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lunedì 21 aprile 2008

Domani Rita Levi Montalcini festeggia 99 anni. Auguri!

(Pinkblog) Una donna al servizio dell’umanità che ha fatto della scienza il suo pane quotidiano e ragione di vita: Rita Levi Montalcini compie domani 22 aprile, 99 anni.

Laureata nel 1936, vittima delle leggi razziali fasciste e costretta ad emigrare in Belgio, docente negli Stati Uniti dal 1947 al 1977, Premio Nobel nel 1986 per aver scoperto il fattore della crescita nervoso, noto come Ngf (Nerve Growth Factor), direttore, superesperta e guest professor di vari Centri di ricerca, presidente dell’istituto dell’Enciclopedia italiana, membro delle più prestigiose accademie scientifiche internazionali, senatrice a vita, tre lauree ad honorem in università italiane ed internazionali, premi e riconoscimenti a non finire, tra cui “Saint Vincent”, “Feltrinelli”, “Albert Lasker“, fondatrice dell’Ebri (European Brain Research Institute).

Mi sento per la seconda volta un po’ Robinson Crusoe. La prima fu negli anni del fascismo. Allora ero più sola, più giovane e meno forte di adesso, eppure il male produsse un bene“.

Una scienziata irriducibile da sempre attiva nelle campagne di interesse sociale (contro le mine anti-uomo o per la responsabilità degli scienziati nei confronti della società), e dal 1992 fondatrice della “Fondazione Levi Montalcini”, in memoria del padre, rivolta alla formazione e all’educazione dei giovani. In particolare al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane, al fine di contribuire a creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro Paese.

“Dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà.
Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita”. (Rita Levi Montalcini)

Ai suoi magnifici 99 anni, vanno i nostri migliori auguri.

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Gli ultimi fuochi. Gli ex onorevoli rispondono a Moggi sui calciatori gay.

Grillini, 'Moggi e' omofobo'.
(Calciomercato.com) "Moggi farebbe bene ad andare in pensione e tacere, su gay e calcio ha le fette di salame sugli occhi e scambia la sua volgare omofobia per legge naturale". Il deputato socialista Franco Grillini si scaglia contro Luciano Moggi che, in un'intervista a Klaus Davi, ha detto di essere contrario alla presenza di omosessuali in una squadra di calcio. "Chi ha avuto dei guai con la giustizia come Moggi dovrebbe avere il buongusto di evitare di fare del moralismo e di mettersi in cattedra - continua Grillini -. Moggi è quel rappresentante della grande ipocrisia nazionale del si fa ma non si dice, dei vizi privati e delle pubbliche virtù. L'omosessualità è nel mondo del calcio come in qualunque altro mondo. Sarebbe meglio prenderne atto e smetterla di alimentare un razzismo da quattro soldi e scambiare i propri pregiudizi come verità dei fatti".
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Luxuria replica a Moggi 'Capacità professionale non legato a orientamento sessuale'.
"Dopo il no dei gay nell'Esercito di Del Vecchio, arriva il no ai gay nel calcio da Moggi associandosi a vecchie dichiarazioni di Daniela Fini. Mentre qualcuno già pensa delle riserve indiane per noi ribadisco che la capacità professionale non si misura con l'orientamento sessuale". Così Vladimir Luxuria, deputato di Rifondazione comunista all'ultima legislatura risponde alle ultime affermazioni di Luciano Moggi che, in un'intervista a Klaus Davi, ha detto di essere contrario alla presenza di omosessuali in una squadra di calcio." Il problema non è l'omosessualità nel calcio, che pure esiste - spiega Luxuria - ma che i calciatori gay non trovano nè nella tifoseria nè nella squadra quel clima adatto a potersi dichiarare".

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Anche per quest'anno niente Gaypride a Mosca. Lo dice il sindaco Luzhkov.

Un'accesa discussione durante il Gaypride non autorizzato dello scorso.

Anche quest'anno le Autorità cittadine vieteranno il Gay Pride a Mosca. Lo ha detto il sindaco Yurij Luzhkov rispondendo a una domanda di Apcom sulla possibilità a fine maggio di una manifestazione per le strade della Capitale russa dell'orgoglio omosessuale.

"La nostra posizione è chiara e non è cambiato nulla", ha affermato il primo cittadino di Mosca, senza lasciare spazio a nessun cambio di direzione dopo che lo scorso maggio si erano verificati numerosi scontri di piazza tra coloro che avevano tentato di organizzare la manifestazione e un gruppo ultra-ortodossi. Con il successivo intervento delle Forze speciali Omon che avevano tentato di portare la situazione alla normalità pur utilizzando la mano pesante.

Secondo altre fonti per la fine di maggio ci sarà un gruppo di deputati europei ed è possibile anche la presenza di politici italiani: da Marco Pannella a Marco Cappato, sino all ex deputato "transgender" Vladimir Luxuria che l'anno scorso è stato aggredito e successivamente allontanato dai disordini.

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Karim Capuano chiede scusa: "Ero ubriaco".

(Quotidiano.net) "E' stata una ragazzata. Scusate. Ho chiesto scusa a tutti. Ho fatto perdere del gran tempo a tutti quanti". Lo dice Karim, al secolo Antonio Capuano, ex tronista della trasmissione 'Uomini e donne' quando lascia del Palazzo di Giustizia di Milano al termine del processo per direttissima nel corso del quale il giudice, nonostante l'accusa avesse chiesto per lui la misura degli arresti domiciliari, ha disposto l'obbligo di firma giornaliera rinviando il 'caso' ad un'udienza successiva fissata per l'11 giugno. Dentro e fuori la piccola Aula, Capuano si è giustificato raccontando di aver fatto solo "una ragazzata".

Quindi ha riferito, al pm e al giudice, la sua versione dei fatti su quanto è accaduto sabato notte quando, con un amico, è salito a bordo di un taxi. "Ero ubriaco", avrebbe detto Capuano. E quando il conducente dell'auto gli ha intimato di scendere immediatamente dal suo taxi in compagnia dell'amico, è scattata la reazione. L'ex tronista è accusato ora di lesioni e tentata rapina dell'autovettura.

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Sotto i vestiti vedo nudo. Polemiche in Usa per i nuovi body-scanners ai terminal. Si vede tutto... ma proprio tutto.

A Los Angeles i controlli in aeroporto mettono troppo a nudo i passeggeri.
Il "Whole Body Imaging Technology" solleva problemi di privacy dovuti all'alta risoluzione delle immagini.

(Alessandro Carboni - Il Corriere della Sera) In nome della sicurezza nazionale, l'International Airport di Los Angeles si attrezza con speciali scanner in grado di «perquisire» da testa a piedi i passeggeri in modo molto più approfondito rispetto a quanto è possibile fare con i normali sistemi di controllo. Peccato però che tanta perizia vada a scapito della privacy dei viaggiatori, che si vedono praticamente messi a nudo dalla sofisticata tecnologia in questione.

LO SGUARDO SOTTO I VESTITI – Il sistema di screening, battezzato "Whole Body Imaging Technology", scansiona infatti il corpo della persona e ne traduce le forme in un'immagine digitale tridimensionale – come fosse nudo, appunto – che viene visualizzata su un monitor per essere quindi osservata e analizzata, alla ricerca di armi e altri oggetti proibiti. Nulla sfugge alle onde radio dello scanner, nemmeno il minimo particolare, anche fisico.

TROPPO INVASIVO? – In poche parole, il dispositivo spoglia i corpi e ne offre i segreti allo sguardo degli addetti alla sicurezza. E secondo i difensori della privacy e dei diritti civili è un sistema di controllo troppo invasivo, anche se il sistema prevede la possibilità di oscurare il volto dei soggetti, in modo che le immagini – qualora stampate, salvate o copiate e magari illecitamente riversate online – non consentano di risalire all'identità delle persone. «Non credo che la gente sia realmente consapevole di quanto accurata e dettagliata è l'immagine del loro corpo nudo che appare in video», dice Peter Bibring dell'American Civil Liberties Union di Los Angeles, preoccupandosi di tutelare i diritti degli ignari viaggiatori, siano essi anonimi cittadini o personaggi famosi. Ma alla Transportation Security Administration (Tsa) federale questa tecnologia piace e ha già programmato di acquistare altri 30 scanner indiscreti (al costo di circa 150 mila dollari l'uno) da posizionare in altri aeroporti.

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Moggi e i calciatori gay. Difesa d'ufficio dell'Arcigay: "Moggi sa bene, che sono tanti i giocatori professionisti di calcio omosessuali".

L'Arcigay replica a Luciano Moggi, secondo cui il calcio non è un mondo per omosessuali. "Le dichiarazioni odierne di Luciano Moggi, secondo cui un omosessuale non può fare il mestiere del calciatore, sono ridicole - afferma Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay -. Moggi sa benissimo, perché conosce quel mondo molto bene, che sono tanti i giocatori professionisti di calcio omosessuali. Ed è risaputo in tutto l'ambiente calcistico che gli omosessuali negli spogliatoi sono tanti. Il motivo per cui non è possibile contarli è semplicemente perché nascondono la loro sessualità solo per un discorso commerciale di immagine, da 'bello da vetrina' da vendere". "L'atteggiamento di Moggi - prosegue mancuso - mi pare piuttosto omertoso. E le sue frasi sono offensive all'intelligenza dei gay e delle lesbiche che praticano l'agonismo, poiché si vuole affermare che l'omosessualità sia elemento invalidante come se fosse una malattia. Ricordiamo a Moggi, e a tutti quelli che la pensano come lui che sono tante le stelle dello sport che orgogliosamente si dichiarano gay e lesbiche".

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Mirafiori ha bocciato l’Arcobaleno: “Pensa solo a froci e zingari, non a noi”.

(Maurizio Pagliassotti - Liberazione) Un partito che pensa solo agli omosessuali e agli zingari, mentre dei lavoratori se ne è sbattuto fino all’altro giorno» E’ il commento lapidario di Luca, quaranta anni, operaio Fiat alle carrozzerie Mirafiori da undici. Tira un vento gelido in corso Settembrini mentre uno sciame di operai entra dalla mitica porta due dentro lo stabilimento metalmeccanico più importante d’Italia.
Pochi metri più in là c’è la cinque, quella nel 1980 fa era chiamata “porta Karl Marx.” Venti giorni fa Franco Giordano era venuto a volantinare proprio tra questa gente e l’accoglienza era stata fredda ma non rabbiosa, come invece era capitato qualche mese prima ai capi dei sindacati...

Continua su Il voto gay.

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Torino Lgbt FilmFest. Presentato il documentario "Le regole del Vaticano". Ma nel film non c'è contradditorio.

(Torino 2.0) (...) Al centro della giornata di ieri un documentario che ha fatto discutere molto: "Le regole del Vaticano" di Alessandro Avellis.

"Com'è finanziata la propaganda reazionaria del Vaticano? Quali sono il percorso e le ideologie di Papa Benedetto XVI? Possiamo continuare a considerare l'Italia come uno stato laico?". A queste e altre domande ha provato a rispondere Avellis.

Attraverso numerose interviste (la più applaudita è stata quella a Don Franco Barbero, dimesso dallo stato clericale per le sue posizioni di dissenso e di critica alla Chiesa), Avellis ripercorre la breve storia della legge sui DiCo (che avrebbe concesso pari dignità ai rapporti di coppia etero e omosessuali), promessa dal governo Prodi nella scorsa legislatura e poi non realizzata a causa delle pesanti ingerenze del Vaticano.

Il documentario prende il via dalla triste fine di Alfredo Ormando, morto suicida nel 1998 dopo essersi dato fuoco in Piazza San Pietro per protestare contro l'atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali.

Nel nostro video un estratto della presentazione del film fatta dallo stesso regista:
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"Le regole del Vaticano" è un documento importante, che riesce a suscitare un sentimento di disgusto verso alcune scelte e posizioni ufficiali della Chiesa Cattolica.

Una critica al lavoro, però, è per il non aver dato "spazio alla difesa": mostrare almeno qualche tentativo di ascoltare le ragioni del Vaticano sulla questione avrebbe giovato all'imparzialità del progetto. Un'opera, per il resto, da applausi. (...)

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Arriva "The Tudors" o la vita sessualmente dissoluta di Enrico VIII sul digitale terrestre.

(Televisionando) Debutterà il prossimo 24 aprile su Mya, uno dei nuovi canali del digitale terrestre di Mediaset, The Tudors, serie drammatico/storica creata ed interamente scritta da Michael Hirst (Elizabeth con Cate Blanchett) trasmessa in America dalla Showtime.

La serie, che in estate vedremo forse anche su Canale 5, racconta in maniera romanzata (ma usando il linguaggio dell’epoca) le vicende della famiglia Tudor (dinastia composta dai cinque sovrani che regnarono tra il 1485 e il 1603 in Inghilterra: Enrico VII; Enrico VIII; Edoardo VI; Jane Grey; Maria I; Elisabetta I), focalizzandosi in particolare sui primi anni di regno di Enrico VIII, re d’Inghilterra e di Irlanda fino al 1547, interpretato dall’attore irlandese Jonathan Rhys Meyers (Match Point); nel cast della serie (tra gli altri), anche Sam Neill (il Cardinale Wolsey), Gabrielle Anwar (la principessa Margaret, sorella di Enrico), Natalie Dormer (Anna Bolena), e Peter O’Toole (Papa Paolo III). Tra le serie più costose mai prodotte da Showtime, soprattutto a causa dei costumi (’creati’ da Joan Bergin) dell’epoca che hanno assorbito la maggior parte dei 38 milioni di dollari di budget, The Tudors ha debuttato negli Usa lo scorso aprile (2007), raccogliendo in media il triplo degli ascolti del canale (soprattutto nella fascia 17/25 anni), risultando così molto più seguita di serie ‘cult’ come Dexter e Weeds. Se gli ascolti sono ottimi, la critica è entusiasta: a parte le due nomination ai Golden Globes come miglior serie drammatica e miglior attore protagonista, il New York Post ne ha tessuto le lodi, specificando come “The Tudors contiene il sesso e le nudità più espliciti nell’odierna tv americana: sembra più una soap che un dramma storico, ma questo non significa che non sia un grande prodotto”.
(ndr. E a proposito di sesso, vale la pena che guardiate il clip quì sotto dove Jonathan Rhys Meyers si masturba furiosamente...)
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Non da meno il New York Times, che l’ha definita “meravigliosa: i set (ad opera di Tom Conroy, ndr) e i costumi sono magnificenti, la regia luminosa e ricca, la sceneggiatura accattivante e deliziosa”. Non sono mancate comunque le stroncature, soprattutto tra gli ’storici’ duri e puri, che pur apprenzzando la complessiva qualità non hanno mancato di sottolineare la maggior cura per “il fascino e la sensualità piuttosto che per il dramma e i dettagli storici”; come ha spiegato il protagonista della serie, Rhys Meyers, al New York Magazine, “a quel tempo il sesso era molto, molto importante: è il sesso che ha cambiato le nazioni”. “Michael Hirst, ha aggiunto Robert Greenblatt, presidente della Showtime, ha fatto un magnifico lavoro trasformando la storia in un dramma accattivante. E la seconda stagione (partita in America il 30 marzo e in cui vedremo, tra le altre cose, Enrico e Caterina intenti a divorziare, il successivo matrimonio con Anna Bolena e la sua decapitazione) sarà ancora più convincente”. In attesa della seconda stagione, godiamoci, a partire dal prossimo 24 aprile su Mya, le dieci puntate che compongono la prima stagione.
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Vita di un Re.

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Credits.

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Trailer della 1a stagione.

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Il 23 aprile i lettori festeggiano con le rose.

Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore - Particolare della locandina Unesco - manifesto: Chiara Rapaccini
(Panorama) È la festa di San Giorgio, ma anche la data di morte di Shakespeare e Cervantes. Per questo il 23 aprile è stato eletto dall’Unesco Giornata mondiale del libro.

In molti Paesi europei questa data (alla sua tredicesima ricorrenza) è un appuntamento fisso per tutti coloro che amano il libro. A Barcellona e in tutta la Catalogna nel giorno di San Jordi decine di migliaia di persone scendono in piazza e gli uomini regalano alle donne una rosa e ne sono contraccambiati con un libro. La rivista Leggere: tutti, anche in collaborazione con la Commissione dell’Unesco di Roma, ha promosso per quest’anno in Italia decine di feste con il logo “San Giorgio, una rosa per un libro”. A Roma, grazie alla collaborazione con la catena di librerie Arion, i festeggiamenti inizieranno fin dalla vigilia, il 22 aprile, con “Aspettando San Giorgio”, in programma presso il punto vendita di Via Veneto 42. Il tutto in uno scenario particolarmente suggestivo, con la libreria invasa da 5.000 rose e la partecipazione di scrittori e lettori.

Qui il calendario delle iniziative organizzate in Italia dalla rivista Leggere: tutti.

Qui gli eventi principali patrocinati dall’Unesco in Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e quelli in Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Veneto.

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Luciano Moggi contro tutti, da Ilaria D'Amico ai gay nel calcio.

(Leggo online) Ogni tanto parla. E quando lo fa, si fa sentire. Ancora una volta è Moggi contro tutti. Contro i calciatori («Vogliono comandare»), Cairo («Meglio che cambi mestiere»), la Sinistra («Sono felice che li abbiano spazzati via»), Ilaria d'Amico («Ha usato il nome Moggi per farsi pubblicità») e i giocatori omossesuali («Sono contrario ai gay in squadra, il mondo del calcio non è fatto per loro»). L'ex direttore generale della Juventus ne ha avute per tutti intervistato da Klaus Davi per «KlausCondicio», il primo contenitore di approfondimento in Rete, in onda su YouTube: -

CALCIATORI SEMPRE PIÙ COLTI MA AVIDI «Il livello intellettuale dei calciatori è molto aumentato, non è più quello di prima. Del Piero è molto colto, Ibrahimovic, Vieira, Nedved e molti altri sono divoratori di libri. Però hanno un difetto: vogliono un sacco di soldi, e vogliono essere anche padroni della società, e questo non è possibile. Se non gli dai quello che vogliono, e certe volte non glielo puoi dare, se capita l'occasione, ti sparano addosso. Vogliono comandare, ma i giocatori devono essere dipendenti. Nella gestione di questo aspetto psicologico, l'Inter sarebbe ultima in classifica».

ERO ARROGANTE MA PER DIFENDERE LA JUVENTUS «Ero arrogante, ma essere arroganti non è mica un reato... Cercavo di difendere un'azienda che in pratica non aveva un padre. Morti Umberto e Gianni Agnelli la Juventus era senza padre e senza madre, non avevamo i fondi perchè gli azionisti non mettevano i soldi, non avevamo televisioni e quindi eravamo al di sotto rispetto agli altri, perchè la Rai era con i tifosi romani e laziali, per non parlare di Mediaset e Sky... Dovevamo arrangiarci, fare la parte di quelli forti e forti non eravamo». «Nel calcio io non ho mai avuto un padrino. Ho conosciuto Allodi e questa conoscenza mi ha portato a imparare cose importanti che poi mi sono servite per arrivare in determinati luoghi. Però non ho mai avuto un angelo custode, e neppure me lo sono cercato. Diciamo che ero un naif che cresceva... Quando sono arrivato a una certa altezza, hanno cominciato a spararmi da tutte le parti, perchè evidentemente avevano paura. Io di questo non me ne sono reso conto. Avevano paura che crescessi ancora e, nonostante tutto, sono cresciuto probabilmente a dismisura».

È UN BENE CHE IL CENTROSINISTRA SIA STATO SPAZZATO VIA «Io operaio, figlio di operai, credo di essere stato una vittima del centrosinistra. Su questo non c'è dubbio. Non ritengo che sia una colpa parteggiare per Berlusconi. Io dico tranquillamente che ho votato per lui e ne sono felice. Berlusconi voleva che io andassi a fare il dirigente del Milan. La notizia, anche se vaga, è trapelata così improvvisamente nel mondo del calcio che può darsi abbia creato del malumore in certe persone». Sulla sinistra e il risultato delle recenti elezioni, Moggi ha commentato: «Sono felice che li abbiano spazzati via. Ma non faccio di tutta l'erba un fascio. Stimo Veltroni, per esempio».

PRODI UNA VITTIMA DEI POTERI FORTI DELLA SINISTRA «Romano Prodi, secondo me, è stato una vittima. È sicuramente una persona intelligente, ma è stato mandato avanti a bruciarsi dai poteri forti della sinistra. Era successo già un'altra volta, e adesso si è ripetuto in maniera catastrofica. Si è spenta intorno a Prodi quella luce che qualcuno voleva si spegnesse. Personalmente non ho mai considerato il governo di Prodi un governo che potesse dare all'Italia quel benessere che l'Italia deve avere. Non so se sia facile darlo. Sarà difficile anche per Berlusconi. Però mi sembra che Berlusconi abbia altre aperture, mi sembra che abbia una certa simpatia che attira le persone, e quando uno è simpatico è anche fortunato. Mentre le persone tetre sono sempre sfigate».

I CALCIATORI A PROSTITUTE PER INGENUITÀ «Oggi i calciatori vogliono provare cose nuove, vogliono provare di tutto. Io sotto questo profilo li tenevo a bada, volevo evitare per quanto possibile che andassero nei locali notturni. A Torino è molto facile, diciamo che è un grande paese: basta che facciano una mossa sbagliata e la si conosce immediatamente. Però ci sono città grandi, come Milano, ed è lì che bisogna fare la massima attenzione perchè i calciatori possono incontrare anche donne adulatrici... Peccano più che altro di ingenuità». «Noi alla Juventus offrivamo il modo di lavorare divertendosi e, in più, anche il divertimento, ma il divertimento giusto. Ho sempre detto ai miei ragazzi: 'Attenzione, io non vengo a cercarvi, ma se vi trovo...'. Sapevano che io non scherzavo. E ho sempre avuto un rapporto bellissimo con tutti. Ero per loro come un fratello».

LE VELINE FANNO DEL BENE AI CALCIATORI «Le veline? Certamente non hanno mai fatto del male ai calciatori, anzi fanno loro del bene. Io non ho mai frenato nessun calciatore nelle sue relazioni, però ho fatto presente ad alcuni che dovevano comportarsi in una certa maniera». E sulle relazioni sentimentali degli assi del pallone, l'ex direttore generale della Juventus ha aggiunto: «Quello del calciatore e della velina è un sistema che fa comodo a tutti. Le veline approfittano del nome del partner per mettersi in evidenza e fare anche di più di quello che possono fare. I giornali hanno tutto l'interesse che ciò avvenga perchè così vendono di più. Fa comodo soprattutto a quanti criticano questo stato di cose, perchè sono loro i primi a giovarne. In ogni caso è difficile trovare nelle giovani di oggi buone mogli. Io per esempio sono stato fortunato sotto questo profilo».

ILARIA D'AMICO BRAVA, MA HA SFRUTTATO MIO FIGLIO «Non è vero che mio figlio voleva conquistare Ilaria D'Amico. Per lei questa storia è stata un'occasione e l'ha sfruttata, penso che abbia usato il nome Moggi per farsi pubblicità. Comunque si è sempre comportata bene, non l'ho mai sentita straparlare. Ha approfittato solo di un'occasione, e credo sia umano da parte sua, anche se non corretto».

BOCCIO I GAY IN SQUADRA, MEGLIO NON ASSUMERLI «Non so se i calciatori siano contrari ai gay in squadra, io sicuramente lo sono. Posso tranquillamente affermare che, nelle società dove sono stato, non ne ho mai avuti, mai. Non avrei mai voluto un giocatore omosessuale. E anche oggi non lo prenderei. Supposto che dovessi sbagliare e ne scoprissi uno, farebbe prima ad andare che a venire. Sono un pò all'antica, ma conosco l'ambiente del calcio e, al suo interno, non può vivere uno che è gay. Un omosessuale non può fare il mestiere del calciatore. Nel calcio non ci sono gay, nè tra i calciatori nè tra i dirigenti. Non è razzismo, è un fatto di ambiente. Il calcio è un ambiente particolare, si sta nudi negli spogliatoi... Non ho amici omosessuali, frequento altre persone. Ma devo dire che gli omosessuali sono persone molto intelligenti, hanno la capacità di vedere le cose molto più di altri... Un gay non è certo da lapidare, ma il mondo del calcio non è fatto per loro».

CAIRO UN FLOP, MEGLIO CHE CAMBI MESTIERE «Cairo? Il calcio non è il suo mestiere. Il presidente del Torino ha fatto degli sforzi, ma ha fatto degli sforzi perchè doveva rendere più visibile la Cairo Editore. In quello è riuscito pienamente, nel Torino meno. Cairo si è accompagnato purtroppo con persone che non hanno titolo a stare nel calcio a quel livello, ma d'altra parte il calcio non è il suo mestiere».
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Cinema. Teeth: La visita ginecologica alla "vagina dentata". I'impressionante video non censurato.

(Cineblog) Con molta probabilità Teeth arriverà in Italia questa estate. Speriamo. Noi di Cineblog lo attendiamo con curiosità e ne abbiamo parlato tanto.

Di cosa parla Teeth? Presto detto: una ragazza (Jess Weixler) scopre che la sua vagina è… dentata. E quando subirà violenza si accorgerà di avere un grande potere. Il film, una commedia horror, è diretto da Mitchell Lichtenstein ed ha fatto impazzire il Sundance Film Festival.

Qui sotto trovate il video della prima visita ginecologica di Dawn. Il video non censurato. Impressionante. Questo il sito ufficiale.
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Milano. Chiuso locale gay. Mancuso: Ci perseguitano. Il vicesindaco De Corato: "È stato chiuso, sempre per problemi di sicurezza, anche l´Hollywood".

In pericolo la forza economica di sostentamento dell'Arcigay, i circoli "ricreativi" con annesse dark. Preoccupato Mancuso. Vittimismo spicciolo o concreta persecuzione? Perchè per i gay la legalità fa sempre rima con omofobia?

(Franco Vanni - La Repubblica) Musica spenta e tutti a dormire. Nella notte fra sabato e domenica un´operazione congiunta di questura e vigili ha chiuso il circolo gay Binario Uno in via Plezzo, zona Lambrate, per carenze nelle uscite di sicurezza. Negli ultimi mesi la stessa sorte era toccata ad altri locali in via Sammartini frequentati da omosessuali. Ora l´Arcigay attacca: «C´è un accanimento da parte dell´amministrazione contro di noi».

Alle 2.30 di ieri al Binario Uno fra pista da ballo e terrazza c´erano 550 persone, troppe per tre sole uscite antipanico. Ai controlli, ordinati dalla procura, hanno preso parte 60 fra agenti e tecnici dei vigili del fuoco. La chiusura coatta non è stata ancora notificata ai gestori, ma l´ipotesi che sabato prossimo al Binario Uno si torni a ballare viene ritenuta improbabile dagli investigatori. Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay, lamenta: «A Milano i controlli ai circoli si sono moltiplicati, ci sentiamo presi di mira. Se il locale non è a norma è giusto chiuderlo, ma un tale dispiegamento di forze non si giustifica». Per il vicesindaco Riccardo De Corato la questione non ha fondamento: «Stiamo facendo controlli su tutti i locali - spiega - non solo quelli gay. È stato chiuso, sempre per problemi di sicurezza, anche l´Hollywood. Bisogna preservare la sicurezza di chi va a ballare».

La settimana scorsa i gestori dei due locali gay After Line e Next Groove, entrambi in via Sammartini, hanno scritto una lettera al Comune dopo che a gennaio per loro era stata disposta la chiusura, poi tramutata in obbligo di chiudere alle 22, denunciando un «atteggiamento discriminatorio dell´amministrazione». Il vicesindaco li incontrerà entro la fine del mese, ma intanto replica: «La chiusura è stata disposta dopo decine di verbali per risse, aggressioni e spaccio in strada».

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Strumentalizzazione. Manifestazione sotto tono a Roma sabato a favore del Mario Mieli. Solo i soliti noti della politica in cerca di voti.

Sit.in Arcigay a Roma: "Votate centrosinistra".
Sono stati anche ricordati i molti atti di omofobia avvenuti negli ultimi tempi nella capitale.

(Il Corriere della Sera) Più folla del solito, sabato sera dopo le 23, davanti al «Coming Out» di via San Giovanni in Laterano, storico bar ritrovo della comunità gay di Roma, nonché luogo simbolo, da qualche anno, delle battaglie lgbt in nome dei diritti civili e soprattutto contro l'omofobia.

Èd è infatti qui, nella ribattezzata «gay street» a due passi dal Colosseo, che erano stati chiamati a raccolta militanti e simpatizzanti per una manifestazione contro gli attentati vandalici di marca neofascista nel centro di Cultura omosessuale Mario Mieli a San Paolo. E dal palco è partito un appello a votare i candidati di centrosinistra al Comune, Francesco Rutelli, e alla Provincia, Nicola Zingaretti.

Sono stati anche ricordati i molti atti di omofobia avvenuti negli ultimi tempi nella capitale: dall'incendio doloso pre-elezioni nello stesso «Coming Out» alle minacce ricevute dal presidente dell'Arcigay Roma Fabrizio Marrazzo, dalle scritte comparse sui muri del liceo Aristofane contro le lesbiche fino all'ultimo raid vandalico di tre giorni fa al Mieli.

L'incontro è stato anche l'occasione per «fare gli auguri a Carlo, che compie dodici anni, figlio di Francesca, sua madre naturale, lesbica, che convive con la sua compagna. Carlo è felice, ed è la dimostrazione di quanto si sbagli Alemanno a dire che gli omosessuali non possono crescere figli».

Tra i partecipanti all'incontro, a parte i frequentatori abituali del bar il sabato sera, militanti di Arcigay Roma come la responsabile delle lesbiche Francesca Grossi e dei transgender Federica Vezzali, oltre alla neo-eletta in Parlamento per il Partito Democratico Paola Concia, già presidente dell'Agenzia regionale per lo sport, e il responsabile dell'ufficio Nuovi diritti della Cgil Salvatore Marra. «Roma è una città tollerante — ha spiegato Marrazzo invitando a votare Rutelli e Zingaretti — è deve rimanere tale, per questo la destra non deve salire in Campidoglio ».

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Germania, le vittime omosessuali di Hitler onorate nel lager di Sachsenhausen.

Nella giornata di ieri nel lager nazista di Sachsenhausen (nella foto) è stato reso un omaggio speciale alle vittime omosessuali del Nazismo. Sachsenhausen è stato uno dei primissimi lager creati dal nazismo immediatamente dopo la presa del potere nel 1933 su ordine di Hermann Goering, all'epoca ministro di polizia. A 35 chilometri da Berlino, questo campo ospitava perlopiù oppositori politici, omosessuali, e detenuti cosidetti "speciali" tra cui ministri e personalità dei paesi invasi. Al loro arrivo, i detenuti venivano sottoposti alla consueta prassi seguita da tutti i Campi ; registrazione, doccia , vestizione con divise a righe da carcerato ed internamento nelle baracche di quarantena. Dopo qualche settimana, venivano assegnati ad una squadra di lavoro.
In relazione dell’articolo 175 del 1871 poi 175 B (paragrafo che classificava l’omosessualità , come un reato passibile di essere punito con il carcere. Nel 1935 fu rafforzato dai nazisti con il 175 B rimasto in vigore fino al 1968 (tra il 1950 e il 1965 hanno avuto luogo oltre centomila processi contro omosessuali), prevedeva, a chi era anche solamente sospettato di essere omosessuale, dal comportamento ecc, l’internamento e la perdita dei diritti civili. Così nel lager vennero internati un numero considerevoli di triangoli rosa, gli omosessuali, molti dei quali, per maltrattamenti e le dure condizioni di vita, perirono. Circa un migliaio gli stimati professionisti, professori, librai, tecnici, pittori, ballerini, cantanti, cabarettisti hanno vissuto "l'inferno di Sachsenhausen”. Considerati la feccia dell'umanità, gli omosessuali erano condannati ai lavori più pesanti e all'isolamento. Anche a loro, anzi soprattutto a loro, le SS riservavano metodi di uccisione a dir poco sadici come innaffiarli d'acqua fredda e poi farli stare in piedi all'aperto ad una temperatura di 20 gradi sotto zero. Il culmine dell'uccisione sistematica fu raggiunto nel luglio e agosto 1942: in sei settimane morirono 89 "triangoli rosa". "Dovevamo dormire solo in camicia da notte e con le mani fuori dalla coperta" racconta il viennese Hein Heger, arrivato a Sachsenhausen nel '39. "Le finestre erano coperte da uno spesso strato di ghiacchio. Chi di noi veniva sorpreso in mutande o con le mani sotto la coperta (non dovevamo soddisfarci da soli) veniva punito... Non potevamo scambiare una parola con i prigionieri di altre baracche che avevano triangoli di colore diverso. Dovevamo restare isolati...".
I medici usavano i "triangoli rosa" per i loro esperimenti, li castravano o li sterilizzavano studiandone poi le razioni fisiche e psichiche. Alcuni si offrirono volontari alla castrazione per sfuggire alla morte. In totale furono rinchiusi circa 1.200 omosessuali di cui metà perirono . Purtroppo, la tragica vicenda dei “triangoli rosa”nel Campo , è stata da tutti dimenticata e mai presa seriamente in esame per ulteriori ricerche e studi. Tra l’altro, anche dopo la fine della guerra, i superstiti del lager, condannati ai lavori forzati, castrati, sterilizzati, non hanno potuto far valer i loro diritti come vittime del nazismo perché anche dopo il regime di Hitler sono stati considerati dei criminali dalla giustizia della Repubblica federale tedesca.
La liberazione del campo avvenne il 20 aprile del 1945. Una corale gaylesbica ha intepretato canzoni di Paul O'Montis, artista tedesco arrestato a Praga dai Nazisti e morto proprio nel campo di concentramento di Sachsenhausen nel 1940. Altre cerimonie per ricordare lo sterminio degli omosessuali, nel 63° anniversario della fine del secondo conflitto mondiale si terranno in altre città tedesche.

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Rientro a Roma. Il Papa ribadisce ai politici cattolici che non possono sostenere l'aborto e matrimoni gay in nome del pluralismo e della democrazia.

Papa rientrato a Roma dopo il viaggio di 6 giorni negli Usa.

(Reuters) Papa Benedetto XVI stamattina è rientrato a Roma dopo il suo viaggio di sei giorni negli Stati Uniti, conclusosi ieri a New York con una cerimonia a Ground Zero e una messa allo Yankee Stadium.

Dopo un volo notturno, l'aereo del Papa è atterrato all'aeroporto di Ciampino intorno alle 10.30.

Ieri Benedetto XVI ha pregato per le vittime, i loro familiari e i sopravvissuti agli attentati dell'11 Settembre 2001, nel luogo in cui sorgeva il World Trade Center, e ha chiesto la fine dell'odio e delle violenze.

In serata, davanti a 57.000 persone nello stadio degli Yankees, il Pontefice 81enne ha parlato contro l'aborto, chiedendo di proteggere i diritti degli "esseri umani più indifesi, i bambini non nati nel grembo della madre".

Ha poi criticato quella che ha definito "una falsa dicotomia tra fede e vita politica", in riferimento alla posizione della Chiesa per cui i politici cattolici non possono sostenere l'aborto o i matrimoni gay nel nome del pluralismo e della democrazia.

Durante la messa, Papa Ratzinger ha detto che avere fede significa non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, persino quando queste toccano la stessa Chiesa.

"Significa non scoraggiarsi di fronte alla resistenza, alle avversità e allo scandalo", ha detto nella sua omelia, in quello che è sembrato l'ennesimo riferimento di questo viaggio allo scandalo degli abusi sessuali che ha colpito la Chiesa americana e che è costato 2 miliardi di dollari in risarcimenti alle vittime.

Ad accogliere il Papa a Ciampino a nome del governo stamattina c'era il vicepremier Francesco Rutelli, che si è intrattenuto per qualche minuto a parlare con Benedetto XVI prima che salisse sulla vettura pontificia che lo ha portato in Vaticano.
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GF8. Finalissima stasera. Spunta il vero fidanzato di Christine.

(Televisionando) Stasera si chiude il Grande Fratello 8 con la presenza de I Cesaroni e Anna Falchi. A contendersi la vittoria finale Christine, Gianfilippo, Mario e Teresa. “Jet set” contro “borgata”, mentre le simpatie del GF sembrano concentrarsi su Mario e Christine. E’ iniziato, intanto, il grande circo tv per Lina, ospite venerdì de Le Iene e ieri pomeriggio di Buona Domenica. In basso l’intervista doppia con Roberto Mercandalli, di seguito l’intervista al fidanzato di Christine, Riccardo Massironi, realizzata da Barbara D’Urso a MattinoCinque.
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Incurante dell’invito rivoltole da Alfonso Signorini alla sua uscita, martedì scorso, la dottoressa Carcuro non ha impiegato molto tempo a farsi risucchiare dal turbine mediatico che accompagna i veri protagonisti del Grande Fratello, che giunge domani alla sua conclusione. Non è certo stata una delle edizioni più brillanti dal punto di vista degli ascolti, risaliti solo dopo la doppia mossa Totti-De Filippi messa in campo per ostacolare l’esordio di XFactor, il talent di Raidue che ha subìto, poi, una serie di spostamenti di palinsesto.

Abbiamo più volte parlato della qualità autoriale dell’ottava edizione del GF e ci torneremo. Intanto, solo ora che siamo agli sgoccioli, si scoprono, o meglio si dà spazio, ad alcuni altarini dei protagonisti della finale. Tra questi la relazione - non si è capito se ancora in corso - tra Christine e Riccardo Massironi, famoso imprenditore alberghiero ospite negli ultimi giorni di Barbara D’Urso a MattinoCinque, che ha raccontato, in maniera alquanto confusa, del loro rapporto e della condanna per droga comminata - a detta di alcune riviste - a Christine per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. In basso il video, da seguire.
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E in questi ultimi giorni Christine ha messo un po’ in guardia i suoi compagni in vista dell’uscita, dando qualche indizio, ma nulla più sul suo passato e affermando di non aver mai finto, di non aver mai voluto dare un’immagine diversa da quello che in realtà è. Vediamo un pezzettino della sua casta confessione.
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La questione Christine e la nuova coppia Mario-Teresa stanno ormai catalizzando l’attenzione del pubblico, mentre Lina e Roberto stanno già scivolando nel baratro della dimenticanza. Dopo l’uscita di Francesco, il ruolo di Sandra e Raimondo è stato trasferito a Mario e Teresa, come testimonia il video mandato in onda la settimana scorsa in diretta. Rivediamolo qui in basso.
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Domani scopriremo chi sarà il vincitore dell’ottava edizione ed entrerà nell’albo d’oro del GF. Vale la pena ricordare i precedenti trionfatori del reality, da Cristina Plevani (GF1) a Flavio Montrucchio (GF2), da Floriana Secondi (GF3) a Serena Garitta (GF4), da Jonathan Kashanian (GF5) ad Augusto De Megni (GF6), per arrivare a Milo Coretti del GF7. Una galleria di personaggi più o meno affermatisi nel mondo della tv, così come alcuni partecipanti che però non hanno vinto come Pietro Taricone, Luca Argentero, Ascanio Pacelli, Melita Toniolo o Laura Torrisi.

I vincitori delle prime sette edizioni di Grande Fratello

In attesa di ritrovarsi tutti nello studio del GF, i finalisti cercano di fare il punto sulla propria forma fisica e si lasciano andare a qualche confessione. Rivediamo la puntata della striscia quotidiana di ieri, a -2 dalla finalissima. Noi ci rivediamo domani sera con il Grande Fratello 8 per seguire insieme la finalissima, con la nostra blogcronaca in diretta web a partire dalle 21.20. Una puntata arricchita dalla presenza di Claudio Amendola, Max Tortora, Antonello Fassari e Anna Falchi.
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