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venerdì 18 aprile 2008

Torino 23° Lgbt FilmFest. Prima del film c'è il varietà...

23 Glbt Film Festival: serata d'apertura.
(Queerblog) Ieri sera è cominciato, come già annunciato, il 23esimo Festival nazionale cinematografico interamente dedicato al mondo omosessuale di Torino. Conduzione piacevole, due rimandi del direttore Giovanni Minerba (nella foto) alla situazione romana, dove ha espresso tutta la sua perplessità sulla situazione politica nella quale la comunità omosessuale si accingerà a trovarsi per i prossimi anni.

Non troppo accattivante l’esibizione del ballerino di danza del ventre Sultan. Piacevole invece il contributo della cantante e attrice Gala Évora, i milanesi Amor Fou e splendida doppia esibizione di Syria. Un gran peccato averla in una manifestazione così importante per i soli due brani promozionali. A seguire, la proiezione del film spagnolo del 2007 fuori concorso Chuecatown, commedia noir divertente e leggera, con una comicità incentrata sul mondo ursino. Un bell’inizio, una bella apertura di manifestazione. A domani, con il resoconto della seconda giornata.

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Cinema. Proposte sessuali da Rob Lowe alla baby-sitter. Jude Law fa un film con il figlioletto.

(Paola Mattu Furci - Eco del cinemat) L’attore americano Rob Lowe sembra travolto dagli eventi e da un antipatico scandalo. La bella baby sitter ventiquattrenne Jessica Gibson, che si occupava fino a qualche mese fa della casa e dei due figli dei signori Lowe, ha scatenato un putiferio. Esplicite proposte sessuali da parte del padrone di casa e insulti lanciati senza posa dalla sua signora Sheryl sono i punti fermi delle accuse di Jessica. Mentre i Lowe si difendono e contrattaccano accusando la giovane badante di essere stata da sempre innamorata del divo e di aver rubato in casa per ripicca. Insomma un sano drammone familiare già visto in altre case vip (in genere finito con la vittoria delle nannies). Ma Rob, quarantuno anni, occhi blu e mento appuntito, non è nuovo alle cronache rosa e la moglie (molto meno bella di lui) farebbe bene a tenerselo stretto al suo fianco, venti anni fa infatti fu coinvolto in una storia a luci rosse in cui erano protagoniste donne di mal’affare riprese in uno scabroso video. Come andrà a finire questa volta? I tabloid Usa sono pieni di novità sulla piccante vicenda, vi terremo informati sui prossimi sviluppi.
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Jude Law, il figlio debutta sul set.
Con il figlio Rafferty in "Repossession Mambo".

(TGCom) Come è già successo a Will Smith che si è ritrovato sullo stesso set con il figlio Jaden in "La ricerca della felicità", anche il pargoletto di un altro illustre attore vuol intraprendere la carriera del padre. Si tratta dell'11enne Rafferty Law, che Jude ha avuto dall'ex moglie Sadie Frost. Sembra che il piccolo Rafferty sia stato contattato per "Repossession Mambo", il nuovo film che vede protagonista lo stesso Jude.

A rivelare la ghiotta notizia, secondo quanto riporta il sito JustJared.com, è la stessa Sadie Frost: "Raff assomiglia così tanto a suo padre Jude! E' anche per questo motivo che gli è stata offerta una particina per interpretare Jude da piccolo nel film. Raff sembra molto interessanto al mondo del cinema. Penso che bisogna sempre incoraggiare i figli a fare quello che più desiderano. Ancora deve completare gli studi, ma non lo tratterrò in alcun modo. Quando finirà le scuole potrà decidere cosa fare della sua vita". Insomma tale padre tale figlio...

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Delanoë, il leader preferito dai socialisti francesi.

(Sfera pubblica) Il riconfermato sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, è il leader più apprezzato del Ps francese: un sondaggio rivela l’elevato grado di apprezzamento verso il primo cittadino parigino, davanti a Ségolène Royal, sconfitta da Nicholas Sarkozy ma ancora gradita al 19% dell’elettorato socialista. L’attuale presidente del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, invece, viene percepito come il prossimo detentore della leadership, con un sostegno del 18% degli elettori di sinistra. Insomma, mentre Sarkò incontra le prime difficoltà di fiducia, il Parti socialiste cerca di riorganizzarsi sulla spinta dei buoni risultati conseguiti alle amministrative.

Capacità. Delanoë sfrutta un effetto positivo dal punto di vista di comunicazione: l’amministrazione di una metropoli come Parigi che lo ha lanciato sulla platea nazionale. Come per Wowereit a Berlino e Veltroni e Roma, il primo cittadino parigino è riuscito a gestire la città, costruendo l’immagine di politico capace di guidare una realtà complessa. La grande sconfitta di Delanoë, invece, è stata la mancata assegnazione delle Olimpiadi del 2012: evento che è costato molte critiche all’esponente socialista.

Omosessualità e ambientalismo. Nel 1999, due anni prima del suo mandato come sindaco di Parigi (carica che riveste dal marzo 2001), Delanoë ha annunciato in diretta televisiva la sua omosessualità, facendosi apprezzare per la sincerità (altro punto di contatto con Wowereit). La mossa di comunicazione, infatti, ha dissipato la possibilità di illazioni della stampa scandalistica. Sul piano amministrativo, inoltre, l’esponente socialista ha seguito un percorso ambientalista, sostenuto dalla galassia della gauche plurielle.

Rivali. Strauss-Kahn è percepito come leader capace, in virtù della grande esperienza politica, arricchita dalla presidenza del Fondo monetario internazionale. Per Delanoë, quindi, la sfida si profila complicata, benché possa capitalizzare la capacità di rottura rispetto al passato della gestione partitica. Più defilata la posizione di Royal, abile comunicatrice, ma che deve superare l’immagine da sconfitta tratteggiata dopo la vittoria di Sarkozy.

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Costanzo trash con i vincitori di "Amici" ed un patetico Cecchi Paone versione bear.

Amici%2020.jpg(Reality & show) Ospiti del Maurizio Costanzo Show i quattro finalisti Marco Carta (il vincitore), Roberta Bonanno (la seconda classificata), Pasqualino Maione (terzo) e Francesco Mariottini (quarto), reduci da due ore di sonno. Tra un dibattito sulle elezioni e un altro sulla drammatica situazione in Tibet (a Maurizio Costanzo come si sa piace affrontare più temi completamente diversi tra loro) si è tornati sulla finale. Costanzo: "Bravi tutti e quattro ma ci aggiungerei anche Susy Fuccillo, sperando di non far arrabbiare Alessandra Celentano. Come si può dirle 'sacco di patate'. Io la scritturerò come ho fatto con Agata Reale. Del resto, tutte le volte che la Celentano la offendeva, lei batteva nella sfida Francesco che è più bravo. Ho avuto il mal di fegato. Vorrei fare un filmatino con le espressioni facciali della Celentano accanto alla mummia rumena (George Iancu, ndB). I non particolarmente dotati ma che hanno una particolare anima e spirito non vanno offesi". Lei ha provato ad abbozzare "Non è un'offesa, sono espressioni che si usano in quest'ambiente" ma non è riuscita a difendersi ulteriormente. Intanto due ex di Amici, il cantante Thomas Grazioso e il ballerino Michele Moretti (bravissimo e costretto ad abbandonare il serale per un grave infortunio), sono entrati al Teatro Parioli per fare una coreografia (dimenticabile) con l'orso Alessandro Cecchi Paone. Cosa si fa per campare, è il caso di dire (video sotto).
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Costanzo ha annunciato il nome del prossimo musical interattivo Portami tante rose.it, per il quale vorrebbe coinvolgere i quattro finalisti, altri quattro ragazzi e la Celentano (dovrebbe essere un musical diverso da quello tratto dal libro di Luca Zanforlin e Chicco Sfondrini Fra il cuore e le stelle). Pasqualino ha cantato Start ("Avevo bisogno di tempo per venire fuori: dovevo prima familiarizzare con gli altri"), Roberta L'ultima bugia ("Abbiamo realizzato il sogno di cantare canzoni nostre"; quindi si è complimentata con gli autori; Garrison Rochelle commosso: "Erano ragazzini, ora sono nostri figli cresciuti sul palco"), Marco Per sempre, Francesco balla a torso nudo sulla base di Grace Kelly ma soprattutto danza con la Celentano su Pulp fiction ("Un momento indimenticabile", dice Costanzo; "Un balletto col cuore" per Garrison). Costanzo: "Lei, rispetto ai provini mostrati in trasmissione, è molto meglio adesso come donna e ballerina".

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Transessuali: in lista d’attesa per cambiare sesso.

Fabianna Tozzi Dananeri , 39 anni, operatrice del consultorio transgender di Torre del Lago, fotografata con il marito Marco - Foto Massimo Sestini

(Paola Ciccioli - Panorama) “Chiedo scusa, ma ancora non ho trovato delle camicie che si stirino da sole”. Cristiana fa strada attraverso il soggiorno dove, in un angolo, l’asse da stiro è coperta da biancheria da mettere in ordine. Un dettaglio fuori posto in una casa profumata di pulito e scaldata dalla presenza di amici che arrivano per il caffè. “Perché hai cambiato sesso, tu? Ma se sei sempre stata donna!” scherza Federico, passato per la consueta visita. Già, perché l’argomento della conversazione intorno al tavolo della cucina è proprio questo: la nuova vita di Cristiana, anzi, la sua “rinascita”, come la definisce lei. Un evento che porta la data 28 gennaio 2008 quando, al Cedig di Trieste (Centro universitario per la diagnosi e la terapia dei disturbi dell’identità di genere) questa signora dai lunghi riccioli biondi ha avuto dalla chirurgia il sesso che la natura non le aveva dato.

Sono 213 le persone che, dal 1994 al dicembre 2007, soltanto nel centro di Trieste, si sono sottoposte all’intervento per la “riassegnazione chirurgica del sesso”, come lo definisce la legge 164 del 1982 che garantisce la copertura economica dell’operazione da parte del sistema sanitario nazionale (costo, circa 15 mila euro). E sono 987 coloro che sono venuti al mondo maschi o femmine, ma che hanno deciso di rinascere chirurgicamente come donne e uomini nei centri Onig (Osservatorio nazionale sull’identità di genere) che, partendo nel 1992 da Torino, sono poi stati aperti a Roma, Napoli e da ultimo, nel 2004, a Bologna. Nonostante la variazione di sesso venga fatta anche in altre città, Milano in testa, in molti per accorciare i tempi emigrano a Londra, Barcellona e Belgrado.
“Nel mondo una persona su 12 mila è transessuale da uomo a donna, mentre una su 30 mila lo è da donna a uomo” si legge in uno studio pubblicato a novembre dall’Università di Parma. Nel nostro Paese, secondo una stima di Marcella Di Folco del Movimento italiano di identità transessuale, gli individui nati in un corpo in cui non si riconoscono sono circa 30 mila e crescono al ritmo del 10 per cento all’anno le persone che si rivolgono a centri specializzati, come il consultorio che il Mit gestisce presso la asl di Bologna.
“Si ricorre di più all’intervento di variazione del sesso perché le risposte sono sempre migliori” spiega Carlo Trombetta, 51 anni, l’urologo genovese che da Trieste guida l’avamposto medico riconosciuto tra i più avanzati del mondo, come emerso a marzo nel congresso internazionale che ha riunito a Milano 12 mila urologi. Il professor Trombetta è anche lo specialista che ha operato Silvia, definita la vincitrice morale del Grande fratello, che con la sua dignitosa partecipazione al reality show di Canale 5 ha contribuito, forse, a smussare lo stereotipo che vuole i transessuali come “animali notturni” che si vendono nelle periferie metropolitane. “La prostituzione, enfatizzata, è una leggenda metropolitana” spiega Vittoria Colonna, tra i fondatori, a Torino, del primo centro italiano “dove i transessuali sono stati trattati da individui nella loro interezza” e nel quale “la prima persona a essere operata è stata un sacerdote ligure, accanto a professionisti con un’esistenza assolutamente normale”.
“Ora posso andare in giro guardando il mondo direttamente in volto. Anche prima lo guardavo negli occhi, ma speravo di non essere visto”. Riccardo ha 42 anni, lo sguardo azzurro intenso. “Pensavo che tutti si accorgessero e vedessero il mio “difetto”, il sentirmi uomo in un corpo di ragazza” continua. Indossa un maglioncino grigio e sul viso ha una peluria leggera, non ancora diventata barba. “Ho una compagna e a maggio sarà un anno che mi sono operato: ho fatto l’asportazione del seno e la variazione dei genitali in un unico intervento. È stato molto doloroso, e al dolore fisico ho dovuto aggiungere quello che viene dagli sguardi di chi non capisce”.
Riccardo appartiene a quella minoranza di transessuali “F to M”, come dicono gli specialisti, che cioè da femmine diventano maschi. Ed è proprio questa la sfera in cui la tecnica chirurgica non ha preso ancora un indirizzo univoco e le complicanze sono notevoli. “In chirurgia, quando ti dicono che c’è un solo modo per far le cose, vuol dire che è quello giusto. In caso contrario, significa che l’optimum non c’è” dice ancora il professor Trombetta, che al suo centro di Trieste ha una lista di attesa di due anni anche perché con la tecnica messa a punto con il collega Belgrano può garantire agli uomini che diventano donne una vita appagante anche dal punto di vista del piacere fisico.
“Io sono orgogliosa della mia condizione” afferma Fabianna Tozzi Daneri, 39 anni, un passato di uomo e di parrucchiere, un presente di impegno politico, come esponente delle associazioni trans di Livorno e operatrice del neonato consultorio transgender di Torre del Lago, presso il centro medico Exagon. Operata cinque anni fa, Fabianna da tre è moglie di Marco, un operaio di due anni più grande, “che si è innamorato di me prima dell’intervento, a prescindere”. Questa coppia conduce un ménage felice, eppure è proprio il sospirato intervento la ragione della fine di tante relazioni. Lo sottolinea la psicologa Laura Scati, che fa parte del gruppo di lavoro del Cedig di Trieste, e lo conferma il professor Augusto Ermentini, 80 anni, già ordinario di psichiatria all’università di Brescia e tra i precursori dello studio del transessualismo nel nostro Paese. Cattolico, continua a curare da psicoanalista le persone operate, specie quelle che hanno una relazione di coppia. “Sì, molte volte poi il rapporto si rompe, ma questo succede anche tra le persone cosiddette normali quando per esempio la donna ha subito l’asportazione dell’utero. Per il maschio un fatto del genere ha un alto valore simbolico, lo vive quasi come una castrazione. Dunque conservare un legame è difficile”. Rifiutati prima, i transessuali corrono dunque il rischio di subire anche dopo una doppia e lacerante ferita.
Se all’origine del transessualismo vi sia un’esperienza di violenza fisica o psicologica subita nell’infanzia è l’interrogativo cui ha cercato di dare risposta uno studio condotto, all’ospedale di Trieste, da Patrizia Romito, docente di psicologia. “La violenza subita nell’infanzia” afferma “non spiega il disturbo di identità di genere. È certo invece che chi è diverso è esposto, sempre, al maggior rischio di maltrattamenti e aggressioni”. Comparando le testimonianze di 50 individui che hanno subito l’operazione di variazione del sesso e altrettanti pazienti di diversi reparti dell’ospedale triestino, Romito e tre sue allieve che su questo tema si sono laureate sono giunte a questa conclusione: “I trans subiscono violenze di ogni tipo, comprese quelle da parte degli impiegati degli uffici pubblici e dalle forze dell’ordine. Sono soggetti a maggiori problemi di salute mentale e sono esposti alla depressione e al tentato suicidio, ma al momento dell’intervista hanno dato un’analoga valutazione sulla felicità della loro vita rispetto agli altri pazienti”.
Cristiana e la sua felicità, dunque, come fanno i conti con la realtà? “Due anni fa ero in vacanza a Stintino e avevo finito i soldi. Ho il Banco posta e sono entrata in un ufficio postale per fare un prelievo. Quando ho mostrato i miei documenti, l’impiegata mi ha detto: guardi che mi deve dare i suoi, non quelli di suo marito. Sulla carta di identità, in effetti, c’era il mio nome da maschio e si è creato un po’ di imbarazzo. Ma poi l’impiegata ha capito e l’equivoco si è risolto”. Cristiana aspetta adesso i nuovi documenti con le generalità di persona rinata (”D’ora in poi dovrò festeggiare due compleanni”) ma nel frattempo ha seguito i suggerimenti di amici carabinieri e alla voce “segni particolari” ha fatto scrivere: “Sembianze femminili”. E ha un futuro prossimo con un grande progetto: “Sto con un ragazzo di 34 anni, dopo una lunga relazione con un uomo che non mi ha dato un rapporto pieno, una convivenza soddisfacente. Il mio nuovo partner, invece, vuole sposarmi: è stato lui a chiedermelo, dice che vuole darmi una manifestazione tangibile del suo sentimento per me”.
Ma prima che con i fidanzati, le difficoltà nascono in famiglia. “L’unica colpa che mi sono fatta è di non avere capito subito come aiutare mia figlia”. Brunella è mamma di una studentessa universitaria, vivono insieme in una città del Centro Italia e insieme stanno affrontando l’iter che porterà Maria all’intervento. “Capire quel che mia figlia stava attraversando è stata un’emozione violenta: i genitori sono spesso gli ultimi a rendersi conto dei disagi dei loro figli. È stata lei, a un certo punto, a chiedere aiuto: aveva 18 anni e non ce la faceva più a vivere. Sapevo di questa realtà quel che sanno tutti, cioè poco”.
Maria, la figlia, aggiunge: “Il tribunale mi ha dato l’autorizzazione all’intervento e nella sentenza sono riuscita a far inserire anche l’operazione per la mastoplastica additiva: questa estate avrò la terza misura di seno”. Continua a studiare e, piano piano, sta allacciando nuovi rapporti, abbandonando insieme con il corpo che aveva anche la vita e le amicizie di prima. Troppo doloroso spiegare, troppo difficile farsi accettare.

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Raid al circolo gay. «Violenze e insulti, poi l’inno al Duce». Ma il Corriere ha dei dubbi.

(Lavinia Di Gianvito - Il Corriere della Sera) È stato l’ultimo atto di una giornata di tensione. Un episodio che il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli non esita a definire «raid squadrista». I soci raccontano di mobili rovesciati, poster gettati a terra. Accorrono Francesco Rutelli e Franco Grillini; Pd e Prc condannano l’irruzione, come pure, al ritorno da Parigi, fa Gianni Alemanno.

«Erano circa le 17.30 — raccontano il segretario politico Andrea Berardicurti e uno dei soci, Massimo Farinella — quando abbiamo sentito molto rumore, come se qualcuno stesse spostando i mobili. Siamo scesi a pianterreno e a quel punto 10-15 ragazzi sono fuggiti gridando "Froci di m...". Inneggiavano al Duce e ai campi di sterminio». Gli aggressori, secondo i volontari del circolo (ce n’erano 7-8), avevano tra i 20 e i 25 anni. Indossavano felpe bianche o nere con il cappuccio tirato su. Nel corridoio d’ingresso, dove il raid è iniziato e finito, i soci del Mario Mieli, nato 25 anni fa, da sempre a sinistra nello schieramento politico, hanno trovato rovesciati a terra il divano, la scrivania, alcuni quadri e i depliant. Poi però, prima ancora che arrivasse la polizia, hanno rimesso tutto a posto. Adesso la Digos indaga per verificare la veridicità dell’accaduto.

Rutelli interrompe la campagna elettorale per precipitarsi a San Paolo, il quartiere dove ha sede il circolo. Una sede che proprio lui assegnò al Mario Mieli nel suo primo mandato come sindaco della capitale. «Ci vuole una grandissima fermezza e una risposta corale— sottolinea—nei confronti di questo rigurgito di fascismo intollerante e omofobico». Anche il suo avversario al ballottaggio esprime «ferma condanna» e «massima solidarietà»: «È un gesto di teppismo intollerabile», dice Alemanno. Per Franco Grillini, nel primo turno candidato a sindaco con il Psi, «il raid è anche figlio della rilegittimazione del neofascismo fatta da Storace e da gente come Ciarrapico, che ha definito le coppie gay "ciarpame"». Interviene pure Paola Concia, deputata del Pd: «L’irruzione è un fatto gravissimo, che conferma la presenza a Roma di focolai di violenza appartenenti alla destra più becera». «Di fronte al clima di intolleranza che sta montando in tutto il Paese — sostiene il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero — c’è bisogno di una risposta ferma». E Rossana Praitano, presidente del Mario Mieli, si chiede: «È casuale che un assalto di questo genere sia avvenuto a dieci giorni dal ballottaggio?». La risposta , per il circolo, non può che essere una: «No, non lo è».

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L'insegnante fa sesso con padre e figlio. Confessa la storia all'uomo che la denuncia.

La donna, sotto processo per rapporti sessuali con tre minori consenzienti, avrebbe confessato la vicenda al padre di uno dei ragazzi divenuto nel frattempo suo amante.

(Quotidiano.net) Una giovane insegnante è sotto processo per aver avuto rapporti sessuali e di libidine con tre minori consenzienti. Lo rende noto l'edizione palermitana de 'La Repubblica' indicando nel padre di un ragazzino, divenuto poi l'amante dell'insegnante, l'autore della denuncia della donna.

L'uomo sarebbe venuto a conoscenza degli atti di libidine commessi dalla donna col figlio durante i loro rapporti sessuali. Oltre al figlio dell'amante, l'insegnante avrebbe compiuto atti di libidine o rapporti sessuali con altri due ragazzini di dodici anni durante le lezioni di ripetizione. Il processo, che è in corso, è stato aggiornato al 29 maggio.

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Verso Pechino. Montano, la carica arriva con la musica del “Gladiatore”.

Aldo, insieme a Howe e Magnini, punta al gradino più alto del podio olimpico.
I tre hanno posato come modelli per il mensile Men’s Health. E si sono raccontati.
(Il Tirreno) Aldo Montano, Andrew Howe Besozzi e Filippo Magnini, tre azzurri con un obiettivo comune: andare sul gradino più alto di Pechino 2008. Il mensile ‘Men’s Health’ li ha scelti come uomini copertina: i tre campioni raccontano i segreti della loro preparazione mentre posano come modelli. Montano, oro ad Atene 2004 nella sciabola, è pieno di grinta con un motto che lo spinge nella vita: Memento audere semper. «È un richiamo al mio modo di agire in pedana - spiega -. Mai tirarsi indietro, devi rischiare anche nei momenti più difficili perchè alla fine devi sapere che hai tentato tutto per vincere».
E continua: «Niente di sconsiderato ma ci si può permettere di rischiare, quando si è forti della giusta preparazione tecnica e atletica».
Cosa fa Montano nel pre-gara? «Mi isolo, penso all’avversario, ripasso mentalmente i suoi punti deboli e il modo di attaccarli. Quindi, dieci minuti prima dell’assalto, metto l’iPod e mi carico ascoltando la colonna sonora de ‘Il Gladiatore’. Mi aiuta a tirar fuori la grinta».
E sulla preparazione delle prossime Olimpiadi Montano spiega: «Oggi tensione e pressione sono tutte su di me e questo comporta più responsabilità. Penso molto al risultato, però mi rendo anche conto che è controproducente avere costantemente la testa focalizzata su come andrà. E questa è una regola generale della vita e dello sport». Scaramantico? «Il mio portafortuna sono i calzini, gli stessi della finale di Atene. Sono tutti bucati ma non posso rinunciarci, li porterò anche a Pechino».
Andrew Howe, vice campione mondiale di salto in lungo, è più carico che mai dopo la beffa dei mondiali di Osaka 2007: «I Giochi sono un pensiero fisso - spiega a Men’s Health -. Per restituire a Saladino (il panamense che ha vinto il titolo ndr) quel sorpasso all’ultima prova non vivo con l’ansia da prestazione. Troppa pressione rischierebbe di farmi arrivare a pezzi al giorno della gara. E l’unico modo per non angosciarmi è lavorare e prepararmi come si deve in modo da raggiungere il top della condizione al momento giusto». In cosa si è tradotta questa preparazione per Howe? «Questo inverno sono stato a Los Angeles per allenarmi nel campus della prestigiosa Ucla con Milan Tiff, un santone dei salti. Ho passato giorni in campo con grandi campioni americani, molto stimolante per me che sono sempre stato soltanto a Vigna di Valle. Abbiamo lavorato soprattutto sulla ‘chiusura’, la fase finale del salto. Quando atterro mi impaurisco e vengo giù dritto - racconta - ora però ho capito come risolvere il problema e penso di avere grossi margini di miglioramento. Anche se per arrivare a 9 metri, il mio obiettivo in carriera, c’è tempo, sono ancora giovane».
Filippo Magnini è considerato fra i favoriti dei 100sl a Pechino 2008, e lui, nell’intervista, esprime grande determinazione e sicurezza nelle sue capacità: «Mi hanno spesso etichettato come il vincente perchè nelle gare che contano io ci sono sempre. Riesco a tirar fuori il meglio nelle condizioni più difficili anche dal punto di vista psicologico». Il pesarese spiega il suo segreto: «Mi esalto con la tensione. Non la temo ma l’affronto e la vinco pensando all’obiettivo e mi concentro immaginando la soddisfazione per la vittoria. Questo mi dà energia dal tuffo al traguardo». Come si vede Filippo alle prossime Olimpiadi? «Non bisogna considerare come favorito il più forte, ma il più felice. Felice di essere arrivato preparato e certo di potersi divertire, avendo la grinta per superare tutti. E a Pechino, per come stanno andando le cose finora, quello più felice potrei anche essere io».

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Benvenuti a Mediterranea, dove i single finiscono all’inferno.


(Marta Buonadonna - Panorama) In un tempo imprecisato, in una città che si chiama Mediterranea e che ricorda un po’ Buenos Aires, i single cominciano a nascondersi. Sono oggetto di un malumore crescente da parte di una società che sponsorizza l’idea della famiglia tradizionale come l’unica forma di aggregazione desiderabile. Il governatore Andrade e il cardinale Ademir vogliono perseguire e in ultima analisi rinchiudere tutti coloro che, arrivati alla soglia dei 35 anni (ma le donne addirittura a 30), non si sono ancora sposati. Tra i single che rischiano grosso c’è Shubert Gambetta, detective stropicciato, la cui vita sentimentale fa acqua da tutte le parti, che si troverà faccia a faccia con una verità inquietante.

Marco Innocenti, l’autore di La città degli uomini soli, che esce in questi giorni per Dario Flaccovio Editore, è un single che i 35 anni li ha già superati e non ha difficoltà ad ammettere che per trovare l’ispirazione non ha dovuto guardare molto lontano.
“Nasco come scrittore di cose autobiografiche” racconta “il mio primo romanzo era la storia di un giovane che voleva fare il pubblicitario, ovvero la mia professione. Per questo romanzo ho voluto portare alle estreme conseguenze l’idea che in Italia chiunque non formi una famiglia tradizionale non ha un grande sostegno da parte della politica”. Non sono solo i single a trovarsi in una situazione scomoda. “Si è fatto un gran parlare in tempi recenti di Pacs e Dico, di forme di famiglia diverse dagli schemi classici. Poi tutto il dibattito è rientrato” continua l’autore “Nessuna forza politica alla fine se la sente di difendere davvero chi sceglie di incontrarsi e di amarsi al di fuori degli schemi, che siano coppie di fatto, magari anche con figli, o coppie omosessuali”.
Perché in Italia la famiglia viene sempre prima di tutto? “Va di moda dire che non ci sono più i valori “, racconta Innocenti, “e che bisogna ritornarci. Parola bella ma anche vuota: cosa sono i valori? Uno dei valori è la famiglia. In effetti lo è anche secondo me, ma non è giusto intenderla solo in senso stretto, come famiglia che nasce dal matrimonio. È troppo riduttivo”.
In Italia sono in crescita le coppie che non si sposano, magari decidono di vivere insieme, di fare dei figli, ma non desiderano il matrimonio. Come mai le leggi non assecondano questa tendenza? “I politici”, spiega Innocenti, “sembrano non voler dispiacere alla Chiesa, ma ci sono milioni di persone che apprezzerebbero una forza politica che dicesse: rispettiamo la famiglia tradizionale ma cerchiamo di tutelare anche le altre forme. Prendiamo le coppie di fatto che non riescono ad avere figli: per loro l’adozione è impossibile e io lo trovo assurdo e molto discutibile”. Ma questa spinta della società alla fine avrà la meglio? “Sì perché si tratta di cambiamenti sociali che non si possono arrestare. Con gli anni si arriverà a un cambiamento e a una maggior presa d’atto da parte dei politici e anche della Chiesa, che non è monolitica”.
Ma com’è essere single in Italia? “Non so se in Italia sia diverso rispetto ad altri paesi. Non avere una relazione significa doversela cavare da soli con tante difficoltà. Il fatto poi che se ne parli sempre come se fosse il frutto di una decisione mi fa un po’ sorridere. Ci sono tanti single che lo sono per contingenze, casi della vita che ti fanno trovare o non trovare o magari anche perdere la persona giusta. Nella singletudine“, conclude Innocenti, “non necessariamente c’è una scelta”.

Dario Flaccovio Editore

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Gf8. Lina, intervista incandescente: "Il sesso lo gestisco io...". Le ultime due eliminazioni pilotate.

(Leggo online) “In privato faccio sesso quando voglio e con chi voglio e nessuno deve permettersi di giudicarmi, e tantomeno tirare in ballo la mia professione…!”. La dottoressa Lina Carcuro ha le idee chiare, molto chiare. Uscita a sorpresa, martedì scorso dalla casa del Grande Fratello, ha scatenato la sua ira prima contro l’ex amico Roberto Mercandalli (“Se sono fuori e non in lizza per la vittoria finale è tutta colpa sua”), poi contro “quanti hanno cercato di infangare non la signorina Lina ma la dottoressa Carcuro”.

LA PROFESSIONE Lina è una che le cosa non le manda a dire e la lunga permanenza nella casa del Grande Fratello lo ha testimoniato, tutti i giorni. Il ciclone-cumenda, con quella scena di sesso si è non intravista attraverso le telecamere, ma poi raccontata come una comare da Roberto agli amici della casa (in particolare all’adorato Gianfilippo e al brusco Mario), si è abbattuto sulla dottoressa napoletana, che aveva tuttavia reagito come meglio non avrebbe potuto, vincendo nettamente tutti i faccia a faccia con Roberto, quando gliene è stata data occasione. E proprio questo sembrava agevolare la sua vittoria, invece…

LO SFOGO “Invece è successo che Roberto ha continuato a far danni. Dopo quelli in casa, ecco i disastri fuori. Non ha fatto altro che screditarmi, passando da una trasmissione all’altra. Il suo comportamento a “Buona domenica”, di fronte a mia mamma è stato disgustoso. Un Roberto assolutamente diverso da quello che avevo conosciuto nella casa. Davvero uno strano ragazzo: sono rimasta sbalordita dai racconti che i miei familiari e i miei amici mi hanno fatto su questo ragazzo. In alcuni casi stentavo a credere che fosse vero quel che mi raccontavano”.
Lina non accenna allo scoop di “Striscia la notizia”, che smascherò subito il signor Mercandalli: altro che cumenda, fuoriserie e grandi affari. Un ragazzo come tanti, con un egocentrismo sfrenato. E, come ripete spesso lui, “un po’ pistola e molto narciso”. Lina sorride se qualcuno accenna alla vera faccia dell’ex amico e tira dritto. Domenica sarà quasi sicuramente lei la star di “Buona domenica” e lo staff della trasmissione condotta da Paola Perego sta preparando l’ennesimo match dialettico tra la dottoressa e il cumenda.

FATTA FUORI Lina è convinta di “essere stata fatta fuori”. Non dice da chi, ma sospetta fortemente che il Grande Fratello ci abbia messo molto di suo, suggerendo la sua eliminazione con una serie di video e di confessioni tutt’altro che positive. Era tra le favorite, forse la favorita numero 1 e non ci stava proprio quella eliminazione da parte di Teresa, di gran lunga la più anonima dei quattro finalisti rimasti in gara (lunedì si chiude con l’assegnazione del premio da 500 mila euro). “Sono rimasta ancor più sorpresa dall’eliminazione di Francesco: assurdo. Certo che in quel caso ha pesato molto il video mandato in onda nell’ultima puntata…”.

LA REGIA Lina non lo dice, ma non ce n’è bisogno. In realtà hanno capito tutti che le ultime due eliminazioni sono state pilotate dal Grande Fratello. Forse aveva bisogno di due veri personaggi fuori della casa, e non dentro, nell’ultima settimana di gioco. Difficile ora scegliere tra Teresa (come detto, la più anonima), Mario (ragazzo padre ma assolutamente negativo nel linguaggio, più greve che colorito), Gianfilippo (ci si dimenticherà di lui il giorno dopo la conclusione del programma, anche in caso di vittoria) e Christine. Ecco, la biondina resta l’unico personaggio con un minimo di spessore, ma ha già qualche trascorso televisivo (arcinoto il ceffone rimediato da Al Bano in diretta tv) e soprattutto qualche conticino da definire con la giustizia (una condanna in primo grado legata ad una oscura vicenda di droga). Insomma, in gran …bordello.

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Pedofilia e Chiesa. Le scuse del Papa: "Le parole non bastano a noi abusati dai religiosi".

(Arturo Zampaglione - La Repubblica) Le vittime dei preti pedofili non si accontentano nè delle espressioni di «profonda vergogna» di Benedetto XVI, ne dell'incontro di ieri del Papa con alcuni di loro.
«Ci aspettavamo un atteggiamento più fermo nei confronti di vescovi e cardinali che hanno nascosto le nefandezze dei sacerdoti», si lamenta Peter Isely. «Invece il Papa non ha redarguito nessuno e si e li-mitato a pregare assieme a un piccolo numero di vittime, scelto con molta cura, rifiutandosi di incontra-re i membri della nostra associazione».
Molestato da un sacerdote del Wisconsin quando aveva appena 13 anni — e rimasto cattolico —, Isely è uno dei leader dello Snap (Survivors network of those abused by priests), l'associazione cui fanno parte 4500 vittime e che in questi giorni accompagna la visita pontificia con mani-festazioni di protesta. Gli obiettivi? «Chiediamo che sia dato il buon esempio, punendo alcuni prelati che hanno protetto i pedofili ed estendendo le norme introdotte negli Stati Uniti al resto della Chiesa», dice Isely in un colloquio con Repubblica.

Non è importante, per voi, la grande attenzione del Papa per un problema che ha scosso e indebolito la Chiesa americana?
«Abbiamo apprezzato le parole del Santo Padre: ma sono rimaste per aria, a l0mila metri d'altezza, cioè alla stessa quota dell'aereo che lo portava qui negli Stati Uniti, senza mai scendere sulla terra e tradursi in azioni concrete. II Papa si è seduto accanto al cardinale di Chicago, Francis George, senza mai rimproverarlo. E ha deplorato l'onnipresenza della pornografia e dei temi sessuali in televisione come se fossero una causa della pedofilia dei sacerdoti».

Che ha fatto di male il cardinale di Chicago?
«Nel 2005, invece di sospendere Daniel McCormack, un sacerdote arrestato per pedofilia, il cardinale lo trasferì in un'altra parrocchia, dove il prete continuò a molestare i bambini, tanto da essere arrestato una seconda volta. Vede: non sarà mai possibile evitare casi di pedofilia, ma se vengono scoperti non si può proteggere il colpevole. Invece è proprio quello che ha fatto la Chiesa: rifiutandosi di denunciare alla magistratura i sacerdoti pedofili, o trasferendoli in altre diocesi o persino all'estero».

Ora però la Chiesa americana ha voltato pagina.
«E vero, ma ci sono ancora molte ambiguità. Secondo i dati forniti dai nostri vescovi, ci sono stati 5180 sacerdoti pedofili: alcuni sono morti, come quello del Wisconsin che molestò 40 ragazzini tra cui il sottoscritto, ma altri sono stati semplicemente nascosti. E non e mai stato punito alcun responsabile dell'insabbiamento istituzionale».

Perché ha da ridire sulle critiche di Ratzinger alla pornografia?
«Capisco che il Papa abbia difficoltà nell'accettare che la sacralità del sacerdozio venga tradita dalla pedofilia. Ma questa è la realtà. E per combattere il problema non bisogna dare la colpa alla cultura di massa perché incensa la sessualità, ma allertare la magistratura e soprattutto allontanare i complici, anche se indossano la porpora. Mi sorprende pure che le sanzioni del diritto canonico per i sacerdoti pedofili si applichino soltanto agli Stati Uniti, non a tutta la Chiesa: come se il problema fosse solo americano, mentre sappiamo bene che è mondiale».

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Gomorra in Tv, il 25 aprile

Roberto Saviano(Tvblog) La riduzione teatrale di Gomorra, il libro-denuncia best seller di Roberto Saviano, un Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra, arriva, clamorosamente e fortunatamente in televisione.

L’opera, da un’idea di Ivan Castiglione e Mario Gelardi, che cura la regia, inaugurerà il cartellone di Palcoscenico, il 25 aprile su RaiDue, in seconda serata. La riduzione televisiva dello spettacolo è stata girata proprio durante la messa in scena a Napoli, nel Ridotto del Teatro Mercadante. Si apre con il discorso pronunciato da Saviano, prima che il libro diventasse oggetto di culto, da un palco nella piazza di Casale di Principe. Lo scrittore sfidò i camorristi casalesi con un ardito quanto encomiabile

Non valete niente e ve ne dovete andare.


E’ Ivan Castiglione a pronunciare queste parole nello spettacolo: l’attore interpreta Saviano in un monologo che introduce al racconto.

Un grande atto di accusa contro la camorra, che il servizio pubblico, per una volta, non si lascia scappare. Sarà solo una seconda serata, è vero, ma torneremo qui a consigliarvela perché abbia, anche grazie a TvBlog, la massima visibilità possibile.

La ripresa è stata realizzata dal Centro di Produzione Rai di Napoli con la regia televisiva di Marisa Vesuviano.

[Sito ufficiale di Palcoscenico - Gomorra a Palcoscenico]

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Amici di Maria vs Adoc. Polemiche sul regolamento. Gli avvocati del programma: “Tutto regolare”. C'è un notaio che controlla ma non si sa chi è.

(River-blog) Il primo aprile l’Adoc scrisse una lettera alla produzione di Amici, chiedendo di poter visionare il regolamento ed avanzando una serie di dubbi circa la regolarità del televoto. A programma ormai concluso, l’associazione dei consumatori ha ricevuto una lettera dallo studio legale della Fascino. In sostanza, come è possibile vedere sopra, si ribadisce la regolarità di tutto il meccanismo della votazione, sottoposto al controllo di un notaio (di cui però non viene fatto il nome). “L’emittente e il produttore del programma hanno sempre agito in ossequio al regolamento su indicato; inoltre ogni fase di gestione del servizio del televoto è avvenuta ed avviene sotto il costante controllo di un notaio. Ribadiamo quindi la piena correttezza e trasparenza sia delle modalità di esclusione dei concorrenti, sia del servizio del televoto”.

Insomma, tutto da copione.

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Mario Mieli, sabato manifestazione a Roma contro l'omofobia.

(Il Messaggero) Sabato 19 aprile si svolgerà a Roma una manifestazione contro l'omofobia, dopo la denuncia del raid fascista nella sede. Lo ha annunciato l' Arcigay di Roma, preoccupato per il clima di odio e violenza.

«Negli ultimi mesi stiamo assistendo al dilagare di un preoccupante clima di violenze e di odio che ha tra i principali obiettivi le persone lesbiche, gay e trans. Solo negli ultimi 6 mesi sono accaduti gravi episodi come: le minacce di morte al presidente di Arcigay Roma (dove in in questi giorni gli inquirenti stanno indagando), l'incendio dello storico bar Coming Out cuore della Gay Street (Colosseo), le scritte lesbiche No Grazie al Liceo Aristofane, il divieto di un taxista di far salire un ragazzo gay nel suo taxi, le scritte gay nei forni presso la gay street al Colosseo. Per questo Arcigay Roma, ha indetto una manifestazione contro tutte le forme di intolleranza per sabato 19 Aprile alle 23 a via di San Giovanni in Laterano - Gay Street. La scelta di questa manifestazione si rafforza alla luce del raid squadrista ai danni del circolo Mieli di giovedì 17».

Lo comunica Arcigay Roma. «Quello che è avvenuto ci preoccupa moltissimo. Pensavamo di non dover più assistere a episodi simili e invece l'intolleranza viene alimentata con la complicità di ideologie vecchie ed estremiste. Temiamo che il ballottaggio di domenica prossima possa influire nella pianificazione di ulteriori attacchi», afferma Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma, «è il motivo per cui scegliamo di manifestare sabato 19, alla gay street luogo simbolico, dove purtroppo sono avvenuti molti episodi di discriminazioni, perché Roma respinga l'inciviltà e l'intolleranza. Purtroppo le dichiarazioni di Alemanno di solidarietà sono tardive, solo un mese fa gli abbiamo inviato un appello dopo l'incendio del Coming Out al Colosseo e non abbiamo ricevuto nessuna risposta ed non ha inserito nulla contro l'omofobia nel suo programma. Non ci bastano le dichiarazioni di solidarietà da Parte della destra, che negli ultimi anni non solo non ha mai dato nessun cenno di solidarietà per tutti gli eventi di discriminazione accaduti ma non ha mai fatto azioni per contrastare l'omofobia».

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Amici di Maria. Per i telespettatori meritata la vittoria di Marco Carta ma spunta in rete un video sospetto. E' stato tutto combinato?

Premio della stampa a Francesco.

(TGCom) Marco Carta, il cantante 22enne di Cagliari, è il vincitore della settima edizione di Amici. Ha vinto la finale battendo al televoto la cantante milanese Roberta. Marco è stato in testa al televoto fin dalla prima puntata di Amici di Maria De Filippi senza mai perdere il primato. Trecentomila euro il premio per lui. Al ballerino Francesco Mariottini è stato invece assegnato il premio della stampa e un anno di stage a New York

La tensione in studio si percepisce fin dai primi momenti della diretta. I quattro finalisti sono emozionati e ansiosi di esibirsi. Come da regolamento l'ultimo in classifica deve sfidare uno degli altri tre talentuosi. L'onere tocca a Francesco che sfida Pasqualino: i due danno vita a una gara brillante tra i complimenti dei giornalisti, in studio in qualità di giuria critica, e il calore del pubblico. Il televoto premia il cantante.

Pasqualino sfida Marco. Scelta coraggiosa, dal momento che il cantante sardo è il concorrente più amato dal pubblico a casa, e legata alla forte amicizia che lo lega a Roberta. I due ragazzi si fronteggiano a colpi di canzoni e musical, ma alla fine arriva la vittoria annunciata di Marco.

La finalissima è quindi tra Roberta e Marco, entrambi in splendida forma. La ragazza è apprezattissima dai critici e dal pubblico che la sostiene con applausi e vere e proprie ovazioni. Ottime critiche anche per Marco che canta con una grinta e sicurezza mai vista prima.

La giuria formata dai giornalisti assegna il premio della critica, che consiste in una borsa di studio da 50mila euro per uno anno di stage a New York, al ballerino Francesco Mariottini "per le potenzialità di crescita che ha dimostrato, per l'umiltà, il garbo e l'educazione che ha sempre dimostrato".

E' il momento del verdetto: quando Maria chiama le carte il responso è quello che già da tempo era nell'aria. Marco vince la settima edizione del programma e conquista il montepremi di 300mila euro. Il ragazzo corre ad abbracciare il suo maestro Luca Jurman, poi viene sommerso da coriandoli e baci dei suoi ex compagni di squadra.
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