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lunedì 5 maggio 2008

Rai - Tatami. Puntuale ed inutile replica della Concia alle polemiche.

Rai-Concia (Pd): Bene Tatami su famiglie gay, funzione essenziale.
Ormai sono migliaia con 100 mila minori, presto presento pdl.
(Apcom) "La trasmissione 'Tatami' ha svolto la funzione essenziale che il servizio pubblico e la Rai hanno. Ha informato i cittadini su una realtà che ormai non può più essere negata: in Italia le famiglie gay sono migliaia e, secondo un'indagine condotta dal Corriere della Sera e pubblicata oggi, ci sono 100 mila minori che hanno almeno un genitore omosessuale". E' quanto dichiara Anna Paola Concia, deputata del Pd e portavoce del tavolo lgbt del Partito democratico.

"Sono già in contatto con l'associazione Famiglie Arcobaleno, che raggruppa molti genitori gay - aggiunge Concia - e tra pochi giorni presenterò in Parlamento una proposta di legge per la condivisione delle responsabilità genitoriali. Un provvedimento che mira a tutelare i figli nel caso di eventi tragici come la separazione o la morte prematura di uno dei partner, in modo che non si sentano in una posizione di debolezza dal punto di vista affettivo ed economico".

"Non si tratta di adozioni gay - sottolinea la deputata del Pd - ma di un provvedimento nell'assoluta tutela dei bambini e che mira a eliminare una gravissima discriminazione nei loro confronti. Il Partito democratico è intenzionato a dialogare con i parlamentari della maggioranza che vogliano offrire al Paese le soluzioni di cui ha bisogno per crescere anche dal punto di vista sociale, per questo chiederò il sostegno anche di Luca Barbareschi".

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Sesso. A letto l'uomo s'inventa il mal di testa per non fare il "suo dovere"...

(Adnkronos/Adnkronos Salute) 'Stasera no tesoro, ho mal di testa'. La storica scusa per rimandare il sesso cambia colore, e da rosa diventa sempre piu' azzurra. Sono sempre piu', infatti, gli uomini che 'scappano' dagli appuntamenti amorosi con le loro partner, adducendo scuse che la tradizione riporta come tipicamente femminili. Secondo alcuni psicoterapeuti britannici, le ragioni di questo comportamento sono da ricercare "nella crescente depressione maschile, e nei ritmi di vita troppo frenetici che annientano la libido". Un dato incontrovertibile, certificato dai consulenti di coppia d'Oltremanica che avverte: "Oramai assistiamo a un aumento del 40% degli uomini che, pur non avendo alcun problema fisiologico, smettono di fare sesso. Ed e' un fenomeno sconosciuto fino a 10 anni fa". E, incalzano, non si tratta di perdita di interesse per la propria moglie o compagna, ma di caduta del desiderio di fare sesso tout-court. Molti uomini infatti riferiscono di amare ancora la propria partner, e anche di voler passare con lei il resto della vita. Ma, dicono "non vogliono piu' fare sesso con lei. Non si tratta di volere altre donne, ma di non desiderare piu' il sesso". Per Michael King, psicoterapeuta del Royal Free and University College Medical School di Londra, "e' tutta una questione di depressione. E gli uomini britannici oggi sono tra i piu' depressi d'Europa. Oltre al fatto che l'indole maschile piu' difficilmente porta a confessare i propri problemi, o esprimere le emozioni". Accanto alla depressione, Cary Cooper, presidente della British Association of Counselling and Psychotherapy, punta il dito "sulla vita iperstressata che si conduce oggi. Che porta a lavorare molto piu' delle classiche 8 ore. E - conclude - se si accumula lo stress difficilmente si riesce a rilassarsi".

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Patacche puntualizzate. Il Corriere dell'Arcigay.

(Gino) La propaganda pro "famiglie gay" del Quotidiano delle Grandi Banche continua indefessa.

Notare come sparano una cifra a effetto (centomila "figli di gay" in Italia) che sembra indicare il numero di bambini cresciuti da coppie gay. Poi, leggendo bene, quei centomila risultano essere per la quasi totalità bambini con 1 genitore gay, nati in relazioni "normali" poi sfociate in divorzio.
Ma ciò non offre alcuna indicazione su chi li cresca veramente.
Quelli che crescono fin dall'inizio con 2 "genitori" gay però, assicura il Corrierone, sono "molti, sempre di più"... la fonte?
Una ricerca condotta da ArciGay. Ah, beh! stiamo tranquilli allora!

Nessun cenno a pareri "non allineati", che pure non mancano... il codice di auto-regolamentazione politicamente corretto non lo consente.
Addirittura arrivano a dire che crescere con 2 gay è meglio... ma che si fuma sta gente? La moquette di casa?
O sono affetti da "normo-fobia"?

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Nuova bufera in Rai, Stavolta è polemica sui gay di "Tatami".

(Prima) “Come abbiamo dichiarato guerra al Governo Prodi sui Pacs, Dico, Cus e qualsiasi forma di riconoscimento dei matrimoni omosessuali qualche mese fa, non vediamo perché oggi dovremmo improvvisamente cambiare idea e riconoscere come famiglia ciò che famiglia non è. Pertanto spero che nessuno abbia idee strane a riguardo perché la nostra idea a riguardo non cambia e sicuramente non dipende da chi è capo del Governo. A tal riguardo troviamo faziosa e scorretta la trasmissione di ieri di Tatami che ha fatto un vero e proprio spot a favore dei matrimoni gay, allontanandosi da quello che dovrebbe essere il dovere di una tv pagata da tutti i cittadini”. Con queste parole Antonio Mazzocchi, Deputato Romano del Popolo della Libertà e Presidente dei Cristiano Riformisti, ha commentato la trasmissione di ieri di Tatami su Raitre. “Come cattolici non faremo sconti a nessuno sulle tematiche come la vita e la famiglia. Siamo il popolo del Family day e non certamente quello che partecipa ad altri tipi di manifestazione. Pertanto, massima libertà per il futuro sulle scelte personali, ma le posizioni di partito e quelle di governo dovranno vedere una collegialità, perché come cattolici e come Cristiano Riformisti – conclude Mazzocchi - non siamo pronti certamente a mettere in discussione la famiglia naturale”.

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Nuoto. Swim for Life, in chiusura le iscrizioni

Le iscrizioni chiudono martedì, 6 Maggio 2008 (via internet)· L’iscrizione potrà essere effettuate tramite la PROCEDURA guidata ON LINE collegandosi al sito www.swimforlife-italia.org, sezione "Iscrizioni"·
La quota di partecipazione è di € 10.00 per atleta ed include dei gadgets e biglietto per l’estrazione dei premi. Il ricavato, al netto delle spese organizzative, verrà devoluto in beneficenza all'Associazione Solidarietà AIDS di Milano (ASA Onlus) per il progetto “AFASO” di assistenza in loco a donne e bambini sieropositivi del Camerun. ·

Swim for Life è una manifestazione sportiva natatoria di beneficenza organizzata dal Gruppo Pesce Master Nuoto e i cui proventi vengono destinati a favore di associazioni che si occupano del sostegno e dell'assistenza alle persone sieropositive e in stato di AIDS conclamato. La manifestazione comprende una parte agonistica e una parte non agonistica ed è aperta non solo alle squadre di nuoto UISP, FIN e CSI ma anche a chiunque voglia partecipare, non importa con quale risultato o con quali capacità, manifestando così il proprio sostegno e la propria solidarietà con un piccolo gesto concreto.

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In cucina. Testicoli arrosto e fettine di peni: Dalla Cina i menù dei genitali.

(Tiscali notizie) Dopo i ristoranti vegetariani e quelli macrobiotici, arrivano quelli specializzati in piatti a base di peni e testicoli. La notizia, diffusa dal giornale tedesco Der Spiegel, viene dalla città cinese di Beijing.

Nomi romantici per organi genitali - Una catena di ristoranti infatti, ha ideato un menù decisamente alternativo per chi ha lo stomaco forte in tutti i sensi. Tra le pietanze proposte figurano esotiche proposte quali i "Fiori del gelsomino", "I tesori del deserto oppure "l'Essenza del Buddha d'oro". Dietro questi nomi poetici si nascondono però testicoli di asino tagliati a fettine sottili (Fiori di gelsomino), oppure testicoli di pecora al curry (Tesori del deserto).
Anche cani e anatre - Nell'offerta non ci sono solo i genitali di asini e pecore: ambiti anche quelli di cavalli, cani, foche, anatre e del bue tibetano. Della catena per ora fanno parte già cinque locali nella capitale cinese, e sono prossimi all'apertura alcuni ristoranti a nche in America e in particolare ad Atlanta in Georgia.

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Laicità. Segnali allarmanti dal Campidoglio. Alemanno: "Con Vaticano tutto da ricostruire".

"Dopo tensioni ora dialogo".
(TGCom) "Ho grandissima stima di Papa Ratzinger e penso che il rapporto tra il sindaco della città di Roma, il Vaticano e il mondo cattolico vada profondamente ricostruito dopo tante tensioni e tante difficoltà". Lo ha affermato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dopo aver deposto una corona del Comune di Roma all'Altare della Patria. "Dobbiamo trovare grande sintonia fra Roma e la presenza fondamentale che è la Città del Vaticano".

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Seni prosperosi sui manifesti. A Napoli traffico impazzito.

(TGCom) Traffico in tilt a Napoli a causa di quattro manifesti pubblicitari che mostrano i seni prosperosi di una modella coperti soltanto dalle mani. Installati nel quartiere Fuorigrotta, da quattro giorni i cartelloni non passano certo inosservati e, come riferiscono i residenti, sono ormai tantissimi gli automobilisti che frenano improvvisamente per gustarsi il "Panorama" o che sostano in maniera prolungata davanti alle foto osè.

Le foto sono utilizzate per la campagna promozionale di una compagnia di navigazione nazionale. ''Nulla che non si sia già visto - ha commentato un passante che si e soffermato a pochi metri dalla grande foto - ma si rimane certamente impressionati dalle dimensioni. E non solo delle foto". L'immagine, ripetuta quattro volte sul maxi manifesto, è accompagnata dallo slogan "Vesuvio ed Etna mai così vicini" e fa riferimento alla possibilità di potersi spostare rapidamente con i collegamenti marittimi dalla Campania alla Sicilia.
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Roma e il nuovo sindaco. Festa del cinema, i dubbi del Times.

(06blog) Quando i giornali stranieri si occupano degli affari del nostro paese non conoscono le virtù della temperanza. Il londinese Times, celeberrimo quotidiano in stampa dal 1795, titola così a proposito del binomio Alemanno - Festa del Cinema: “Il Duce di Roma congela le star americane”. Tanto che all’interno dell’edizione domenicale il tema viene approfondito: “Alemanno, un ex fascista, ha lanciato una campagna per promuovere i film nazionali, mettendo sulla lista nera divi hollywoodiani come Leonardo Di Caprio e Nicole Kidman”. Il rischio, sostengono gli inglesi, è che la manifestazione passi dallo champagne all’autarchico pane e salame. In realtà niente è ancora deciso, e Alemanno ben si guarderà dal ridimensionare (o abolire, come chiedevano i suoi elettori più intransigenti) una kermesse che ha dato lustro alla città, al punto che sembra in dubbio la presidenza a Pasquale Squitieri, che tanto aveva criticato il festival prima del voto.

Però dal Times, che sponsorizza il London Film Festival e dunque è attento alle dinamiche romane, si dicono certi di ciò che sarà perché le stelle hollywoodiane sono finite sulla lista nera del sindaco: “per suo ordine non saranno più invitate”. In particolare chi, come Clooney, ha elogiato Veltroni. Quello che da Londra dimenticano di scrivere è che, salvo ripensamenti, a dirigere la Festa sarà Goffredo Bettini, il cui mandato scadrà nel 2011; e che il Comune (leggi Alemanno) potrà al massimo cambiare il suo consigliere. Per le altre modifiche è necessario infatti il consenso degli altri enti locali. Che sia il momento di dire Arrivederci Roma?, si chiedono da oltremanica. Si vedrà. Per ora è Fumo di Londra.
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Futuri ministri. Anche Roberto Calderoli ce lo meritiamo.

(Gennaro Carotenuto - Giornalismo partecipativo) Mi dicono che né Al Jazeera né altri media arabi abbiano dedicato un solo secondo al "caso Calderoli", che occupa le prime pagine dei nostri giornali come se fossimo sul punto di essere attaccati dalla Libia. Le cose da dire sull’uomo del Maiale day e delle magliette islamofobe sono poche, quattro per l’esattezza, e anche molto chiare, perfino ovvie.

1) E’ divertente vedere come un paese occidentale rifiuti ad un terzo, in questo caso un paese arabo, il diritto d’ingerirsi nei fatti propri ma poi s’ingerisce quotidianamente nei fatti dei paesi arabi, per esempio presumendo di andare a costruire democrazie in Iraq o Afghanistan o stabilendo che per motivi meramente geopolitici la dittatura di Moubarak in Egitto sia una democrazia.

Se la Libia non deve dire della Lega Nord, perché noi riteniamo di avere il diritto di dire di Hezbollah?

2) E’ dubbio che l’ex quarta sponda non abbia il diritto d’ingerirsi nei fatti italiani e dire la propria su chi ci governa, non foss’altro per il genocidio della Cirenaica e altre cosucce che gli italiani non hanno piacere di ricordare. Gli abbiamo mandato Rodolfo Graziani, non possono dire la loro su Calderoli? E poi non fu Silvio Berlusconi a definire Gheddafi, "campione della libertà"? E da un "campione della libertà" non possiamo accettare neanche un consiglio?

3) E’ però evidente che deve essere politica di Stato, indipendente dalle maggioranze, quella di difendere i membri dei governi passati, presenti e futuri da ingerenze straniere. Quindi bene ha fatto D’Alema a difendere Calderoli, nonostante qualcosa strida. Con le dovute differenze, D’Alema avrebbe dovuto per esempio difendere Berlusconi quando è stato attaccato dall’Economist o altri prestigiosi (sic) media e giudicato unfit (inadatto) a governare l’Italia. Per non parlare di una certa ambasciata che sta in Via Veneto… E’ evidente che ci siano due pesi e due misure, gli anglosassoni possono ingerirsi, gli arabi no.

4) La cosa più terribile di questa vicenda è che la Libia ha ragione. Un razzista fanatico, omofobo e sessista come Roberto Calderoli (in calce alcune sue dichiarazioni) non dovrebbe fare neanche l’amministratore di condominio, figuriamoci il Ministro della Repubblica. Gli italiani hanno però perso la capacità sia di scandalizzarsi, sia di lottare contro vergogne come quella di avere Calderoli ministro.

Oramai tutto e normale in questo sciagurato paese e abbiamo bisogno che ci ricordino dalla Libia che così non è: NON E’ NORMALE AVERE CALDEROLI MINISTRO.

Il Calderoli horror show (potrebbe continuare)

«La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni… Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni».

«[Quella dei mondiali 2006] è una vittoria dell’identità italiana, di una squadra che ha schierato lombardi, napoletani, veneti e calabresi e che ha battuto una squadra, la Francia, che, per ottenere dei risultati, ha sacrificato la sua identità schierando negri, musulmani e comunisti».

«La fogna va bonificata e visto che Napoli oggi è diventata una fogna bisogna eliminare tutti i topi, con qualsiasi strumento, e non solo fingere di farlo perché magari anche i topi votano».

«Dare il voto agli extracomunitari, non mi sembra il caso, un paese civile non può fare votare dei bingo-bongo che fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi».

«Andremo a Bruxelles noi padani, porteremo un po’ di saggezza della croce a quel popolo di pedofili!».
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Diritti. Al Parlamento cileno la legge sul matrimonio gay.

(Queerblog) È arrivata nel Parlamento cileno la proposta di legge per introdurre il matrimonio fra persone dello stesso sesso. L’hanno presentata sette parlamentari, di cui sei componenti del Movilh, Movimento di integrazione e liberazione omosessuale. Tra essi anche Isabel Allende, figlia del presidente Salvador e cugina dell’omonima scrittrice.

Nonostante l’elezione della presidenta Michelle Bachelet, socialista, il Cile non ha ancora introdotta una forma di riconoscimento delle unioni dello stesso sesso, per cui il movimento lgbt ha deciso di muoversi su più fronti, al contrario di ciò che è avvenuto in Italia. Da un lato spingono per il Puc (Patto di unione civile), dall’altro però non rinunciano a pretendere il matrimonio. Chiedere il massimo per ottenere almeno il minimo.

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Cinema. Ang Lee ci riprova con i gay: Film su Woodstock.

(Tutto quello che ci interessa) Il nuovo Heath Ledger dovrebbe essere Demetri Martin. “I segreti di Brokeback Mountain” gli ha fruttato il Leone d’Oro a Venezia 2005 e lo ha fatto entrare nel cuore dei gay planetari per la delicatezza e la passione con cui ha saputo parlare di omosessualità. Ang Lee torna a dirigere una pellicola che si occupa di gay, raccontando anche del celeberrimo concerto di Woodstock del 1969. Si chiamerà “Taking Woodstock”, sarà un grande film tratto da una autobiografia di Elliot Tiber e Tom Monte. L’adattamento al grande schermo avverrà per mano di James Schamus, già a fianco di Ang per realizzare “Lussuria” (Leone d’Oro Venezia 2007) e già per “Brokeback Mountain”.

Una storia gay sarà il cuore della pellicola. Lee, con un budget di dieci milioni di dollari, ripercorrerà la vita di Tiber (foto in alto), designer del Greenwich Village a New York, che nel 1969 si impegnò in prima persona proprio nell'organizzazione dell'evento, trovando la location e salvando dalla cancellazione un festival entrato nella storia. Tiber era un uomo come tanti che allora si divideva tra il lavoro di arredatore d'interni e quello di direttore del motel dei suoi genitori: senza saperlo, diede il via al più importante festival rock che la storia della musica ricordi, ovvero quello di Woodstock, che si svolse tra il 15 e il 17 agosto del '69 a Bethel, una piccola località situata nello stato di New York.

"La storia di Elliot, esuberante e sincera è un'autentica finestra sull'esperienza di Woodstock - ha detto James Schamus, fedele sceneggiatore di Ang Lee - esplora e respira il momento storico in cui la libertà era nell'aria". La parte di Elliot Tiber è stata offerta a Demetri Martin (nella foto sopra), attore di talento che non si distingue certo per la sua bellezza...

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La De Filippi da Bonolis. Il senso di Maria (con lacrime).

(River-blog) Maria de’ Filippi, quella che ho conosciuto io, è una donna dolce, preparata, esigente. Una che chiama i suoi collaboratori alle cinque del mattino per affrontare qualche problema e che sa a memoria la scaletta dei suoi programmi. Una che ancora oggi non è abituata alla popolarità e che si imbarazza, fino ad arrossire, quando la gente le urla “un autografo” per strada o le mamme le chiedono un posto nella scuola di Amici. E che ci resta male quando sui giornali la definiscono la regina del trash. Poi c’è il filtro della televisione, che la fa apparire un po’ cinica, paracula e sicuramente fredda. Anche se non amo Paolo Bonolis e credo di non aver mai visto per più di 5 minuti il suo “Senso della vita”, stasera ho fatto un’eccezione. Protagonista della puntata è stata Maria, che ha ripercorso le tappe che l’hanno portata al successo odierno, tanto da farla salire sul podio dei presentatori più amati dagli inserzionisti e dai direttori di rete. Anche se nelle ultime settimane i suoi racconti di vita hanno inondato settimanali, di casa (Mondadori) e non, stavolta mi è sembrato che si sia più lasciata andare, fino a commuoversi, quando si è parlato del padre. “Incredibile, abbiamo sfatato un mito”, ha detto quando qualche lacrima le ha iniziato a scendere sul viso, e lei ha chiesto un bicchiere d’acqua. Poi, parlando di Amici, ha confessato che le “piace stare con questi ragazzi. Mi sento come loro - ha detto - anche se l’età è quella che è. Cerco di far capire loro che i sogni si possono avverare, se ci si impegna”. E poi:

“Credo in dio, prego, ma con la chiesa ho un rapporto particolare. La chiesa mi ha allontanata: sono sposata con una persona divorziata, e per questo non posso accedere ai sacramenti. Un tempo andavo a messa la domenica, ora non più. Penso che la chiesa dovrebbe cambiare il suo atteggiamento”.

“Adoro le meringhe. C’era un periodo in cui potevo mangiare 18 al giorno. Peccato che mi facessero intasare…Quindi niente pupù”.

“Sono sempre stata legatissima alla famiglia. Quando i miei litigavano, cercavo sempre di farli riappacificare. Con mio fratello passo le mie vacanze e lavoro anche. Sono vicina a mia madre quando posso”.

“A 16 anni mi prendevano in giro perché ero bassa. E io del resto non potevo ancora mettere i tacchi alti”.

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Danza. Campagna di Russia sul "Lago dei cigni".

In Italia il balletto del Mariinskij. Ma i responsabili del teatro litigano.
(Sergio Trombetta - La Stampa) Si chiamano Valeri Abisalovich Gherghiti e Macharbet Kassanovich Vaziev. Sono originari dell’Ossezia, piccola repubblica caucasica al confine con Cecenia e Georgia. Con due nomi così potrebbero essere due capi clan in lotta sulle montagne. Ma sono più comunemente noti come Valerij Gergiev e Machar Vaziev. Cioè l’onnipotente e acclamatissimo direttore d’orchestra capo assoluto del Mariinskij di Pietoburgo, il Kirov dei tempi sovietici, e il direttore del balletto del teatro, una delle più grandi compagnie di danza classica che ieri sera ha dato il via, al Regio di Parma, a una breve tournée italiana con il Lago dei cigni.

La loro privata «guerra caucasica» la combattono nei corridoi e nella sala azzurro dorata del Mariinskij. La lotta ha visto Gergiev vincitore a marzo, quando Vaziev ha dato le dimissioni. Che però non sono state accettate. E il fatto che ieri Kasanovich fosse presente a Parma significa che la vicenda non è chiusa. Dal ‘95, cioè da quando è stato nominato «responsabile» della compagnia (mai direttore artistico), Vaziev è sempre uscito sconfitto dagli scontri col boss. Scontri che riguardavano soprattutto alcune scelte di repertorio di Gergiev.

Per esempio, commissionare in fretta e furia la coreografia del balletto L’età dell’oro di Sostakovich allo sconosciuto Noah Gelber, unanimemente distrutto dalla critica, per poter portare a Londra un’intera stagione Sostakovich. Oppure affidare un remake dello Schiaccianoci allo scultore Michail Shemjakin che ha trasformato il balletto in una propria mostra personale. O ancora imporre ai danzatori tempi di lavoro impossibili, simili a quelli che Gergiev, inguaribile workalcolic, impone a se stesso.

Negli anni passati, a chi arrivava dall’Italia a Pietroburgo Vaziev chiedeva sconsolato: «Ma alla Scala il maestro Muti non intralcia la danza?». Ora però ha sbattuto, provvisoriamente, la porta dopo l’ennesima uscita di Gergiev: «La compagnia è sempre senza direttore artistico perché non trovo la persona adatta. Le stelle che potrebbero occupare quel posto non sono ancora tramontate». Battuta che esclude Vaziev e potrebbe voler dire che Gergiev intende nominare Uljiana Lopatkina, divina e capricciosa superstella della compagnia che in questo tour italiano danzerà il Lago nella replica di mercooledì a Modena.

Sempre che non cambi idea. Lopatkina, che è chiamata in teatro «la repubblica Lopatkina», ha però soltanto 35 anni. Troppo presto per dirigere la compagnia. Sempre che ne abbia le capacità, oltre gli agganci giusti col potere (leggi Putin). L’altro nome che corre è quello di Altynai Asylmuratova, che dirige l’Accademia Vaganova, una scuola che continua a sfornare superdanzatori, come si può constatare in questo tour che prevede tre repliche del Lago a Parma, due a Modena,un gala a Modena e uno a Vicenza.

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Ronaldo si pente in tv e dichiara" Lo giuro, non sono gay".

(Leggo online) «È stato un momento drammatico, in cui ho preso la decisione peggiore della mia vita e so che me ne pentirò per il resto dei miei giorni». È un Ronaldo affranto quello che si confessa alla televisione brasiliana "Globo" dopo lo scandalo sessuale che lo ha visto coinvolto con tre prostitute poi rivelatesi dei viados. «Provo una vergogna terribile - ha detto l'attaccante del Milan, in Brasile per recuperare dall'operazione al ginocchio - è come se avessi costruito una casa, e un uragano l'avesse spazzata via. Adesso devo cercare di ricostruirla». Ronaldo sottolinea come il suo errore sia stato principalmente quello di pensare di passare una serata con delle prostitute, indipendentemente dal fatto che queste fossero dei travestiti. «Non ho fatto nulla - ha spiegato - perché ho capito che la cosa non era quello che volevo. Non ho mai pensato che potessero essere dei trans. Io sono assolutamente eterosessuale, sopra ogni dubbio. Lo giuro». Il "Fenomeno" ha poi ribadito la sua versione dei fatti, secondo cui il travestito Andrè Albertino avrebbe tentato un'estorsione ai suoi danni: «Mi ha chiesto una cifra assurda per non dire niente alla stampa». L'attaccante, ad ogni modo, ha spiegato di non voler denunciare i viados per diffamazione: «Sto pensando solo a me stesso, a quello che ho fatto. Ad una stupidata commessa al termine di una serata quando stavo tornando a casa».
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(...) "Ho fatto una cosa davvero stupida. Tutti possiamo compiere errori e io ho fatto un errore. Non sapevo minimamente che fossero dei travestiti. Questa disavventura lascerà una macchia indelebile sulla mia reputazione. Come giocatore sono di solito collocato in un'altra sfera, ma sono una persona con le sue debolezze e paure. Queste cose mi avvicinano alle persone normali".(...)

(...) "Non sono un drogato e neanche omosessuale. Una volta in albergo ho scoperto che erano uomini, così ho deciso di lasciare perdere. Ma a quel punto è cominciata l'estorsione. Mi hanno chiesto una somma assurda minacciando di raccontare tutto alla stampa. Ora devo ricostruire tutto: è come quando una casa viene spazzata via da un uragano. Ora devo ripartire da capo".(...)

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I Vips ed i loro video hard in rete. I magnifici dieci sono tutte donne.

Paris Hilton è diventata famosa grazie ai suoi video hard.
La rivista News ok the World ha raccolto i 10 video più hard della rete. In questa speciale classifica ovviamente troviamo solo celebrità della televisione Usa e Paris Hilton vi compare addirittura due volte. Un'europea, l'inglese Kate Moss e, ovviamente nussun italiano/a, ormai diventato un popolo di noiosi... Non abbiamo nient'altro da aggiungere se non invitarvi a vederli.

Video No1 - Kylie Minogue's Sexy Rodeo Ride
Video No2 - Paris Hilton's Steamy Car Wash
Video No3 - Ladette To Lady Star's Topless Dance
Video No 4 - Abbey Clancy models Pussy Glamore
Video No5 - Big Brother Amy's Sexy Tape
Video No6 - Lindsay Lohan's Pole Dance
Video No7 - Shell Jubin and Vanessa The Undresser
Video No8 - Bath time with Paris Hilton
Video No9 - Big Brother Sam's Sexy Strip
Video No10 - Kate Moss' White Stripes Video

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Dopo elezioni. Adesso i problemi.

(Roberto Schena - GayLib) Non so fino a che punto Alemanno dialogherà con i gay romani e con gaylib in particolare, penso solo che se rinnoverà lo stile "borsa aperta" delle passate giunte romane sarà criticato dalla sua stessa maggioranza, fortemente clericale. Comunque non ci conterei. Gli spazi di dialogo con le istituzioni si stanno chiudendo un po' ovunque anche perché arcigay non riuscirà per molto tempo a liberarsi dalla faziosità (prima o poi dovrà farlo) con cui da sempre ha facilitato il compito alle congreghe omofobe...

Continua su Il voto gay.

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Milano. «Des gens qui dansent», le anime nella danza di Jean Claude Gallotta.

Sul palco del teatro degli Arcimboldi lo spettacolo del 2006 del coreografo francese, dove coinvolge artisti professionisti e persone di varie generazioni senza esperienza. Energie positive e uno sguardo sempre avanti in un curioso gioco di specchi.

(Francesca Pedroni - Il Manifesto) «Lo spirito della danza non ha colore, né forma o dimensione, ma abbraccia il potere dell'armonia, la forza e la bellezza che sono dentro di noi. Ogni anima che danza, giovane, vecchia o che conviva con una disabilità, crea e trasforma le idee in vita che si rinnova nell'arte del movimento...» Con queste parole inizia il messaggio scritto dalla coreografa sudafricana Gladys Faith Agulhas per la Giornata Internazionale della Danza del 29 aprile, istituita dall'Unesco nel 1982 in concomitanza con l'anniversario di nascita del teorico del ballet d'action del Settecento Jean-George Noverre.
A leggerlo a Milano sul palco degli Arcimboldi è stato martedì sera il coreografo afro-brasiliano Ismael Ivo, direttore del Festival Internazionale di Danza della Biennale di Venezia, che ha così introdotto Des gens qui dansent di Jean Claude-Gallotta, spettacolo conclusivo delle Giornate della Danza promosse dal Comune di Milano e curate da Arci Milano e ArtedanzaE20. Una tre giorni densa di appuntamenti tra lezioni aperte nelle scuole della città, performance per strada e sui tram, il coinvolgimento di compagnie e strutture come AiEp di Ariella Vidach, Danae Festival, Uovo Performing Arts e il nuovo festival Exister che con Sieni all'Out Off ha registrato lunedì un affollato esaurito.
Des gens qui dansent porta la firma di Gallotta, nome storico della danza francese dai primi anni Ottanta. Spettacolo del 2006, chiude una bella trilogia dedicata dal coreografo attivo a Grenoble alla riflessione sulle età della danza e al rapporto di esse con la vita reale. Gallotta coinvolge danzatori professionisti e persone di varie generazioni senza preparazione nella danza, donne e uomini che insieme ci consegnano, con il movimento, con le parole, anche con il solo fatto di stare sulla scena, un'energia positiva, uno sguardo che sprona in avanti. Da Pina Bausch con i suoi ultrasessantenni in quel miracolo di potenza sulla vecchiaia che è Kontakhof Mit Damen und Herren ab '65 al butoh del maestro centenario giapponese Kazuo Ohno, a esperienze di molti altri artisti della scena di oggi, passa al pubblico il segnale che, nella sua globalità estesa oltre le esigenze strette del balletto classico, la danza abbia qualcosa da dire al di là della perfezione fisica giovanile. Non è un caso che Gallotta a metà del suo spettacolo ci regali la proiezione di un'intervista allo scrittore Henry Miller sul letto di morte: Je suis en train de mourir et je suis vivant jusqu'au bout, «sto per morire e sono vivo fino alla fine», una verità che nel dolore è carezza, qualcosa che accomuna grandi e meno grandi che muoiono, un legame alla vita di cui la danza, il movimento è partecipe.
Alcuni tempi un po' lunghi nello spettacolo, come il trio femminile con l'uomo alto, e qualche cliché del teatrodanza anni Ottanta (scarpe con il tacco messe e tolte) fanno calare qua e là la tenuta emotiva, ma nel complesso lo spettacolo ha i suoi punti comunicativi di forza, complice anche la presenza funambolica dello stesso Gallotta, narratore, cantante che strizza l'occhio al rock, guitto che cammina tra le autentiche persone che ha voluto con sé sul palco. «Devo dire qualche cosa... Devo fare qualche cosa... Forse una piccola danza» - dice. «I ballerini stanno arrivando» è la frase conclusiva dello spettacolo a ricordarci che Des gens qui dansent è un gioco di specchi tra la vita degli spettatori e quelle al di là della quarta parete.

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Verona e Padova, tolleranza zero? Ricordate il giudice Carnevale?

(Gennaro Carotenuto - Giornalismo partecipativo) A Verona, la città più razzista d’Italia, delle ronde e della tolleranza zero, un ragazzo veronese è in coma, massacrato di botte non da cinque egiziani o romeni, come ti aspetteresti leggendo il giornale, ma da cinque bravi ragazzi veronesi.

Gli avevano chiesto una sigaretta, lui aveva rifiutato, i cinque bravi ragazzi veronesi, parlavano in dialetto, l’hanno preso a calci e pugni fino a non poterne più e ora lotta tra la vita e la morte. La notizia, terribile, fa fatica a farsi spazio, ma pensate che show sarebbe stato se i massacratori fossero stati stranieri.

Al GR la corrispondente dal Veneto ci ha addirittura tenuto a mettere una chiosa senza senso: “un fatto di cronaca che sarebbe potuto accadere ovunque”. E chissà, magari i cinque bravi ragazzi sono di quelli che pensano (pensano?) che le ronde contro gli immigrati siano necessarie.

A Padova intanto, un cittadino marocchino incarcerato in attesa di giudizio perché accusato di aver stuprato una ragazza un anno fa, è stato scarcerato. Malissimo, vergogna! Guardo meglio, è stato scarcerato perché un testimone aveva due avvocati e solo uno dei due era stato convocato. Vizio di forma, errore, magistratura incapace o che rema contro.

Ricordo meglio, io ho memoria.

Esattamente per lo stesso motivo il famoso giudice Corrado Carnevale annullò il maxiprocesso contro la mafia nel 1987. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano lavorato dieci anni, per un processo che portò a 19 ergastoli e migliaia di anni di carcere. Tutto annullato perché uno dei due avvocati di un testimone minore, anni prima della sentenza, non aveva ricevuto una raccomandata di convocazione. Sono passati 21 anni.

Metto insieme le due notizie e penso che questo paese è irredimibile.

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Verona. I colpevoli erano già noti alla polizia. Insospettabili, estremisti e violenti a caccia di "diversi".

Verona, l'aggressore di Nicola Tommasoli membro di un gruppo neofascista. In passato la banda, vicina alla tifoseria dell'Hellas Verona, già indagata per aggressioni.

(La Repubblica) Botte ai "diversi", ai meridionali, ai giovani di sinistra e a tutti quelli che, secondo loro, rovinavano l'immagine di Verona. Ci sarebbero numerosi episodi violenti nel passato degli aggressori di Nicola Tommasoli, in fin di vita nel capoluogo veneto per aver rifiutato una sigaretta. Secondo la polizia, il ragazzo che ha confessato di aver preso parte al pestaggio è membro di un gruppo di estrema destra vicino al "Veneto Fronte Skinheads" e alla tifoseria dell'Hellas Verona e già noto da almeno un anno alle forze dell'ordine. Per l'ennesima volta la città scaligera torna alla ribalta per azioni di matrice neofascista.

La gang si compone di circa 17 persone di età compresa tra i 17 e i 25 anni, insospettabili figli di professionisti e irreprensibili operai. Per il procuratore di Verona Guido Papalia, "fanno parte di un'area nuova dell'estrema destra che si è aggregata spontaneamente". "Non sono militanti effettivi di gruppi neonazisti organizzati - aggiunge - anche se praticano le stesse ideologie, li abbiamo trovati con gli stessi simboli nazisti".

Tra le loro "imprese" ci sono numerose aggressioni. Tra le vittime, ad esempio, c'è un giovane con la maglietta del Lecce era stato apostrofato come "terrone" e poi massacrato di botte. Un ragazzino che utilizzava lo skate-board, invece, era stato preso di mira in quanto incapace nell'utilizzare lo strumento. Problemi anche per alcuni venditori di kebab e per i loro clienti, aggrediti perché mangiavano un prodotto non gradito alla banda.

Tra gli episodi piu cruenti, il 27 novembre del 2006 due giovani della "Chimica", un centro sociale della zona, furono feriti a colpi di spranga a San Michele Extra. In quello stesso giorno, alcuni degli indagati avrebbero picchiato un giovane in piazza Erbe perché stando seduto su alcuni scalini danneggiava l'immagine di Verona "città di Classe".

Nelle perquisizioni domiciliari effettuate un anno fa, gli agenti della polizia scaligera avevano rinvenuto numerose cassette con filmati che documentavano le azioni violente. Alcuni degli indagati avevano in casa simboli nazisti, coltelli, armi, pugnali, simboli del "Veneto Fronte Skinheads". Gli atti violenti servivano per mantenere una sorta di controllo del territorio. Il materiale video circolava e, secondo gli inquirenti, le cassette venivano persino vendute. Chi non riusciva a comprare il materiale originale si accontentava dei video scaricati dal web.

L'estrema destra veronese è stata spesso al centro di episodi di cronaca. Tra gli episodi più eclatanti, l'aggressione in diretta televisiva al leader dell'Unione del musulmani italiani, Adel Smith. In quell'occasione, un gruppo di militanti veneti di Forza Nuova aveva fatto irruzione negli studi dell'emittente di Verona Telenuovo provocando un caso di rilevanza nazionale.

Il "Veneto Fronte Skinheads", che nega qualunque coinvolgimento nell'aggressione a Nicola Tommasoli, è un'associazione fondata nel 1986 ed ha rapporti con altri gruppi di destra europei. I suoi membri, come viene raccontato anche sul sito dell'associazione, sono stati in più occasione coinvolti in scontri con la polizia e con militanti di sinistra e hanno preso parte a manifestazioni neonaziste in giro per l'Europa.

Secondo il Viminale, in Italia gli ultras violenti sarebbero circa 20mila. Di questi, tre quarti sarebbero vicini a posizioni di estrema destra, come i principali gruppi della curva dell'Hellas Verona.

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Le nuove famiglie. I figli dei gay? Almeno centomila in Italia.

La legge riconosce solo il genitore biologico «Bimbi discriminati, andiamo in tribunale».
(Monica Ricci Sargentini - Il Corriere della Sera) Federico, Joshua e Sara sono bambini come gli altri. Socievoli, sereni, bravi a scuola, pieni di amici, a volte capricciosi, a volte ubbidienti. Ma diverso è il loro certificato anagrafico perché per la legge italiana, a differenza di quanto avviene in molti altri Paesi europei, questi tre minori hanno un solo genitore, la loro mamma biologica. L’altra madre, quella che li ha cresciuti dalla nascita insieme alla sua compagna, non figura da nessuna parte. Loro fanno finta di niente. Quando portano a casa la pagella pretendono che la firmino tutti e due i genitori. E se finiscono in ospedale vogliono averli al fianco entrambi. Ma la verità è che sono «figli di un dio minore», cittadini di serie B, costretti a vivere con la metà delle tutele dei loro coetanei. È il destino che il nostro Paese riserva ai piccoli nati nelle famiglie omosessuali, una possibilità non contemplata dalla nostra legislazione.

In Italia si calcola che siano centomila i minori con almeno un genitore gay. Ci sono quelli nati da unioni eterosessuali, poi sfociate in un divorzio, ma molti, sempre di più, sono invece vissuti sin dall’inizio in una casa con due mamme e due papà. Secondo la ricerca Modi.di, condotta nel 2005 da Arcigay con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni ha prole. Se si considerano tutte le fasce d’età sono genitori un gay o una lesbica ogni 20. E, dato ancor più significativo, il 49% delle coppie omosessuali vorrebbe avere bambini.

Per coronare il loro sogno molti vanno all’estero. Le lesbiche in Spagna o nel nord Europa dove possono ricorrere alla fecondazione assistita. Gli uomini in Canada o negli Stati Uniti in cerca di una madre surrogata. Altre coppie, invece, scelgono la strada del fai da te. Le donne ricorrono all’autoinseminazione o cercano un donatore amico. Ma non è rara la famiglia formata da quattro genitori, due uomini e due donne, che si mettono d’accordo per fare un figlio e poi lo allevano insieme. Per tutelare i loro diritti tre anni fa è nata l’associazione Famiglie Arcobaleno (www.famigliearcobaleno. org). All’inizio gli iscritti erano 15, oggi sono 400 di cui circa 170 famiglie e ben 110 bambini. Numeri sicuramente destinati a crescere: «Ogni settimana — dice la presidente Giuseppina La Delfa, accento francese, capelli neri corti e un bel sorriso—accogliamo uno o due nuovi soci. Abbiamo tre gruppi di persone: gli aspiranti genitori, le famiglie costituite in ambito omosessuale e quelli che hanno avuto figli in relazioni eterosessuali e ora vivono in una coppia gay. Questi ultimi soffrono di più psicologicamente, possono avere problemi nella separazione e nel divorzio, a volte non riescono a vedere i loro bambini o ad ottenerne l’affidamento. Le famiglie omogenitoriali, invece, vivono meglio il quotidiano perché sono un nucleo costituito alla luce del sole ma hanno una montagna di problemi legali».

Per tutelarsi si va dall’avvocato prima ancora della nascita dei pargoli. «Ma i margini sono molto stretti — spiega Stefania Santilli, legale milanese dello sportello Famiglie Arcobaleno —. Si può fare un accordo di co-genitorialità in cui si dice che la madre o il padre non biologico deve allevare il figlio in caso di decesso dell’altro.Ma sono delle scritture private che non hanno valore giuridico. Si può fare il testamento biologico e ricorrere a un trust, un accordo giudiziario per affidare i propri beni a una terza persona».

Molti Paesi europei hanno trovato una soluzione a questi problemi dando un ruolo al genitore sociale attraverso leggi ad hoc che tutelano questi rapporti tra adulti e bambini. «Così si arriva al paradosso—spiega Santilli— che, per esempio, i figli di una coppia italo-tedesca hanno due genitori in Germania e uno solo in Italia». Su questo argomento le Famiglie Arcobaleno stanno preparando quattro cause pilota da presentare nei tribunali italiani perché «l’Europa prevede che un bambino —spiega La Delfa—non possa essere discriminato a seconda di dove vive. È un’incongruenza che diventi orfano passando un confine».

Ma come crescono i figli dei genitori omosessuali? Decine e decine di studi, fatti all’estero, dimostrano che non ci sono problemi. «L’orientamento sessuale dei genitori non incide sullo sviluppo del bambino — spiega al Corriere Fulvio Scaparro, psicoterapeuta, specializzato sui temi dell’infanzia e della famiglia — il quale soprattutto nei primi anni di vita ha bisogno di affetto, presenza costante, attendibilità, armonia dei genitori e capacità di guida. Una famiglia omosessuale, dunque, è in grado di far crescere un bambino al meglio».

Nel libro Bambini ai gay? Margherita Bottino, psicologa, e Daniela Danna, sociologa, descrivono i figli degli omosessuali come bambini più tolleranti, meno conformi agli stereotipi di genere, cresciuti da genitori con più alto grado di istruzione e di autoconsapevolezza di quelli eterosessuali. «È chiaro — spiega ancora Scaparro —che un bambino o una bambina che cresce in una famiglia omosessuale è portato a vedere con occhio più favorevole le diversità, ad essere magari meno conformista. Questo non è né un vantaggio né uno svantaggio. Il vero pericolo per questi bambini sono i pregiudizi di una società, la nostra, in cui la famiglia è quella tradizionale, sposata, magari in chiesa. Su questo c’è da combattere ».

Elizabeth O' Connor, americana, madre di due bambine e coautrice con la sua compagna Suzanne M. Johnson di For Lesbian Parents non ha nessuna difficoltà ad ammettere che delle differenze esistono: «Le nostre figlie sono molto androgine, più propense ad entrare in campi tradizionalmente maschili, giocano in modo meno stereotipato per il genere, come può essere negativo tutto ciò? I maschi mostrano una tendenza simile, hanno una propensione molto forte all’accudimento, e anche ciò non può essere negativo. La maggior parte di essi realizza alla fine di essere eterosessuale. Come psicologa penso che sia tutt’altro che negativo poter considerare tutte le possibilità prima di decidere chi si è».

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Cambia sesso, divorzia dalla moglie e la risposa con un Pacs.


(River-blog) Martin e Linda si sono sposati 30 anni fa, nel 1977. Anno dopo anno, Martin (foto sotto) matura la convinzione e il desiderio di cambiare sesso: decisione che comunica alla sua metà nel 1998. Il tutto avviene con operazioni su operazioni e un costo di circa 25mila euro. Quando il cambio di sesso è andato a buon fine, Martin - nuovo nome Emma - è praticamente costretto a separarsi dalla moglie: solo così facendo, lo Stato gli avrebbe riconosciuto ufficialmente il cambio di identità. Ma a quel punto la coppia, che ha continuato a vivere insieme, si è trovata di fronte ad un problema di natura economica: entrambi, divorziando, dovevano rinunciare ad alcuni benefici di natura fiscale e pensionistica. La soluzione? Sposarsi di nuovo grazie alle unioni civili riconosciute nel Regno Unito. Secondo le statistiche ufficiali, da quando le unioni civili sono state introdotte, nel dicembre 2005, circa 27mila coppie hanno potuto beneficiarne. Ma un’associazione per la tutela dei transessuali, la Beaumont Society, chiede modifiche legislative, per evitare che si ripetano casi come quello di Martin/Emma e della moglie. “Sarebbe più logico che una coppia non fosse costretta a divorziare per vedere riconosciuti gli stessi diritti. Chiediamo quindi che sia possibile continuare a essere sposati, anche se uno dei due partner ha cambiato sesso”.

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Un Personaggio Gay in "Lost".


(Omoeros) Lost è senza dubbio uno dei capolavori che la tv americana è riuscita a portare sui nostri teleschermi dopo carrellate di telefilm più o meno riusciti. Il serial è riuscito a diventare un vero e proprio fenomeno di massa, poco seguito a dire il vero sulla tv terrestre in chiaro forse perchè il nutrito gruppo di fan dei quali fieramente faccio parte anch'io, non resiste e guarda gli episodi in anteprima sul satellite o addirittura in contemporanea con l'America attraverso mezzi poco leciti. La storia è quella di un gruppo di sopravvissuti ad un disastro aereo che finisce su un'isola apparentemente deserta per poi trovarsi a convivere con delle situazioni al limite dell'assurdo, come un fumo nero che devasta la foresta oppure misteriosi sussurri che non promettono nulla di buono, oltre ovviamnte alla scoperta di una sorta di tribù denominata "Gli Altri" che nasconde moltissimi segreti e soprattutto pare sapere tutto sui naufraghi appena atterrati sul proprio territorio. La serie è arrivata alla terza stagione in Italia in chiaro mentre su Sky c'è già la quarta serie in contemporanea con gli USA e proprio in questa serie vieniamo a conoscenza dell'omosessualità di uno dei personaggi. Non vi rovino la sorpresa perchè so quanto Lost vada guardato senza conoscere anteprime, ma posso solo dirvi di non fantasticare troppo visto che il personaggio in questione non è un vero e proprio protagonista e soprattutto non viene affatto sviluppata la scoperta della sua omosessualità visto che, come Lost insegna, tutto è appena accennato ed è lo spettatore a dover carpire le informazioni. Continuate a seguire la serie e ben presto scoprirete chi sia il gay misterioso :)

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Sesso tra gli animali. Lo strano caso pinguino e foca. Al Polo prove di sesso tra specie.

Ricercatori sudafricani hanno documentato i tentativi di accoppiamento tra un maschio di otaria e un pinguino reale. Comportamento mai osservato prima.
(Cristina Nadotti - La Repubblica) I ricercatori che hanno assistito all'insolita scena di sesso non credevano ai loro occhi, ma per fortuna avevano una videocamera e tutto è documentato. È la rivista scientifica Journal of Ethology a svelare che in Antartide alcuni ricercatori dell'Università sudafricana di Pretoria hanno osservato per 45 minuti i brutali tentativi di un giovane maschio di foca di accoppiarsi con un pinguino reale. Ora, è vero che sono numerose le specie animali che non disdegnano il "famolo strano" reso celebre dal film di Carlo Verdone, ma le perversioni, se tali possono chiamarsi, riguardano al massimo specie simili. Il caso osservato dai ricercatori sudafricani è invece il primo in assoluto, documentato, di tentato accoppiamento tra un mammifero e un uccello.

Gli studiosi erano su una spiaggia di Marion Island, un'isola vicino all'Antartide dove si trovano numerose colonie di foche e di pinguini reali, e stavano conducendo ricerche sui leoni marini. Quando hanno visto la foca avventarsi sul pinguino reale hanno pensato che lo volesse mangiare, ma lungi dall'afferrarlo con le fauci, l'otaria di circa 100 chili di peso si è sdraiata sul pinguino (circa 15 chili di peso, non si sa se maschio o femmina) e ha cominciato a strusciarsi sul poveretto cercando di penetrarlo. "I movimenti della foca erano inequivocabili - ha raccontato Nico de Bruyn del Mammal Research Institute di Pretoria - il giovane maschio alternava il movimento della copula a momenti in cui stava fermo sul pinguino. Il poveretto tentava di rimettersi in piedi sbattendo le ali, ma non riusciva a liberarsi dal peso del suo assalitore". Dopo circa 45 minuti di tentativi a vuoto il maschio di foca se n'è andato ributtandosi in mare e il pinguino è fuggito, apparentemente senza ferite. "Anche questo è strano: la foca avrebbe potuto farne un boccone e invece l'ha lasciato andare", ha osservato de Bruyn.

I ricercatori rimettono la loro scoperta al giudizio della comunità scientifica: "L'aggressione può essere sfociata in un atto sessuale in un secondo tempo - ipotizza de Bruyn - la foca era giovane, poteva essere un maschio troppo piccolo per l'accoppiamento con una femmina adulta, ma alle prese con la prima eccitazione sessuale. Potrebbe aver assalito il pinguino per mangiarlo, come è normale, poi potrebbe aver tramutato l'aggressione in una sorta di gioco, sfociato appunto in un gioco sessuale data l'eccitazione".

Sono speculazioni che potranno essere eventualmente convalidate da altre osservazioni. Di sicuro un comportamento di questo tipo non era mai stato documentato prima, perché, come detto, non c'è alcuna interazione tra le due specie se non per il fatto che l'uno è il predatore dell'altro. Sono molti gli animali tra i quali l'accoppiamento non è preceduto da un corteggiamento ma da una vera e propria aggressione e non è infrequente vedere cuccioli che mimano l'atto sessuale tra di loro, in giochi che si svolgono però tra esemplari dello stesso sesso. I pinnipedi come foche, otarie e leoni marini sono noti per le loro copule cruente, precedute da vere e proprie aggressioni ed è frequente che si accoppino tra specie simili (per esempio un leone marino con una foca) dando origini a degli ibridi. I pinguini reali, invece, sono noti per essere animali particolarmente fedeli: le coppie si formano per restare insieme per tutta la vita.

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Il caso Ronaldo ma non solo. Che bellissimo spettacolo offrono i vip.

(Alberto Giannino - Imgpress) Da qualche tempo, leggendo i giornali, apprendiamo che il trans e la cocaina, vanno di moda (almeno nell'alta finanza, nella politica e nel calcio). Chi pensava alle veline, alle letterine, alle starlette deve ricredersi. Forse, negli anni 60, quando era di moda la dolce vita. Ora, quando sei alle stelle non bastano più le donne bellissime (chi la pensava cosi aveva una visione un po' riduttiva dei nostri leader, manager e calciatori), ma occorrono trans che siano trasgressivi, siano compiacenti, disponibili a tutto, e al bisogno licenziosi, depravati e riservati. Come i loro clienti. Basta pagare. Non importa se non sono di classe come la donna della tua vita, se vivono quattro in una stanza, se hanno il pisello, se sono violenti, pericolosi, se non hanno sempre caratteristiche femminili. Con loro, puoi fare tutto il sesso che vuoi, concederti follie e tirare coca fino all'alba quando sei distrutto. Può confidarti, bere e rilassarti. Un po' come se fossi sul lettino del tuo terapeuta. Anche se, per la verità, la cocaina, ti dà la forza per fare sesso e tirare l'alba. Per esempio, a Milano, di notte ci sono i trans, e di giorno le donne albanesi e le romene. Evidentemente, se c'è l'offerta, c'è anche la domanda. E solo la Polizia può sapere ogni sera cosa succede in zona Centrale, Gioia, Novara, e Monumentale. Questi trans, occupano, a volte, interi palazzi perchè tra loro esiste molta solidarietà: c'è vita in comune, si mangia insieme, si esce insieme, e si lavora insieme. Poi, se qualcuno è dello stesso Paese (Brasile, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, ecc.), fraternizzare è più facile. Sono persone che hanno alle spalle situazioni famigliari difficilissime, dolorose, spesso sono ex bambini di strada, qualche volta arrivano dalle favelas o da zone di estrema povertà. Hanno conosciuto la fame e ora si ritrovano sul marciapiede del ricco Occidente per fare soldi presto e subito. Poi il modo con cui li fanno è relativo, è secondario. Ma sono i nostri manager, i nostri politici, i nostri fuoriclasse del calcio che li frequentano tradendo la moglie. Essi vogliono prestazioni particolari che solo il trans può dare grazie al suo bisogno famelico di denaro. E i potenti della terra li accontentano. Che strano, un potente della terra che di notte frequenta, non uno del suo rango, ma, al contrario, un poveraccio, un disperato costretto a fare la donna o l'uomo (dipende dalle abitudini del cliente) per fare quel tipo di sesso che altrimenti non potrebbe fare. Ciò che non capisco (forse sono ingenuo) è perchè costoro, anzichè fare una scappatella con donne vere, vadano con uomini travestiti e non. Che cos'hanno di più i trans che non ha una donna? Che emozioni si prova ad andare con un trans? E' solo la cocaina che ti attira nell'alcova di un trans? O, piuttosto, è la voglia di un rapporto proibito e speciale? E' davvero strana la mente dell'uomo. Ci sono donne che farebbero qualunque cosa per andare a letto con l'erede di una casa automobilistica, con un finanziere, con un fuoriclasse e con un politico importante. Ma loro disdegnano tali donne e preferiscono il trans che cercano da per tutto. Può darsi che loro vogliano sia il rapporto proibito che delle persone disposte a dimenticare chi hanno rimorchiato. In fondo a questi clienti basta la riservatezza, anche se devono pagare. Se a Rio de Janeiro, l'altro giorno, il fuoriclasse Ronaldo, 32 anni, avesse pagato 20 mila euro (per tre trans) non avrebbe perso il contratto con la Tim (3 miliardi di euro) e non sarebbe sulle pagine dei giornali di tutto il mondo con il rischio che anche il Milan lo mandi a casa. La "rivincita" di questi ex bambini di strada sta nel fatto che nel loro letto hanno avuto uomini potenti e ricchissimi che, per una notte, erano ai loro piedi. E che con loro si sono concessi fino a consumare ogni tipo di rapporto che con la moglie non farebbero mai. Fabrizio Corona, ex paparazzo, nel suo archivio segreto, conserva molte foto. Se le vedessimo, scopriremmo che i clienti dei trans sono molti di più, e che quelli che hanno pizzicato sono solo una piccola parte. Uomini col gusto del proibito e della trasgressione, ricchi e potenti, poveri e non, non disprezzate i "froci", i "ricchioni", e i "culattoni", se siete i primi a fare ogni forma di sesso con loro. Anche perchè, se vi concentrassero tutti nello Stadio di san Siro, esso non basterebbe a contenervi, essendo uno stadio per 80 mila persone. Questo solo a Milano. Quindi, maggiore rispetto e accoglienza, per tutti. Con l'avvertenza che è immorale, contro natura e disordinato ogni tipo di rapporto fra due uomini. Trans o no.

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