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lunedì 11 febbraio 2008

Elezioni 2008: cosa chiediamo alla politica. Al primo punto laicità dello stato.

(Franco Londei - Secondo protocollo) E' iniziata ieri la campagna elettorale del PD (Partito Democratico) e presumibilmente a breve inizierà anche quella degli altri partiti, a partire dal Partito delle Libertà. Noi come sempre non entreremo nel merito politico delle idee, pur avendo comunque ognuno la nostra, ci limiteremo nel nostro piccolo a fare alcune richieste pre-elettorali ai politici di tutti gli schieramenti. Una sorta di lista della spesa che speriamo possa ricevere adeguate risposte.

La prima richiesta e sulla quale intendiamo chiedere un impegno preciso e inderogabile è che, chi vincerà le elezioni, si impegni da adesso e pubblicamente a garantire la laicità dello Stato. Riteniamo che questa sia una clausola indispensabile per qualunque forza politica, a prescindere dal credo religioso del singolo politico. Negli ultimi mesi si sono viste troppe intromissioni Vaticane nella politica italiana e questo non è più tollerabile, specie quando dette intromissioni vanno a intaccare Diritti acquisiti. Su questo vorremmo dai politici un impegno chiaro e non interpretabile.

La seconda richiesta riguarda proprio i Diritti dei cittadini italiani. Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un progressivo deteriorarsi della situazione dello Stato di Diritto. La povertà è aumentata in maniera esponenziale, i servizi dello Stato si sono drasticamente ridotti. Spesso il cittadino è abbandonato a se stesso, in balia degli eventi. Occorre al più presto ripristinare i Diritti essenziali sanciti anche dalla Costituzione. Che dire poi della giustizia? In Italia chiunque delinque sa che lo può fare perché due giorni dopo è fuori. Il cittadino non si sente più tutelato, si sente costantemente in pericolo. Spesso si vede negare diritti che invece vengono garantiti ad altri che magari non sono nemmeno italiani. Se è giusto che tutti abbiano diritti e doveri è altrettanto giusto che i primi a usufruire dei diritti debbano essere i cittadini italiani oltre che a essere i primi ai quali vengono richiesti i doveri.

E qui (terza richiesta) andiamo su un tasto dolente che so essere molto dibattuto: quello dell'immigrazione. E' chiaro che l'immigrazione vada regolamentata in maniera ferrea ma dinamica. Chi arriva in Italia deve essere in grado di regolarizzare la sua posizione in breve tempo, ma chi non lo fa deve andarsene. Stesso discorso per chi delinque. Chi commette un reato grave ed è condannato in maniera definitiva deve essere espulso immediatamente. E' importante mettere regole precise per la comune convivenza, regole che devono essere rispettate da tutti, pena l'allontanamento che deve essere immediato e reale. Discorso diverso per i profughi. Non possono rimanere mesi e mesi nei CPT, occorre snellire le pratiche di riconoscimento e le procedure di tutela e inserimento di coloro che hanno diritto allo status di profugo o di rifugiato politico. Attualmente i CPT non sono altro che veri e propri campi di concentramento, strapieni e senza i servizi essenziali. Chi si vede affidato il compito di gestirli lo deve fare in maniera appropriata altrimenti se ne va a casa e lascia il posto ad altri. Fino ad oggi lo scarso controllo sulla immigrazione ha garantito alla malavita organizzata mano d'opera a bassissimo costo e ha consegnato migliaia di esseri umani nelle mani di personaggi senza scrupoli che li hanno sfruttati senza ritegno. Occorre mettere fine a questa situazione.

E qui (quarta richiesta) si va a parlare anche di cooperazione e sviluppo. Uno dei migliori sistemi per limitare l'immigrazione è quello di dare ai potenziali migranti i mezzi per crearsi un futuro nella loro terra d'origine. Negli ultimi anni abbiamo invece assistito a continui tagli dei fondi destinati alla cooperazione. Prima che Prodi andasse al Governo aveva promesso un aumento dei fondi alla cooperazione per poi, zitto, zitto, rimangiarsi tutto e decurtare milioni di euro lasciando in panne decine di progetti di sviluppo già avviati. Su questo deve esserci un impegno preciso da parte della politica, la cooperazione allo sviluppo e la promulgazione dei Diritti devono essere i cardini della politica estera italiana.

La quinta richiesta riguarda proprio la politica estera. Una grande Nazione si vede dalla propria politica estera. Negli ultimi anni il Ministero degli Esteri ha visto invece un progressivo taglio dei fondi a discapito di una operatività e di una qualità dei servizi che è andata via via diminuendo. Sono state chiuse diverse sedi Consolari e altre non hanno i fondi nemmeno per pagare le bollette, figuriamoci per aiutare gli italiani che si trovano in difficoltà all'estero. Il personale consolare ha bisogno di una maggiore preparazione, di essere continuamente aggiornato sulle leggi internazionali. E' chiaro che per fare questo occorrono fondi, ma trovarsi con rappresentanze consolari che non sanno dare risposte adeguate anche a domande semplici oppure non possono agire adeguatamente per mancanza di fondi è davvero imbarazzante.

Qui mi fermo perché la lista della spesa sarebbe lunghissima. L'ultima cosa che ritengo essenziale chiedere è che in campagna elettorale si esponga un programma preciso, fatto di obbiettivi ma anche di scadenze. Inutile porsi un obbiettivo senza una scadenza precisa, si rischia (una volta al Governo) di dimenticarsene o di lasciare il lavoro a metà. Non solo, un programma politico fatto in questa maniera è molto più controllabile dall'elettore. Insomma, non deve più succedere che in campagna elettorale si promettano riforme ( quella sulle coppie di fatto per dirne una) per poi dimenticarsene completamente.

Per chiudere, un pensiero va alla questione dei detenuti italiani all'estero, un problema che ci tocca molto da vicino e che coinvolge oltre tremila famiglie. Non sarebbe male se il nuovo governo (qualunque esso sia) affrontasse seriamente questo problema e non lo sottovalutasse, specie per tutte le conseguenze che detto problema porta con se

Al contrario di quello che alcuni sostengono (Grillo per primo) l'Italia ha bisogno della politica, però che sia una buona politica, più vicina alla gente e alle richieste degli italiani, una politica che metta il Diritto in prima fila e che garantisca ai cittadini italiani quanto sancito dalla Costituzione.

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India: ergastolo per medico che girava film porno.

(Ticino News) Un medico di Chennai, nel sud dell'India, è stato condannato all'ergastolo per aver girato e venduto su internet dei film pornografici. Il dottor Prakash è il primo ad essere condannato per la legge indiana sulla diffusione dell'informazione, che contempla anche il "traffico immorale".

L'uomo fu arrestato nella capitale del Tamil Nadu nel 2001. A incastrare l'uomo sono state le accuse di un ragazzo, che aveva denunciato alla polizia di aver avuto rapporti con ragazze filmate dal dottore. Secondo l'accusa, il dottor Prakash usava ragazze del college per girare le scene porno, offrendo loro grosse somme di danaro. Nel suo appartamento la polizia indiana ha trovato diverse scatole piene di cd con film pornografici, pronti per essere immessi su internet o essere venduti in Nord America e in Europa, in Francia in particolare, grazie al fratello del medico, che vive negli Usa.

Il giudice di Chennai, che lo ha giudicato con rito abbreviato, gli ha comminato la massima pena sommando al reato di immoralità anche la violenza sessuale.

Nel Paese del Kamasutra il sesso è un tabù. Nei film non si vedono scene di sesso, quasi sempre anche i baci sono censurati e anche solo il possesso dei film pornografici, persino in casa, é reato, anche se nei mercatini delle grandi città c'è sempre qualcuno che cerca di vendere sottobanco qualche "blue film", cioé video erotici.

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Elezioni amministrative a Roma. Centrodestra: Le sfumature differenti sono la nostra forza. No alle unioni gay.

Intervista a Dino Gasperini, capogruppo romano in Consiglio Comunale dell’UDC.

(Stefano Tretta - Meltinpot onweb) Onorevole Gasperini, qual è la direzione del centro-destra romano? Si corre uniti o ogni partito segue i propri disegni peculiari?
In questo momento prevale la condivisione. Siamo impegnati in una prospettiva di governo alternativo, che lavori assieme come opposizione costruttiva. Miriamo a trovare sempre un punto in comune.

E’ cambiato il modo di fare opposizione in questi anni?
Certamente. Siamo passati da un approccio muscolare, fitto di interrogazioni, all’attuale metodo di concretezza, basato sulla presentazione di delibere. Vediamo il traguardo vicino: davvero, ora, ci sono le condizioni di conquistare il governo della città.

Qual è la linea programmatica comune? In cosa siete simili all’interno dell’opposizione?

La volontà di superare la sudditanza culturale nei confronti del centro-sinistra. Siamo pronti a governare, rappresentiamo una classe dirigente che non ha paura di proporsi e d esporsi. La delusione della cittadinanza è profonda e nasce dalla pochezza delle iniziative della Giunta romana.

Tuttavia, l’approccio concreto sui temi non è lo stesso fra voi, AN e FI. O mi sbaglio?
Proprio questa è la nostra forza. Avere sfumature differenti è un vantaggio, perché rende l’iniziativa più completa. Inoltre, la condivisione finale c’è sempre. L’importante è la volontà di restare uniti, e quella non scarseggia.

A questo proposito, le Elezioni Provinciali sono un banco di prova importante. Quale sarà il comportamento dell’opposizione? Convergerete su un unico candidato?
Serve responsabilità politica e un accordo serio fra le classi dirigenti. Non occorrono certo le primarie, ma bisogna trovare l’accordo unitario fra noi, a tavolino.

Sosterrete la candidatura di Ciocchetti?

Vorrei precisare che non è nata da noi la proposta, ma è stato avanzato il suo nome da più parti. Ciocchetti, poi, si è messo a disposizione. Chiaro che è un nome autorevole, ma deve essere condiviso. Di certo, non vedo perché, dopo anni di lealtà a ogni candidatura promossa dal centro-destra nel Lazio, non possa trovarsi l’accordo su un uomo dell’UDC, stavolta.

Può darmi un punto programmatico forte sul quale l’UDC costruirà le iniziative del 2008?
Le propongo uno slogan: Roma città delle opportunità. Vogliamo aprire la città al mondo giovanile, finanziare progetti, borse di studio, rimettere i giovani al centro del progetto cittadino. Inoltre, vogliamo fare una forte battaglia sugli alloggi e sul Piano Regolatore.
Infine, occuparci della riqualificazione delle periferie e dei senza tetto.

Sul piano economico, appoggiate la proposta nazionale del suo partito che vuole introdurre il quoziente familiare sulle tariffe di competenza territoriale?
Lei ha toccato un punto cardine del nostro schema di lavoro: penso sia ora di introdurre tale iniziativa a tutte le tariffe comunali, come l’ICI e la TARSU, agli affitti. Dobbiamo sostenere le famiglie e le coppie sposate con figli. Altrimenti, poi non lamentiamoci che l’Italia è un paese vecchio! Se lo Stato, e nello specifico, l’Ente Locale, non fa nulla per sorreggere concretamente la famiglia, cosa vogliamo aspettarci?

Roma ha sempre anticipato le tendenze politiche del paese. Non le pare che ora si stiano ribaltando i ruoli, nel senso che l’agenda nazionale detta i ritmi e la politica romana si adegua? C’è margine di autonomia a livello locale?
Di autonomia ne abbiamo moltissima, la città continua ad essere un laboratorio politico di primo ordine e di grande rilevanza, sin dal ’93 quando Fini prese, da candidato d’opposizione, il 30%, dando il là alla discesa in campo di Berlusconi per formare la casa dei moderati. Sull’altro lato, ugualmente, Rutelli raccolse il consenso di un’ampia coalizione progressista. Sarebbe gravissimo seguire la tendenza nazionale. Sottolineo che, su questo, Veltroni sta agendo nel modo sbagliato: se in passato la tendenza era di governare l’ente locale per poi arrivare al Governo nazionale, ora si torna ai tempi in cui a proporsi come leaders statali vanno i segretari di partito. Ciò svilisce la peculiarità romana.

Lei chiede le dimissioni di Veltroni, come hanno fatto FI e AN?
No, su questo sono categorico. Non chiedo che si dimetta da Sindaco, perché rispetto il voto dei cittadini che in gran numero l’hanno rieletto. Tuttavia, dato il suo evidente “conflitto d’interessi”, invocherei le sue dimissioni da segretario del PD. O l’uno o l’altro. Se voleva assumere un ruolo nazionale, poteva evitare di ricandidarsi a Roma.

Come si approccia, lei, cattolico, alla vita politica? Quali sono le sue linee guida?
Innanzi tutto, le istituzioni sono laiche. Che io sia cattolico è un discorso separato, ma parallelo. Quando faccio politica, vi porto i miei valori, che sono appunto quelli cattolici: la centralità della persona umana, la vita, sin dall’embrione, la difesa della famiglia, la perequazione sociale, la solidarietà. Ma essi sono anche e soprattutto i valori della mia vita. Non esiste una veste politica e una ordinaria. Sono laico, ma faccio attività politica cercando di seguire i miei valori cattolici.

E’ contro le tutele alle coppie di fatto?

Penso che quando ci si sposa si assumono dei diritti e dei doveri. Riconoscere unicamente dei diritti ai conviventi lo reputo sbagliato. Inoltre, non bisogna fare passi affrettati,sui quali si rischia una pericolosa escalation che porterebbe un degenerato riconoscimento dei matrimoni gay e l’adozione dei bambini da parte delle coppie dello stesso sesso. In questo caso, io sono dalla parte del bambino, che ha il diritto naturale di aver due genitori, un padre e una madre, e non con la soddisfazione di un interesse particolare della coppia, di secondo livello.

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GF8. Scovati o spiati, si confessano in internet i ragazzi della casa e si scopre poca eterosessualità.

Transspotting.

(Macchianera) I ragazzi del Grande Fratello di quest'anno sembrano essere stati parecchio attivi su internet (e in particolar modo nei siti di dating), prima di entrare nella casa.

Su Badoo.com, ad esempio, Gay.it ha scovato il profilo "eterocurioso" di Fabio, il figlio minore della famiglia Orlando, che partecipa in massa al reality.
Fabio vi appare parecchio oliato, in pose al cui confronto Cristiano Malgioglio pare un concentrato di testosterone.
Non che vi sia nulla di male: la notizia, ovviamente, non è che forse è gay, quanto nel fatto che il poveraccio sia parte della progenie di una madre convinta - parole testuali - di essere stata scelta come concorrente del Grande Fratello da Gesù in persona, in modo da avere l'occasione di convertire gli altri partecipanti.
Mamma Orlando ha fiuto: dopo aver iniziato il figlio ad una sana e cattolica eterosessualità, la sera del secondo giorno all'interno della casa ha letto il vangelo al trans.

Ora è la volta, per l'appunto, di Silvia Burgio, presentata al mondo come transessuale e invece ormai donna a tutti gli effetti, la quale ha confessato ai compagni di avere "una pagina su MySpace e un profilo su Chatta.it".
Data di nascita e luogo di residenza alla mano, trovarli non è stato quel gran casino che potrebbe sembrare.

Silvia su internet si chiama EdithR: qui la pagina su MySpace e qui il profilo su Chatta.it.
All'interno vi si descrive come "ragazza".
Niente vie di mezzo, anzi: una dichiarazione palese di "orientamento eterosessuale" che potrebbe confermare le affermazioni di Filippo Facci, secondo il quale Silvia - che lavora come truccatrice presso la "Tv delle Libertà" e si è più volte trovata a spennellare il viso di Facci, curatore della rassegna stampa quotidiana del canale satellitare di Michela Brambilla - non sarebbe mai stata un uomo: una comoda uscita d'emergenza per Mediaset e Endemol nel caso in cui le polemiche superino il segno.

Poi, una quantità industriale di foto, tra cui alcuni - topless.
E il manifesto di un locale di Altomonte (CS) presso il quale Silvia si esibisce - spesso molto poco vestita - come cantante con il nome d'arte di Edith La Vega (in un forum di frequentatori del luogo alcuni aficionados descrivono la nostra a questo modo: "- Questa è da paura! L'avete mai vista, è una creatura come poche! - No, descrivicela. - Non riesco a descriverla tanto è bona, è un impresa impossibile! - E va bene, ma provaci almeno, è davvero tanto bella!? - Incredibilmente bella, che ti devo dire di più? Alta, mora, formosa ci sono tanti aggettivi per descrivere una femmina").

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Flop di GayLib da Berlusconi per l'inizio della campagna elettorale. Tensioni tra i militanti di GayLib e della Pdl.

GAYLIB ALLA MANIFESTAZIONE DEL PDL DI SAN BABILA. Con le bandiere e a testa alta per le Unioni Omoaffettive.

(Guido Keller - Gaynews) Si è svolta sabato al Tetro Nuovo di piazza San Babila, a Milano, la manifestazione organizzata da Michela Brambilla, nella quale Silvio Berlusconi ha inaugurato ufficialmente la campagna elettorale.

Tra sguardi increduli e qualche disagio sono sfilate in mezzo ad una nutrita ma poco composita folla le bandiere di GayLib, l’associazione dei gay liberali di centro-destra, i quali sono voluti intervenire a testa alta per affermare il loro diritto di dimora all’interno del centro-destra ed ancor più in quel partito che vorrebbe farsi garante di ogni libertà.

I “gaylibbini” hanno distribuito volantini con la loro proposta del riconoscimento civile dell’Unione omoaffettiva, un’alternativa ai Pacs e ai Dico del mondo culturale e del movimento di centro-sinistra: riconoscere i diritti delle sole coppie omosessuali (e non delle coppie di fatto in genere), dal momento che sono le uniche a non potersi sposare; così facendo si eviterebbe, a loro dire, di mettere in discussione i valori tradizionali legati alla percezione dell’istituto famigliare eterosessuale.

La presenza di GayLib non è passata inosservata: il presidente Oliari ha risposto alle domande rivoltegli dalla TV della Libertà, le cui immagini venivano trasmesse su un grande schermo nella sala; nell’intervista Oliari ha sostenuto l’importanza di un centro-destra laico, capace di dare, visto l’immobilismo delle sinistre, risposte anche al problema attualissimo del riconoscimento dei diritti e dei doveri della coppia gay, come già avviene nel resto d’Europa nei paesi governati dal centro-destra.

Nella sala c’è stato qualche momento di tensione fra i militanti di GayLib e chi vedeva nella presenza dell’associazione una provocazione e una possibile causa di un’eventuale perdita di voti e lo stesso Berlusconi ha ribadito con forza dal palco che l’unica famiglia è quella fatta da un uomo ed una donna.

Rimane la percezione di una giornata politica ordinaria, dove il leader Silvio Berlusconi ha ripetuto le cose di sempre, con un partito, nei fatti, disponibile solo a poche libertà.

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Propaganda. Bertinotti: Archiviare legge Biagi e si a unioni gay.

(Rassegnastampa.it) 'Se dovessimo tornare al governo sia subito archiviata la legge Biagi. Del resto era gia' cosi' nel precedente programma del centro-sinistra e purtroppo non e' stato fatto'. A dirlo è il presidente della Camera Fausto Bertinotti, in un'intervista a Radio 105. Ha poi elencato altri punti qualificanti del suo programma: 'Nel programma del centro-sinistra avevamo il riconoscimento delle unioni di fatto che non e' stato realizzato per la pressione delle forze centriste e moderate. Se andassimo al governo riprenderei da li', proponendo certamente il nostro si' alle unioni gay'. Parlando della composizione delle liste per le prossime elezioni, ha poi aggiunto: 'Per noi il 50 per cento delle candidature rosa rimane un obiettivo primario. Io credo fermamente che in tutte le istituzioni pubbliche, locali e nazionali, ci debba essere una rappresentazione di entrambi i sessi'.
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BERTINOTTI, SE VINCIAMO NOI RIPARTIAMO DA UNIONI GAY
"Riconoscimento delle diversita' e dei diritti della persona come elemento fondativo della nuova cittadinanza".

(Agi) Nel programma del centro-sinistra avevamo il riconoscimento delle unioni di fatto che non e' stato realizzato per la pressione delle forze centriste e moderate.
Se andassimo al governo riprenderei da li', proponendo certamente il nostro si' alle unioni gay". Lo annuncia Fausto Bertinotti, in un'intervista a Radio 105.
"Penso che i diritti della persona siano una frontiera necessaria all'Europa per il presente ed il futuro, e che suquesto terreno - conclude Bertinotti - ci voglia un riconoscimento delle diversita' e dei diritti della persona come elemento fondativo della nuova cittadinanza"

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Saggi. "Gli omosessuali": smontare i pregiudizi sull'omosessualità.

(Cadavrexquis) Gli omosessuali, del sessuologo francese Gonzague de Larocque (nella foto), è un libriccino che parla in modo schematico dell'omosessualità partendo da una prospettiva diversa dal solito. Nella sua brevità potrebbe essere usato come una specie di "catechismo" laico per chi volesse controbattere alle bestialità e alle stupidaggini che si sentono in continuazione sui gay. Gonzague de Larocque, a sua volta gay dichiarato, non intende qui fare una storia della liberazione gay o ripercorrere le solite strade, ma prende invece una serie di pregiudizi, riassunti in una frase, e li smonta uno per uno, con rigore e con razionalità. Il saggio - poco più di un centinaio di pagine - è organizzato in tre sezioni, intitolate rispettivamente: "Le origini dell'omosessualità", "Comunità e sessualità", "Religione e società". A ognuna di queste sezioni fanno capo un certo numero di pregiudizi che danno il titolo a ciascuno dei capitoli in cui l'autore dipana le sue controargomentazioni. Già scorrendo l'indice abbiamo l'impressione di passare in rassegna delle voci fin troppo comuni, che ancora oggi qualcuno porta come "argomenti" - e, soprattutto in Italia, come parte del dibattito pubblico - per negare non soltanto i diritti dei gay, ma spesso anche la realtà (cioè la vita vissuta) dei gay stessi. Per esempio, i pregiudizi che vengono smontati nella prima parte comprendono affermazioni come "L'omosessualità non è normale", "Gli omosessuali scelgono di essere così", "I gay sono effeminati", "L'omosessualità è colpa della madre", "L'omosessualità si cura".

Nella seconda parte (dedicata a "comunità e sessualità") si passa a: "Gli omosessuali celebrano il Gay Pride per provocare", "La lobby dei gay è molto potente", "La sodomia è contro natura", mentre nella terza e ultima parte tratta dichiarazioni come "Avere un figlio omosessuale è una catastrofe!", "Gli omosessuali che vogliono dei bambini sono dei pedofili", fino a quella più stupida di tutte - ma che mi è capitato di sentire in continuazione - "Se non ci fossero che omosessuali sarebbe la fine della nostra civiltà". Per scelta esplicita dell'autore, qui si parla esclusivamente di omosessualità maschile, perché - spiega - "Troppo spesso, i discorsi non assegnano alle lesbiche che la falsa collocazione di negatività obbligatoria dell'omosessualità maschile. Del resto, gay e lesbiche non veicolano necessariamente gli stessi luoghi comuni e, quando questi sono identici, non procedono necessariamente dagli stessi meccanismi". Insomma, un volumetto utile, molto didascalico, che potrebbe essere usato soprattutto da chi lavora in ambito educativo e deve esporre con chiarezza e lucidità i suoi argomenti. L'organizzazione per "luoghi comuni" - questo, del resto, è anche il nome della collana in cui è pubblicato il saggio - consente inoltre a qualunque lettore di mettere a punto le strategie retoriche immediatamente necessarie a controbattere questi stessi luoghi comuni quando li incontrerà (e li riconoscerà) nella vita di tutti i giorni. (Unico difetto del libro - ampiamente compensato dalla sua utilità - è una traduzione un po' approssimativa, ma non si può avere tutto dalla vita).

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Teletrash. Lesbo doccia a Buona Domenica di ieri. Il video.

Cosa può alzare l'audience più di una supermaggiorata che fa la doccia e rimane praticamente nuda? Semplice: due supermaggiorate che insieme fanno la doccia e rimangono praticamente nude. Questo è ciò che avranno pensato gli autori del programma ma gli è andata male in quanto l'audience comunque non si è alzata ed il trash però è rimasto.
Cos'altro tireranno fuori dal cassonetto la prossima volta...?
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Elezioni Le frustrazioni dei gay di sinistra e l'illusione di essere utili dei gay di destra.

(Andreas Martini) Prime indiscrezioni sul manifesto dei valori del Partito Democratico le si possono leggere solo su Gay.it - e non è difficile intuire perchè solo lì -, dove si dà grande risalto alla presenza di richiami più o meno forti alla laicità e alle unioni civili. Su queste ultime si legge: "In questo quadro, vanno riconosciuti i diritti delle persone che vivono nelle unioni di fatto".


Sbaglio o sono esattamente le stesse parole presenti sul programma dell'Unione, per altro non attuato? Molto sinteitcamente, a caldo, mi chiedo: perchè si criticò quel programma, anche sullo stesso Gay.it, ed invece si esalta questo manifesto?
Anche qui non è difficile intuire la risposta, che è la stessa all'intuizione di poche righe più su.

A parte il prevedibile sostegno di Gay.it al PD, sono convinto che in pochi si faranno di nuovo gabbare da queste parole, ormai prive di senso, e altrettanto pochi - forse qualche amic* dei quattro eletti nella costituente - riversaranno le loro speranze in questo "nuovo" partito democratico!
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Campagna elettorale: con Silvio anche i gay di destra.
Al via il progetto di Silvio Berlusconi per un partito Forza italia più AN in vista delle prossime elezioni politiche. Con il centrodestra correranno anche i gay con una loro proposta.

(Gay.it) «Fondiamo assieme un partito che sia nuovo e davvero di tutti i gruppi per la libertà» è questo lo scopo dichiarato da Gaylib, associazione che da anni milita per un riconoscimento nelle file del centrodestra, in vista delle prossime elezioni politiche di aprile.

GayLib farà dunque parte del Popolo della Libertà, il progetto di Silvio Berlusconi che riunisce sotto un unico simbolo Forza Italia e Alleanza Nazionale per rispondere alla corsa in solitaria di Walter Veltroni e del suo Partito Democratico.
«Ci troviamo di fronte a un passaggio che potrebbe essere storico» fanno sapere dall’associazione gay di centrodestra. «Nelle corde di questa nuova realtà politica, così simile nei propri geni all’Ump del presidente francese Sarkozy, c’è certamente anche il riconoscimento dei diritti alle coppie omoaffettive, passaggio politico già compiuto da tutti i governi di centrodestra in Europa.»

La proposta di legge di GayLib è alternativa a quelle sino ad oggi elaborate dalla sinistra in quanto, a fianco alla tutela delle coppie omoaffettive, «mira a proteggere il matrimonio eterosessuale e i valori, comuni, tradizionali e cari a tutti noi, della famiglia».

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Gay fiction. "Queers as folk", storia di una censura tutta italiana.

Questa serie, creata da Russell T. Davies e mandata in onda dall’inglese Channel Four, nel 1999, con un autentico record d’ascolti, racconta le avventure di tre gay, Stuart, Vince e Nathan nella Manchester dei giorni nostri. Una serie dal tema senz’altro non facile, ma affrontato in modo umoristico e tagliente, come è uso dagli abitanti d’oltremanica, nonostante i protagonisti vengano anche a contatto con i piccoli e grandi drammi di tutti i giorni.

I dieci episodi che compongono le due stagioni (8+2) furono acquistate nel 2001 da La7, ma a seguito delle polemiche rimbalzate dalla stessa Inghilterra ed alimentate da esponenti del più becero conservatorismo, non venne mai mandata in onda in chiaro. Tra il 2002 ed il 2003 venne mandato in onda dai canali satellitari Jimmy e Gay.Tv, sempre in orari proibitivi e con censure di vario tipo che vanno dal taglio incondizionato di varie scene allo stravolgimento di alcuni dialoghi.
Per fortuna il mercato dei dvd spesso rimedia a certe pecche, quindi chi ha voluto ha potuto godersi il telefilm esattamente come era stato ideato e concepito dai suoi autori.
Nel 2000 il canale statunitense Showtime, ne fece un remake, anch’esso di grande successo, ambientato a Pittsburgh che durò per cinque stagioni. Molte sono le diversità con la serie inglese a partire dall’aspetto dei protagonisti (molto comune per quella inglese, belloni da copertina per la versione americana), passando attraverso l’eccessiva enfatizzazione del sesso fine a sé stesso, fino ad arrivare all’inevitabile perdita del tipico humor britanico, asse portante della serie madre.
Attualmente, la versione statunitense di Queer As Folk è trasmesso sul canale digitale terrestre Iris, in tarda notte.
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Il promo della prima stagione.

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GF8: Fabio Orlando ha partecipato a Forum su Retequattro. Le foto.


(Spetteguless) Alla facciaccia dei volti FRESCHI e NUOVI, il GF si conferma TUTTI gli anni ricchissimo di ragazzi più o meno già visti in tv, con comparsate di vario tipo!
L'ultimo della lista è il nostro caro FABIO ORLANDO, quello dalla MENTALITA' SESSUALE APERTA per intenderci, che a quanto pare la voglia di sfondare ce l'ha sempre avuta... tanto d'aver PROVATO prima del GF anche l'esperienza FORUM!

Barba folta, fisichetto da lanciatore di coriandoli, solita faccetta da paragnosta, il buon Fabio in tv si era già visto, come ATTORE (visto che i casi di Forum sono TUTTI finti ...) lo scorso anno.
Che stia recitando ANCHE dentro la casa? E il bello è che ci volevano far passare la FAMIGLIA ORLANDO come chissà quale 'entità' extraterrestre, presa dal profondo sud, classico esempio della FAMIGLIA TIPO italiana.... eeeeeeeeh come no, lallero!

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Grammy, la Winehouse fa il pieno di premi portandone a casa cinque.

(TGCom) La cantante britannica Amy Winehouse ha fatto man bassa di premi alla 50a edizione dei Grammy Awards, gli Oscar della musica, vincendone ben cinque. L'ambito riconoscimento per il miglior album se l'è però aggiudicato il jazzista Herbie Hancock con "River: The Joni Letters". La Winehouse ha vinto i premi per canzone dell'anno, artista rivelazione dell'anno, disco dell'anno, miglior interprete pop femminile, miglior album pop.

Dopo il conferimento dei premi, l'artista ha cantato via satellite da Londra. Non era a Los Angeles perché le era stato rifiutato il visto per gli Stati Uniti e quando finalmente è arrivato, la cantante, appena uscita da una clinica per trattamenti di disintossicazione, ha detto che ormai era troppo tardi per partire.

La serata si è aperta con una celebrazione dei cinquant'anni della festa della musica americana, attraverso un duetto, un po' particoalre, possibile grazie a una registrazione di Frank Sinatra con la voce dal vivo di Alicia Keys che hanno cantato 'insieme' "Learnin' the Blues".

Ma sul palco dei Grammy è salito anche Andrea Bocelli che ha cantato insieme al collega Josh Groban la canzone "The Prayer". La serata è stata caratterizzata da una serie di duetti speciali: Tina Turner si è esibita con Beyonce in un medley di successi, il vincitore del miglior album, il jazzista Herbie Hancock ha suonato insieme al pianista Lang Lang un classico di Gershwin "Rhapsody in Blue", Jerry Lee Lewis e Little Richard si sono esibiti insieme al rocker John Fogerty in un tributo al rock 'n' roll anni 50. Kid Rock infine ha cantato "That Ol' Black Magic" con la cantante jazz Keely Smith.

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Prostituzione. L'Hotel del sesso aperto dal Comune.

(La Tribuna di Treviso) Singolare iniziativa del Comune di Villorba, da anni ormai alle prese con il problema della prostituzione lungo la strada Pontebbana, importante arteria viaria che collega Treviso a Conegliano Veneto. E così l'amministrazione comunale si è messa a lavorare per verificare la possibilità di aprire un hotel riservato alle prostitute, ai senzatetto e alle persone emarginate.

In questo hotel, ostello, albergo o casa chiusa - chiamatelo come volete - ci sarà però spazio per degli operatori dei servizi sociali che potranno dare aiuto a quelle ragazze squillo che vogliono uscire dal racket del sesso a pagamento ma che non hanno ancora trovato il modo e il coraggio per farlo.

Infatti, l'obiettivo del progetto è quello di togliere le ragazze dalle strade della Marca Trevigiana ma anche dare una rispota alle richieste di sicurezza e decoro che arriva dai cittadini.

Il problema della prostituzione lungo le strade del trevigiano è sentito da tanti amministratori. Ricordiamo per ultimo l'iniziativa del sindaco di Mogliano Veneto, comune alle porte di Venezia, Giovanni Azzolini, di promuovere una raccolta firme per indire un referendum abrogativo della Legge Merlin, che ha vietato le case chiuse. Azzolini è quel sindaco che è già venuto alla ribalta della cronaca nazionale per aver fatto installare i famosi cartelli stradali «Attenzione prostitute», con tanto di signorina con minigonna, borsetta e tacchi a spillo.

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Il tema gay a Sanremo. Lo stereotipo per anna Tatangelo gli amori saffici per Valeria Vaglio.

(Ansa) L'amore omosessuale sara' uno dei temi che terranno banco al prossimo Festival di Sanremo. Se Anna Tatangelo ha scelto di parlare di una relazione gay nel brano 'Il mio amico' (che trae spunto dai racconti di vita del suo parrucchiere-confidente omosessuale), Valeria Vaglio (nella foto), in gara nella sezione Giovani, racconta una altro rapporto omosessuale, questa volta al femminile, in 'Ore ed ore', come rivelato alla Gazzetta del Mezzogiorno. Il tema dell'omosessualita' e' stato dunque sdoganato anche al Festival dopo timidi approcci sparsi, piu' o meno velati, di brani come 'Gli amori diversi' del duo Rossana Casale - Grazia Di Michele, che all'epoca, 1993, si presto' a piu' letture contrastanti.

L'anno scorso Jessica Morlacchi, ex voce della baby band Gazosa, ci aveva provato con 'Pensieri timidi', una canzone esclusa da Sanremo e pubblicata poco dopo. ''Era un tema troppo forte per il Festival'', spiego' la Morlacchi per giustificare la sua bocciatura. Ma e' acqua passata. Quest'anno l'amore saffico salira' sul palco del Teatro Ariston con Valeria Vaglio, una delle tre proposte promosse da Sanremo Lab, e fara' discutere. Va precisato tuttavia che il testo di 'Ore ed ore' e'
casto, privo di frasi molto esplicite. Il passaggio chiave in cui si annida la spiegazione del testo e' in un 'lei' cantato laddove ci si aspetterebbe un 'lui'. Per il resto sara' una canzone d'amore come tante altre.

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Cinema. E' morto Roy Scheider protagonista di "All that jazz".

Aveva 75 anni. Il decesso in un ospedale dell'Arkansas.

(Ap) L'attore Roy Scheider è morto in un ospedale dell'Arkansas. L'attore, protagonista dei popolari film "Squalo" e "Squalo 2", aveva 75 anni. Lo ha annunciato la direzione dell'ospedale.

Scheider, protagonista anche di "All that jazz" e di molti altri film, è morto all'ospedale dell'università dell'Arkansas a Little Rock. Lo ha annunciato il portavoce del nosocomio, David Robinson, che non ha divulgato la causa del decesso.

Un altro portavoce dell'ospedale, Leslie Taylor, ha tuttavia dichiarato che Scheider da due anni era sottoposto a una cura per mieloma multiplo.
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Un nutrito calendario di eventi per Milano Moda Donna.

(La Stampa) Al via dal 16 al 23 febbraio Milano Moda Donna con più di 90 marchi che sfileranno anche in doppie passerelle, una per la stampa e una per i compratori per finire con un defilè collettivo, quello dei New Upcoming Designers e la novità del White Club che porta in passerella 5 talenti internazionali emergenti.

Rispetto alle scorse stagioni, il calendario appare più compatto, con i nomi forti, seppur presenti con le linee giovani e non con le prime, in passerella già dal secondo giorno. Se la giornata d’apertura assomiglia da vicino a quella delle ultime edizioni (sfilano i marchi Elena Mirò, Roberta Scarpa, Clips, Roccobarocco, Simonetta Ravizza, Lorenzo Riva, Seduzioni by Valeria Marini, Agatha Ruiz de la Prada, Francesco Scognamiglio e Sonia Fortuna), la seconda mostra piccoli segnali di cambiamento, con la presenza di marchi appetibili dai buyers stranieri come Missoni, Emporio Armani, Blugirl, Moschino Cheap and Chic e Just Cavalli, oltre al più recente fenomeno Normaluisa, e ad aziende ormai assidue delle passerelle milanesi quali Coveri, Kristina Ti, Frankie Morello, Gaetano Navarra, Thes and Thes, Maria Calderara e Derercuny.

La settimana si apre lunedì con un big come Giorgio Armani, che sfila dopo Paola Frani e C’n’c, nello stesso giorno di Alberta Ferretti, Gianfranco Ferrè, Burberry, Jil Sander, ma anche Pringle, Haute, Debora Sinibaldi e Daniela Gregis. Martedì è il giorno di Prada, il marchio più atteso in passerella, che chiuderà una lunga giornata dove si vedranno anche Moschino, Sportmax, Blumarine, La Perla, Ferragamo, Bottega Veneta, Etro, Alberto Buiani, Pollini e Anteprima. Sempre martedì, confronto a distanza tra Albino e i 6267: vincitori del concorso per giovani talenti “Whòs on next” nel 2005, entrambi i marchi sono ormai entrati nei cuori, e negli armadi, degli esperti.

Il 19 febbraio, dopo la passerella del russo Valentin Yudashkin, gli addetti ai lavori si troveranno di fronte a un dilemma: Marni o Marani? E non è questione di vocali: il marchio di Consuelo Castiglioni, infatti, sfila fuori dal calendario ufficiale, ma nello stesso orario assegnato allo stilista amato dalla Roma by night. Operata la scelta, rimangono poi da seguire i defilè di Mariella Burani, Antonio Marras, Roberto Cavalli, Trussardi, Iceberg, Krizia, Gucci, Brioni, Alessandro Dell’Acqua e Carlo Tivioli. Fuori calendario, come sempre ormai, anche Dolce & Gabbana, di scena il 21 insieme a Dsquared, Max Mara, Les Copains, Pucci, Luisa Beccaria, Laura Biagiotti, John Richmond, Fendi, Giuliana Teso, Maurizio Pecoraro, Gianni Versace e Jo No Fui. Riservato ai giovani e ai debuttanti il weekend finale, dove sfileranno i New Upcoming Designers selezionati dalla Camera della Moda e cinque talenti internazionali proposti da White Club, supportati da Cnmi e Comitato Lombardo per la Moda.

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Mr. gay international in posa per una rivista svizzera. E l'anno prossimo tutti a Mosca.

Fresco di nomina, Mr. gay international (in questo link il video della manifestazione), alias Mr. Gay Argentina, è stato ingaggiato dalla rivista svizzera "Akut" per una photosession che lo vede mostrare integralmente tutte le sue beltà. Carlos Fabian Melia, questo è il suo nome, argentino di 35 anni, non è nuovo a questi servizi, essendo egli un pornomodel professionista e che proprio il suo lavoro è stato causa di qualche polemica che comunque non è bastata a fargli vincere l'ambito premio. Alcune voci indicano in Mosca la sede della prossima edizione del concorso.

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Pedofilia, omosessualità e chiesa svizzera. A modo loro ne parlano i cattolici.

Mons. Bernard Genoud, vescovo di Losanna-Ginevra-Friburgo.

Svizzera, dalla negazione e rimozione, al riconoscimento e assunzione delle responsabilità.

Il suicidio di un prete svizzero, che si riteneva vittima di "caccia alle streghe", ha rilanciato la discussione da una parte sulla pedofilia del clero cattolico, dall'altra sul modo di parlarne nei media. Il vescovo Genoud parla alla televisione.

(Korazym.org) Sospettato di pedofilia, un prete cattolico 45enne, domenica scorsa, in Svizzera, si è tolto la vita. E' quanto ha riferito nei giorni scorsi l'agenzia di stampa elvetica ATS. La notizia, data dalla radio locale RTN, è stata confermata da fonti ecclesiastiche del cantone. Il caso del curato di Neuchâtel, ma di origini friborghesi - archiviato dalla giustizia perché gli atti di pedofilia commessi nel canton Friburgo negli anni risalenti agli anni Ottanta, denunciati nel 2001, erano caduti in prescrizione - era stato citato dalla stampa a più riprese la scorsa settimana. Il sacerdote si occupava delle relazioni con le altre parrocchie, un compito che escludeva contatti con i bambini. Il responsabile di un Blog romando aveva chiesto alla Chiesa locale di Neuchâtel di identificare il prete della regione sospettato di pedofilia: "Non aspettate che diventi un recidivo per parlare!", aveva scritto nel suo sito Internet. Il prete non avrebbe sopportato la campagna mediatica di cui era oggetto da diversi giorni, soprattutto in un momento in cui la Svizzera è stata scossa da alcuni scandali di pedofilia relativi a sacerdoti. La spiegazione del gesto è stata affidata ad una lettera d'addio nella quale il prete ha detto di "non farcela più", denunciando la pressione mediatica. Cappellano nell'esercito, il 45enne si è sparato una pallottola al cuore, come ha confermato la polizia cantonale.

"In realtà - fa notare Carlo Silini sul Corriere del Ticino - il suo caso ha ben poco a che vedere con la pedofilia. Molti anni fa, prima di diventare prete, quando era ventenne, aveva avuto una relazione omosessuale con un 17enne (tecnicamente un minorenne, ma la differenza di età era di soli tre anni)". Inoltre, Silini rileva un altro pericolo: "Il fatto che il prete suicida avesse dei trascorsi omosessuali può invece indurre ad un altro grave errore dal punto di vista dell’informazione: il rafforzamento di alcuni dei più abusati luoghi comuni sulla pedofilia e sul clero. Come, ad esempio, la confusione tra omosessualità e pedofilia. Ma non esiste nessuna evidenza scientifica che un omosessuale rappresenti un rischio maggiore per un bambino di quanto lo sia un eterosessuale per una bambina. Se si vestono i panni dell’inquisitore alla rovescia (mettendo i religiosi sul banco degli imputati) - conclude Carlo Silini sul Corriere del Ticino -, si rischia poi di divulgare l’assurda equazione prete=pedofilo, dimenticando, o forse ignorando, che la maggioranza dei casi di pedofilia coinvolge uomini eterosessuali sposati".

1998: condanna di un parroco ticinese per atti sessuali con bambini.
1999: un sacerdote di Chiasso è riconosciuto colpevole di atti sessuali con minorenni.
2000: un prete bernese è condannato per abusi nei confronti di una donna.
2001: nel canton Jura un parroco è condannato per pornografia.
2003: un prete del canton Sankt Gallen è condannato per atti sessuali con bambini; durante il processo, emergono fatti analoghi commessi dal suo predecessore.

Malgrado la bufera che si è abbattuta sulla diocesi di Losanna-Ginevra-Friburgo, per gli abusi sessuali di due preti su minori, recentemente venuti alla luce a seguito di inchieste giornalistiche nella diocesi da lui retta, dopo i suoi "mea culpa" - di cui Korazym.org ha riferito - il vescovo mons. Bernard Genoud non ha mai pensato di rassegnare le dimissioni. "Sarebbe come fuggire", ha dichiarato mercoledì sera nel corso del programma "Infrarouge" alla televisione romanda TSR. Il vescovo, che è apparso stanco e provato, ha difeso l'istituzione di una commissione destinata a esaminare i casi di abusi sessuali, ma l'avvocato Charles Poncet, con tono cortese e deciso, ha affermato che si tratta di "una pessima idea". Secondo lui una simile commissione non può far altro che perpetuare ciò che è avvenuto fin qui, ossia la mancanza di trasparenza e il segreto.

Il vescovo Genoud si è impegnato a fare tutto il possibile affinchè le vittime degli abusi si rivolgano alla giustizia civile, riconoscendo tuttavia più volte che ci sono vittime per le quali è assai difficile compiere un tale passo. La prevista commissione può essere loro di aiuto, ha affermato, dicendosi "triste e scioccato" per il suicidio di un sacerdote avvenuto nel canton Neuchâtel. "Non potrò neppure essere presente al suo funerale, poiché deve sottopormi a una seduta di chemioterapia", si è rammaricato. Alla domanda del giornalista che gli chiedeva se ce l'avesse con la stampa, mons. Genoud ha risposto: "No, ma dico ai media, basta! Le voci uccidono". Gli ha risposto l'avvocato: "Non sono le voci, ma il segreto".

Sulla questione delle presunte "colpe" della stampa nei casi dei preti pedofili denunciati recentemente in Svizzera, il Corriere del Ticino ha pubblicato il 5 febbraio un "Commento" di Carlo Silini dal titolo "Tra «gogne mediatiche» e «mea culpa»": "È possibile, ci si può chiedere, che un uomo si tolga la vita per il timore della diffusione selvaggia di accuse, per giunta infondate, sul suo conto? A rispondere, purtroppo, sono i fatti. E di fronte a simili esiti è normale interrogarsi sul tipo di informazione che circonda la questione della pedofilia del clero. Dobbiamo osservare - si legge sul Corriere del Ticino - che in questo caso ad essere messi in discussione non sono solo i media tradizionali, ma le nuove forme di comunicazione, come i ‘blog’ appunto, che possono essere voci libere di informazione, oppure, come in questo caso, strumenti nelle mani di persone irresponsabili. Il titolare del ‘blog’ ha colpevolemente creato un ‘mostro’ da stanare". Però, tenendo presente questo, continua Carla Silini sul Corriere del Ticino, "gli errori brutali" - di blogger, ma anche di quei media che affrontano l’argomento senza le dovute sfumature - "non dovrebbero spostare dalla Chiesa cattolica ai media le responsabilità per il problema della pedofilia del clero. Casi reali di abusi di sacerdoti sui minori - sottolinea Silini -, per quanto rari, esistono". Comunque, la strategia scelta da mons. Genoud "è probabilmente tardiva", perché la Chiesa ha taciuto fino a pochi giorni fa. Ma, "nella misura in cui verrà applicata" viene giudicata assai più radicale di quanto gli riconoscano alcuni media romandi. Non si limita infatti a meste parole di circostanza, ma propone misure pratiche per tutelare le vittime ed evitare nuovi abusi. L’istituzione di una "hotline" a disposizione di eventuali abusati, ma anche dei preti, gestita da una commissione indipendente, ha già raccolto due segnalazioni che sono state trasmesse alla magistratura. Il proposito di rinforzare uno scambio di informazioni tra diocesi a livello mondiale per impedire che i preti pedofili possano spostarsi in incognito da un luogo all’altro del pianeta, mostra l’intenzione di non ripetere l’inveterata prassi di trasferire un potenziale molestatore da un luogo in cui era conosciuto ad un altro dove non lo conosce nessuno senza impedirgli di nuocere e senza aiutarlo dal punto di vista psicologico. E la possibilità, che il vescovo romando ha fatto balenare, di togliere la prescrizione nei casi più gravi per prendere provvedimenti interni alla Chiesa, dimostrerebbe la volontà delle gerarchie di andare anche più in là della giustizia civile nella ricerca dei colpevoli e nel ristabilimento del diritto delle vittime. "Se tutto questo verrà davvero attuato - conclude il Corriere del Ticino - si realizzerà un capovolgimento epocale: dall’era della negazione e della rimozione del fenomeno a quello del riconoscimento e dell’assunzione delle responsabilità da parte della Chiesa cattolica".

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Teatro. L'ultima Filumena. Regina Bianchi risponde.

(Marzia Cangiano e Ciro Monacella - Libmagazine) Libmagazine ha avuto l’onore di incontrare Regina Bianchi, attrice di sublime valore, donna di fine cultura e incomparabile profondità interpretativa. Si è avvicinata al teatro giovanissima, quasi nascendoci, e “succhiando il mestiere del teatrante con il latte materno” come lei stessa ci ha detto; insieme ad Eduardo de Filippo è stata protagonista di svariate commedie nonché interprete di uno dei personaggi femminili più intensi del teatro del ‘900: Filumena Marturano, della quale ancora oggi per il pubblico ne è l’immagine. Oltre che per il teatro ha lavorato, con medesimo impegno, anche per il cinema con registi dello spessore di De Sica, Zeffirelli, Loy.

MC,CM: Ha esordito giovanissima nel teatro di Raffaele Viviani per passare poi a quello di Eduardo De Filippo, entrambi rappresentanti di una Napoli che sembra vivere solo nelle loro opere, entrambi autori di raro carisma. Quali responsabilità ha sofferto (se di sofferenza si può parlare) nel dar gestualità e voce a personaggi che erano espressione di due geni del teatro?

R.: Non ho esordito con Viviani ed Eduardo… Ho succhiato il “mestiere del teatrante” con il latte materno. Una mia antenata recitava alla Comedie Française a Parigi. Portata in scena a 8 giorni di vita, ho sempre fatto teatro con la “Compagnia Sociale” dei miei genitori, ma dopo anni di repertorio eterogeneo, decisi a 17 anni, di andare in compagnia Viviani. Il mondo di Viviani e De Filippo rispecchiava la realtà dei tempi: non c’è responsabilità altra che verso i tuoi maestri ed il pubblico, la sofferenza era pari alla gioia di recitare.

MC,CM: Lei ha interpretato quello straordinario personaggio che è Filumena Marturano, e a 70 anni dalla sua nascita è sicuramente l’unica vera Filumena: nessun’altra attrice dopo di lei (ricordiamo Pupella Maggio, Valeria Moriconi, Isa Danieli) ha saputo coglierne l’anima. Eppure la sua interpretazione è arrivata dopo quella altrettanto intensa di Titina De Filippo, ma lei è riuscita a fare suo il personaggio, dando vita ad una Filumena che non ha trovato più voce. Qual è stato il suo segreto?

R.: Ho avuto la fortuna di non imitare la grande Titina. Eduardo è stato un grande maestro; ha creduto in me più di me stessa. Io c’ho messo la mia umanità.

MC,CM: Parliamo di recitazione. Lei oltre che per il teatro ha lavorato anche per il cinema – film dello spessore di “Giudizio Universale” di De Sica, “Le Quattro Giornate Di Napoli” di Loy, e “Gesù Di Nazareth” di Zeffirelli, solo per citare i più noti. Relativamente alla gestualità, alla mimica facciale, al tono della voce, fra cinema e teatro si può parlare di due distinti modi di interpretare?

R.: Io ho recitato sempre nello stesso modo, era compito della regia cogliere i miei momenti migliori.

MC,CM: Negli anni ’70 c’è stato il cosiddetto “revival” della sceneggiata, trasposta al cinema, cui lei ha contribuito con svariate partecipazioni. Non prova un certo fastidio quando tale nobile forma d’arte (che nasce coniugando musica classica e teatro) è usata per descrivere con tono dispregiativo un atteggiamento che, stando al luogo comune, apparterrebbe esclusivamente ai napoletani?

R.: Trovo che la sceneggiata colga l’anima popolare di un grande città come Napoli; quando mi è stata proposta, l’ho interpretata con impegno, come per tutte le altre forme di spettacolo.

MC,CM: Parliamo un attimo della tv (solo un attimo!): ne è sempre stata lontana? Che tipo di spettatrice è, se lo è? Nel senso: con che difficoltà trova nei palinsesti qualcosa che le interessa?

R.: La televisione? Ho partecipato ai primi esperimenti televisivi nell’agosto del ’39 cantando canzoni napoletane (chi vuole può consultare i Radiocorriere dell’epoca, dove appaiono le mie foto). Sono tornata in TV negli anni ’60 con le commedie di Eduardo e vari sceneggiati. Come spettatrice ho amato molto alcuni lavori di quegli anni. Oggi purtroppo sono spesso delusa, salvo rare occasioni, per programmi scadenti e, condivido l’opinione di Donna Franca Ciampi su una “TV deficiente”.

MC,CM: Le rappresentazioni sono oggi concepite per arrivare alla maggior fetta di pubblico possibile sacrificando, molto spesso, profondità di contenuti (non a caso la proposizione in tv dei lavori di Eduardo è destinata a scomode fasce d’orario.) Non trova che questo atteggiamento possa alla lunga risultare accomodante e quindi nocivo per la sensibilità e la crescita del pubblico?

R.: Sono d’accordo: credo che il pubblico non abbia la possibilità di crescere perché non gli si propongono cose di valore (es. Benigni con Dante viene proposto quasi a mezzanotte).

MC,CM: Dulcis in fundo: Napoli città, pur stravolta, è uscita dalla guerra con grande e fervente vivacità culturale (immensi attori, immensi autori, pubblico attento). Tuttavia gradualmente negli anni è sembrata spegnersi. Basta a spiegare questo assopimento l’inarrivabile valore degli artisti della sua generazione che non hanno trovato eredi all’altezza? O secondo lei c’è dell’altro?

R.: Napoli non è spenta; gli elementi ci sono, sia registi sia attori, ma purtroppo le imprese vogliono inserire negli spettacoli attori e attrici televisivi che non sempre sono adatti al teatro vivo e vero.

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Senegal, liberati i cinque arrestati per omosessualità.

Le autorità di polizia del Senegal, hanno rimesso in libertà lo scorso mercoledì le cinque persone arrestate e detenute per la loro partecipazione ad un supposto e simbolico matrimonio gay. La conferma alla stampa francese è stata data da un portavoce della polizia giudiziaria.
La loro scarcerazione non comporta comunque il ritiro delle accuse che anzi porteranno in tribunale i cinque arrestati per un giudizio da parte della legge. La polizia continua le indagini e si sospetta che prossimamente vengano effettuati altri arresti. Non è dato sapere se i cinque uomini arrestati e poi scarcerati, abbiano collaborato con le forze di polizia facendo i nomi di altri intervenuti.

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Francesco Coco su "Vero" confessa la sua prima volta: A 18 anni.

francesco coco doccia(Gossipblog) Dici Francesco Coco e il link con Manuela Arcuri scatta immediato. Ma qui non si parla (ancora!) della loro chiacchieratissima storia d’amore che ancora tiene banco (tornano insieme? si amano ancora? Si telefonano? Che sms si mandano? etc. etc.).

Si parla dell’iniziazione del Nostro Uomo all’amore… non platonico. Argomento interessante eh? In un’intervista al settimanale “Vero”, l’ex calciatore ed ex naufrago racconta della sua prima fidanzatina, studentessa del conservatorio. E della sua prima volta, a 18 anni.

“Tardivo al massimo!” dice lui. Macchè tardivo, diciamo noi. Ma ragazzi, 18 anni è davvero “tardivo al massimo” per la prima volta, secondo voi? Tanto, poi, ha recuperato alla grandissima….

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Teatro. L'omosessualità o la difficoltà di esprimersi.

(B.B. Krapp's Last Post) Nella Russia siberiana una madre e sua figlia, figure connotate da una sessualità incerta, ricevono le visite di bizzarri ed altrettanto ambigui personaggi. Insieme si preparano ad una rocambolesca quanto improbabile fuga in Cina a bordo di una slitta.
Queste poche premesse offerte dalla trama non bastano a rendere con la dovuta efficacia quella che è la cifra inconfondibile del teatro di Copi, contraddistinto
da parossistico nonsense e da crudo umorismo surreale. Attraverso convenzioni e rituali presi a prestito dal teatro borghese, l'autore franco-argentino mira a
scardinarne e ridicolizzarne le fondamenta.

Egumteatro, compagnia guidata da Annalisa Bianco e Virginio Liberti, porta in scena l'irriverenza di questa pièce, allestita per la prima volta nel 1971 con la
partecipazione di Copi stesso nel ruolo della signora Garbo, collocandola in un'atmosfera da operetta già a partire dall'introduzione dei titoli di testa, proiettati in apertura di sipario.
Gli attori incarnano con la giusta dose di leggerezza ed ironia lo spirito degli strampalati personaggi della commedia: molto incisive le prove di Massimo Loreto nell'interpretare la signora Garbo e di Annig Raimondi nel ruolo di Irina, oltre alla verve, a tratti irresistibilmente comica ed efficacemente sopra le righe, della caratterizzazione offerta dal Garbenko di Riccardo Magherini.

Nonostante queste impressioni positive, l'operazione di Egumteatro non può, a nostro avviso, considerarsi del tutto riuscita. La commedia appare in diverse
circostanze come un esperimento fine a se stesso.
Il sospetto si concentra principalmente su alcune scelte registiche, prima fra tutte il ricorso eccessivo a siparietti musicali attraverso brani classici della canzone italiana degli anni '60. Pur trovandoci in un contesto di paradosso, a lungo andare questi
intermezzi sembrano accusare una perdita di credibilità, non per via del playback con cui gli attori le interpretano, ma perchè appaiono come giustificati unicamente
dall'esigenza di sostenere alcune inevitabili cadute di ritmo o fornire maggior respiro, anche in termini di durata, ad una partitura di estrema immediatezza ma
anche di rapida risoluzione.
Qualche perplessità ci resta anche nei confronti della scena. Ci saremmo forse aspettati uno slancio più originale e consono alla ricerca messa in atto da
uno tra i gruppi maggiormente apprezzati dell'attuale teatro contemporaneo. Solo nel quadro finale, dove al dialogo serrato si sovrappone un marcato simbolismo, vediamo finalmente emergere il tentativo di attribuire un'identità propria ad un testo che, seppur opera di un grande, non risulta, a nostro modo di vedere, del tutto intoccabile.
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L'OMOSESSUALE O LA DIFFICOLTA' DI ESPRIMERSI
di Copi

traduzione di Luca Coppola e Giancarlo Prati
con Massimo Loreto, Annig Raimondi, Maria Eugenia D’Aquino, Riccardo Magherini, Vladimir Todisco Grande.
regia di Annalisa Bianco e Virginio Liberti
produzione: Egumteatro, Teatro Arsenale di Milano , in collaborazione con Santarcangelo dei Teatri.
in tournèe.

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Javier Bardem depresso per i capelli

(Cineblog) Divertente curiosità dal set di Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men) dei fratelli Coen. Josh Brolin ha raccontato che il suo collega Javier Bardem era parecchio depresso dal… suo taglio di capelli. E questo non ha smentito:

“Vedi te stesso, vedi i tuoi capelli. Non realizzi che ti può colpire nella tua psiche. A me è successo dopo un paio di settimane, mi sentivo strano con me stesso. C’era qualcosa di non familiare”.

Fortuna che ad un taglio di capelli si può sempre rimediare. In effetti questa capigliatura non è che gli doni molto.

Fonte Celebitchy

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Eva Henger parla di sua figlia "Mia figlia pornostar? Mai, la chiuderei in casa".

L'ex pornostar parla del futuro di sua figlia.
(La Stampa) «Se mia figlia mi chiedesse di fare dei film a luci rosse, la chiuderei in casa, e non la farei uscire mai più». A dirlo è Eva Henger, la ex pornodiva, che ha al suo attivo oltre 150 film hard con vari registi, ed ex moglie di Riccardo Schicchi, produttore di film vietati ai 18 anni.

«Con Riccardo ci siamo lasciati perchè non c’era più passione a letto - ha detto Eva - era diventato per me come un fratello, oggi ho un nuovo amore, Massimiliano, che lui c’è tutto, passione, amore amicizia, e la mia famiglia insieme alle mie figlie».

La conduttrice del contenitore domenicale di Canale 5 Paola Perego ha chiesto qual è la tentazione a cui non resisti? «Il cibo - ha risposto ridendo la Henger - sono sempre a dieta, ma mangio sempre di più». In cosa sei moralista? ha chiesto ancora la Perego «nel non far del male agli altri». E cos’è la vergogna? «Parlare male l’italiano, invece il pudore è essere nuda in un posto non adatto, ad esempio un asilo, lì sarei veramente a disagi». Faresti oggi film porno? «Non più, non penso più al passato, voglio vivere il presente ed il futuro, sono cose che ho fatto e che non rifarei».

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