiegato Luca Dall’Orto, Verdi -. Oggi a Genova esiste il registro ma non l’anagrafe, per cui al momento non esiste una certificazione che porti al riconoscimento dello status di conviventi». Il presidente nazionale della Linfa, consigliere comunale a Padova Alessandro Zan: «A Padova grazie a una delibera del consiglio comunale esiste la famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi. Così abbiamo risolto diversi problemi per le coppie di fatto, ad esempio l’accesso agli ospedali per il convivente. Non è un provvedimento civile ma anagrafico - ha aggiunto Zan - vale a dire si rilascia un certificato che attesta la convivenza». La coordinatrice regionale della Linfa, Cristina Morelli, segretario regionale del Versi, si è detta «molto ottimista» dopo l’incontro odierno con il sindaco. Infine, il presidente commissione comunale Pari opportunità Michela Tassistro (Pd): «Si avvia un percorso che prevede diverse audizioni. Vogliamo lavorare insieme per proporre una mozione alla giunta e quindi al consiglio comunale in quanto esistono 21 tipi di famiglie, tra famiglia standard, conviventi e divorziati, sposati con extracomunitari, con figli o senza, etero o omosessuali».

Marta Vincenzi: «Offro la mia disponibilità politica, sostengo l’iniziativa e mi auguro che possa essere presto discussa e approvata in consiglio comunale. Spero anzi si possa portare in discussione in consiglio comunale il tema delle famiglie. È un tema importante, già sollevato dal forum delle famiglie, che chiedono una Consulta: ho risposto sì purchè si faccia una consulta non solo con famiglie cattoliche».

«L’approccio del Comune - continua il sindaco - deve essere quello dei servizi allargati all’intera popolazione.Per eliminare le sofferenze di persone legate da un rapporto affettivo che oggi per la normativa vigente non possono andare per esempio in un ospedale a trovare il loro compagno. Più che altro, però, il nostro sarà solo un segnale». Tuttavia, Vincenzi ha precisato che «questo dibattito non ha niente a che fare con posizioni ideologiche; vuole solo orientare i servizi tenendo conto delle diversità che ci sono nella nostra società e laicamente affrontandole».

Raffaella Della Bianca, capogruppo di Forza Italia: «Esprimiamo stupore e preoccupazione sull’avvio di un percorso di riconoscimento delle unioni di fatto. Attendevamo iniziative a sostegno dei bisogni delle famiglie e ci troviamo davanti a iniziative che vanno in senso contrario». FI annuncia «battaglia per affermare dentro e fuori le istituzioni il valore della famiglia».

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Sergio Parisse. Il giocatore più sexy è il nuovo capitano della Nazionale di rugby. Il suo video "Dieux du Stade 2008".

(Dire) "Guardiamo al futuro e siamo pronti ad iniziare un nuovo capitolo nella storia del rugby italiano. Sergio Parisse è un atleta di personalità, rispettato dai compagni, dagli arbitri e dagli avversari, tutti aspetti fondamentali per ricoprire il ruolo di capitano. Credo che, insieme, potremo lavorare al meglio per il futuro della Nazionale e del movimento". Con queste parole Nick Mallett, ct dell'Italia di rugby, ha annunciato la nomina di Sergio Parisse a capitano al posto di Marco Bortolami.

Terza linea di ventiquattro anni nato a La Plata (Argentina), Sergio Parisse è figlio d'arte, suo padre è stato negli anni Sessanta e Settanta ala de L'Aquila rugby. "E' una grande gioia, inutile negarlo - spiega Parisse, alla sua terza stagione con lo Stade Francais - ma sono pronto ad assumermi le mie responsabilità, non vedo l'ora di ricoprire questo ruolo. Ho già parlato a lungo sia con Mallett che con il manager Checchinato, conosco i miei doveri, so quali sono le motivazioni che hanno portato il ct a questa scelta e cosa si aspetta da me.

Non sono cambiato sino ad oggi, non cambierò adesso: continuerò a lavorare, cercando sempre di prendere le decisioni migliori per la squadra sia in campo che fuori, di dare l'esempio con il mio gioco, come ha fatto sino ad oggi Marco Bortolami. Essere capitano di questa Nazionale è un privilegio ed un onore, farò sempre tutto il possibile per dimostrare di aver meritato questi gradi". Parisse ha esordito in azzurro nel giugno 2002 (Nuova Zelanda-Italia) e fino ad oggi ha collezionato 48 caps e 10 punti segnati (2 mete).
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