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mercoledì 25 giugno 2008

Bologna pride. La Regione dice no al patrocinio ma sostiene alcune iniziative.

(Dire) Il Gay Pride di Bologna non avra' il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, che comunque sosterra' singole iniziative. Meglio: "La Regione- sottolinea l'assessore regionale alla Cultura Alberto Ronchi a margine dell'Assemblea legislativa- ha deciso di sostenere alcune manifestazioni e non di dare il patrocinio" al Bologna Pride. Intanto, il consigliere regionale socialista Paolo Zanca, allarga l'invito di Marcella Di Folco, leader del Movimento identita' transessuale all'arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra: "Cosa sono tutte quelle urla sui giornali? Magari, chi urla, se si vuol divertire puo' sempre partecipare". E comunque, sottolinea Zanca, "non penso che la millenaria storia di Bologna potra' essere stravolta dal Gay Pride, da una festa di gente che reclama dei diritti".

Ronchi (tra l'altro esponente dei Verdi proprio come Daniela Guerra che ieri aveva chiesto il patrocinio di viale Aldo Moro alla manifestazione) e' pero' convinto "che sia importante dare un sostegno alle iniziative e sostenere dibattiti sull'argomento". Insomma, non c'e' nessuna diversita' di vedute all'interno del Sole che ride, solo due diversi ruoli istituzionali. E l'assessore parla proprio di istituzioni per spiegare il mancato patrocinio. "Credo che il ragionamento sia stato quello di tenere una posizione comune tra le istituzioni bolognesi e", appunto, "un atteggiamento istituzionale".

L'assessorato regionale alla Cultura, precisa Ronchi, "sostiene varie iniziative che fanno riferimento a quell'area". Iniziative "decise sulla base dei contenuti". Ad esempio il Gender Bender e alcune rassegne cinematografiche.

"Faccio presente- dice l'assessore- che su alcuni argomenti che riguardano i comportamenti individuali, qualsiasi essi siano, l'Italia sta diventando il fanalino di coda d'Europa. Andrebbe fatto uno sforzo comune che parte da un presupposto: in uno stato laico i comportamenti individuali vanno regolati ma non proibiti".

La capogruppo del Pdci al parlamentino regionale Donatella Bortolazzi invece ha deciso di aderire al Bologna Pride.

"L'importanza assunta da questa occasione si e' resa da subito evidente per la ridda di polemiche e di prese di posizione, spesso oscurantiste e apertamente omofobe, che ne hanno accompagnato il percorso, dal mancato patrocinio ministeriale in poi: ancora oggi sui giornali di Bologna illustri esponenti del centro-destra parlano di 'lobby omosessuale', derubricano le rivendicazioni del movimento Glbt a una carnevalata per ottenere 'presunti diritti' e giurano che gli omosessuali non sono discriminati". Oggi, sostiene Bortolazzi, "e' quanto mai importante contribuire alla riuscita della manifestazione di sabato". Perche' con l'assenza della sinistra dal Parlamento, "il corteo che attraversera' le strade di Bologna servira' anche a provare a rompere il muro di gomma che rende sorda l'opposizione parlamentare" alle richieste "di uguaglianza e dignita' per tutte e tutti".

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In Bielorussia, gay come criminali.

(River-blog) Edward Tarletski è un attivista omosessuale, impegnato nella difficile e, aggiungo io, rischiosa lotta per i diritti dei gay in Bielorussia. Un Paese in cui i gay sono oggetto, sempre più spesso, di aggressioni, anche feroci. Anche Edward è stato recentemente picchiato da un gruppo di omofobi. Rientrando nella sua abitazione di Minsk, Edward è stato circondato da 3 persone, di età compresa tra i 20 e i 25 anni: “Stavo per entrare nel portone, quando uno di loro mi ha chiamato per cognome. A quel punto un altro mi ha sferrato un pugno in faccia, facendomi cadere in terra”. Calci e altri pugni hanno completato l’”opera”. L’uomo non presenterà denuncia alla polizia: “Sarebbe una perdita di tempo. La polizia ha un atteggiamento sprezzante verso noi gay. E’ la terza aggressione che subisco in cinque anni”. Edward è il fondatore di Lambda Belarus, la prima organizzazione gay del Paese. Pochi giorni prima quell’episodio, un altro ragazzo lo aveva affrontato, in un parco, prendendolo a cazzotti e spezzandogli un dente. L’elenco di casi di questo genere è lungo. La scorsa settimana, due giovanissimi sono stati picchiati da 4 skinhead, che hanno urlato frasi contro i gay. Domenica scorsa, il 24 enne Slava è stato malmenato dal proprietario del locale in cui si trovava: “Mi ha chiuso dentro, e mi ha picchiato”: la polizia è venuta, ma non ha fatto niente. “Ci hanno portato in commissariato, anche il proprietario del locale: la cosa assurda, è che lo hanno fatto andare via, senza neanche identificarlo. E’ assurdo che ci trattino sempre come dei criminali”. L’ultimo caso è avvenuto ieri: due signori, sui 40 anni di età, sono stati presi a pugni nei pressi di una spiaggia.

La foto di Edward vale più di ogni eventuale considerazione sull’omofobia.

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‘Io, prete innamorato di un uomo’ inchiesta su I Love Sicilia.

“Quando mi sono innamorato di un altro uomo ho dovuto mettere in discussione la mia identità sessuale e di prete. È stato un periodo molto travagliato, dal quale sono uscito grazie all’aiuto di un padre spirituale molto valido e di una brava psicologa. È grazie a loro se oggi sono ancora prete, nel pieno rispetto, s’intende, del voto di castità”. Questa la “confessione” di un sacerdote dell'entroterra occidentale siciliano, pubblicata dal mensile I love Sicilia, che nel numero in edicola dal 27 giugno dedica la copertina a un'ampia inchiesta sul mondo omosessuale nell'Isola.
Il prete, che preferisce mantenere l'anonimato (“perché se dico chi sono, il parroco non me lo fanno più fare”) racconta di essere diventato consapevole del proprio orientamento sessuale intorno ai quarant’anni. Il sacerdote è tra i firmatari della lettera che il 24 dicembre del 2005 fu pubblicata da Adista (l’Agenzia d’informazione sul mondo cattolico e le realtà religiose) in risposta al documento del Vaticano che chiudeva le porte dei seminari ai gay. A firmare la lettera – chiedendo di mantenere l’anonimato per evitare ritorsioni – furono trentanove preti: 26 diocesani e 13 religiosi, provenienti da tutta Italia.
Nell'inchiesta di I love Sicilia anche un viaggio nei luoghi di ritrovo della comunità omosessuale siciliana, dall'Exit di Palermo al Pegaso's e alle Terme di Achille di Catania, i luoghi di ospitalità a Siracusa, le attività dell'Arcigay nelle altre province dell'Isola, i racconti degli attivisti delle comunità omosessuali sulle battaglie contro omofobia e discriminazione. E ancora, le testimonianze raccolte dall'Agedo, l'associazione dei genitori di omosessuali, e il programma del Gay pride di Catania, in programma dal 3 al 6 luglio.

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Ieri a Notizie gay 112.357 lettori.

Malgrado l'estate e la voglia di uscire dagli uffici (e chi può andare al mare), ieri 24 giugno, Notizie gay ha fatto un altro piccolo record.
Abbiamo avuto oltre 112 mila lettori con 285 mila pagine viste. Non possiamo che ringraziarvi ma anche preoccuparci per tutto questo pubblico che ci obbliga ad altri maggiori sacrifici per portare avanti questo progetto di libertà rivolto al mondo Glbt e gayfriendly.

I cinque articoli più letti? Eccoli

  1. Berlusconi ha paura della galera, lo dice Bossi. E Luigi Crespi spiega il perche'.
  2. Thailandia: Per evitare gli scherzi a Bangkok, in scuole bagni per trans.
  3. In un libro gli atti del processo "Oscar Wilde".
  4. Fabio Capello e Lapo Elkann, la coppia più elegante del mondo.
  5. Bolognapride. C'è anche il Dante dei sodomiti letto dal cattolico Rondoni.

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Gaypride e polemiche. Una guerra tra "aquile", mandiamoli a casa.

Mancuso risponde con una nota dura a GayLib.
Chi ci segue sa che con GayLib non siamo particolarmente teneri ma crediamo che, anche se da parte loro sono state illustrate in modo confuso, abbiano delle ragioni.
Comunque a tutti gli effetti è una "guerra in Famiglia" ed il fratello più prepotente zittisce il più debole
Intanto per correttezza e buona educazione si fanno nomi e cognomi e non "(...) uno di questi gay (...)" è il minimo da parte di un personaggio pubblico qual'è il Presidente dell'Arcigay. Poi ci spiegano dall'Arcigay come mai la proposta della "Lectura dantis" avanzata da GayLib da loro rifiutata ce la ritroviamo in programma a Bologna fatta dal cattolico poeta Rondoni?

Per il resto sono tutte parole al vento, inutili prese di posizione che non giova alla causa gay. Sorprende comunque il fatto che GayLib non prenda le difese da chi, omosessuale, si sente discriminato dal fatto che l'unica (ripeto, l'unica) iniziativa omosessuale sia una parata in costume.

Ci vuole aria nuova basta con slogan e manifestazioni ammuffite e maldestre iniziative episodiche gestite come pensate, in modo amatoriale, incompetente e dilettantesco, degno più di una filodrammatica che di organizzazioni sociali. Quando leggeremo delle dimissioni di qualcuno? Quando leggeremo nomi nuovi? E da parte di GayLib ad esempio sarebbe anche ora.

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Mancuso risponde a GayLib: "Gay di destra, giù le mani dal Pride!".

Migliaia di gay, lesbiche, trans, etero, sfileranno per le vie di Bologna sabato prossimo 28 giugno 2008 indifferenti dei continui gratuiti attacchi da parte di sparuti gruppetti che si dichiarano gay di destra.

Oggi su Il Giornale uno di questi gay, ha attaccato frontalmente il Pride nazionale di Bologna, dichiarando di esser stato discriminato e non gradito alla manifestazione.

Si tratta di falsità gratuite, funzionali ad una certa destra italiana, cui il rappresentante di Gay Lib si presta, per alimentare una campagna d’odio e disprezzo nei confronti degli e delle
omosessuali italiani.

In nessun Pride è mai stata chiesto quale orientamento ideale, tessera di partito, voto, avessero le persone che partecipano, l’unica cosa importante è che condividano il fatto che i gay, le lesbiche, i/le trans sono cittadine e cittadini che hanno gli stessi diritti delle altre persone.

Quindi, respingo al mittente le accuse di discriminazioni e spererei che gruppi come Gay Lib lavorassero a sostegno di tutto il movimento, in particolare nel PDL dove l’omofobia è ancora assai diffusa e concretamente attiva.

Ma vorrei anche fare un’annotazione alla sinistra. Ieri abbiamo visto che è nata ReD, fondazione capeggiata da Massimo D’Alema e molti altri esponenti politici del PD. Chissà se questa nuova fondazione aderirà al Pride a differenza del PD nazionale, da dove non giunge alcuna notizia, nonostante l’adesione del ministro ombra Vittoria Franco e della deputata lesbica Paola Concia.

Sembra che a destra e a sinistra non si sappia più che pesci prendere, perché, nonostante i tentativi di narcotizzare il paese, la questione del riconoscimento dei diritti civili e della libertà delle persone non può essere elusa.

Aurelio Mancuso
Presidente nazionale Arcigay

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Sempre più belli, ma anche spennati. Il business dell'estetica.

Dilagano i ritocchi: lifting e seno nuovo quelli più costosi. La liposuzione tra gli interventi più richiesti. Molti sottovalutano i rischi. Il prof. D’Aniello (docente a Siena) mette in guardia: sono operazioni vere, io spesso le sconsiglio.

(Andrea Lanini - Il Tirreno) Se ne parla tanto, tantissimo, forse troppo. Secondo gli addetti ai lavori, però, non nel modo giusto. Il bombardamento mediatico sul mondo della chirurgia estetica, dicono, imbelletta molto. Rischia di confondere. Di fare danni. Perché un’operazione è sempre un’operazione, e i rischi ci sono.
Poi, ogni tanto, qualche voce autorevole si fa sentire, lanciando un allarme che crea scompiglio e fa riflettere. Qualche mese fa (fine 2007) ci ha pensato l’Associazione dei chirurghi estetici britannici (Bapps), che ha messo sotto accusa la «diffusione di rimedi falsi o praticati troppo allegramente», denunciando sui maggiori quotidiani del paese «quanti si improvvisano chirurghi estetici intervenendo anche quando non ce n’è bisogno».
Nonostante i rischi (e i costi), le richieste di intervento sono in vertiginoso aumento. I “ritocchi” più in voga in Italia sono: mastoplastica additiva (aumento del seno), liposuzione, rinoplastica (miglioramento dell’aspetto del naso) e “mini-lifting” (lifting mirato a certe zone del volto e del collo). I prezzi non sono davvero bassi: si va dai 3900 euro per una liposuzione lieve agli 8000 per la riduzione del seno e per il lifting. Invece ingrandire il seno può costare fino a 7200 euro.
Da noi, il problema di questa crescita esponenziale (peraltro difficilmente controllabile) lo ha sottolineato il professor Carlo D’Aniello, ordinario di chirurgia plastica e ricostruttiva presso l’università di Siena e direttore dell’unità operativa complessa di chirurgia plastica dell’Azienda ospedaliera universitaria senese. Che lo scorso gennaio, in occasione di un master in medicina estetica organizzato dall’ateneo senese, ha osservato come si registri «un sempre maggior numero di richieste di trattamento da parte dei pazienti, tanto che tale argomento sta assumendo nella nostra società la valenza di una vera e propria patologia».
«Riguardo al rischio di una cattiva informazione e quindi di finire sotto il bisturi sbagliato, condivido le preoccupazioni dei colleghi inglesi», ci spiega il prof. D’Aniello, presidente eletto della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicpre). «Intanto è opportuno non fare confusione. Bisogna distinguere tra la chirurgia plastica a finalità ricostruttiva, branca antica, estremamente seria, che risolve tanti problemi, anche molto gravi, e che interviene in caso di malformazioni, ricostruzioni post-oncologiche e post-traumatiche, forme preoccupanti di obesità, ustioni; e la chirurgia plastica a finalità estetica, che riguarda ugualmente operazioni vere e proprie il cui scopo è migliorare l’estetica di alcune parti del corpo. Di solito la confusione nasce tra chirurgia estetica e medicina estetica, due ambiti molto diversi. Quest’ultima comprende trattamenti estetici non chirurgici, tipo il rimodellamento delle labbra o le infiltrazioni (filler) per cancellare o diminuire le rughe».
«Detto questo, bisogna dire che una specialità in medicina estetica non esiste. E anche per quanto riguarda la chirurgia estetica, manca una formazione accurata. Gli interventi chirurgici con finalità estetiche vengono fatti solo in libera professione, il sistema sanitario nazionale (giustamente) non li contempla. È tutto un discorso, questo, che esula dal tradizionale mondo della sanità. E proprio per questo avrebbe bisogno di essere monitorato con attenzione. Tenga conto di una cosa: in Italia, qualsiasi laureato in medicina e chirurgia può fare qualsiasi intervento, soprattutto in ambito privato. Allora capita di vedere, tanto per fare un esempio, un dermatologo o un medico generico o uno specialista in branca medica che, dopo aver passato un paio d’anni in un qualche centro chirurgico a imparare, si mette a operare. Mi pare discutibile. La mia idea è che chi si mette a fare un qualsiasi intervento chirurgico debba almeno avere una specializzazione in una branca chirurgica, che si ottiene dopo un percorso di formazione di 5 anni».
Secondo il professore, i problemi da evidenziare sono soprattutto due: il bombardamento a tappeto dei media, che propagandano un certo tipo di bellezza; la facilità con cui si può accedere a questo tipo di interventi («Prima erano in pochi quelli che li facevano, poi, da quando è scoppiato il business, tanti ci si sono tuffati...»).
Due i rimedi: formazione e informazione. La prima dedicata al chirurgo, la seconda ai pazienti. Che devono essere messi al corrente «di tutti gli aspetti dell’intervento, in maniera seria, senza lasciar da parte problemi e controindicazioni».
Non come fanno certe trasmissioni in tv, che mostrano di tutto, comprese le zoomate sul lavoro dei chirurghi in sala operatoria. Ma non i risultati. Né prima né dopo. E nemmeno le cicatrici. «In effetti edulcorano non poco», osserva D’Aniello.
L’escalation di interventi un po’ lo preoccupa, «anche se non è il caso di parlare di allarme sociale». Come presidente della Sicpre, si è preoccupato di «vedere i numeri». Cosa non facile, perché «non sono solo i nostri soci a fare interventi di chirurgia estetica. A operare sono in tanti. Comunque, secondo i dati che stiamo raccogliendo e che pubblicheremo l’anno prossimo, si può dire che quella della chirurgia plastica a finalità estetica è tra le branche col più alto numero di interventi in Italia». Tanto per farsi un’idea: in un anno, da noi, si fanno da 30 a 50.000 interventi di rinoplastica. Altrettanti sono quelli di mastoplastica additiva. Le liposuzioni sono 80-90.000 l’anno. «Se selezioniamo un gruppo di donne che va dai 35 ai 60 anni, soprattutto di alcuni ceti sociali, possiamo vedere che c’è sicuramente una percentuale di oltre il 60% che si sottopone a qualche intervento di medicina estetica. E una percentuale al di sopra del 30% che ricorre alla chirurgia estetica. È chiaro che su questa crescita esponenziale della domanda, i media hanno il loro peso».
«D’altra parte, se l’informazione riguardo a questi temi la fanno solo certe trasmissioni, o le industrie che vendono prodotti di medicina estetica o anche i singoli professionisti che si fanno vedere in televisione, non c’è da stupirsi dell’effetto».
Certo, capita spesso che la voglia di rifarsi qualcosa venga anche a chi di fatto non ne avrebbe alcun bisogno. In quel caso, dice il professore, è meglio «sconsigliare».
«Magari ti arriva in studio una ragazza giovane che è già carina così com’è e tuttavia si è messa in testa di volere il seno più grande. Cerco di dissuaderla. Io tendo a sconsigliare molto. Se non c’è un vero problema, cerco di convincere il cliente (in contesti come questo è un “cliente” quello che si ha di fronte, non un “paziente”) che è meglio lasciar perdere. Un professionista serio - conclude D’Aniello - deve approfondire il colloquio con la persona che ha di fronte. Se una ragazza di 18 anni si presenta, ad esempio, con un seno malformato il problema c’è e va affrontato. Ma se una arriva con una “seconda” e ti dice di volere una “quarta”, la cosa da dire è: “Ma perché vuoi fare questa cosa? Non stai già bene così?”».

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Cinema. I produttori per protesta non manderanno nessun film italiano ai festival.

(Agi) Nessun film italiano partecipera' piu' ai festival nazionali. L'annuncio da parte delle rappresentanze dell'industria cinematografica italiana, Anica, Api, Agis unite nel manifestare contro l'eliminazione delle misure di incentivo fiscale per il cinema decisa dal governo, tax credit e tax shelter. Decisione presa dall'esecutivo, si legge in una nota, "in incomprensibile contraddizione con la dichiarata volonta' di abbandonare le politiche assistenzialistiche del passato per dar vita a un circolo virtuoso di nuovi investimenti, nuova occupazione, nuovi film. Lo spirito di una delle poche leggi, che nella precedente legislatura aveva trovato un'assoluta condivisione tra maggioranza e opposizione, frana insieme alla fiducia del cinema italiano nell'annunciato nuovo corso. Nonostante le piu' ampie rassicurazioni al riguardo fornite dal ministro Bondi, anche a nome del governo, viene quindi abrogata una legge decisiva per il futuro del nostro cinema". "E' incredibile che tale abrogazione - prosegue la nota - passi attraverso il divieto di presentazione di emendamenti di parlamentari della maggioranza stessa che, tra l'altro, avevano individuato con precisione l'adeguata copertura finanziaria. Tutto il cinema italiano e' mobilitato contro questo atto devastante". Le associazioni, nell'invitare tutto il mondo dell'industria culturale a unirsi a questa iniziativa, annunciano una protesta clamorosa: il boicottaggio di tutti i festival nazionali. Nessun film italiano sara' presente a Venezia, Roma, Torino.

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A proposito del romanzo di Leavitt. Gli Apostoli libertini dell'era vittoriana.

(L'Espresso) Nati nel corso dell'800 come società segreta composta da un'élite di intellettuali dell'Università di Cambridge, gli Apostoli sono diventati nel corso del '900 l'emblema del libertarismo in ambito filosofico e del libertinismo in ambito sessuale. In realtà l'identificazione è di per sé una forzatura, gli Apostoli infatti erano nati come società segreta, ma con fini fondamentalmente conservatori, il fondatore George Tomlinson, sarebbe diventato un importante vescovo anglicano. Ma anche nella forzatura c'è molta verità. Gli Apostoli conobbero infatti il loro momento d'oro in due decenni, quelli racchiusi a cavallo dell'inizio del secolo fino alla Prima guerra mondiale (l'epoca di cui parla il romanzo di Leavitt), quando si trasfusero nel gruppo di Bloomsbury.

Scelsero di ritrovarsi fuori dall'Università per poter ammettere al circolo anche le donne. A spingere in questa direzione erano i filosofi George Edward Moore e Bertrand Russell, l'economista John Maynard Keynes, il matematico Godfrey Harold Hardy (il protagonista dell'articolo a fianco) e intellettuali come Lytton Strachey e Leonard Woolf, marito della scrittrice Virginia. Anche Wittgenstein partecipò a qualche riunione del gruppo. Gli Apostoli a Bloomsbury hanno posto in modo radicale la questione del legame inscindibile fra liberazione intellettuale e liberazione personale: contestando ogni forma di legame, accademico, familiare. Molti di loro furono omosessuali.

Marxismo e omosessualità sono fra le caratteristiche più note dei membri del gruppo che conobbe dopo la Seconda guerra mondiale un nuovo momento di fama quando alcuni suoi membri, come Guy Burgess, Anthony Blunt (nella foto e curatore delle opera d'arte della regina), Donald MacLean e Kim Philby (scappato in Urss) furono accusati di spionaggio in favore dell'Unione Sovietica. Anche in questo caso l'omosessualità di Burgess e Blunt fu posta in evidenza come caratteristica del gruppo, ma con fini denigratori: Blunt infatti fu accusato di aver manipolato e reclutato Burgess.

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L'ultimo romanzo di David Leavitt. Teorema omosex.

Un romanzo di David Leavitt racconta la vicenda del rapporto tra due geni di Cambridge. Ed è la seconda volta che lo scrittore affronta il tema dei matematici gay. Qui ne spiega le ragioni a un illustre studioso.
Colloquio con David Leavitt di Piergiorgio Odifreddi - L'Espresso, nella foto Godfrey Harold Hardy.
La ricerca dell'ordine, della razionalità e della normalità attraverso i numeri e le misure certe, contro ogni devianza: vera e presunta. O meglio, il rapporto tra matematica, omosessualità, quella repressa e perseguitata nei decenni scorsi e quella manifestata liberamente oggi. Di questo, così come della letteratura e dei meccanismi di creatività e della mente umana, abbiamo parlato con David Leavitt. Oggi 47enne, Leavitt, scrittore americano ha esordito a 23 anni con la potente raccolta di racconti 'Ballo di famiglia' (Mondadori), ed è diventato famoso negli anni Ottanta come esponente di spicco del 'minimalismo' d'Oltreoceano: una corrente letteraria caratterizzata dalla sobrietà del contenuto delle opere. Laureato a Yale, autore controverso per la sua tematica apertamente omosessuale, Leavitt insegna alla University of Florida (dopo un'esperienza didattica a Princeton). Spesso viene in l'Italia, ama soggiornare in Maremma. Recentemente la matematica ha fatto irruzione nelle sue opere, da 'L'uomo che sapeva troppo. Alan Turing e l'invenzione del computer' (Codice) al romanzo 'Il matematico indiano' che Mondadori sta per mandare in libreria. Il libro racconta la storia di Srinivasa Aiyangar Ramanujan, un matematico di origini tamil che nel 1913 mandò una lettera a tre professori di Cambridge: H. F. Baker, E. W. Hobson e G. H. Hardy, con una lunga lista di teoremi dalla complessità fino ad allora mai vista. Ramanujan si dichiarò in grado di dimostrarli. Ma solo Hardy, del Trinity College si accorse del suo genio. Il romanzo racconta il rapporto passionale ma anche molto razionale tra Hardy (omosessuale e matematico celeberrimo) e il suo collega indiano, giunto nella prestigiosa università britannica nel 1914.

Da questo romanzo e dalla sua tematica parte la nostra conversazione in cui abbiamo provato ad affrontare la domanda che può apparire strana: esiste un nesso tra omosessualità e matematica? Forse, ma è solo un'ipotesi, in un mondo che considerava fino a poco fa gli omosessuali dei malati e dei devianti (come dimostra la storia di Turing - l'altro protagonista di Leavitt - sottoposto a cure tremende e finito suicida), la matematica era un modo, uno dei tanti possibili, per affermare la propria normalità, grazie alla razionalità estrema di questa materia. Forse era un desiderio di un universo regolato e senza sorprese. Leavitt sarà alla Milanesiana il 2 luglio 2008. Intanto, ecco il nostro dialogo: tra un matematico logico, manifestamente razionalista interessato alla letteratura, e uno scrittore interessato ai numeri e alla matematica, e manifestamente gay.

Signor Leavitt: come mai uno scrittore con un background come il suo è rimasto affascinato dalla matematica?
"Mi ci sono imbattuto per caso. Qualche anno fa James Atlas (editore e fondatore di Lipper-Viking Penguin Lives Series, collaboratore del 'New Yorker', ex firma del 'New York Times Magazine', 'New York Review of Books', 'London Review of Books') mi ha chiesto di scrivere un libretto su Alan Turing, per una serie che stava curando sulle scoperte scientifiche importanti. Quando ho accettato pensavo che mi sarei concentrato sull'omosessualità di Turing. Turing, inventore del computer, è stato internato in un manicomio, e sottoposto a cure chimiche che gli hanno sfigurato il corpo. Il fatto che la sua omosessualità veniva considerata una malattia (se non un delitto) lo ha portato al suicidio nel 1954: mangiò una mela avvelenata, e si dice che la mela di Apple sia un omaggio al suo genio. Ma mentre facevo ricerche per il libro, mi sono accorto che anche i princìpi matematici che soggiacevano al lavoro di Turing mi interessavano profondamente. Insomma, sono partito dal coté gay, per scoprire un mondo, il mondo di matematica. Ed è proprio nel corso di quelle ricerche che sono tornato per certi versi all'universo gay. Mi sono imbattuto in un breve resoconto della relazione tra Hardy e Ramanujan, e ho subito capito che quella era una storia che dovevo raccontare in un romanzo, a parte".

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Gay e tv. Grillini risponde a Gasparri. Una gaya tv pubblica e sul satellite.

(Asca) ''La presenza di omosessuali e lesbiche nelle trasmissioni televisive di grande ascolto e' un fatto positivo e necessario perche' e' anche in questo modo che si combatte il pregiudizio che sta alla base delle discriminazioni''. E' quanto scrive il presidente di Gaynet, Franco Grillini in risposta alle dichiarazioni del presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, che oggi si e' espresso in merito alla presenza di gay in programmi diffusi dalla tv.

''Purtroppo cio' avviene assai di rado - prosegue Grillini - e per lo piu' succede che si parli spesso di omosessualita' senza che sia dia la parola agli interessati o, peggio ancora, senza il diritto di replica quando a parlarne sono preti e cardinali i quali esprimono le solite e tradizionali invettive omofobiche di natura clericale. Non si tratta di certo di ''imporre le proprie tenedenze'', come dice Gasparri, ma di garantire l'accesso ad una informazione non diffamatoria per milioni di cittadini che non hanno voce in capitolo''.

''Da questo punto di vista - conclude Grillini - sarebbe necessario un impegno della tv pubblica a costruire un canale satellitare dedicato sul modello delle gay tv italaine e straniere che hanno avuto altissimi indici di ascolto ma una scarsa raccolta pubblicitaria. Il servizio pubblico, che e' di tutti, dovrebbe investire anche in questo senso''.
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Ndr. Se dovessimo dare ascolto Grillini, e per non discriminare nessuno dovremmo fare un canale satellitare pubblico anche per i Valdesi, i Testimoni di Geova, gli ebrei, i giocatori di risiko, di monopoli, ecc. C'è un mercato, perchò non lo apre l'Arcigay e non ci mette le sue soubrettes? L'ex onorevole Grillini dimentica che la sinistra radicale in Italia ha perso proprio per queste uscite qualunquiste ed infelici. Non è bastato il fallimento (è vero non di ascolti) imprenditoriale e politico di gay.tv? (Aspis)

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Propaganda. Priori (GayLib) "Io, omosessuale e di destra. Solo la sinistra mi discrimina". Ma dimentica...

(Paola Settivo - Il Giornale) Per dirla come la dice lui: «C’è qualcosa di peggio che esser gay in un Paese cattolico. Ed è essere di destra in un Paese in cui la cultura e il movimentismo sono appannaggio della sinistra». Era in viaggio per Lubiana, sabato scorso: gli organizzatori del Gay pride sloveno lo hanno poco gentilmente invitato a tornarsene a casa. Voleva partecipare al Gay pride di Bologna, sabato prossimo: il Comitato italiano gli ha fatto capire che non è il benvenuto. Allora ha scritto una testimonianza al Secolo d’Italia, che l’ha titolata così: «Io, gay discriminato da quelli del Gay pride».
Daniele Priori, non le resta che cambiare sponda.
«Politica o sessuale?».
Veda lei.
«Mi domando perché un gay di destra deve rinunciare a rivendicare i suoi diritti».
Ma cosa è successo?
«Nel febbraio scorso con GayLib, l’unica associazione gay di destra, decidiamo di proporre al Gay pride di Bologna un convegno su Dante Alighieri e gli omosessuali».
Bell’idea, il Sommo Poeta vi ha sbattuti all’Inferno.
«Era un modo per elevare il dibattito, l’analisi dei canti della Divina Commedia ci pareva più utile dell’ostentazione di tette e culi».
E?
«Ci rispondono solo a maggio, dicendo che non ci sono i soldi, che peraltro non abbiamo chiesto, né gli spazi. Insomma, non è aria».
Quindi?
«Decidiamo di fare il Pride della destra gay, a Provesano, sulla tomba di Pim Fortuyn, il leader della destra olandese, gay dichiarato, ucciso nel 2002 da un fanatico di sinistra a quattro giorni dalla vittoria elettorale che lo avrebbe reso primo ministro».
Poi partite per Lubiana.
«Ma durante il viaggio ci telefonano e dicono: “Se onorate un fascista xenofobo evitate pure di venire”. Aggiungono che i berlusconiani non sono bene accetti».
E voi?
«Noi abbiamo preso atto e siamo tornati a casa, perché da liberali e libertari siamo rispettosi delle opinioni di tutti. Al contrario di questa sinistra ormai extraparlamentare che per tornare in auge sta allungando le mani con violenza sui movimenti, cercando di fagocitarli».
Si nota una punta acida.
«Sono inferocito. Per ottenere dei risultati i movimenti devono essere trasversali alla politica, non appiattirsi su un unico partito. Infatti in Italia non si ottiene mai niente».
Roberto Calderoli vi chiama «culattoni».
«A Provesano c’erano tutti i vertici leghisti locali».
Vabbè, ma le uniche battaglie per i vostri diritti le fa il centrosinistra.
«Questo è un falso storico. Negli anni Novanta, prima dell’11 settembre che ha reso tutti bacchettoni in difesa della cristianità, c’erano state molte aperture dalla Casa della Libertà. Nel 2003, 50 deputati di centrodestra hanno firmato una proposta di legge per i Pacs. Alessandra Mussolini nel suo “governo penombra” ha messo alle Pari opportunità Enrico Oliari, presidente di GayLib. Per non parlare delle aperture di Gianfranco Fini sulle coppie di fatto».
Vladimir Luxuria si è battuto per i Dico.
«Vladimir al massimo rappresenta i transgender, certo non me. I Dico sono un compromesso al ribasso inaccettabile, perché non riconoscono la coppia».
Vorrebbe il matrimonio?
«Sarebbe il compimento dell’uguaglianza sociale».
Per la Chiesa sarebbe la fine della famiglia.
«Ma qui parliamo di matrimonio civile. Comunque, visto che in Italia bisogna confrontarsi con il sentire cattolico, ci accontenteremmo di veder riconosciuti i diritti della coppia, come la reversibilità della pensione, il diritto alle case popolari, alle visite in ospedale, all’eredità».
Come si fa?
«Intanto bisogna cambiare il Gay pride: troppo folklore è controproducente».
Adesso è lei il bacchettone.
«Sono realista. O si dice che è solo un carnevale, oppure, se si carica questa giornata di un significato politico, allora bisogna pensare a chi c’è dall’altro lato del tavolo delle trattative, e andarci in giacca e cravatta».
Lei è fidanzato?
«Convivo da un anno e mezzo».
Vorrebbe adottare un bambino?
«No, i bambini non sono cavie. Hanno diritto a una famiglia naturale. E l’Italia non è pronta».
È mai stato boicottato?
«Mai. Anzi. Sono portavoce della giunta di centrodestra del Comune di Marino, in provincia di Roma. Il sindaco Adriano Palozzi mi ha messo in prima linea. Il solo boicottaggio che ho subito è quello della sinistra».
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Ndr. Sono talmente tante le omissioni e le inesattezze che forse vale la pena rileggere i nostri articoli scritti propio in merito al Macabropride di Provesano, la spedizione a Lubjana ed il relativo can-can mediatico sollevato da quelli di GayLib e sodali anche in questa occasione. E poi Berlusconi dice che la sinistra è maestra nel mistificare... E a proposito di Berlusconi, Priori ha la memoria corta. Leggete un po come sono stati accolti ai comizi del cavaliere, al grido di "(...) la famiglia per noi è composta da un uomo e una donna (...)" (Aspis)

Ps. Ma ci avete fatto caso che quando si parla di GayLib è sempre in negativo? Non c'è mai nulla di buono o perlomeno molto raramente. Provate un po' a leggere...

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Censura. Niente ostentazione gay in tv. Lo dice Gasparri.

Un leader politico sì, ma non come Platinette.
(Asca) 'Sono favorevole a contrastare le discriminazioni, ma non credo nei programmi ghetto.
Bisogna avere una cultura del rispetto e della tolleranza nei confronti di coloro che sono rispettosi e tolleranti verso gli altri. Dovremmo pensare a delle scelte che insegnino a ciascuno a non imporre le proprie tendenze.

Gia' in passato dissi che non c'erano problemi se una persona omosessuale veniva messa a capo di uno schieramento politico, se ne ha le capacita' e se non va in giro vestita come Platinette. Lo stesso varrebbe se un tipo macho andasse in giro con mutande aderenti. Sarebbe poco credibile e non si potrebbe candidare come leader di uno schieramento politico'.

Lo afferma il presidente dei senatori Pdl in una intervista a Klauscondicio, sul tema della richiesta avanzata dagli elettori omosessuali di Forza Italia e AN che sollecitano un maggior impegno della Rai contro le discriminazioni nelle sue trasmissioni.

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Governo maldestro. “Il decreto sicurezza salva i pedofili”, la denuncia di Telefono Arcobaleno.

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(Panorama) “Il decreto sicurezza, così com’è, mette la parola fine alla lotta alla pedofilia online in Italia”. Lo ripete due volte, Giovanni Arena, presidente di Telefono Arcobaleno, l’Ong italiana che da dodici anni si occupa di segnalare e combattere il mercato degli abusi sessuali sui minori. Vuol essere sicuro che si capisca bene: “non voglio dare un giudizio politico, ma tecnico” chiarisce: “l’articolo 2 del decreto sicurezza appena approvato al Senato è un articolo “salvapedofili” dice. Un’accusa forte: “Il decreto contiene una disposizione che concentra la competenza dei moltissimi procedimenti contro la pedofilia on line nelle già intasatissime procure antimafia, togliendoli alle procure ordinarie. Oggi un giudizio per casi di pedofilia dura in media tre o quattro anni in primo grado, ma nelle procure distrettuali, oberate da migliaia di procedimenti diversi durerebbe molto di più”. “Potrebbe essere” dice Arena “la morte dell’attività di contrasto alla pedopornografia in rete, che, come tutti sappiamo, deve essere attività dinamica in linea con l’evoluzione tecnologica e con l’aggressività di coloro che fanno mercato dei bambini in tutto il mondo attraverso internet. Si aggiunge un altro tassello a un impianto normativo ingestibile”. La sua speranza è che “al passaggio alla Camera venga cambiato quest’articolo delirante”.

L’ultima caccia ai pedofili online è finita stamattina: quarantuno persone arrestate in tutta la Spagna. Più di cento hard disk e un migliaio di supporti digitali requisiti. La Polizia spagnola ha diffuso un comunicato, in cui si dà il merito della scoperta (e della segnalazione) della rete pedofila proprio a Telefono arcobaleno. Sono loro, i cacciatori dei pedofili online. “Abbiamo fatto più di 21mila segnalazioni di siti nei primi sei mesi del 2008″ dice Maria Clara Marchi, responsabile dell’ Ong “e prevediamo un aumento dei casi del 30% nel corso dell’anno”. Numeri alti, per un fenomeno sommerso: “Siamo un’equipe di sei persone” spiega Marchi, “seguiamo le tracce del mercato pedopornografico sulla rete”. M a non c’è il rischio di finirci impigliati, nella rete? “Beh, ovviamente abbiamo delle regole di operatività molto ferree, non scarichiamo materiale, non ci immischiamo. Il trucco è entrare nella testa di queste persone, seguire le loro tracce. Poi ogni volta che si scopre un sito, si scopre una rete di contatti. E facciamo partire le denunce”. Una procedura che, secondo Telefono Arcobaleno, va a colpo sicuro: “Non gettiamo fango su gente che non c’entra. le denunce sono circostanziate, precise, con la prova di materiale scaricato che poi viene regolarmente rinvenuto dalla polizia nelle case delle persone arrestate. Questi sono collezionisti, si muovono con circospezione, con password criptate, siti ultranascosti, è un mondo abbastanza underground, in cui è assai improbabile che si capiti per caso”.
Il Telefono arcobaleno funziona dal 1996. Dodici anni di monitoraggio e segnalazioni anche grazie a un numero verde, 800 025 777, a disposizione dei minori vittime di abusi. Secondo il report diffuso dall’associazione, il numero di siti pedofili on line è triplicato dal 2005 al 2007, passando dai 13.315 del 2005 ai 39.418 del 2007. E c’è anche una vera e propria “sottocultura” pedofila sommersa, che considera legittimo l’amore “consenziente” con i minori rifacendosi a paraventi letterari come Lolita o i grandi filosofi greci dell’antichità. E nascondendosi la realtà di brutale sfruttamento del turismo sessuale pedofilo diffuso in Stati come la Thailandia. “Così” denuncia Telefono Arcobaleno, “nascono iniziative come il “boy love day” proclamato su internet per la giornata di ieri, il 24 giugno”. “È importante contrastare radicalmente queste rivendicazioni pseudo-culturali” dice il presidente Giovanni Arena “e devo dire che in questo senso in Italia c’è la giusta sensibilità e i siti di questo tipo accessibili sono stati sequestrati”. La maggior parte di quelli attivi, dice Arena, si trovano in Olanda, Svezia, Germania e Usa. Il discorso normativo è diverso in altri Paesi: “In Olanda, ad esempio, c’è secondo me un’eccessiva tutela alla libertà di espressione su un tema così delicato e si arriva a permettere proclami deliranti di questi che sono mercanti dell’abuso”.

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Pride Bologna. Rimorchi? L’hotel ospita il tuo partner gratis ma con tessera Arcigay.

(River-blog) Il pride bolognese si avvicina e, per venire incontro alle esigenze dei partecipanti che dovrebbero arrivare da tutta Italia, una catena di hotel (la Di Giansante) ha lanciato una serie di pacchetti gay-oriented. Tra tutti - ringrazio gabber per la segnalazione - quello destinato ad un eventuale “rimorchio”.

“Arrivi in singola e, per la seconda notte, Di Giansante Hotel ti offre una camera doppia. Ti offriamo il pernottamento del tuo partner appena conosciuto! Dormono 2 e paga solo 1 persona 1+1= 1!”.

Da tutti i pacchetti è esclusa la fornitura di profilattici

Il giorno in cui in Italia si capirà che anche i gay rappresentano una “forza” economica, con un loro potere d’acquisto non irrilevante, molte cose cambieranno.
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Ndr. Ad essere sinceri quelli dell'Arcigay l'hanno capito, e bene, quale forza economica rappresenta il mondo Glbtq e nello svuotare portafogli sono maestri (Aspis)

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Presentato a Bologna il libro "In Italia son tutti maschi". Cronaca semiseria.

(Falcon 82) Alla fine ieri pomeriggio esco presto da lavoro e incontro Matteo per fare due passi in giro per Bologna.

Si aggrega anche il suo ex prof di Matematica e tra una chiacchiera e l’altra, google ci avvisa che da lì a 5 minuti inizia la presentazione di “IN ITALIA SONO TUTTI MASCHI” di Luca de Santis e Sara Colaone.
Si tratta di un’interessantissima graphic novel che racconta della situazione degli omosessuali italiani al confino durante il periodo fascista. L’incontro è moderato dal quel bell’ometto di Massimiliano De Giovanni.

Davanti all’ingresso della libreria troviamo anche Giulio e Nino (che ieri tra l’altro ha compiuto 27 anni di favolosità). Entriamo e cerchiamo da sederci. Io e Matteo ci sediamo di lato e siamo un po’ coperti da una cassa acustica. Dietro di noi Grillini che manda sms (o giocava a Snake?)
Ad un certo punto della discussione arriva questa favolosa vecchina che si piazza accanto a me.

Ed è l’inizio della fine!

Inizia: (continua qui...)

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Milano. Un trans ed una lesbica nella rassegna Nuove Espressioni dal teatro italiano.

(Jula Baldini - Il Giornale) Sarà in scena fino al 30 giugno al Teatro Olmetto la terza edizione del Festival Nuove Espressioni, con la selezione dei lavori di quattro giovani compagnie «Non si tratta solo di una gara - chiarisce subito Eugenio dè Giorgi, ideatore della manifestazione ;- il senso è piuttosto quello di fare il proprio lavoro al meglio per farsi conoscere». Ha selezionato gli spettacoli tra una cinquantina pervenuti, «preferendo produzioni in cui trasparisse anzitutto il valore propriamente spettacolare del teatro».

La giuria, formata da quattro persone, ognuna attiva in un campo specifico (Simona Spaventa è critica, Anning Raimondi e Fabio Banfo registi, Massimiliano Di Miceli drammaturgo), valuterà i lavori, che toccheranno tutte le parti che costituiscono uno spettacolo. A partire dalla drammaturgia, per cui è interessante «L'età che non passa» dei Radice Timbrica Teatro di Varese, che hanno aperto ieri il Festival e sono di scena anche oggi. Si ispira all'omonimo libro di Aldo Nove sul tema dell'infanzia: « È un testo sgrammaticato e difficile, ma bellissimo - dice la regista Chiara H. Savoia -. Vogliamo evocare senza dire tutto: la scena sarà un gran cubo bianco, in cui ognuno potrà mettere la propria immaginazione».

Ciò che accomuna gli altri tre lavori: «Anch'io come te» della compagnia Spazi Vuoti di Monza, il 25 e 26 giugno; «Sette giorni al giudizio» dei bolognesi Giulia D'Amico e Lorenzo Ansaloni, il 27 e 28; «Cereka na abeba (La luna e il fiore)» delle compagnie Anello di Moebius e Attivamente, di Como, il 29 e 30; è che tutti sono ispirati da fatti di attualità.
«Sette giorni al giudizio» è l'elaborazione della strage di Marzabotto: «Abbiamo raccolto materiale che potesse far chiarezza sul fatto - dice la D'Amico - anche andando sul luogo per parlare con i superstiti». «Anch'io come te» parla invece delle difficoltà del sesso (protagonisti sono un transessuale e una lesbica) «per approfondire i problemi che s'incontrano nel fare le scelte nella vita», dice la regista Marta Arosio. Infine «La luna e il fiore», delle compagnie Anello di Moebius e Attivamente, che collaborano nella produzione di spettacoli a tematiche sociali, esplora il disagio dei bambini in Etiopia.
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Festival Nuove Espressioni
Teatro Olmetto, fino al 30 giugno

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Torna di moda il sesso in camporella...

(Germano Milite - Julienews) Secondo una ricerca francese, parecchie donne moderne troverebbero irresistibile l’idea del cosiddetto “green sex”, più comunemente conosciuto come sesso in camporella. Un modo, secondo gli studiosi, per allontanarsi dalla noiosa routine domestica e per aumentare anche l’adrenalina (il rischio di essere scoperti fa salire la tensione e rende tutto ancora più eccitante, no?). Stando alle statistiche, infatti, ben nove rapporti sessuali su dieci si consumano nel “prevedibilissimo” letto e, per questo, proporre alla vostra donna qualche romantica carezza bucolica, potrebbe essere la scelta vincente. Un bel campo di grano, un boschetto o, quando tutto manca, qualche fresca frasca, potranno garantire il giusto mix di poesia e originalità necessarie ad un rapporto indimenticabile. Attenti però, poiché, si sa, spesso la magia di certi momenti viene irrimediabilmente rovinata dalla fastidiosissima realtà.

Scegliete il posto dove amarvi con molta cura e occhio a non rotolarvi troppo su prati verdeggianti, incuranti di ciò che vi circonda. Se vi trovate in un campo fiorito, infatti, potreste finire inavvertitamente con la testa in qualche morbido e altrettanto verde escremento di vacca (sono il tipo di escrementi che si mimettizano meglio nei prati) o, magari, appoggiare la schiena della vostra lei su un nido di formiche rosse. Se decidete di farlo sulla spiaggia, poi, portatevi un telo bello grande, di modo da non trasformare voi e la vostra partner in due clessidre smutandate. Riscoprite il fascino della natura, dunque ma, da bravi amanti attenti e premurosi, oltre all’effetto “nature”, preoccupati anche di evitare quello cattiva sorpresa.

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Gattuso i giornalisti e i gay. E' piu' idiota una risposta o una domanda?

(Insy loan e lo stato delle cose) Per invogliarci a fare qualche domanda, una qualsiasi pur di rompere la cortina di silenzio che regnava durante le sue lezioni, il nostro professore di economia politica all’università, un giorno, ci esortò ad esprimere i nostri dubbi dicendo: “Ragazzi chiedete, senza reticenze perché non esistono domande stupide ma solo risposte stupide”. Di sicuro la frase non era sua anche perché qualche altra volta io ‘sta cosa l’ho sentita ripetere e l’ho sempre condivisa. Ma oggi, leggendo l’esternazione di Gattuso, che mi dicono essere un giocatore dell’Italia (io non li conosco per nome ma solo di faccia e di pacco quando pubblicano le loro foto esultando in mezzo al campo mezzi nudi per una vittoria) e non un docente di morale in qualche istituto universitario, scoprivo la sua avversione ai matrimoni omoricchioni perché crede nell’istituzione del sacramento che è valido solo tra uomo e donna, aggiungendo che a lui le coppie ghei fanno strano.
Ma non è che Rino sia impazzito e durante un’intervista, alla domanda: “che ne pensa della squalifica della Francia agli Europei?” è partito con una filippica sul fatto che per lui le coppie “vere” sono quelle formate da un lui e una lei e non da un lui che vorrebbe essere lei e un altro lui che vorrebbe essere, se possibile, ancora più una lei.
L’intervistatore, latore della curiosità della più vasta popolazione di CT sulla terra, cosa gli va a chiedere? “Cosa ne pensa delle unioni omosessuali?”, che detta così tanto valeva gli chiedesse dove fosse il bagno delle signore.
Quindi per questo oggi mi sono chiesto se non sia vero anche il contrario dell’affermazione del mio professore ovvero: non esistono risposte stupide ma solo domande idiote. Io figuriamoci se voglio difendere l’ignoranza della gente, tanto più che sogno staccionate dipinte di verde intorno al giardino di casa, una stanza per i bambini e una familiare guidata da mio marito, ma mi rendo conto che non ci si può stupire se non esce sangue da una pietra (a meno che questa pietra non sia la Madonna di Civitavecchia che invece fiotta come un ruscelletto).
Io la trovo una dichiarazione del tutto coerente con il personaggio e le vesti lacerate dei rappresentanti ghei che si dicono dispiaciuti per questa dichiarazione perché i giocatori sono esempio per tanti giovani e quindi le loro esternazioni omofobe potrebbe ingenerare razzismo, è una idiozia bella e buona. Non spetta ai giocatori ne agli attori ne ai conduttori dell’Italia sul 2 dare esempi di vita. La gente, per fortuna, è meno idiota di quanto si possa credere.
Non mi pare infatti che ci siano milioni di adolescenti che fumano crack, vanno in giro senza mutande e frequentano ereditiere di facili costumi (scegliete voi quale delle tre cose sia la peggiore) solo perché Britni Spirs lo fa. Il mio mito è la Moroni della Prova del Cuoco eppure io se voglio mangiare una lasagna o me la compro o non c'è verso che me la sappia preparare da solo.

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Spottone pro pride su Repubblica Bologna. C'e' aria di flop. Supererà Roma?

Gaypride lungo 5 chilometri. Trenta camion sfileranno sui viali. Invitato anche Caffarra. Proiezione gratuita del film "Tutto su mia madre" di Almodovar.
(Eleonora Capelli - La Repubblica, edizione di Bologna) Un corteo lungo cinque chilometri guidato dalle parole d´ordine parità, dignità, laicità e libertà, «concetto preferito di gran lunga a quello di sobrietà». Così sabato scenderà in piazza l´orgoglio gay, che ha trovato una madrina d´eccezione nell´astrofisica Margherita Hack e si concluderà con Vladimir Luxuria sul palco di piazza VIII Agosto. Gli organizzatori del Bologna Pride invitano alla manifestazione nazionale anche il Cardinale Carlo Caffarra, che aveva bollato i legami omosessuali come in grado di «inficiare ogni rapporto sociale», a prendere parte al corteo che richiamerà oltre 30 mila partecipanti da tutta Italia. «Venga anche Caffarra insieme a noi - ha detto Marcella Di Folco, portavoce del Pride - tra tanti trans, qualche gonnella in più non può far male». Ironia dissacrante, musica e un lungo percorso per le strade cittadine per rispondere a quella che i vertici nazionali di Arcigay definiscono «un clima davvero pesante». Così se il poeta cattolico Davide Rondoni ha annunciato che leggerà il canto della Divina Commedia di Dante sui sodomiti durante il corteo, una modella della «Maison du Cassero» canterà una canzone di Cindy Lauper dall´altra parte della strada. La creatività irriverente del resto è una delle cifre che da sempre caratterizzano questa manifestazione, che sabato prenderà le mosse da piazza di porta Ravegnana. L´appuntamento per i partecipanti è sotto le due torri alle 14 poi il corteo percorrerà via Castiglione e alle 15.30 ai Giardini Margherita si riunirà con l´anima più ludica, 30 camion che scandiranno il percorso a ritmo di musica. Colonna sonora della sfilata e inno ufficiale del Pride sarà «Tango diverso» di Toto Savio, brano di chiusura di un film importante sull´omosessualità, «La patata bollente « di Steno del 1979. Una volta arrivati ai Giardini Margherita, i partecipanti dovranno farsi coraggio: li attende un percorso di cinque chilometri lungo i viali, da piazza San Mamolo a Porta Saragozza, dove, all´altezza dei giardini di villa Cassarini ci sarà un momento di raccoglimento davanti al monumento per le vittime del nazifascismo. Poi ancora sfilata in musica lungo i viali, toccando piazza Sant´Isaia, porta San Felice, piazza IV Novembre. Una volta arrivato all´attuale sede del Cassero, il corteo imboccherà via Don Minzoni fino all´agognata meta di piazza VIII Agosto, dove l´arrivo è previsto per le 18.30. Sul palco allestito lungo la scalinata della Montagnola, dove farà da moderatore Vladimir Luxuria, niente microfono per le personalità politiche. Gli interventi sono riservati ai leader dei movimenti di gay, lesbiche e transessuali oltre che ai rappresentanti delle associazioni e della società civile, tra cui un rappresentante della Cgil. Un mondo che ha aderito in molte forme alla manifestazione: dall´Anpi nazionale a Libera, da Amnesty International a Arci nazionale. Le adesioni politiche sono quelle previste, da Prc a Pdci, dai Verdi all´Italia dei Valori, dal partito Radicale a quello Socialista, fino al Pd della provincia di Bologna. Il Gay Pride però non è solo un momento politico: dopo gli interventi sul palco si esibiranno gli Alcazar in concerto e dalle 22 per tutta la notte la festa prosegue al Parco Nord con «The official pride party» (Ingresso 15 euro). Un primo appuntamento culturale però è in piazza maggiore giovedì alle 22 con la proiezione gratuita del film «Tutto su mia Madre» di Pedro Almodovar. Una festa che è costata lunghi preparativi, resa più preoccupata dall´arrivo al Cassero di una lettera di minacce con la scritta «Mi dispiace per voi, ma ho sempre scherzato» accompagnata da un cerotto.

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Veltroni contrattacca: “Il buco di Roma? Una bufala: è inferiore a quello di Milano”.

Il segretario del Pd Walter Veltroni

(Panorama) “Cancella il debito”. La canzone-slogan pro-Africa di Jovanotti e Bono viene bene anche cantata dal loro fan Walter Veltroni: “Il debito di otto miliardi del comune di Roma? Una bufala gigantesca e mediatica”.

Durante una conferenza stampa il leader Pd ed ex sindaco della capitale ribatte alle accuse lanciategli da Berlusconi e Alemanno: “Il neosindaco di Roma” dice Veltroni “ha subito una campagna decisa dal presidente del Consiglio per attaccare il capo dell’opposizione”.
Al leader Pd non è certo andato giù quell’epiteto, “fallito”, rivoltogli da Berlusconi: “Lui è l’ultimo” dice “a poter parlare, visto che il suo governo ha lasciato 30 miliardi di debito”. Veltroni spiega, mostra tabelle e cifre “il buco è di 6,8 miliardi come certificato dalla Ragioneria generale di Stato, non ci sono dati occulti”.

Secondo l’ex sindaco si tratta di una voragine “accumulata durante decenni e comunque inferiore, nel dato pro-capite, al debito dei cittadini milanesi: 2.480 euro contro i 2.540 per romano”. I problemi di bilancio derivano, secondo Veltroni, “dalla sperequazione dei trasferimenti erariali pro capite (più soldi a Milano) non compensati dal governo, e dai mancati trasferimenti della Regione dovuti al buco della sanità laziale lasciato da Storace”. E la liquidità sarebbe in crisi anche “per l’abolizione dell’Ici” voluta dal governo.
“È molto pericoloso per Roma negare o minimizzare l’esistenza di un’obiettiva e grave emergenza finanziaria che investe il bilancio del Comune”, risponde in una nota di risposta alle parole di Veltroni il sindaco di Roma Gianni Alemanno. “Le affermazioni di Veltroni potrebbero dare nuovi argomenti a coloro che negano la necessità di un forte intervento governativo per risolvere la pesante crisi economico-finanziaria in cui versa il Comune di Roma. L’unico atteggiamento responsabile”, conclude il sindaco, “non è quello di alimentare ulteriori polemiche politiche, ma di attivare una collaborazione politica e istituzionale”.

E il sottosegretario all’Economia Vegas gli dà man forte e ritiene “mostruosa la situazione dei debiti romani”.

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Chiesa: I gaypride "sono esibizioni finalizzate ad una sorta di presa di potere".

Così Padre Giovanni Bertuzzi , frate domenicano, direttore del Centro San Domenico.
(Il Resto del Carlino) Padre Giovanni Bertuzzi , frate domenicano, direttore del Centro San Domenico, esprime sul Gay Pride un «giudizio personale». Manifestazioni come questa, commenta, «sono esibizioni che mi sembrano più finalizzate a una sorta di presa di potere che a una rivendicazione di diritti». Nel senso, spiega, che «si vuole attribuire alla condizione dell’omosessualità un ruolo sociale positivo, da fare poi riconoscere politicamente». Padre Bertuzzi ricorda però che «la Chiesa non condanna assolutamente gli omosessuali». Anzi, afferma, «li riconosce come suoi membri, li considera persone destinate alla santità, come gli altri esseri umani». Ciò che, invece, la Chiesa «non accetta, perché non conforme al suo magistero», è il fatto che gli omosessuali vogliano «formare delle famiglie con pari diritti rispetto a quelle normali». Poiché «la procreazione, finalità della famiglia, si può raggiungere solo attraverso l’unione di persone di sesso diverso». Padre Bertuzzi ammette che «non si tratta certo di un precetto divino, ma di una tesi sostenuta sul piano della finalità naturale dell’uomo».

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La Danimarca e la Svezia puntano sul turismo gay.

Propongono, in sinergia, offerte ad hoc per il pubblico gay.
(Gabriele Brambilla - Affari italiani) VisitDenmark, l'organizzazione turistica ufficiale della Danimarca, ha fatto sapere dello sforzo congiunto da parte delle due città della regione Oresund, distanti soltanto 35 minuti di treno. Il territorio, che comprende l'area della capitale danese insieme alla Scania (il Sud della Svezia) è da sempre pervaso da un'atmosfera all'avanguardia, rilassata e tollerante.

Molti sono gli eventi che i viaggiatori gay possono frequentare quest'estate. Il prossimo 12 luglio, ad esempio. 2mila passeggeri prenderanno il largo dal porto di Copenaghen per la Crociera Gay che arriverà fino a Stoccolma, passando per Tallin, Helsinki e San Pietroburgo. Sempre a Copenaghen avrà luogo, dall'11 al 16 agosto, l'annuale Copenaghen Pride: sono attesi carri allegorici, sfilate e bandiere arcobaleno. Ad ottobre ci sarà spazio anche per il cinema, con il consueto appuntamento col Gay & Lesbian Film Festival, dal 17 al 26 ottobre, giunto quest'anno alla 13esima edizione.

Dalla parte opposta del ponte dell'Oresund, a Malmoe, si svolgerà invece a settembre il Rainbow Festival: dieci giorni di mostre, danze, esibizioni e drag show non stop.

Nelle due città moltissimi sono i locali frequentati soprattutto da omosessuali. A Copenaghen c'è il Jailhouse CHP (12, Studiestræde), un bar intellettuale, come pure il CODE, ovvero un lounge bar che fa anche da discoteca. Anche a Malmoe vi sono decine di bar molto tolleranti, a partire dal Cafe Gustav Adolf, sito nell'omonima piazza, passando per il Club Trocader, ovvero la versione svedese del celebre Club 54. E gli Enti del turismo non si fermano qui. Sono pronte infatti negli uffici locali delle piantine per omosessuali. E in una sezione del sito di Copenaghen, www.copenaghen-gay-life.dk, si possono trovare informazioni utili per gay e lesbiche.

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Cagliari, censurati dalla destra il manifesto omosex.

Protesta di An e Fiamma contro uno striscione del Mos.
(L'Unione sarda) Non è piaciuto ai militanti della Destra giovanile il 6X3, raffigurante un bacio tra due uomini, affisso in viale Diaz dal Movimento omosessuale sardo. I giovani di AN hanno coperto quell'immagine con uno striscione con la scritta “Sì alla famiglia tradizionale, no alle coppie di fatto”. «Abbiamo voluto dare un segnale contro chi strumentalmente immagini forti per provocare - afferma Simone Spiga, promotore della protesta. «L'omosessualità è una scelta personale è non può essere una provocazione nei confronti di chi non è come loro. Nessuno condanna gli omosessuali ma è necessario far capire che non si possono accettare né provocazioni, né imposizioni. La campagna del Mos è la peggiore promozione che si possa fare per gli stessi omosessuali sardi». Al fianco di Spiga si è schierata anche Sardegna non conforme e Fiamma Tricolore. «Ottima iniziativa - sostiene Andrea Palmas - fortunatamente nell'Italia degli scandali c'è ancora chi crede nei fondamentali valori della vita, della tradizione e della famiglia. Il Movimento omosessuale sardo, attraverso iniziative di pessimo gusto e completamente prive di etica, cerca di trasformare quelle che sono ostentazioni personali in un volere collettivo». Alcune ore dopo l'affissione, lo striscione di AN è stato strappato da ignoti

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