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martedì 13 maggio 2008

La nuova stagione di Berlusconi: chiede la fiducia e apre al dialogo.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (s) con il ministro dell'Interno Roberto Maroni,  in aula a Montecitorio | Ansa
(Vasco Pirri Ardizzone - Panorama) Un Cavaliere moderato, aperto al dialogo e all’opposizione. È il Silvio Berlusconi che ha svolto questa mattina il suo discorso per chiedere la fiducia alla Camera. Parla per 25 minuti e riceve 27 applausi, di cui 4 provenienti anche dall’opposizione. Proprio quell’opposizione a cui si rivolge quando parla del gabinetto-ombra che dice “può essere d’aiuto per fissare i termini della discussione, del dissenso e delle eventuali convergenze parlamentari, in particolare sulle urgenti e ben note modifiche da apportare al funzionamento del sistema politico e costituzionale”.

Parole quelle del Cavaliere che lo portano ad invocare il “dialogo da subito”, infatti bisogna sfruttare “l’aria nuova che il Paese ha decretato dalle elezioni anche perché il voto è stata la prima grande riforma e quindi nel lavoro parlamentare nessuno deve sentirsi escluso e non bisogna più dividersi in barricate. La mano tesa all’opposizione (già ieri c’era stata la telefonata con il leader del Pd, Walter Veltroni) arriva anche al termine del discorso quando il premier augura “buon lavoro a maggioranza e opposizione” concludendo il suo intervento. E dai banchi del centrodestra si leva l’applauso in piedi più caloroso e anche qualche parlamentare del Pd gli batte le mani.
Poi Berlusconi inizia a parlare del programma ricordando “Non abbiamo promesso miracoli, ma realizzeremo piccole, grandi cose a partire da alcuni provvedimenti simbolici che adotteremo nel primo consiglio dei ministri a Napoli”. E allora ribadisce: “Via l’Ici. La tassazione sulla prima casa va abolita. La casa è un bene primario intorno al quale si creano le radici dell’identità sociale dei cittadini”. Sui redditi: “Il reddito di chi lavora va sostenuto con la fiscalità generale e chi si impegna a lavorare di più va aiutato con una sensibile detassazione dei suoi guadagni”. Berlusconi ha ricordato l’importanza della lotta all’evasione fiscale: “Dobbiamo andare avanti e far crescere la lotta all’evasione fiscale, ma senza scordare quel principio liberale per cui le imposte corrispondono a ciò che i cittadini devono allo Stato per i servizi che ricevono, ma il sistema fiscale non deve essere mai punitivo verso chi produce ricchezza da ridistribuire”.
Nel discorso di fronte ai deputati forte l’accento sulle tematiche della crescita. E se lo slogan della campagna elettorale è stato “Rialzati, Italia”, ora il Cavaliere torna a chiedere di “rilanciare la crescita per far rialzare l’Italia”. Spiegando: “Questo Paese deve rialzarsi. Ha tutte le potenzialità per un nuovo tempo della Repubblica che deve essere il tempo della crescita”. Poi un impegno contro i morti sul lavoro: “Crescere vuol dire rivalutare il lavoro fare subito e bene ciò che è necessario per mettere subito fine alla dolorosa e inaccettabile teoria delle morti bianche”. Ha ribadito ancora una volta che nel primo Cdm a Napoli affronterà operativamente la questione rifiuti perché “lo scandalo dei rifiuti deve finire e finirà”.
Ancora, sempre nell’ottica di un discorso moderato e di apertura ha voluto sottolineare che sulla sicurezza non bisogna fare demagogia: “Non cavalchiamo la paura, ma sbaglia chi nega che la prima regola della democrazia sia la tutela della sicurezza. E sull’immigrazione: “Bisogna affrontare la questione dell’immigrazione interna ed esterna senza lasciarci penetrare dai rischi di una immigrazione selvaggia, ma restando padroni in casa nostra, ma senza dimenticare lo spirito di integrazione del nostro popolo”.
Infine due accenni di stampo cattolico, quasi ferrariano: “Crescere significa rimuovere le cause materiali dell’aborto. L’Italia deve uscire dal rischio detanalità aiutando anche le donne con sostegni che consentano loro autonomia”. Per questo ha detto il premier occorre “varare un grande piano nazionale per la vita e per l’infanzia destinando nuove e consistenti risorse al fine di incrementare lo sviluppo demografico”. E il finale in cui ha chiesto l’aiuto di Dio, ma pure quello della “pagana” fortuna: “Le sfide sono sempre scommesse e per queste invoco l’aiuto di Dio. Ma anche la fortuna gioca un ruolo importante ma serve che venga aiutata, se non sedotta dal coraggio”.
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Polemiche. X-Factor: Morgan e Maionchi contro Ventura.


(Stefania Berbenni - Panorama) È sempre brutto far della sociologia e dell’analisi massmediologica da Essselunga, ma se una trasmissione calamita solo due categorie, giovani e laureati, risultando invece urticante per il resto dei telespettatori, un motivo ci sarà. È quanto è successo ad X-Factor, il talent-show che Raidue sta mandando in onda dai primi di marzo: format comprato all’estero, italianizzato al meglio e sparato in palinsesto con la solita delirante incertezza Rai di questi ultimi mesi. Il meccanismo è semplice: dilettanti (o quasi) allo sbaraglio, messi lì a cantare canzoni note giocandosi la possibilità di entrare nel sempre meno dorato mondo della musica pop. In palio infatti, c’è un contratto da 300mila euro con la Sony-Bmg, il pubblico vota da casa, in studio ci sono i tre capisquadra che fungono anche da giurati, oltre a un conduttore jolly.

Questa la formula giusto per chi non sapesse come è fatto il programma cha da alcune settimane è argomento di salotti alti e di folli passioni fra i giovanissimi. Come dire, il pubblico di Quelli della notte e di Amici singolarmente uniti da un reality un po’ meno scemo dei soliti reality perché ha un centro (la passione per la musica) e non il bla-bla esistenziale.
Così, malgrado lo share non vertiginoso (una media del 10 per cento), X-Factor rischia di passare alla misera storia della tv italiana per avere, in un momento particolare del Paese, riflesso perfettamente ciò che sta succendo al di là dello schermo.
C’è l’Italia radical-chic impersonata da Morgan, ex Bluvertigo il giurato “con la puzzettina sotto il pizzetto”: ed è lui il vincente di X-Factor perché da artista ed ex compagno di Asia Argento, amato ma anche con un’aura da perdente, un po’ da sfigato è improvvisamente assurto al ruolo di guru da terzo millennio. Piace ai concorrenti, al pubblico, alle ragazze, tutti lì a pendere dalle sue labbra truccate e dai movimenti del pizzetto inquieto. Morgan è infarinato di maledettismo, è un anarchico amante delle regole, è uno snob alla quinta, un niciano contemporaneo. È l’intellettuale del gruppo, quello che più assomiglia alla sinistra che ha perso le elezioni: guarda spesso la realtà dall’alto in basso, pecca di superbia intellettuale e a volte non capisce cosa stia succedendo davvero. Sentenzia, vorrebbe cambiare il sistema e il sistema se lo mangia. E forse per questo risulta irresistibile a molti.
C’è poi l’Italia dell’homo-videns: vale solo ciò che passa in tv, tutto è immagine, lo share è il dio moderno e il primo imperativo è essere belli e giovani. A interpretare quest’Italia di plastica, lelemoriana, è la siliconata Simona Ventura (il secondo giurato-caposquadra) che però non fa che dire che lei sceglie “con la pancia” e butta “il cuore oltre l’ostacolo”. Da X-Factor esce con le ossa semirotte, la musica non è il suo elemento e malgrado la verve, la padronanza del mezzo tv e le ammissioni di ignoranza, X-Factor ha messo a nudo la filosofia che l’ha mossa in questi anni: “il pubblico ha sempre ragione” “con quella faccia così bella puoi fare quello che vuoi… “. Si direbbe che il calcolo è il suo mestiere, nulla è mai casuale, né il sorriso, né l’ammiccamento. O forse, è la legge del contrasto a generare questa brutta sensazione, perché Simona ha allo stesso tavolo dei giurati Mara Maionchi, signora over sessanta con una vitalità da trentenne, produttrice discografica, e in curriculum ha Gianna Nannini e Tiziano Ferro. Verace, schietta oltremodo, ricorda Iva Zanicchi ma soprattutto ricorda l’Italia di Peppone e Don Camillo quando si litigava per il bene comune e l’umanità vinceva su tutto. È adorata da tutti, all’improvviso è diventata popolare ma la notorietà le scivola sul viso pacioso, è l’anti-Ventura, è l’anti televisione pur essendo televisiva come pochi.
A completare il quartetto di volti c’è dj Francesco, qui in veste di conduttore: la sua è l’Italia giovanile e giovanilistica, slang da discotecaro, un passato sballo, sesso e tatuaggi ma un presente da impegnato. Anche lui esce bene da X-Factor, ripulito, cresciuto, meno bamboccione. Ha gestito la fascia quotidiana del programma (prima del tg serale) con lessico semplificato, basico ma cuore. Sta studiando da conduttore e le ripetizioni gliele dà la Ventura.
Infine i concorrenti. Anche qui c’è un’Italia di solito poco raccontanta, un po’ ciellina, molto diversa da quella litigiosa di Amici; il dietrolequinte è uno spettacolo di solidarietà e buonismo. Tutto vero? Poco importa saperlo, funziona l’effetto soap, vince il sogno, vince il romanticismo del lieto fine, del Saranno famosi, la possibilità che, per merito, giovani di talento arrivino alla vittoria. Capiremo poi se sono dei Forrest Gump o dei furbetti del quartierino della canzone.

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Terremoto in Cina. Polemiche con la Farnesina da parte degli italiani in Cina.

Un testimone: "Manca il cibo, negozi saccheggiati".
(Notizie Tiscali) Dopo il terremoto l'emergenza in Cina non è ancora rientrata. Sono ormai migliaia le vittime, e il bilancio è ancora provvisorio, manca l'elettricità, i mezzi di trasporto non sono più in grado di funzionare e i centri commerciali sono stati saccheggiati dalle persone in cerca di cibo. E' quanto raccontato da un parente di un italiano residente in Cina che ha voluto poi sottolineare come non tutti gli italiani sarebbero stati contattati dalla Farnesina. La persona, che ha chiesto l'anonimato, per sé e per il proprio caro, punta il dito contro l'Unità di crisi. "Avrebbero potuto dirci che non erano riusciti a contattarlo, ma hanno preferito mentire, affermando addirittura che stava bene".

La testimonianza di un parente di un italiano in Cina - "Questa mattina alle 5 ora italiana mio nipote è riuscito a prender contatti con i propri genitori - ha spiegato il testimone - e in prima persona ci ha fatto sapere di star bene. Nessuno, dalla Farnesina, lo aveva però chiamato. Non pretendevamo di avere notizie immediate, ma la semplice verità". Il connazionale in Cina, nel momento in cui la terra ha cominciato a tremare, si trovava a circa 96 chilometri dall'epicentro, in un grande magazzino della Carrefour che comunque ha retto alle scosse. Sono usciti illesi dalla struttura ma al di fuori della stessa, la stragrande maggioranza delle case, era ormai ridotta ad un cumulo di macerie.

Per i sopravvissuti le prossime ore saranno difficili - Allontanarsi dalla zona del disastro risulta impossibile e non si riesce a trovare cibo ed acqua. Soltanto questa mattina il nostro connazionale è riuscito a recuperare qualche banana e dello yogurt. Alla fame si aggiunge poi la paura per l'enorme diga delle Tre Gole, situata sul fiume Yangtze. Dovesse cedere sarebbe un disastro senza precedenti.

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Aborto. In Vaticano si rafforza il partito della spallata. Salto di qualità dopo 30 anni in difesa.

Pressing vaticano per cambiare la 194.
(Giacomo Galezzzi - La Stampa) «Ora si può fare», è l’umore diffuso in Curia, mentre in Segreteria di Stato e nei dicasteri d’Oltretevere si inquadra l’affondo di ieri del Papa nel nuovo corso ratzingeriano dei «principi non negoziabili» che trova nel cardinale Tarcisio Bertone il principale promotore.
Ciò che fino a pochi mesi fa sembrava alla Santa Sede inattuabile («Non ci sono le condizioni per abolire l’aborto», ammise il cardinale vicario Camillo Ruini), ora sembra possibile. L’attacco di Benedetto XVI alla legge italiana sull’interruzione di gravidanza non è un fulmine a ciel sereno. Nei Sacri Palazzi sta maturando la convinzione che, nello scenario configurato dal governo e dalla maggioranza di centrodestra (con il sostegno «a tema» dell’Udc e dei teodem del Partito democratico), si possa trasformare la nuova legislatura nella «storica occasione» per modificare la 194, la norma che da tre decenni è un tabù laico di fronte al quale la Chiesa sembrava aver deposto le armi.
«Il Papa enuncia l’ideale a cui dobbiamo arrivare e sfata la menzogna che, se applicata interamente, la 194 sarebbe una legge accettabile - spiega il vescovo canonista Velasio De Paolis, ministro vaticano delle Finanze -.
Finora è mancata politicamente la possibilità di abolirla, adesso è il momento di verificare se, con il mutato quadro parlamentare, sia possibile cancellare la piaga di una legislazione troppo permissiva». Da una linea «attendista», dunque, il Vaticano passa ad una più interventista. «Fino ad oggi sembrava praticamente impossibile trovare un Parlamento con i numeri per sanare la ferita della 194 - precisa De Paolis -.
L’enciclica “Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II, non potendo fare di più, prende atto dell’impossibilità materiale e teorizza le modifiche “imperfette” per mitigare una realtà malvagia come la legge sull’aborto e restringerne l’applicazione».
Adesso il «salto di qualità» nella strategia di Benedetto XVI: «Il Pontefice sa che appena si verificano le condizioni per rimuovere completamente questo male, bisogna agire e non lasciar svanire l’opportunità favorevole».
Ora serve la moratoria Onu per le interruzioni di gravidanza, rilancia il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace: «Anche nelle prime 72 ore di vita l’embrione ha già tutte le caratteristiche per essere considerato un essere umano». In tal senso «eliminarlo vuol dire ammazzare una persona e togliere una persona che in più non si può difendere. Siamo per il rispetto della vita umana fin dal suo concepimento. Quando l’ovulo è stato fecondato è già essere umano». La speranza di una «spallata» alla 194 filtra anche dalla Conferenza episcopale.
«Le circostanze sembrano far pensare ad una convergenza trasversale a sostegno della gravidanza e ad interventi che curino le ferite create nella società italiana dalla legislazione abortista - sottolinea l’arcivescovo Edoardo Menichelli, commissario Cei per la Famiglia e la Vita -. La tutela della vita fin dal suo concepimento deve diventare una priorità dello Stato e non più solo della Chiesa. E non si tratta di un’ingerenza nella sfera politica». La stategia è «gridare la verità», e cioè che il concepito è una persona umana e che la sua uccisione, quale che sia lo stadio della gravidanza (nel suo inizio più impercettibile o nell’immediata prossimità del parto) costituisce la soppressione di una vita umana innocente.
Intanto il new deal ecclesiale «più aggressivo» è confermato dalla decisione del governatore ciellino della Lombardia, Roberto Formigoni di ricorrere al Consiglio di Stato contro la decisione («speciosa e inconsistente») del Tar di sospendere le linee guida con cui la giunta regionale limitava l’applicazione della 194. «I nostri indirizzi non violano né la Costituzione, né la legge», protesta Formigoni.

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Playboy apre al mercato gay.

20 ore di programmazione video. Sesso orale, erezioni ma niente eiaculazioni.
Da sempre icona dell'erotismo eterosessuale, Playboy oggi si apre anche al mondo dei gay con un servizio di video-on-demand su cavo. Playboy ha intenzione di offrire il servizio (chiamato Gay Targeted Vod Package Service), dal prossimo mese, agli abbonati della Time Warner Cable; si tratta di 20 ore di programmazione video per omosessuali uomini sempre secondo lo standard di pornografia soft, non esplicita, che caratterizza la produzione dell'azienda. La storica rivista per uomini (il primo numero uscì nel 1953) si descrive come "una testata che valorizza ciò che è erotico e di moda" e quindi non limitata ai confini del mondo eterosessuale, ma capace di diversificarsi.

Ciò, tra l'altro, dovrebbe garantirle nuove entrate: solo pochi giorni fa Playboy ha annunciato un calo del revenue dell'8% nel primo trimestre 2008 rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.

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E' morto Rauschenberg, genio della pop-art.

(Il Giornale) Robert Rauschenberg, uno dei giganti dell’arte americana contemporanea, è morto a 82 anni. Texano di origine, nelle vene metà sangue Cherokee, l'artista si è spento ieri notte nella sua casa di Captiva, un’isola della Florida dove risiedeva dagli anni Settanta.

L'ictus e le ultime fatiche Su sua richiesta era stato dimesso dall’ospedale dove era stato ricoverato di recente per una polmonite. "Se n’è andato in pace, nel suo letto, come voleva", ha detto Jennifer Benton, un’amica. Rauschenberg era stato colpito nel 2002 da un ictus che gli aveva bloccato metà del corpo e tuttavia aveva ripreso di recente a lavorare. Tre anni fa otto grandi quadri che l’artista amico di Jasper John e John Cage aveva creato dopo la malattia erano stati visti nello studio del pittore a Captiva dal critico d’arte del settimanale New Yorker Calvin Tomkins che li aveva definiti "i più forti, i più lirici che l’artista abbia prodotto in molti molti anni".

Il mondo artistico di Rauschenberg Abile fotografo e famoso regista, fu vicino alla Pop Art senza però mai aderirvi realmente, innescando invece una inedita corrispondenza con l'espressionismo astratto. Esplorò il proprio mondo artistico non limitandosi alla sola pittura, infatti all'interno delle sue composizioni introduce elementi materici, oggetti, addirittura animali impagliati, operando una fusione fra questi e la pittura alla quale non rinuncia mai.

L'unione della realtà Il nome che l'artista dà alla sua personale unione fra oggetti, cose materiali, quotidiane e pittura è combing-paintings. Le opere di Rauschenberg hanno una loro unicità, determinata dal modo in cui l'artista sceglie e accosta gli elementi dei suoi collage, nonché da quegli aspetti che le distinguono dalla più fredda pop art, ovvero il risultato dato dalle parti dipinte a mano e la sovrapposizione del collage. L’artista fu sempre indipendente da qualsiasi gruppo o corrente del dopoguerra, ma fu considerato uno dei maggiori fondatori della Pop Art.

L'arte del quotidiano La sua caratteristica principale, per la quale nel 1964 divenne famoso anche in Italia fu quella di presentare oggetti d'uso quotidiano o rottami come opere d'arte, o come elementi di una composizione, non era una novità assoluta, ma con Raushenberg divenne d’attrazione mondiale.

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"Sex and the city", a Londra la prima mondiale del film.

Le immagini della première più attesa dell’anno, che uscirà nelle sale di mezzo mondo, Italia compresa, a fine maggio.
(La7) Ressa di fotografi e fan per il "red carpet" su Leicester Square, occhi puntati sul look delle quattro attrici Sarah Jessica Parker , Kim Cattrall, Kristin Davis e Cynthia Nixon. Qualche polemica per non aver tenuto la prima mondiale a New York, città nella quale la serie tv è ambientata
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Jason Lewis, un (unico) buon motivo per guardare "Mogli a pezzi".

Jason Lewis

(Tvblog) E’ appena terminata la serata d’esordio di Mogli a pezzi, la fiction in quattro puntate che vede come protagoniste Manuela Arcuri, Eva Grimaldi, Valeria Milillo, Lorenza Indovina e Giuliana De Sio. Nonostante il titolo dell’articolo la dica già tutta su quanto la fiction (e soprattutto la recitazione di alcune delle attrici) abbia “fatto breccia nel mio cuore”, il giudizio vero e proprio su ciò che abbiamo visto stasera arriverà in seguito. In questa sede vale la pena soffermarsi solamente su uno degli interpreti maschili, per la gioia di tutte le donnine (e non solo) che passano su queste pagine: Jason Lewis , che nella fiction è Elvio Giorgi, un semplice autista, ma anche gioia e dolore - televisivamente parlando - della “neoricca” Manuela Arcuri.

L’americanissimo Jason, capitato in Mogli a pezzi forse per caso, non è certo un volto sconosciuto al pubblico italiano. Anzi, moltissime persone ne hanno potuto apprezzare gli occhioni azzurri e il fisico prestante (ed un fondoschiena niente male) già qualche anno fa, quando, ben prima di Manuela Arcuri, ad aver messo gli occhi su di lui e a farci degli incredibili “numeri” a letto è stata una “certa” Samantha Jones, protagonista del celeberrimo Sex and the city. Da allora Lewis, che di mestiere faceva più che altro il modello (ben pagato), è diventato un vero e proprio sex-symbol, oggetto del desiderio di milioni di donne in tutto il mondo.

La sua carriera come attore non è mai decollata del tutto (per scelta?). Pur essendo infatti presente in moltissimi prodotti sia televisivi che cinematografici, raramente Lewis interpreta la parte del protagonista, ma si limita a ruoli di secondo piano, seppure importanti, o a comparsate che non fanno altro che “abbellire” il film o telefilm. Per quanto riguarda la tv, oltre che in Sex and the city è apparso ancor prima, giovane virgulto, in alcuni episodi di Beverly Hills 90210 e, qualche anno dopo, in Streghe nei panni di Dex Lawson.

Più di recente ha partecipato alla prima stagione di Brothers and sisters nei panni dell’amante gay di Kevin Walker. Degna di nota la sua comparsata nel quattordicesimo episodio della quarta stagione di House, appena andata in onda negli Stati Uniti, della quale potete vedere un paio di fotografie nella gallery a lui dedicata.
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"Brother & sisters", il primo bacio tra Jason Lewis e Matthew Rhys.

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Lo vedremo ancora spesso, bello com’è, nella speranza che l’Italia non diventi la sua terra d’adozione e che non faccia la fine dei tanti attori stranieri che si trasformano in tappezzeria o carne da macello per i salotti della nostra tv.
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HEI: sistema di valutazione per gay e lesbiche nelle strutture ospedaliere.

(Fireman) Avere a che fare con i medici ospedalieri quando si è gay/lesbiche è un problema. Non si può, ad esempio, gestire il trattamento medico preferito per un partner a cui non si è ufficialmente sposati. Negli stati Uniti la HRC (Human Rights Campaign) insieme alla Gay & Lesbian Medical Association hanno pubblicato per la seconda volta l'Healthcare Equality Index (Indice per l'uguazianza nel sistema sanitario), una guida agli ospedali gay friendlydel paese: Degli ospedali che hanno partecipato tutti volontariamente solo la metà - circa 45 su 88 - hanno raggiunto posizioni alte in classifica secondo il nuovo sistema di valutazione creato dalle due associazioni per i diritti di gay e lesbiche. Gli indicatori usati per le valutazioni includono la non discriminazione nei confronti dei pazienti, diritti di visita e di decisione per i partner, diversity training per i dipendenti, e pratiche non discriminatorie per gli impiegati. Non c'è stato invece nessuna intenzione di valutare - se non per la loro poca propensione a partecipare - quelli che non hanno risposto. La speranza è che il numero di strutture aumenti conseguentemente all'impegno di pubblicare tale indice annualmente. L'indice comprende anche alcune raccomandazioni per gli ospedali, a cominciare dai moduli la cui compilazione viene richiesta ai pazienti. Esso raccomanda che "transgender" venga inserito tra le opzioni per il genere e che tra lo stato civile ci sia anche "con partner" cosi come "single," "sposato/a", "divorziato/a" e "vedovo/a."

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Quando il gay stereotipizza se stesso.

Lettera scritta da una lesbica di Bari al filosofo Galimberti e pubblicata nella rubrica che tiene su D – La Repubblica delle Donne.

Per me ventenne figlia del Sud Italia che si sta formando e cercando di mettere due o tre punti fermi nella propria vita, la questione della visibilità è di primaria importanza ma non riesco a fare del tutto chiarezza. Frequento un gruppo di donne che più o meno amano le donne ma che faticano anche solo a pronunciare la parola “lesbica” perché la troverebbero ingabbiante, limitativa. Mi ritrovo a volte nei loro discorsi sul problema della profonda vergogna a dire al proprio ginecologo che non hanno rapporti con uomini ma che comunque hanno una vita sessuale attiva con una donna.

La soluzione a detta loro sarebbe una maggiore tranquillità nel dire qual è il proprio orientamento sessuale, in poche parole la visibilità. Ed è per questo che si affiggono manifesti con su scritto: “In un Paese civile, perché vergognarsi di dichiararsi lesbiche?”, si spendono parole su come si possano cambiare le cose in questa Italia ancora così indietro in materia omosessualità, dai Dico alla convivenza civile con chi è considerato diverso. Allora perché la maggior parte delle donne lesbiche che si riempie la bocca di questi discorsi, che si dice “invisibile per la società”, è invisibile prima di tutto di fronte a se stessa e poi anche nell’ambito di gruppi ristretti?

Molte donne si fingono eterosessuali al lavoro, in famiglia, con gli amici, molte non camminano mano nella mano con la propria compagna. Forse perché anche qui a Bari succede come sabato scorso che un ragazzo sia pestato perché “frocio”? Credo che la visibilità sia una questione non solo personale, ma anche politica e sociale. La mancanza di accettazione dell’omosessualità è dettata dall’ignoranza prima che dalle convinzioni etiche, religiose e valoriali.

L’amore per il proprio sesso è una componente sociale fondamentale dall’alba dei tempi! Ma in Italia si dovrà pur cominciare ad “abituarsi” a vedere due donne camminare abbracciate o due uomini tenersi la mano! Da qui l’importanza della visibilità. Non vado certo in giro con la maglietta con su scritto “Lesbica Praticante” ma a vent’anni non ho problemi a dirlo, se mi chiedono se ho un ragazzo rispondo di avere una ragazza meravigliosa, che mi accompagna e mi bacia al Politecnico la mattina, non faccio mistero del mio orientamento senza però sbandierarlo. E non nascondo un piccolo fastidio nel rendermi conto che non è una cosa facile! Perché i condizionamenti mi porterebbero in un’altra direzione ma sento che essere visibile sia un’affermazione della coscienza di me stessa e di una coscienza politica. Da dove nasce tutta questa paura soprattutto delle donne?

Non credo sia solo una questione di terrore che simpatizzanti di Forza Nuova o bulletti omofobi ti circondino e ti facciano il pelo. Ammiro le donne che sono coerenti nell’affermare la necessità di cambiare le cose e nello stesso tempo nel praticarlo nella vita di tutti i giorni, ma fino a ora ne ho conosciute poche.

diesdre@******

Scrive la psichiatra americana M. Kirkpatrick in Lesbians: “Come principio organizzatore della femminilità, la ricerca dell’intimità è un tema fondamentale nella vita della maggior parte delle donne, e tale ricerca sembra essere un imperativo ancora più grande nella vita delle lesbiche”. Penso che il problema degli omosessuali non sia tanto la visibilità, quanto, come scrivono Paolo Rigliano e Margherita Graglia in Gay e lesbiche in psicoterapia (Cortina), quello di creare un linguaggio autonomo, autenticamente proprio, che porti gli omosessuali fuori da quegli scampoli terminologici, da quei luoghi comuni mediatici, da quelle rappresentazioni stereotipate che li confinano nei recinti delimitati da quelle espressioni, da tutti condivise e utilizzate, che suonano: gay pride, coming out, outing. Espressioni simili servono solo a offrire omosessuali e lesbiche alla curiosità morbosa e a costringerli a scambiare una pubblica manifestazione o una pubblica confessione come atto di sincerità, mentre di fatto si tratta solo di una sottrazione di quanto in ciascuno di noi c’è di più intimo, di più segreto, di più nostro: l’intimità. Cedere la propria intimità è spudoratezza che, offerta sul piatto nobile della sincerità, è il prezzo che gli omosessuali devono pagare per una semiaccettazione sociale, che poi serve solo a inchiodarli al loro ruolo sessuale. La libertà che gli omosessuali rivendicano non è quella dell’accettazione delle loro pratiche sessuali, bensì quella di non essere oggetto di quella violenza, a mio parere la più micidiale, fatta all’intimità della loro persona, che rende difficile il percorso che porta al riconoscimento di ciò che si è, e del senso esistenziale che, a partire da ciò che si è, si può liberamente costruire, senza essere obbligati a fare sogni non propri o adeguarsi a forme di vita che si sentono estranee. E dico questo soprattutto oggi che si va inaugurando, in ambito cattolico, una tendenza che promuove una psicoterapia per omosessuali, a partire da un presunto sapere psicoanalitico e psichiatrico di fine Ottocento, che rispondeva non tanto al rispetto della persona, quanto al compito di estirpare tendenze ritenute “morbose”, semplicemente perché diverse dall’ordine costituito. Alla base della ripresa di simili pratiche terapeutiche io vedo solo una grande difficoltà ad accettare l’altro nella sua alterità, che pertanto viene confinato, se non proprio nell’ambito della riprovazione morale, senz’altro in quello della “malattia”, da cui secondo questi terapeuti, ma senza alcun fondamento scientifico, si può anche “guarire”.

Umberto Galimberti

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Lapo Elkann fugge da una donna a un'altra. Gusti difficili o altre preferenze?

(TGCom) Dopo essere stato paparazzato a Parigi in teneri atteggiamenti con sua cugina Bianca Brandolini d'Adda, Lapo Elkann, ora si dà alla fuga. Il rampollo di casa Agnelli, poche settimane dopo lo scoop si è fatto sorprendere a Portofino in compagnia di una misteriosa ricciolona bruna che certo non è la cugina. D'altronde, Lapo visto all'opera a Genova nella squadra della nazionale stilisti, è davvero un mago nel dribbling...

Lapo, da buon erede degli Agnelli il gioco del calcio ce l'ha nel sangue come si è potuto ammirare sul campo, durante la partita di beneficenza contro le vecchie glorie del Genoa.
Ma non solo: Lapo è bravo anche a dribblare le sue numerose conquiste.

E così se nemmeno un mese fa il giovane Lapo si trastullava per le vie di Parigi insieme alla cugina Bianca, con la quale anche secondo amici, c'era molto più di una tenera amicizia, oggi Elkann pare aver trovato il sorriso con una ricciolona nel golfo dei Poeti.

Insomma il cuore del giovane rampollo di casa Fiat pare non trovare pace dopo la storia con Martina Stella. Piuttosto sembra più a suo agio sui campi di pallone, dove i suoi proverbiali dribbling servono. Non a scappare, piuttosto a vincere.

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Il professor Sgarbi "scaricato" anche da Roma. Problemi nella maggioranza di Alemanno.

(Affari italiani) Povero Sgarbi. Scaricato anche da Roma. "Nessun ruolo o incarico nell'amministrazione capitolina per Vittorio Sgarbi". Secondo indiscrezioni, è questa la posizione di Umberto Croppi, candidato favorito come assessore alla Cultura nella Giunta di Alemanno, in merito a possibili incarichi per l'ex assessore alla Cultura del Comune di Milano appena "scaricato" dalla Moratti.

Su questa posizione, Croppi è "irremovibile" ed è persino disposto a farsi da parte e a rinunciare all'incarico di assessore qualora le richieste di Sgarbi fossero accolte. Insomma, dopo Letizia Moratti ora è tempo di Gianni Alemanno di farsi carico del "problema Sgarbi".

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A Como indagato l'ex vescovo Maggiolini. L'accusa è di favoreggiamento nei confronti di un prete accusato di violenza sessuale su un disabile.

Per Don Stefanoni, ex parroco di Laglio chiesti 8 anni di carcere.
(Il Corriere della Sera) Una brutta storia. Il vescovo emerito di Como Alessandro Maggiolini è stato iscritto sul registro degli indagati della Procura di Como per il reato di favoreggiamento personale di don Mauro Stefanoni, l'ex parroco di Laglio (Como) attualmente a processo per violenza sessuale.

L'ACCUSA - Secondo l'ipotesi accusatoria, Maggiolini nel novembre del 2004 avrebbe convocato in Curia don Stefanoni per riferirgli dell'esistenza dell'indagine penale nei suoi confronti per violenza sessuale. Dell'iscrizione sul registro degli indagati, che non si sa a quando risale, si è appreso a margine del processo a carico di don Stefanoni. Proprio lunedì il pm Vittoria Isella ha chiesto nei confronti del sacerdote una condanna a otto anni di reclusione. Il prete è accusato di violenza sessuale nei confronti di un ex parrocchiano, all'epoca dei fatti minorenne, affetto da un lieve ritardo mentale, che lo denunciò nel 2004. L'imputato ha sempre respinto ogni accusa, ma secondo quanto ha ricostruito in aula il pm «la videocassetta omopornografica trovata nella casa parrocchiale, la tipologia dei film acquistati sulla tv via satellite, i siti internet navigati, le chat line frequentate, i soprannomi utilizzati per farlo, e i rapporti intrattenuti con un suo ex parrocchiano di Ponte Tresa costituiscono una cornice perfetta per il quadro dipinto dalla vittima». Oggi ci sarà una nuova udienza per le arringhe difensive.
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Arrestato a Venezia un guardone che riprende 3000 fondoschiena.

(Sexcity) A Venezia un caso di upskirting. Un uomo di Padova, insospettabile dirigente con moglie e figli, è stato sorpreso dai carabinieri intorno a Rialto intento a riprendere con una macchina fotografica e una telecamera le parti intime delle turiste in visita nella città.
I carabinieri lo hanno colto in flagrante mentre cercava di riprendere una ragazza in minigonna che stava raccogliendo qualcosa da terra in piazza San Marco. Nell'arco di tre anni, come hanno scoperto i carabinieri, l'uomo aveva archiviato circa tremila sederi ripresi con la videocamera in modo rocambolesco.

Ogni fine settimana e soprattutto d'estate, l'uomo si recava a Venezia in cerca dei suoi soggetti preferiti, approfittando del 'sali e scendi' per le numerose salite e ponticelli della città, posizionava la sua telecamera nascosta scegliendo il fondoschiena più interessante da immortalare.

Bloccato, il maniaco è stato denunciato per interferenza illecita nella vita privata, articolo 615 bis del codice penale. Il voyeur ai militari che lo hanno interrogato ha detto: "Lo so che non è normalissimo, ma non ci posso fare niente, e non faccio poi nulla di male".

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Mazzocchi (Pdl) No a governo che sponsorizzi unioni gay.

(Italpress) "Quando si riducono i ministeri e le spese pubbliche di un 40%, di fatto si creano piu' fondi da poter destinare a provvedimenti importanti come il quoziente familiare o ad una sana politica di contrasto al carovita. Pertanto, riteniamo che sia meglio non avere un Ministero dedicato alla famiglia e fare in modo che quotidianamente l'Esecutivo si impegni a mantenere il patto con gli elettori, piuttosto che averne uno che di fatto sponsorizza le unioni civili tra omosessuali".

Lo afferma Antonio Mazzocchi, deputato del Popolo della Liberta'.
"Ribadiamo in questa sede che da cattolici ci impegneremo tutti in prima persona per dare il massimo sostegno possibile alla famiglia tradizionale - aggiunge - e per contrastare ogni deriva laicista che metta in discussioni i valori della tradizione cristiana".

"Nel commentare l'odierno editoriale di Famiglia Cristiana, voglio auspicare che quei valori cattolici in cui tutti ci riconosciamo non vengano semplicemente annunciati, ma si testimonino con un'azione politica quotidiana al fianco dei piu' deboli, delle famiglie e a difesa della vita - aggiunge -. Ci rammarichiamo infine, che qualcuno rimpianga il precedente Esecutivo. Forse e' solo per distrazione, ma non si ricordano i patrocini al gay pride, gli attacchi alla legge 40, l'offesa del presepe dentro Montecitorio da parte di esponenti della maggioranza e cosi' via. Il tutto da parte di un Governo che pero' vantava la presenza di cattolici e di un ministro per la Famiglia".

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