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martedì 11 marzo 2008

L'Olanda nega l'asilo al giovane gay che rischia la pena di morte.

(Adnkronos) Le autorita' olandesi hanno oggi comunicato a Seyed Medhi Kazemi, il ragazzo gay iraniano di 21 anni che rischia in Iran la pena di morte a causa della sua omosessualita', di aver respinto la sua richiesta di asilo. Entro 72 ore verra' quindi rimpatriato in Gran Bretagna dove e' quasi certa la sua deportazione in Iran. Medhi Kazemi e' finito nel mirino delle autorita' iraniane perche' il suo nome, insieme a quello di molti altri, era stato fatto dal suo ex compagno, torturato e poi giustiziato in Iran con l'accusa di sodomia. Secondo quanto si legge in una nota dei Radicali, domani l'assemblea del Parlamento europeo, su iniziativa dei deputati europei Marco Cappato e Marco Pannella, e grazie alla mobilitazione di altri 60 deputati europei, discutera' una risoluzione d'urgenza su questa vicenda. Nel testo si chiede che la Gran Bretagna applichi le direttive europee sul riconoscimento dello status di rifugiato alle persone che necessitano di protezione internazionale. Il Partito radicale nonviolento, Nessuno Tocchi Caino e l'Associazione radicale Certi Diritti, insieme al Gruppo Everyone, si stanno mobilitando in queste ore per scongiurare la deportazione in Iran di Medhi.

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Politici e mignotte. Dal Governatore di New York al capo della polizia dell'Iran passando per il Presidente Ceko. Sesso e potere.

(Mario Calabresi - La Repubblica) «Mr Clean», il grande moralizzatore di Manhattan, lo «sceriffo di Wall Street» era il «Cliente numero 9» e questa definizione gli costerà la carriera. Eliot Spitzer (nella foto con la moglie durante la conferenza tampa), governatore dello Stato di New York, ex procuratore generale della città, stella in ascesa dei democratici, una fama costruita combattendo la corruzione, è stato incastrato ieri in un giro di prostituzione di alto livello. Non appena la notizia è diventata pubblica, ieri pomeriggio, si è scusato durante una breve conferenza stampa con la sua famiglia (la moglie era accanto a lui) e con i cittadini, ma la sua carriera è finita: non può certo sopravvivere, l´aspettativa di tutti è che dopo aver studiato le reazioni si dimetterà.

L´organizzazione a cui Spitzer si rivolgeva, la Emperors Club Vip, lavorava in America e in Europa ed era tra le più esclusive e costose, le ragazze si dividevano in sette categorie, indicate dal numero di diamanti accanto alle foto di ognuna di loro, le più ambite arrivavano a costare 5500 dollari all´ora e lavoravano anche a Londra, Washington, Los Angeles, Miami e Parigi. L´uomo che aveva incastrato mafiosi e corrotti di Wall Street con le intercettazioni telefoniche è stato bruciato proprio da sei telefonate, fatte il mese scorso, alla vigilia di San Valentino, in cui chiedeva che una squillo di lusso newyorkese che già conosceva - «Kristen: americana, minuta, brunetta, molto carina» - lo raggiungesse a Washington (dove era andato per un´audizione al Congresso) in una suite del Mayflower hotel.

Questo particolare rende tutto più grave, perché il viaggio della ragazza, in treno, rende il reato un crimine federale. Infatti raramente vengono perseguiti i clienti delle prostitute ma una legge del 1910 stabilisce che è un crimine trasferire una persona da uno Stato all´altro con la finalità del sesso a pagamento. I quattro gestori dell´organizzazione, che negli ultimi quattro anni avrebbero guadagnato oltre un milione di dollari, sono stati incriminati proprio per questo da quella stessa procura diretta fino a poco tempo fa da Spitzer. Anche lui aveva guidato un´inchiesta su un giro di prostituzione nel 2004, in cui erano state arrestate 16 persone. Il commento dell´allora procuratore era che lo sfruttamento sessuale era un «crimine rivoltante».

«Non sono stato all´altezza delle aspettative che avevo di me», ha detto Spitzer, con gli occhi lucidi all´inizio della sua breve dichiarazione, mentre un centinaio di giornalisti gli chiedevano, urlando, se si sarebbe dimesso. «Prima di tutto chiedo perdono alla mia famiglia - ha aggiunto - e poi chiedo perdono all´opinione pubblica, alla quale promisi di essere migliore». Nessuna risposta sulle dimissioni, se non la promessa di nuove dichiarazioni nel giro di poche ore.

Eliot Spitzer, 48 anni, sposato da 21 anni con Silda Wall, fondatrice di una ong che si occupa di bambini, ha tre figlie. Da poco più di un anno è il governatore democratico dello Stato di New York, è anche un "superdelegato" alla convention del partito ed uno degli sponsor di Hillary Clinton.

Una carriera costruita sulla fama di incorruttibile, di grande moralizzatore della città e di Wall Street di cui è stato il fustigatore portando alla sbarra, quando era Procuratore generale di New York, interi consigli di amministrazione negli scandali della finanza, delle grandi corporation, delle banche come delle case farmaceutiche.

Negli ultimi mesi, come governatore, era stato al centro di polemiche a non finire, prima per aver proposto di legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, poi con la sua idea di dare la patente agli immigrati illegali, infine per aver alzato le tariffe dei trasporti pubblici.
Nato a Riverdale, il quartiere bene del Bronx, da una famiglia di ebrei austriaci, ha studiato a Princeton e Harvard, dove alla scuola di legge conobbe la moglie. La sua carriera nell´ufficio della Procura di Manhattan era cominciato all´inizio degli Anni Novanta quando guidò l´inchiesta sui traffici illegali della famiglia mafiosa dei Gambino. Da quel momento la sua ascesa era stata inarrestabile.

Invece la sua stella è tramontata in un momento, ieri all´ora di pranzo, mentre i newyorkesi si affannavano davanti alle televisioni dei bar che hanno dedicato ore di diretta allo scandalo e sui siti internet che non parlavano d´altro. Poi è stato il pomeriggio dei particolari: l´incontro del 13 febbraio era durato 2 ore, Spitzer aveva pagato 4300 dollari, e Kristen aveva detto a Rachelle, la centralinista di Emperors, che «le era piaciuto» anche se il «Cliente 9» aveva la fama «di essere uno che chiede cose che non sono sicure». I più felici sono stati i suoi nemici del New York Post, il tabloid di Murdoch che non lo ha risparmiato un giorno dalla sua elezioni e che ora camperà a lungo sulle carte dell´inchiesta.
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Il presidente Ceko Vaclav Klaus sorpreso con una giovane hostess.
(Il Corriere della Sera) Il presidente della Repubblica ceca, Vaclav Klaus, è stato sorpreso in compagnia di una giovane hostess di volo mentre entrava, e il mattino dopo usciva, da un albergo alle porte di Praga. Le fotografie di Klaus, 66 anni, in compagnia di Petra Bednarova, 25, sono state pubblicate sul tabloid Aha in edicola ieri.

Klaus, appena rieletto alla presidenza, è sposato da tempo con Livia Klausova, economista coetanea, e ha due figli e cinque nipoti. Vaclav Klaus pochi giorni fa ha giurato davanti al Parlamento riunito, iniziando il suo secondo e ultimo mandato quinquennale dopo la rielezione di febbraio. Il capo di Stato ha annunciato che nel corso del suo mandato agirà nel rispetto della Costituzione e che nel semestre di presidenza europea, alla Repubblica ceca da gennaio 2009, si augura che «il governo e la presidenza possano agire congiuntamente».
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Iran: scandalo a Teheran, capo polizia arrestato in un bordello.
(AkiSexgate a Teheran, dove il capo della polizia della capitale, Reza Zarei, è stato arrestato dopo essere stato sorpreso nudo in un bordello, assieme a sei prostitute svestite. Subito dopo il comandante ha rassegnato le dimissioni. La notizia dell'arresto di Zarei non è stata riportata dalle agenzie ufficiali, ma diffusa oggi da Farda News, il sito internet vicino al sindaco di Teheran e l'ex capo delle forze dell'ordine, Mohammad Bagher Qalibaf. Secondo quanto scrive il sito 'Gooya', uno dei più cliccati del web iraniano, l'ordine per l'irruzione nel bordello sarebbe stato dato direttamente dall'ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, capo dell'Autorità Giudiziaria. Zarei, fino alle sue dimissioni, era incaricato del piano per la moralizzazione della capitale. Durante gli ultimi sei mesi, centinaia di giovani, sia ragazzi che ragazze, sono finiti in carcere per non aver rispettato alla lettera il codice di comportamento islamico: una linea dura che aveva attirato forti critiche sull'ex capo della polizia, anche da ambienti conservatori.

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Cruise-Kidman: L'addio per una infedeltà gay? Intrighi pericolosi a Hollywood e non solo.

(Tiscali notizie) Corna, probabilmente gay. Questo è il segreto inconfessabile di divorzio tra Nicole Kidman e Tom Cruiseche rimbalza sulle pagine di gossip. Ancor di più fa scandalo quando si sa che le fonti sarebbero alcune telefonate, tra le due star, registrate da Tony il Bulldog, l'investigatore ficcanaso Hollywoodiano. Chi è costui? Semplice. Di nome fa Anthony Pellicano e di professione faceva il detective privato di vip, perché ora è il prigioniero numero 21568/112 del Metropolitan Detention Centre di Los Angeles. Finito sotto processo con i suoi 108 capi d'accusa, dal ricatto allo spionaggio. E adesso da Sylvester Stallone a Michael Jackson hanno tutti un po' di paura.
I suoi uffici ambigui - Pellicano sembrava un vero gangster dentro i suoi abiti griffati e un po' iena dietro gli occhiali grandi e neri da sole, a bordo della sua Mercedes SLK nera andava ogni giorno a lavoro, negli uffici sul Sunset Boulevard. Da quelle maledette scrivanie, sommerse da migliaia di scartoffie gossipare, ascoltava tutti dal suo ufficio. Fino al novembre del 2002, quando alla sua porta hanno bussato i poliziotti. Era in corso una inchiesta su due reporter minacciati dalla mafia mentre cercavano qualche particolare scandaloso sull'attore Steven Seagal per conto di Pellicano. Nello studio dello spione dei vip, mezzo alla lingerie di super lusso c'erano addirittura armi, esplosivi, e una fila di computer con cinquantadue dischetti, novantadue cd e trentaquattro drive zippati. Ogni file era criptato in maniera perfetta, per estrapolare i dati la polizia ha impiegato parecchi giorni. Una volta decodificati, gli investigatori si trovarono di fronte a rivelazioni compromettenti. Ecco quindi spuntare le telefonate fra Nicole Kidman e Tom Cruise, registrate da Tony, che svelerebbero il segreto inconfessabile del loro divorzio a causa di corna e omosessualità.

Complici e ricattatori - Tony il Bulldog, il re dei segreti inconfessabili di Hollywood, aveva le giuste armi per fabbricare soldi a palate, così molti sfruttarono per ben 20 anni le sue informazioni come fonte preziosa. Così John McTiernan, il regista di Die Hard e Caccia a ottobre rosso, è accusato di aver chiesto a Pellicano di intercettare un produttore rivale. Il commediografo Chris Rock lo assunse per investigare su un modello che affermava di essere suo figlio.

Tony croce e delizia - Voci di corridoio dicono che se qualche vip aveva bisogno di nascondere le marachelle, i loro avvocati dicevano: "Ci pensa Tony". Perfino Bertram Fields, il potente avvocato di Los Angeles capace di miracoli legali, con una lista di clienti del calibro di John Travolta e Warren Beatty, collaborava con Pellicano. Come l'episodio di Don Simpson, produttore di Top Gun, accusato per molestie sessuali. Pellicano scoprì che la querelante aveva assoldato uno spogliarellista e Fields la distrusse in aula.

Vita da duro - Jacquelyn Mitchard, un'amica d'infanzia di Anthony, dice : "Ci sono persone che faranno qualsiasi cosa perché lui non riveli questi segreti". Pellicano è un duro cresciuto nel mito della mafia e dei Soprano. Viene da Cicero, sobborghi di Chicago, fu espulso da scuola perché provocava risse. I suoi primi passi da investigatore li mosse in un'agenzia che doveva rintracciare i clienti morosi. Gavetta bruciante fino al botto a soli 30 anni: quando saccheggiarono la tomba di Mike Todd, il primo marito di Liz Taylor. Perchè dopo una settimana di ricerche vane da parte della polizia, lui, dal fiuto impeccabile, riuscì a portare i giornalisti fino al cadavere, sepolto sotto un mucchio di foglie. Un successo strepitoso. Fu catapultato dal suo buco di Chicago, con un lavoro da 75 dollari all'ora, al mondo raggiante e privilegiato di Hollywood, dove i clienti sborsavano anche mille dollari l'ora.

Ingaggi dorati - Nel lussuoso regno del cinema era diventato l'uomo dei segreti delle star e dal suo lungo curriculum si legge quindi che l'attrice Farrah Fawcett lo ingaggiò per risolvere le sue questioni di cuore con il suo ex boy friend. Stevie Wonder, invece, volle sapere tutto sulla sua una fidanzata. I legali di Michael Jackson si rivolsero a lui nel 1993 per scoprire i retroscena della famiglia di Jordie Chandler, il ragazzo di 13 anni che lo accusava di abusi sessuali. Voci maligne dicono che il più spiato fosse Sylvester Stallone forse per ricattarlo, come sostiene l'accusa.

La celebrità dà alla testa - Ormai sulla cresta dell'onda, con una lista di clienti molto esclusiva e piccante, Pellicano si comportava come un vero padrino. "Aveva un'idea romantica e antica della mafia, un'idea sbagliata. Ma Tony diceva che era nel suo destino" come ha ricordato Richard Disabatino, un investigatore privato di Beverly Hills, a Elizabeth Day dell'Observer. Poco importa che il matrimonio di Anthony andasse a rotoli, lui era nel vortice della popolarità e si immedesimava sempre di più nel ruolo. "Ci sono state volte che avrebbe voluto che i bambini gli baciassero la mano come se fosse Dio", raccontò sua moglie.

I racconti di Disabatino - L' investigatore privato di Beverly Hills racconta che una volta in un ristorante Anthony Pellicano ordinò acqua minerale, richiedendo esplicitamente quella Evian. Il cameriere arrivò con la Panna, e lui lo insultò come un cane: "Io ho ordinato dell'Evian, fo...o finocchio". Il cameriere andò via a testa bassa e ritornò dopo con l'acqua giusta. Anthony questa volta gli rifilò 50 dollari di mancia: "Non farlo più", gli disse. Pellicano andò fuori dal ristorante respirando l'aria della sera e gonfiando il petto: "E' bello essere un re" disse gongolando a Disabatino. Ignorava che avrebbe presto pagato a caro prezzo la tempesta di pettegolezzi torbidi che aveva fatto abbattere su Hollywood.

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"Flop factor" La Ventura battuta anche da "Chi l'ha visto". Raidue mai così male. Il pubblico è stanco di Simona Ventura.

(Diego Brunella - Il Velino - La rivincita per la famiglia di Graziella Campagna, uccisa a soli 17 anni dalla mafia, è cominciata ieri sera. Prima della sentenza in Corte d’Appello il prossimo 18 marzo, il film tv “La vita rubata”, che racconta la ricerca di verità e giustizia del fratello Pietro interpretato da Beppe Fiorello, in onda su RaiUno in prima serata, ha ottenuto 7 milioni 604 mila telespettatori e il 28,50 per cento di share.

Su Canale5, il “Grande fratello” si è difeso bene, facendo scendere in campo il capitano della Roma Francesco Totti che ha portato a casa un buon risultato: 5 milioni 77 mila telespettatori e il 23,18 per cento di share. Falsa partenza per il talent show basato sul canto in onda su RaiDue: “X Factor” ha reso solo un milione 978 mila telespettatori e il 9,35 per cento di share. A Simona Ventura e Francesco Facchinetti, baciati dagli ascolti con il reality show “L’Isola dei famosi”, ieri è mancato un vero “x factor”, su cui invece ha puntato il “Grande Fratello” con il fuoriclasse Totti.

Su Italia1, l’attualità targata “Mistery Csi-Oltre la scena del crimine” ha raccolto 648 mila telespettatori e il 6,48 per cento di share. Su RaiDue, “Scorie”, con Nicola Savino, programma ripartito in tandem col talent show di Ventura e Facchinetti, dopo la fortunata accoppiata con “L’Isola dei famosi” l’autunno scorso, ha registrato 582 mila telespettatori e il 10,63 per cento di share. Su RaiTre, il telefilm “Blind Justice” è stato seguito da 444 mila telespettatori, con il 4,24 per cento di share. Su La7, l’attualità targata “Cognome & Nome” ha siglato 146 mila telespettatori e l’1,94 per cento di share.

Sul fronte dei tg della sera, il Tg1 ha confermato il proprio primato con 7 milioni 970 mila telespettatori e il 31,30 per cento di share; mentre il Tg5 ha raccolto 7 milioni 132 mila telespettatori e il 27,91 per cento di share, decisamente un risultato che accorcia le distanze con il competitor.

Nella sfida tra i programmi traino dei due principali tg delle 20, “L’eredità” (inclusa “La sfida dei 6”), su RaiUno, ha ottenuto 5 milioni 515 mila telespettatori e il 28,43 per cento di share; mentre “Chi vuol essere milionario” (incluso “Verso il milione”), su Canale5, ha realizzato 4 milioni 603 mila telespettatori e il 23,41 per cento di share.

In access prime time “Striscia la notizia”, su Canale5, è volata a 8 milioni 432 mila telespettatori e al 29,54 per cento di share, aggiudicandosi la palma di programma più visto della giornata. Su RaiUno, il competitor “Affari tuoi” ha raccolto 6 milioni 474 mila telespettatori e il 22,82 per cento di share. Nella stessa fascia “Otto e mezzo”, su La7, ha registrato 821 mila telespettatori e il 2,96 per cento di share. Infine, nelle 24 ore, RaiUno si è aggiudicata lo share più alto con il 24,51 per cento. A seguire: Canale5 con il 23,20; Rete4 con il 9,46; Italia1 con il 9,43; RaiDue con il 9,27; RaiTre con l’8,11; La7 con il 3,01.

Migliori della performance d’esordio del talent show di RaiDue, sono stati i risultati ottenuti da: “Chi l’ha visto?”, su RaiTre, con 2 milioni 647 mila telespettatori e il 9,68 per cento di share; “Mission impossible”, film di Brian De Palma, su Rete4, con 2 milioni 521 mila telespettatori e il 9,66 per cento di share; e “Anni 90 Parte II”, di Enrico Oldoini, su Italia1, con 2 milioni 414 mila telespettatori e il 9,43 per cento di share. Su La7, il programma “Niente di personale”, condotto da Antonello Piroso, ha realizzato 569 mila telespettatori e il 2,48 per cento di share.

In seconda serata è stata scritta un’altra pagina della campagna elettorale: Gavino Angius del Partito socialista, Oliviero Diliberto de La Sinistra-l’Arcobaleno, Roberto Manzione dell’Unione Democratica per i Consumatori, Francesco Storace de La Destra e Bruno Tabacci della Rosa Bianca si sono confrontati nel salotto politico di Bruno Vespa. Il dibattito a “Porta a Porta”, cominciato alle 23.35 su RaiUno, è stato seguito da un milione 483 mila telespettatori, con il 17,89 per cento di share. Su Canale5, il “Maurizio Costanzo Show”, cominciato alle 0.26, ha ottenuto 879 mila telespettatori e il 19,20 per cento di share. Su Rete4, il film “Demolition man” di Marco Brambilla, è stato visto da 843 mila telespettatori, con il 12,31 per cento di share.

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Gioca in rete e spunta il porno con uomini nudi.

(Alessandro Lucarelli - Punto informatico) Non c'è tregua per i videogiochi, più e più volte accusati di diffondere temi e contenuti inappropriati per il pubblico giovanile. L'ennesimo attacco sferrato contro il settore si deve al caso di un ragazzino, un giovane videogamer sottoposto suo malgrado a immagini con cui non avrebbe dovuto dover fare i conti.

Il 12enne Najee Kennedy è uno dei tanti estimatori di Burnout Paradise, uno dei più recenti giochi di corse pubblicato per console Playstation 3 e Xbox 360. Nel caso specifico il bambino giocava in multi-player, affrontando una serie di avversari come lui connessi via internet e utilizzando Playstation Eye, la webcam Sony studiata per la propria console.

Durante lo svolgimento del gioco è possibile ricevere delle istantanee dei propri avversari, dei mugshots che li ritraggono nei momenti di azione più concitati. Il divertimento si è però interrotto quando Najee ha ricevuto sul proprio monitor la foto di un uomo nudo, che esponeva in bella mostra i genitali dinanzi alla telecamera. Il padre del piccolo, accortosi del fatto, ha immediatamente allertato le forze dell'ordine. Il gioco è tuttora classificato negli States con il simbolo E, il che lo rende adatto a un pubblico estremamente giovane a partire dai 10 anni di età. Purtroppo, nonostante le valutazioni espresse dalle commissioni di controllo ancor prima della messa in vendita dei videogiochi, non viene effettuato alcun monitoraggio per quei prodotti che offrono la possibilità di giocare in rete.

E ora le accuse si moltiplicano: è troppo facile per un eventuale "predatore" entrare in contatto con minori attraverso chat e scambi di foto. Il rischio per i giovani può celarsi dunque anche per prodotti software apparentemente innocui, il cui utilizzo online non sia soggetto a specifici controlli da parte dei produttori. Sony, interrogata in proposito, non ha ancora espresso alcuna posizione. D'altra parte nemmeno Microsoft, con il servizio Xbox Live, effettua attualmente alcun monitoraggio a monte sul gaming online.

Nel frattempo si è già acceso un intenso dibattito su un altro gioco provocatorio in programma per la console portatile Nintendo DS. Si tratta di "Imagination Is the Only Escape", di Luc Bernard, sviluppatore già noto per "Eternity's Child" uscito per la console Wii. La trama del gioco appare fin d'ora quanto mai delicata. Dalle informazioni trapelate in questi giorni si punterebbe ad una ambientazione storica, quella della Seconda Guerra Mondiale, durante l'occupazione nazista della Francia. Il protagonista del gioco si troverebbe a dover sfuggire alle barbarie della guerra immaginando un mondo completamente diverso. I riferimenti all'Olocausto e alla tragedia umana subita dalle vittime del nazismo sarebbero così riportati in un videogioco per bambini, con rischi di una banalizzazione che non va giù a moltissimi. La strada per una pubblicazione ufficiale del gioco rimane al momento assai complicata visti gli argomenti trattati, ma si attende una parola ufficiale da Nintendo.

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GF8. Fuori Benedetta e Thiago in nomination. La "finta coppia" alla fine verrà esclusa dal pubblico? I video con Totti.

Il Grande Fratello protegge le donne in estinzione. Nomination tutte al maschile.

(Televisionando) Le donne si fanno guerra? Il Grande Fratello corre ai ripari rendendo nominabili solo gli uomini, con Roberto immune. La paura di perderlo è evidentemente troppo forte. Al televoto quindi GianFilippo, votato quasi all’unanimità, Thiago, Fabio e Francesco, che però ha ricevuto un bel regalo, tre quarti d’ora in compagnia del suo idolo, il Capitano della Roma Francesco Totti. In basso la prima parte del suo intervento.
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Avremmo voluto ad un certo punto che Totti rimanesse in casa: la sua presenza, come ha commentato Ezio Greggio da Striscia La Notizia, è davvero servita ad alzare il livello medio della Casa, distraendo un po’ tutti dalle continue litigate che tengono banco settimana dopo settimana. Finalmente è spuntato qualche sorriso, grazie alla simpatia del Capitano e del tifosissimo Francesco Botta, che ha esorcizzato la sua sorpresa trattandolo da suo pari. Un tantinello pretestuosa la scusa con cui è stato fatto entrare Totti, ovvero insegnare la galanteria al Botta, una missione che avrebbe necessitato di almeno tre puntate speciali, tanto che alla fine il “maestro” si è lasciato coinvolgere dall’allievo. Del resto “è difficile trovare un difetto a un romano”, dice il capitano e lo studio è in delirio. In basso il siparietto confezionato dagli autori.
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Sul fronte gara, il Grande Fratello ha fatto nuovamente sentire la sua ingombrante presenza decidendo, del tutto arbitrariamente, di rendere votabili solo gli uomini. Va dato atto che almeno non si è tricerato dietro la recente Festa della Donna, ma ha candidamente ammesso di aver preso questa decisione per lasciare qualche donna nella casa. E così tutti sono stati costretti a votare i maschietti, adducendo motivazioni assolutamente inconsistenti, ovviamente, dettate più che altro dal desiderio di non perdere gli amici più cari. Nominato massicciamente GianFilippo, che ha potuto riabbracciare Alice, rientrata un attimo in casa giusto per subire il pressing di Alessia, che non ha fatto altro che tentare di far confessare ai due di essere perdutamente innamorati. Logico, invece, che con un matrimonio appena sfumato alle spalle e la responsabilità di esserne stato in parte l’artefice, Alice e GianFilippo non abbiano voluto sbilanciarsi troppo, sebbene i loro sguardi valessero più delle loro parole.
Per una coppia finita (Alice e Nicola) un’altra rinasce: si tratta di Silvia e dell’ex Cesar, che ha fatto recapitare in redazione un fascio di rose e girasoli e una lettera romanticissima, nella quale non solo rinnova il suo amore per Silvia ma fa sapere alla ragazza che la loro relazione è stata “benedetta” anche dai genitori di lui, finora all’oscuro della loro relazione. La paura che non capissero i loro sentimenti e soprattutto non accettassero Silvia, dal passato non proprio convenzionale, è sempre stata una spada di Damocle sul loro rapporto. E questa volta la tv è stata provvidenziale :”Mia mamma ha visto dagli schermi televisivi che donna tu sia e ha riconosciuto in te tutte le prerogative per essere la fidanzata di suo figlio“. Silvia, in lacrime, vorrebbe mollare tutto e correre da lui, ma l’obiettivo è vincere. Speriamo solo che il dopoGF, solitamente foriero di stravolgimenti nella vita dei concorrenti, non distrugga quello che il GF stesso ha ricostruito.

Silvia resta uno dei personaggi più positivi della Casa, come dice anche Signorini, con l’audio ancora aperto in casa. Il novero dei doppiogiochisti, invece, si arricchisce ogni giorno di più: da una parte c’è quel paravento di Roberto, simpatico per carità, ma stucchevole nel suo continuo tentativo di dimostrare di essere irresistibile (si vedano i mille filmati di Mai Dire Grande Fratello); dall’altra c’è quell’inciucessa di Raffaella, ancora difesa da Alessia che ne parla come una ingenua ragazzina. Sarebbe stata di certo in nomination se il GF non ci avesse messo lo zampino.

Intanto Benedetta ha di nuovo lasciato solo il suo “amorsigno” Thiago: il pubblico l’aveva fatta entrare per stare con il marito e il pubblico l’ha fatta uscire, visto che, come sintetizza Signorini, ha passato tutto il tempo a sparlare degli altri, salvo poi riservare a tutti ampi sorrisi. Personaggio inconsistente, va detto. Speriamo esca anche il marito così il GF non ci propinerà speciali sulla triste vita di Benedetta senza il maritino lontano.

Il Grande Fratello di quest’anno, come detto più volte, ama pescare nel torbido e per agitare le acque, nella speranza che esca qualche notte di sesso da riproporre al pubblico della prima serata, ha confezionato una prova settimanale raccapricciante, una prova di recitazione che ha improvvismanete reso gli attori delle fiction nostrane degli impareggiabili premi Oscar. Due le scene portate sul palcoscenico del GF, una tratta da Elisa di Rivombrosa con Raffaella nei panni di Elisa e Mario in quelli di Fabrizio Ristori - con bacio appassionato interrotto dalla sorellastra di lui, interpretata egregiamente da Lina - e una da Il Bello delle Donne. Quest’ultima ha fatto alzare il tasso di testosterone nel povero Roberto dalla parrucca bionda - una pettinatura già devastante per Gabriel Garko protagonista della fiction, figurarsi per Roberto Mercandalli - che si è trovato a fare i conti con una Silvia in completino intimo assolutamente in parte. In basso il video.
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Il primate di Spagna dopo la vittoria di Zapatero: «Matrimonio, aborto, eutanasia: Così condurrà il Paese al disastro».

Il cardinale Antonio Cañizares: «Giusta la battaglia di Giuliano Ferrara». Difendere valori in pericolo non è ingerenza.

(Aldo Cazzullo - Il Corriere della Sera) Prima di parlare, il cardinale Antonio Cañizares (a fianco), primate di Spagna, arcivescovo di Toledo, ha piacere che si veda la sua cattedrale. «Qui è nata la Spagna. Nel 593, con la conversione del re visigoto Recadero. Anzi, Benedetto XVI mi ha detto che a Toledo è nata l’Europa, con l’incontro nel cattolicesimo tra tedeschi e latini, due secoli prima di Carlo Magno. Poi la chiesa fu distrutta e divenne moschea. Poi fu distrutta la moschea e fu ricostruita la chiesa…». Lo chiamano il piccolo Ratzinger, per i capelli candidi, il tratto cortese, la fermezza.
Cardinale, avete perso le elezioni? La vittoria di Zapatero è la sconfitta dei vescovi spagnoli?
«No. Mi congratulo con Zapatero. Siamo pronti a collaborare con lui, purché si muova nel solco della Costituzione e persegua, come fa la Chiesa, il bene comune. Noi non siamo contro il governo. Certo, i conflitti con il potere costituito sono per la Chiesa una condizione storica». In Italia si pensa il contrario, al punto talora da identificare la Chiesa con il potere. «Forse, in passato. Oggi la Chiesa non è il potere, anche se può subirne la tentazione; ma in fondo anche Cristo fu tentato. E noi non cesseremo di reclamare contro alcune cose che il governo ha fatto o potrà fare».

Lei ha parlato di una «rivoluzione culturale laicista» di Zapatero. Che cosa intende? Questa rivoluzione continuerà?
«Sì, è in corso una rivoluzione culturale. Non solo in Spagna; in tutto l’Occidente. La denuncia Benedetto XVI, quando paventa la dittatura del relativismo. La Spagna rappresenta la punta più avanzata di questa rivoluzione, con le sue leggi “di genere”, che vanno ben oltre il femminismo tradizionale, questa sorta di lotta di classe tra uomo e donna. Il governo spagnolo ha varato leggi che negano l’evidenza della natura e della ragione, che affidano allo Stato la formazione morale dei giovani, che si propongono di fondare una nuova cultura su una concezione falsa della libertà».

Una rivoluzione che ora continuerà. Cosa deve fare la Chiesa?
«Quanto ha fatto finora. La sinistra parla di allargare i diritti. Ma i diritti non si creano in Parlamento. La Chiesa vuole collaborare a costruire una società di convivenza e di pace. Ma quale convivenza può esserci al di fuori del matrimonio tra un uomo e una donna? Quale convivenza può esserci se si intende eliminare Dio dalla vita sociale? Quale convivenza può esserci se si nega il diritto alla vita? Non abbiamo nulla da rimproverarci: sarebbe un tradimento se rinunciassimo a difendere la vita, dal concepimento alla morte naturale. Noi non siamo contro la democrazia, ma a favore; chi nega il diritto alla vita è contro la democrazia, e conduce la società al disastro. Noi difenderemo i valori in pericolo. E ci batteremo contro l’ampliamento della legge sull’aborto, e contro l’eutanasia».

L’aborto in Italia è tornato nell’agenda politica. In Spagna la legge è più restrittiva che in Italia. Teme che Zapatero intenda cambiarla?
«Ci sono a sinistra persone e gruppi che lo chiedono. Ma la Corte costituzionale ha riconosciuto i diritti del nascituro. Noi dobbiamo innanzitutto chiedere la piena applicazione della legge in vigore: sono convinto che molti dei centomila aborti che avvengono in Spagna ogni anno sarebbero evitati. Conosco la battaglia di Giuliano Ferrara per la moratoria, e vi aderisco. Per il futuro, mi batterò per l’abolizione dell’aborto. Che è il peggior degrado della storia dell’umanità».
Zapatero è stato polemico con i vescovi in campagna elettorale. Che effetto le ha fatto?
«Non l’ho capito. E tuttora, dopo il suo trionfo, continuo a non capirlo. Le sue aggressioni verbali si basavano su parole manipolate, come quelle del cardinale Rouco Varela, o riferite dai media in modo incompleto, come quelle del cardinale García Gasco. Comunque, non ho nulla contro la persona. Lui stesso ha detto di non voler ripetere gli errori. Prego per lui che imbocchi la strada giusta».

Questo significa che può cominciare una nuova stagione nei rapporti tra governo e Chiesa?
«Da parte nostra non esiste, non può esistere nessuna nuova stagione. In questi anni la Chiesa spagnola non ha compiuto un solo atto di ingerenza. Il cristianesimo è l’unica religione che separa fede e politica: a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. Di Dio sono la vita, la verità, l’uomo».

La destra non ha fatto propria la battaglia culturale della Chiesa. Ora cosa dovrebbe fare, secondo lei, l’opposizione a Zapatero, in Parlamento e nella società?
«Non mi permetto di dare indicazioni a un partito. Dico che il futuro della nostra società si gioca in una grande battaglia culturale, e che nessun cattolico, in qualunque partito militi, può disertare. Al contrario: il parlamentare, il medico, il docente universitario, ognuno deve fare la sua parte. E la Chiesa deve evangelizzare la Spagna. Noi non vogliamo essere fattore di divisione, ma del progresso autentico; non del progresso che rinchiude la ragione nel recinto della scienza».

Il confronto tra Stato e Chiesa è un tema anche della campagna elettorale italiana. Qual è la differenza tra la Chiesa spagnola e la nostra?
«La Chiesa italiana ha più spazio sui media. Quando ci fu il Family Day, tutti i giornali dedicarono più pagine alla manifestazione di piazza San Giovanni, emezza pagina a quella laicista di piazza Navona. In Spagna molti giornali avrebbero fatto il contrario. Da qui l’impressione che la Chiesa italiana sia più ascoltata. Ma guardi che anche in Spagna la gente ci sta a sentire. Quando mi incontrano in stazione o all’aeroporto, i passanti mi incoraggiano: “Don Antonio, avanti così!”. Quando il cardinale Rouco ha invitato i madrileni in piazza, sono venuti in due milioni. Finora c’è stato un deficit dei cattolici nella vita pubblica, ma le cose stanno cambiando, e il futuro sarà diverso».

L’unità nazionale spagnola è in pericolo?
«L’unità della Spagna è un bene morale che appartiene a tutti, e che tutti dovrebbero difendere. Ad esempio evitando qualsiasi trattativa, qualsiasi riconoscimento politico al terrorismo ».

Che cosa pensa della legge sulla memoria? Non è forse giusto eliminare anche dalle chiese lapidi, iscrizioni, simboli del franchismo?
«È una legge non necessaria. Le sofferenze del passato si possono riparare in altri modi. E molte sono già state riparate. Fare una legge significa rievocare e rinfocolare le divisioni tra di noi. Abbiamo invece bisogno di più riconciliazione, di più unità. La vera legge per la memoria è la Costituzione del 1978; lì c’è già tutto; il di più è inutile o dannoso».

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Sui pedofili il silenzio è sacro. Il memoriale spedito a Wojtyla sugli abusi in Messico.

Le accuse ai preti italiani. In un libro, le omissioni della Chiesa.
(Gianluca Di Feo - L'Espresso) Forte con i deboli e debole con i potenti. A leggere le inchieste e le rivelazioni sulle coperture del Vaticano ai sacerdoti accusati di pedofilia sembra di assistere a un capovolgimento dei valori della Chiesa. Scandali come quelli statunitensi o come l'incredibile vicenda di don Gelmini aprono crepe nella credibilità delle istituzioni ecclesiastiche e soprattutto nella loro capacità di prevenire e punire gli abusi sessuali del clero. Adesso un volume in uscita per l'editore Chiarelettere contribuisce ad aumentare i dubbi. In 'Viaggio nel silenzio' Vania Lucia Gaito raccoglie testimonianze e documenti inediti, fondendoli in una panoramica planetaria delle coperture concesse dalle curie ai protagonisti dei reati.

Alcune delle storie raccolte sono paradossali. C'è la lettera-memoriale inviata a Giovanni Paolo II da un gruppo di sacerdoti e fedeli messicani contro padre Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo. E c'è il racconto del calvario di Alessandro Pasquinelli: "Nel gennaio del 2004 ho patteggiato una condanna per pedofilia. A quell'epoca ero parroco alla Vergine dei Pini, a Monsummano Terme. Ho patteggiato senza saperlo. E ho da scontare tre anni senza aver fatto nulla". Perché accettare una pena senza difendersi? L'ex parroco Pasquinelli sostiene di avere potuto provare la sua innocenza e mostra all'autrice del volume documenti e testimonianze. "Mi fecero firmare un foglio in bianco. Dissero che ci avrebbero scritto un mandato per l'avvocato. Invece ci scrissero il patteggiamento. E il patteggiamento ci fu senza che io neanche ne sapessi nulla. Mi venne comunicato a cose fatte dal mio vescovo".

Che interesse poteva avere un vescovo a far condannare un suo sacerdote innocente? Pasquinelli viene descritto come un prete dinamico, preparato. Entra persino nell'Opus dei e racconta di avere diviso il suo tempo tra l'Opera e la parrocchia. Lì a Monsummano, nel pistoiese, si lancia nel progetto di una casa famiglia, da cui nascono le accuse contro di lui. Non le accetta: dichiara di avere reagito alle prime voci con denunce e con una gestione ancora più rigorosa della struttura. Mentre il vescovo di Pescia gli avrebbe consigliato il quieto vivere: "Con me fu chiarissimo: 'Io obbedisco al Vaticano: il Vaticano dice di trasferire senza scandali, e io ti trasferisco'. E così fece. Senza accertare i fatti, senza fare alcun genere di indagine, nulla". Pasquinelli elenca perizie a sostegno della sua innocenza. Ma quando diventa formalmente indagato entra in depressione. Fino a quella firma sul foglio bianco che si trasforma in una condanna 'benedetta' dal vescovo. Perché, sostiene nel libro, la Curia non voleva che la sua difesa al processo potesse far emergere ben altri scandali.

Uno tra tanti: "Non voleva che si sapesse, poi, di Enrico Marinoni, un sacerdote che aveva preso dalla diocesi di Fiesole, che aveva alle spalle storie di adescamento di minori. Il vescovo l'aveva nominato responsabile dell'Azione cattolica bambini. Era stato come affidare le pecore al lupo, don Enrico si era scatenato, alla fine c'erano state le denunce e aveva patteggiato due anni e sei mesi".

Pasquinelli dopo la sentenza ha reagito, chiedendo gli atti per andare al dibattimento e il vescovo lo ha sospeso. Da lì un percorso che lo ha visto lasciare la diocesi, per poi prendere moglie e diventare un alfiere dei preti sposati. Ma il suo racconto colpisce. Perché parte dal seminario: "Ho l'impressione che ci fosse una percentuale di omosessuali molto alta. È capitato anche a me di ricevere proposte". La più esplicita "venne da un mio compagno che, quando io ero in seminario, era già stato ordinato sacerdote". Descrive l'approccio, il bacio: "Lui continuò ad abbracciarmi e mi disse: 'La nostra è un'amicizia sacra'. Io non riuscivo a dire nulla, l'imbarazzo era troppo forte. Ero pietrificato. E a quel punto lui cercò di sbottonarmi i pantaloni".

Non è solo questione di seminari. A Roma viene indirizzato "a un prelato del Vaticano con un ruolo molto importante. Telefonai e mi fu fissato un appuntamento. I miei amici, quando lo seppero, esplosero in risate e battutine: 'Ah, ma vai da Jessica! Attento! Mettiti la cintura di castità!'. Pensavo che scherzassero, e invece avevano ragione. In Vaticano mi ricevette in uno studio splendido, elegantissimo... Cominciò a lisciarmi le gambe, poi ad accarezzarmi. Io ero gelato. Poi arrivò alla cerniera dei pantaloni. Mi salvò il telefono, come nei film di terza categoria. Lui dovette rispondere e io mi alzai e andai alla porta".

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