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sabato 16 agosto 2008

Nomadi. Monsignor Fisichella: Impronte a bimbi rom non e' discriminatorio.

Monsignor Rino Fisichella (ultimo a destra) assieme al Cardinal Ruini e marcello Pera, ex Presidente del Senato.

Da 'Famiglia Cristiana' solo una provocazione.

(Apcom) Giusto prendere le impronte ai bambini rom. "L'obiettivo delle impronte è di portare i bambini rom a scuola, e le impronte sono l'unico modo per capire chi sono e chi non sono. Questo è conforme alla dignità della persone nel momento che non diventa discriminatorio, se è fatto nei confronti di un solo gruppo": parola di monsignor Rino Fisichella, rettore della Università Lateranense, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e cappellano di Montecitorio.

"Purtroppo abbondano le strumentalizzazioni politiche - dice in una intervista al 'Messaggero' - rimprovero alla politica di strumentalizzare la Chiesa. Si tende ad avere dell'insegnamento cattolico una visione parziale e non si vede l'orizzonte globale. Sicchè il contenuto del messaggio alla fine sfuma".

Per Fisichella inoltre "è evidente che l'immigrazione clandestina è un reato; la Chiesa non difende l'immigrazione clandestina come fenomeno in sè. Semmai - spiega - difende le persone che una volta che sono sul territorio hanno dei diritti. Non si possono ributtare in mare, occorre dare loro sostegni".

Il vescovo entra anche nella polemica che da giorni coinvolge 'Famiglia Cristiana' e il Governo. La paura di un ritorno in Italia del fascismo? "Mi pare fuori dalla storia, uno slogan fuori luogo, forse solo una provocazione. È però - conclude Fisichella - un giudizio espresso da una testata che ha tutta la libertà di farlo. Ci può essere chi è d'accordo e chi no. Nel dibattito pubblico ognuno dice la sua e sarà poi il lettore a farsi una sua opinione".

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Austin Golden Hour: medici a metà tra E.R. e 24.

(Tvblog) Prendete un gruppo di medici con la passione per il loro lavoro come in “E.R.”, aggiungetegli un po’ di vicissitudini soap-operistiche alla “Grey’s Anatomy” e immaginatevi che il loro lavoro venga raccontato in tempo reale, come “24″: otterrete l’idea alla base di “Austin Golden Hour”, nuovo medical di cui The Cw ha ordinato il pilot.

Creato da Simon Fuller, deus ex machina di “American Idol”, e scritta -almeno nel pilota- da Lance Gentile (”E.R.”) e Mal Young (“Doctor Who”), la nuova serie ha proprio lo scopo di raccontare l’ “ora d’oro”, ovvero i 60 minuti successivi ad un ricovero di un paziente le cui ferite rientrino in un codice rosso e che sono fondamentali per stabile le sue condizioni.

Tra un’operazione e l’altra, però, ci sarà anche spazio per conoscere i medici protagonisti nella loro sfera intima, inevitabilmente legata l’uno all’altro. La storia sarà ambientata ad Austin, in Texas: riuscirà a dare filo da torcere al Seattle Grace Hospital ed al Princeton-Plainsboro Teaching Hospital? Ne dubitiamo, dal momento che The Cw non è mai stata una rete da grandi ascolti, ma la scelta del cast dichiara inconsapevolmente il tipo di pubblico a cui si vuole puntare.

Tra gli interpreti, infatti, non facciamo fatica a trovare nuovi idoli per le giovani folle che si metteranno davanti alla tv per seguire le loro avventure: in primis, Justin Hartley (foto), visto in “Smallville” nel ruolo di Feccia Verde; quindi Lyndsy Fonseca, in tv già come futura figlia di Ted in “How I met your mother” e nell’ultima stagione di “Desperate Housewives”, e Michael Trevino (“Cane” e “The Riches”). A loro si aggiungono Leven Rambin, Cassidy Freeman, Sharni Vinson, David Clayton Rogers e Dean Cechvala. Tutti giovani e belli, tutti pronti a correre da una corsia all’altra per i 60 minuti più lunghi della loro carriera.

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Madonna che compleanno. La Material Girl compie oggi 50 anni.

(La7) Ecco il video di "Everybody", il primo singolo della cantante, che ottenne un discreto successo soprattutto tra il pubblico di colore, che credeva che Madonna fosse nera. E' proprio per non perdere quest'audience che quando Everybody venne pubblicato, nel 1982, la casa discografica decise che la faccia della bianca Ciccone non doveva apparire sulla copertina.
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L'italietta della destra 2. Al mare e in montagna: è l’estate del “non si può".

Giovani in spiaggia

(Panorama) Tempi duri per caciaroni, ciabattoni, disturbatori dalle mille mode. Quelli che in vacanza liberano l’anima cafona e impongono a tutti la loro presenza. Mare e montagna off limits per chi non rispetta le regole. Estate 2008 con un decalogo fitto di divieti, vecchi e nuovi. E una lista infinita di comuni di villeggiatura dove vige il più assoluto “non si può fare”.

Forti del decreto legge n. 92, effettivo dal 5 agosto e dotati di superpoteri, ora i sindaci si sono visti allargare la maglie del loro intervento, e ora sono incaricati della vigilanza “su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l’ordine pubblico, informandone preventivamente il prefetto”. La voce “sicurezza e ordine pubblico” prende così svariate sfaccettature: oltre ai classici topless (in diverse località) e giochi in spiaggia (persino i castelli di sabbia a Eraclea, nel veneziano), sono proibiti i massaggi in spiaggia (in Versilia multe fino a 10mila euro e il sequestro di oli e creme). Dopo anni di nudismo, al Lido di Dante a Ravenna è ora vietato il look total nude.

E ancora: niente bagni di notte e la mattina presto, niente windsurf entro i 100 metri dalla battigia, banditi il pallone, i racchettoni e tutti gli altri giochi che possono arrecare disturbo, vietati i tuffi con corsa in mare, lasciare rifiuti in spiaggia, portare gli animali, ecc. Basta pure con la sciatteria: vietato circolare in costume e a torso nudo nelle città marittime. A Forte dei Marmi e a Riccione multe alle bagnanti in bikini per strada. A Capri il divieto è esteso pure agli zoccoli (quelli di legno che fanno clac, clac). Fin qui la salvaguardia del decoro.
Quest’anno guerra agli ambulanti che vendono la loro svariata mercanzia sulla spiaggia. Addio, dunque, agli acquisti sotto l’ombrellone (condite da estenuanti trattative) di asciugamani, braccialetti, bandane, occhiali da sole, borse pseudo-griffate, artigianato etnico, collane di pietre dure, parei velati, vestiti da baiadera, cose che improvvisamente diventano utilissime e poi, una volta, comprate nessuno ha più il coraggio di indossare. E poi addio anche a tutte quelle cineserie in offerta speciale (compreso la racchetta elettrica fulmina insetti, il must del 2008).
Non va meglio per chi volesse lasciarsi (un po’ troppo) andare, tra i monti. A Cortina d’Ampezzo vietata la sosta dei camper in centro perché occupano troppo spazio. In Alto Adige, poi, è vietato danneggiare i cartelli di divieto. A Montecatini Terme, invece, sanzioni da 25 a 500 euro per chi si sdraia su una panchina o ci appoggia i piedi.

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L'italietta della destra. Quei soldati di Maroni come le vacche di "anni Ruggenti".


Un brano del Film "Anni Ruggenti".
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Antefatto.
(Redazione) Nel leggere questi due articoli mi è venuto in mente un film degli anni '60 diretto da Luigi Zampa; "Anni ruggenti" con un cast di tutto rispetto tra cui vanno segnalati Nino Manfredi, Gino Cervi, Gastone Moschin, Rosalia Maggio e la procace Angela Luce. E perchè si chiederà qualcuno di voi più curioso. In una scena del film Nino Manfredi, un assicuratore scambiato per un funzionario fascista in ispezione, viene scarrozzato dal Podestà Gino Cervi e dal Federale Gastone Moschin nelle adiacenze di una cittadina in visita a delle fattorie modello. Per farle apparire tenute bene e pasciute, il bestiame, sempre quello, viene trasportato da una fattoria all'altra nel tentativo di imbrogliare le carte. ma il trucchetto non passa inosservato ed il nostro Nino Manfredi falso funzionario sgama il trucco grazie alle corna di una vacca cresciute storte e che se la ritrova in tutte le fattorie visitate. Morale: questa destra ci sta imbrogliando e lo dichiara pure, basta leggere le dichiarazioni di Maroni che trovate qui sotto e che sia incapace di nasconderlo lo si evince leggendo il secondo articolo che parla dei militari distaccati a Milano. Che la destra abbia sempre sognato i militari per strada è storia vecchia ma che voglia ancora giocare ai soldatini nel 2008 è grottesco... Povera Patria!
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Il bilancio del ministro dell'Interno, reati in diminuzione "Ma non è merito di Amato". Lotta alla violenza negli stadi. Maroni: "Aumentano le espulsioni. Esercito, il piano funziona".
(Alberto Custodero - La Repubblica) "Pronti i regolamenti della riforma dei servizi segreti, sta nascendo la nuova organizzazione del Dis, che coordina le due intelligence, civile e militare. "Tolleranza zero" negli stadi: è stato istituito un Comitato tecnico per le manifestazioni sportive del quale farà parte anche il servizio segreto civile. Grazie al fattore C (clima), si sono ridotti drasticamente gli incendi. Raddoppiano gli sbarchi a Lampedusa, ma aumentano le espulsioni.

Sono queste le principali novità annunciate al Viminale dal ministro dell'Interno Roberto Maroni e dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta. Il ministro Maroni non ha presentato però i dati sull'andamento della criminalità, che registrano nel secondo semestre un calo del 10 per cento. A chi gli ha fatto notare che questa diminuzione non giustificherebbe forse lo stato di allarme sicurezza pubblica, cavallo di battaglia del governo, Maroni ha risposto così. "Mi riservo di capire gli effetti delle misure che noi abbiamo messo in atto".

C'è stato un calo, ha ammesso, ma secondo il ministro non è grazie ai "patti per la sicurezza" firmati dal suo predecessore Giuliano Amato. "I patti per la sicurezza - è stata la frecciata di Maroni al governo Prodi - sono rimasti tutti sulla carta, tranne quelli attuati da noi come quello di Milano. Il calo è dovuto a tanti fattori, ad esempio il venire meno dell'effetto negativo di crescita della criminalità dovuta all'indulto. Quel picco del 2007 non c'è più anche perché molti sono tornati in carcere".

I militari nelle città. Il Ministro ha invece voluto "sottolineare" i dati relativi ai primi 10 giorni di impiego dei soldati comparsi nelle grandi città il 4 agosto. "Nei primi dieci giorni - ha detto il ministro - si possono già segnalare alcuni risultati significativi: sono state arrestate 37 persone di cui 33 extracomunitarie per reati predatori (spaccio di droga, violenza e resistenza a pubblico ufficiale), 37 persone sono state denunciate, di cui 24 cittadini stranieri, 3805 persone sono state identificate, e 1139 veicoli sono stati controllati, 10 dei quali sequestrati". "E' la dimostrazione - ha commentato Maroni - che è stata una operazione utile a garantire maggiore sicurezza, l'hanno percepito bene i cittadini al di là di qualche polemica un po' strampalata".

Terrorismo. Fra maggio, giugno, luglio e la prima metà di agosto, sono stati arrestati importanti "esponenti" in Italia che possono in qualche modo essere ricondotti al terrorismo internazionale. Maroni: "Stiamo monitorando questo settore con grande attenzione sia per il terrorismo di matrice islamica, sia per quello interno".

Criminalita organizzata. La relazione del capo della polizia, Antonio Manganelli, fatta in mattinata al Viminale, dimostra una grande attività di contrasto alla criminalità organizzata. Il ministro dell'Interno ha "segnalato la cattura di numerosi latitanti dal primo gennaio a oggi (86), e negli ultimi giorni la cattura di 4 compresi nell'elenco dei 30 latitanti più pericolosi". A questo proposito, si registra il primo bilancio della collaborazione con la polizia romena, iniziata il 29 maggio, che "proprio il 12 agosto - ha riferito Maroni - a portato alla conclusione di un'operazione con l'arresto di 10 cittadini romeni responsabili di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione".

Immigrazione clandestina. Sono raddoppiati gli sbarchi in Italia nel periodo gennaio luglio 2008 rispetto allo stesso periodo del 2007, ma a questo dato ha fatto riscontro "una più efficace azione di espulsione". Le espulsioni effettuate nei primi 7 mesi del 2008 rispetto al '07 sono aumentate del 15 per cento. I respingimenti del questore hanno registrato un più 25 per cento, le riammissioni più 5 e i rimpatri con voli charter più 57,7.

L'unica percentuale con segno meno, ha osservato il titolare del Viminale, è relativa ai respingimenti alla forntiera, meno 29 per cento, "ma ciò è dovuto - ha spiegato Maroni - all'ingresso nell'area Schengen di vari paesi come Slovenia, Malta, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Lettonia, Estonia, Lituania, e Polonia". Le politiche di respingimento e di espulsioni - ha annunciato Maroni - "diventeranno più efficaci quando il ddl sulla sicurezza sarà definitivamente approvato".

Incendi. Anche grazie a fattori climatici favorevoli (il fattore C l'ha chiamato, scherzosamente, Maroni), si è avuta nei primi mesi 2008 una drastica riduzione degli incendi boschivi: meno 87 per cento per ettari di superficie bruciata a bosco, meno 77 per cento per ettari superficie non boscata. In totale, gli interventi dei vigili del fuoco e del corpo forestale dello stato sono diminuiti del 68 per cento.

Sicurezza stradale. Nonostante i tragici incidenti stradali delle ultime settimane, i dati della sicurezza stradale, per Maroni (che ha presentato statistiche fino al 31 luglio), "sono confortanti". Nei primi sette mesi dell'anno, sono stati sequestrati 1263 veicoli di cui 1138 a persone che guidavano in stato di ebbrezza alcolica e 125 sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. In maggio, giugno e luglio sono raddoppiati gli accertamenti al codice della strada. "Questa scelta ha portato alla riduzione del 10 per cento degli incidenti, del 10,8 per cento delle persone ferite e del 6 per cento delle persone decedute".

Maroni ha annunciato una collaborazione con la Commissione Europea che porterà all'utilizzo di fondi messi a disposizione dell'Italia "scarsamente utilizzati negli anni passati". Il commissario europeo Tajani ha detto: "Nell'anno della campagna per la sicurezza stradale dell'Ue, ho scelto come testimonial, insieme ai pompieri del Regno del Belgio, il campione di F1 Raikkonen per raggiungere l'impegno di dimezzare entro il 2010 le vittime sulle strade dell'Ue"

Il comitato per la sicurezza delle manifestazioni sportive. Si affianca all'Osservatorio che opera su questi temi con la funzione di un organismo tecnico che deve valutare con attenzione gli interventi da fare per garantire la sicurezza durante le manifestazioni sportive. "L'esperienza di questi anni - ha commentato Maroni - ci ha detto che a valle dell'Osservatorio serve un comitato che possa avere tutte le informazioni rilevanti e utili per dare indicazioni al capo della polizia di quali provvedimenti prendere". Ci sarà un rappresentante dell'Aisi, il servizio segreto civile, "per garantire la massima sicurezza dentro gli impianti sportivi e dentro gli stadi". "Anche su questo - ha ammonito Maroni - avremo tolleranza zero per chi va alla partita non per gustarsi l'evento sportivo, ma per altre finalità". "Già le cose sono migliorate moltto dopo l'omicidio del dottor Raciti, ma vogliamo intensificare i controlli e le azioni di dissuasione e repressione per garantire a chi va negli stadi di poterci andare in massima sicurezza".
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Soldati e polizia a presidio della Stazione Centrale di Milano.

Dove andate, bei soldatini?
(Cadavrexquis) Finalmente li ho visti. Ho visto quella che secondo il Caimano sarebbe la soluzione a quello che, sempre secondo lui, sarebbe il problema numero uno in Italia oggi, cioè la sicurezza. Oggi, a Milano, ho visto i soldati per strada, con le loro belle tute mimetiche, gli stivaloni e, insomma, tutto l'ambaradan che contraddistingue il soldato che si rispetti. Ne ho visti un paio, dicevo, davanti al Consolato degli Stati Uniti, in Largo degli Stati Uniti, che sono montati subito su una camionetta militare. Io ho continuato a pedalare verso il centro e quando sono arrivato in fondo a via Manzoni ho visto altri soldati. Ho aguzzato la vista e mi sono accorto che, no, mi stavo sbagliando, perché erano sempre gli stessi di prima, nella stessa camionetta. Chissà dove andavano, chissà dove si sono fermati. E' noto, infatti, che lo spiazzo davanti al Consolato degli Stati Uniti - da sempre iperpresidiato, con un gabbiotto per polizia e carabinieri sempre occupato - è il luogo ideale per commettere scippi e reati di vario genere, di quelli che rendono per l'appunto insicuri i cittadini e li spingono a votare per il Piduista Pelato. Così come lo è piazza del Duomo, che oggi aveva l'aria di essere l'unico luogo frequentato della città, pieno com'era di turisti che, probabilmente, si scippano e rapinano tra di loro. Quel manipolo di soldati mi è sembrato così surreale in un contesto simile da essere, in fin dei conti, rivelatore: dell'assoluta inutilità - perché sono talmente pochi rispetto alla presunta necessità di sicurezza - e della pantomima, con relativo culto delle apparenze, a cui si riduce gran parte dell'azione di questo governo.

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40 anni fa. La sinistra e la Cecoslovacchia: Intellettuali sui carri armati.

L'invasione di Praga nel '68

(Sergio Romano - Panorama) Una minuziosa ricerca sulle reazioni dell’intellighenzia italiana ai “fatti” di Praga del 1968 darebbe risultati modesti e insoddisfacenti. Ciò che maggiormente colpisce è una combinazione d’imbarazzo, disagio, reticenza. I nostri intellettuali engagé sono ancora immersi nel “nostro” Sessantotto e trattano la Primavera cecoslovacca come una scomoda anomalia, difficile da leggere e da interpretare.

Dopo l’intervento delle truppe del Patto di Varsavia, molti guardarono verso il Partito comunista italiano nella speranza di cogliere qualche utile segnale. Ma il Pci sembrava essere altrettanto esitante. Luigi Longo, segretario del partito, espresse dissenso e riprovazione. Ma dopo un difficile dibattito interno, il partito finì per adottare una linea equidistante fra il riformismo di Alexander Dubcek e l’ortodossia sovietica.
Particolarmente equidistante fu Pietro Ingrao. In una dichiarazione alla Camera disse che il corso inaugurato da Dubcek e dai riformatori “non era esente da pericoli”. Anziché condannare esplicitamente l’intervento sovietico, preferì osservare che “non è la via giusta per combattere quei pericoli”. Insomma i riformatori sarebbero stati troppo imprudenti e l’Urss troppo impetuosa. Chi legge le parole di Ingrao e continua a ritenere che l’autorevolezza del Pci sia un assioma della democrazia italiana, non è incoraggiato a sbilanciarsi.
Non fu questo, tuttavia, il principale motivo della reticenza degli intellettuali di sinistra. Molti di essi sapevano ormai che l’Unione Sovietica era uno stato conservatore, governato da una oligarchia, depositario di “brevetti” falliti. Nikita Krusciov aveva distrutto il mito di Stalin ed era stato a sua volta eliminato dall’ala immobilista del partito. Vi erano ancora cose in cui credere? Certo, l’Urss era una grande potenza, utile per controllare “l’imperialismo” capitalista degli Stati Uniti e garantire gli equilibri della Guerra fredda. Ma questi erano argomenti troppo realisticamente freddi per coloro che si erano nominati profeti del progresso e si erano professionalmente dedicati all’attesa di un futuro migliore.
Se l’Urss appariva intorpidita e invecchiata, occorreva trovare qualcosa che giustificasse una nuova stagione di speranze e di attese. Questo “qualcosa”, beninteso, doveva essere di sinistra.
Come scrive Il Manifesto in quegli anni, occorre uscire dallo stalinismo, ma “da sinistra”. Occorre insomma un altro paradigma rivoluzionario, un altro “balzo in avanti”. Fra i due Sessantotto – quello delle barricate di Parigi e quello di Praga – gli intellettuali impegnati non hanno dubbi. Parigi ha indicato, anche se in modi confusi e pasticciati, nuovi modelli rivoluzionari: il Vietnam, Cuba, soprattutto la Cina comunista. Dai riformisti di Praga, invece, si sprigiona uno sgradevole odore di socialdemocrazia, l’ideologia più detestata dal massimalismo rivoluzionario e pseudorivoluzionario della sinistra italiana.
Questo spiega, incidentalmente, perché uno dei primi ad accorgersi dell’importanza di Praga, negli anni seguenti, sia stato Bettino Craxi. Il leader socialista capì che il riformismo, grazie alla Primavera cecoslovacca e alla repressione sovietica, aveva ormai ciò che in passato era stato principalmente un appannaggio dei comunisti: i suoi coraggiosi combattenti, i suoi martiri, i suoi esuli.
Quando uno di questi, Jiri Pelikan, giunse in Italia e bussò inutilmente alla porta del Pci, Craxi non esitò ad accoglierlo nel suo partito e includerlo nelle liste socialiste per le elezioni europee del 1979. Ma il fatto che il riformismo praghese fosse caduto nelle mani dei socialisti lo rendeva, agli occhi di certi intellettuali, ancora più sospettabile.
La Biennale del dissenso dette qualche conforto e qualche speranza agli oppositori dei paesi satelliti, ma in Italia sembrò a molti soltanto una mossa opportunistica del craxismo.
È giusto ricordare, tuttavia, che anche l’intellighenzia liberaldemocratica fu avara di consensi e di incoraggiamenti. Vi furono gli articoli di Enzo Bettiza sul Corriere della sera (riprodotti in un libro pubblicato recentemente da Mondadori) e altre voci liberali si levarono per segnalare l’interesse di ciò che accadeva a Praga nella primavera del 1968. Ma ciò che in quel momento più preoccupava le classi dirigenti dei paesi democratici era la creazione di un equilibrio europeo in cui i rigori della Guerra fredda venissero temperati dall’esistenza di regole condivise.
Cominciava in quel periodo la lunga marcia verso la Conferenza per la cooperazione e la sicurezza in Europa. Furono necessari tre anni per preparare i primi incontri finlandesi del 1972 e l’inizio formale dei lavori nel 1973. Ne occorreranno altri due per l’Atto unico che verrà firmato a Helsinki nell’agosto del 1975. Per quanti ritenevano che la Conferenza fosse necessaria alla pace, la Primavera di Praga fu soltanto un imbarazzante incidente di percorso.
Non fu un incidente di percorso, invece, per molti intellettuali sovietici e dei paesi satelliti. A Varsavia, a Budapest e nella stessa Praga l’esperienza del 1968 divenne il punto di partenza per nuovi progetti e per nuove esperienze. A Mosca e a Leningrado molti giovani aprirono gli occhi e cominciarono a interrogarsi sulla natura del regime in cui vivevano. Non occuparono le aule universitarie, non manifestarono nelle piazze, non imbrattarono di graffiti le mura del Cremlino, non cercarono d’infilare fiori nelle canne dei fucili della polizia. Non fecero in altre parole ciò che in Occidente era oggetto di compiaciute disquisizioni intellettuali e in Urss sarebbe stato represso con alcuni anni di prigione.
Ma il Sessantotto delle loro coscienze si fuse con il meglio della esperienza kruscioviana e concorse a creare la generazione dei “shestidesiatniki“, degli uomini degli anni Sessanta, di cui parla Giuseppe Boffa in un libro del 1995 pubblicato da Laterza (Dall’Urss alla Russia. Storia di una crisi non finita).
La loro sorte non fu migliore di quella degli intellettuali di Praga. Erano stati sconfitti all’epoca di Krusciov e sarebbero stati sconfitti ancora una volta, dopo avere sperato nelle riforme gorbacioviane, dal fallimento della perestrojka. Ma anche gli esperimenti falliti, quando sono vissuti con passione, possono essere utili alla trasformazione di un paese. Dalla Primavera di Praga, invece, gli intellettuali della sinistra italiana non seppero trarre alcun insegnamento.
E forse non hanno ancora smesso di pagare il prezzo di quella distrazione.
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Gay cruising. Capocotta, dune off-limits: niente più sesso.

Settimo Cielo @Capocotta #1 by Tide Just Turned.

(River-blog) A Capocotta si trova, per chi non fosse di Roma, la principale (l’unica?) spiaggia gay della capitale. Per accedervi si devono attraversare delle dune, che fanno parte di un’oasi naturalistica. Le varie strutture - bar, ristoranti - create negli ultimi anni dal Comune, hanno costruito dei piccoli ponti in legno, che evitano ai passanti di calpestare la vegetazione. In linea teorica, infatti, quella è un’area protetta. Da quest’anno, il Comune di Roma e il Municipio XIII hanno iniziato a far rispettare la legge. Tradotto: hanno transennato le dune (che precedono la spiaggia, ovviamente libera), e a chi vi viene sorpreso fanno anche una multa. Fin qui niente di strano: è la legge, che, tra l’altro, si applicava da anni alla spiaggia limitrofa a Capocotta - etero, e con le stesse dune. Peccato che in quelle macchie verdi, si conducano le attività proprie di una dark room. Approfittando della presenza dei naturalisti, ci si trastulla come si può. Ecco allora che gli amanti del sesso tra le dune sono insorti: “ce l’hanno con noi”, “ci perseguitano”. Discorsi che non è difficile sentire tra chi frequenta questo angolo di mare romano. Alcuni mi hanno anche scritto. “Perché controllano solo noi?”, si chiedono. Ma i vigili, come già detto, fanno questo lavoro da anni sulle altre spiagge.

Possibile che ogni occasione debba essere buona per fare ssso? Mah.

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Limena (Pd), dalle auto sassi contro i transessuali.

La denuncia di "Milly": «Non è una guerra per il marciapiede, ho visto dei giovani accanirsi contro di noi».

(Matteo Bernardini - Il Gazzettino) L'ultimo episodio risale a sabato scorso quando da due auto in corsa è partito un lancio di pietre che ha rotto il parabrezza della macchina di una prostituta parcheggiata vicino al Cinecity la grande multisala - di Limena.

«Ma queste azioni violente nei nostri confronti da almeno tre mesi a questa parte sono continue» denuncia Milly, un transessuale che ha scelto le strade del Comune di periferia per ricevere i suoi clienti. «Ci siamo rivolti alle forze dell'ordine portando loro anche i numeri di targa delle autovetture dalle quali ci lanciano i sassi però nessuno si è mosso, anzi, ci hanno risposto che questa è solo una guerra da marciapiede scatenata contro di noi dai romeni che vogliono piazzare le loro protette. Noi invece sappiamo bene che le cose non stanno così. Chi ci lancia le pietre sono sempre gli stessi. Giovani per i quali rappresentiamo la feccia della società. La nostra speranza è quella che qualcuno intervenga, a meno che non stiano aspettando che prima ci scappi il morto».

«Ho scelto di fare la vita di strada perché non avevo alternative continua il trans, che è separato e padre di due figli - ma questo non significa che qualcuno mi debba lapidare. Sino a prova contraria in Italia la prostituzione di strada non è reato».

E a scendere al fianco dei transessuali e delle prostitute di Limena, chiedendo un immediato intervento delle forze dell'ordine contro i raid anti-lucciole, è anche Kristal, il trans brasiliano che lo scorso anno ha organizzato la Sex-parade per protestare contro l'ordinanza-Zanonato che ripristinava la multa per i clienti delle prostitute che contrattavano la prestazione sulla strada.

«La sicurezza dichiara decisa Kristal è un bene di tutti. Anche dei trans e delle lucciole. Troviamo spregevole che i tutori dell'ordine dopo aver ricevuto determinate denunce liquidino il caso con un semplice vedetevela da voi. Ma cosa vuol dire? Forse ci siamo già dimenticati di quanto è accaduto a Milano, dove pochi giorni fa uno di noi è stato pestato e ucciso da alcuni bravi ragazzi?».

«Il punto è riprende Kristal che in un clima in cui si continua ad invocare la sicurezza e in cui tutti si sentono sceriffi, ci sono persone che credono di incarnare lo spirito dei nuovi giustizieri della notte. Ma questo metodo fai da te è tremendamente pericoloso, proprio come le pietre che ci lanciano addosso. E' come fossimo tornati ai tempi di Maria Maddalena quando si lapidavano le prostitute, mentre invece siamo nel 2008 e certe cose non possono e non debbono accadere».

Però questa volta, per la nuova battaglia anti-discriminazione, all'orizzonte non si profilano manifestazioni: «Non è il tempo, ma soprattutto non è il caso di manifestare. Qui il folclore non c'entra proprio niente. Qui stiamo parlando della vita delle persone, e quindi ci rivolgeremo direttamente al tribunale. Alla Magistratura. E alle forze dell'ordine, ai politici che ci governano e amministrano diciamo che anche noi vogliamo un pezzettino di quel pacchetto-sicurezza di cui tanto si sta parlando. Siamo essere umani, con la nostra dignità, e il diritto di essere difesi».

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Aperto ieri il FilmFest di Sarajevo.

Ospiti di richiamo come il premio Oscar Kevin Spacey e il regista Todd Haynes parteciperanno alla 14sima edizione del Sarajevo Film Festival, la cui apertura ufficiale è prevista per venerdì 15 agosto.


(Nicola Falcinella - Osservatorio Balcani) Il due volte premio Oscar Kevin Spacey - per “I soliti sospetti” di Brian Singer (che sarà proiettato in suo onore nell’arena Open air) e per “American Beauty” – sarà l’ospite di richiamo della 14° edizione del Sarajevo Film Festival che si apre domani.

La più importante rassegna cinematografica del sudest Europa si conferma un appuntamento da non mancare, e non solo per chi si interessa all’area geografica circostante. Nomi di grande prestigio, più che in festival di ben maggiore tradizione, grazie anche al richiamo della città.

Oltre a Spacey ci saranno i registi Todd Haynes (cui sarà dedicato un omaggio con “Safe”, “Lontano dal paradiso”, “Velvet Goldmine”, “I’m Not There” e gli altri suoi lavori), Mike Leigh (un vecchio amico del festival, porterà la commedia “Happy Go-Lucky”), il turco Nuri Bilge Ceylan (il nuovo “Three Monkeys” premiato a Cannes) e Jia Zhang-ke che porta il “24 City” sulle contraddizioni del sistema cinese.

Per l’Italia ci sarà “Gomorra” di Matteo Garrone, presentato nella grande arena all’aperto, nel cuore della città. Il teatro nazionale con il suo tappeto rosso ospiterà gli eventi più importanti, a cominciare dal film di apertura: sarà come consuetudine un lavoro bosniaco, il bel “Snijeg - Neve” di Aida Begic già vincitore della settimana della critica a Cannes.

Alcune delle pellicole in programma sono già passate a Berlino o in Costa Azzurra, ma molte saranno in prima europea se non internazionale. Tra i film per il grande pubblico dell’arena anche la coproduzione slovena, croata e bosniaca “Traktor, ljubav i rock’n’roll” di Branko Djuric.

Il concorso allinea 10 lavori, tra questi la novità slovena “We’ve Never Been To Venice” di Blaz Kutin con Alojsa e Peter Ternovsek e Iva Krajnc. Poi il croato-bosniaco “Buick Riviera” di Goran Rusinovic con Leon Lucev e Slavki Stimac tratto dall’omonimo romanzo di Miljenko Jergovic.

Ancora i turchi Sonbahar – Autunno” di Ozcan Alper, “My Marlon and Brando” di Huseyin Karabey e “Dot” di Dervis Zaim, il croato “Kino Lika” di Dalibor Matanic, il serbo “The Fourth Man” di Dejan Zecevic e l’ungherese “Delta” di Kornel Mondruczo.

Tra i cortometraggi da segnalare “Vem – I Know” dello sloveno Jan Cvitkovic e l’animazione “Angel” del macedone Vuk Mitevski, fratello delle più note Labina e Teona.

Molto interessante come sempre sarà il concorso documentari (da segnalare il romeno “The Flower Bridge” di Thomas Ciulei, il bulgaro “Corridoio 8” di Boris Despodov e il bosniaco “Srebrenica’s Cenotaph” di Haris Prolic), una delle ragioni più valide per raggiungere il festival insieme al talent Campus che darà modo di sviluppare i nuovi progetti.

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Jonas brothers, il ritorno delle boy bands.

Saranno i nuovi U2 oppure i nuovi Backstreet Boys? Resteranno per anni nei cuori delle teenagers di tutto il mondo o saranno soltanto delle comete che dureranno qualche stagione? Ancora nessuno conosce il destino della famosa band formata dai tre fratelli Jonas, ma che, nel frattempo, sta facendo ballare a ritmo di rock tutti gli Stati Uniti e si prepara a far cantare tutte le ragazzine europee le loro più famose canzoni: “S.O.S”, “Hold On” o “When You Look Me In The Eyes”.
Oltre che per la bravura nel canto e nello scrivere canzoni i Jonas Brothers sono conosciuti per le loro collaborazioni, Miley Cyrus, Demi Lovato e Selena Gomez in testa, senza scordare che hanno aperto ogni data del nuovo tour di Avril Lavigne. I giornali da tempo cercano da tempo il pretesto per piazzare i Jonas Brothers sulle prime pagine di cronaca rosa per affibbiargli qualche flirt, ma finora l’unico fidanzamento confermato è stato quello tra Nick Jones e Miley Cyrus, smentendo tutti i vari flirt con Demi Lovato, Selena Gomez o Chelsea Stub. I tre hanno inoltre hanno affermato di non aver mai fumato né bevuto alcolici né assunto sostanze stupefacenti e l’anello, detto “della purezza”, che i tre hanno testimonia l’impegno di arrivare vergini al matrimonio… Cosa ne pensate dei Jonas Brothers??? Vi piacciono??? Riusciranno a sfondare in Europa come negli USA??? E tutti questi presunti flirt, ci sarà un velo di verità?

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Olimpiade e questione d'immagine? Nuoto: Nalesso, costume ko e addio gara.

(Il Corriere della Sera) Quattro anni di fatiche sprecate per colpa di un costume. Niente batterie dei 100 farfalla per l'azzurro Mattia Nalesso. La corsia 5 della quarta batteria è rimasta vuota. Purtroppo l'azzurro ha strappato il costume in camera di chiamata e non è riuscito a cambiarlo. Voleva averlo il più aderente possibile al corpo, così anzichè indossare la sua taglia 26, ha messo una 22. Troppo stretto: e infatti si è rotto. E l'azzurro è stato costretto a rinunciare.
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Nuoto m, 4x100 misti: Italia in finale.
(Caw) La staffetta azzurra 4x100 misti maschile si è qualificata per la finale dei Giochi Olimpici di Pechino. Mirco Di Tora, Alessandro Terrin, Mattia Nalesso e Filippo Magnini hanno ottenuto l'ottavo tempo assoluto (miglior prestazione per gli Stati Uniti), stabilendo anche il nuovo primato italiano in 3"34'32. Particolarmente soddisfatto Filippo Magnini che in un'ultima frazione ha fatto registrare il parziale di 47"06. "Abbiamo fatto un ottimo risultato - ha spiegato il campione del mondo dei 100 metri - La qualifica era difficile ma siamo riusciti a centrarla. Dopo la delusione dei 100 avevo voglia di riscattarmi, ho fatto vedere che il grande campione nei momenti che servono viene fuori".

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Arcigay Roma. La (gaya) fronda.

(Lampi di pensiero) Nella Francia di Luigi XIV, almeno nel periodo di Mazarino, le cose non erano tanto tranquille per chi sarebbe stato poi il “Roi Soleil”, noto anche per il famoso detto “l’Etat c’est moi”. La Fronda, movimento di opposizione a Mazarino, prima in clandestinità e poi apertamente, manifestò tutto il risentimento dei francesi per la gravosità delle misure fiscali ed economiche imposte a seguito del perdurare della Guerra dei Trent’anni. Nel 1648, il Parlamento di Parigi rifiutò di registrare i nuovi provvedimenti finanziari decisi dal Cardinale Mazarino, chiedendo maggior controllo pubblico sull’uso del danaro dello Stato. Più grave della Fronda parlamentare, la Fronda dei nobili, appena due anni dopo, fu all’origine di un nuovo movimento di rivolta, originato dall’attrito tra il Mazarino e Luigi II di Borbone, principe di Condé. Il Condé non riuscì nei suoi intenti è finì per inimicarsi il popolo e perderne l’appoggio perché alleato alla Spagna, ancora in guerra contro la Francia. E proprio in Spagna, fu costretto a rifugiarsi determinando la fine ingloriosa del movimento di rivolta.
Come mai questa rievocazione? Bè, perchè tendendo le orecchie nella comunità glbt romana, si sente proprio rumore di fronda.

Si avvicinano (con repentine ed inspiegabili accelerazioni che parrebbero essere dettate dalla preoccupazione dell’attuale dirigenza) il congresso e le elezioni per il rinnovo degli organi sociali di ArciGay Roma, ad oggi feudo indiscusso di Fabrizio Marrazzo (ndr. in questo link trovi gran parte del suo operato da settembre 2007 ad oggi del suo operato), noto ai lettori di questo blog per essere stato smentito con notevole clamore per certe sue sprovvedutezze mediatiche (ricordate l’inesistente aggressione fascista al Roma Pride 2008?). Ebbene il frinire delle fronde sembra provenire da un recentemente costituito Comitato Promotore a sostegno della candidatura di Federica Pezzoli, che vorrebbe vedere contrapposta l’avvocata romana, già responsabile dei temi transgender nella stessa associazione, all’imbarazzante boiardo Fabrizio Marrazzo.

Ora, al di là delle lodevoli intenzioni della Pezzoli, per commentare in maggior dettaglio la sua proposta, sarà opportuno attendere la pubblicazione delle linee programmatiche nel sito del Comitato che la vorrebbe sostituita a Marrazzo. Certo però che deve fare molto presto e dovrà trovarsi alleati potenti. Già, perché le gole profonde, cominciano a rivelare che il congresso si sarebbe dovuto tenere a dicembre 2008, ma è stato precipitosamente anticipato, in barba ad ogni regola statutaria (a proposito, è opportuno notare che nel sito di ArciGay Roma non v’è traccia alcuna dello statuto dell’associazione!), proprio per limitare i danni della presentazione di una candidatura alternativa a quella del nostro. Infatti, congresso ed elezioni si terranno il 13 settembre, con circa tre mesi di anticipo e a ridosso dell’estate, in modo da rendere quanto più difficile possibile il percorso di Federica alla ricerca dei sostenitori che le occorrono per rovesciare l’attuale situazione.

In queste condizioni, probabilmente, sarà bene che Federica si prepari a trovarsi alleanze politiche potenti, poiché le sarà molto difficile scuotere dal trono, pardon, dalla poltrona l’ineffabile Marrazzo, il quale, al di là dell’omonimia parentale con l’attuale Presidente della Regione Lazio, gode del pieno sostengo degli organi dirigenti della federazione romana del PD, ben sufficienti a garantire a lui un nuovo mandato e a loro il pieno controllo dell’attività dell’ArciGay Roma, proprio grazie alla facilità con cui Fabrizio Marrazzo è sembrato manovrabile e alla sua grande capacità di incassare: infila figuracce inanellandole come le maglie di una catena, senza battere ciglio (non ho mai capito se per un grande self control o perché non si rende conto delle situazioni e di come lo sfruttano).

A meno che, finalmente, la comunità glbt di Roma e provincia non si dia una svegliata e sostenga l’iniziativa del Comitato promotore.

Vedremo come si svilupperanno le cose nei prossimi giorni. Per adesso conviene tenere sotto controllo il sito del Comitato e il blog di Federica e soprattutto:

  1. tenersi liberi il 13 settembre alle ore 17,30
  2. andare in Via Buonarroti 12 dove è convocato il congresso
  3. iscriversi con molta rapidità per partecipare e votare al congresso inviando un’email ENTRO IL 6 SETTEMBRE ALLE ORE 12:00 a partecipa@arcigayroma.it, indicando nome, cognome, numero di tessera, luogo e data di nascita, numero di telefono (ovvero telefonare al 3479578585 dalle 18 alle 20 dal lunedì al venerdì).

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Ici: Bossi, Intendo introdurla di nuovo.

(Agr) Umberto Bossi, che ha tenuto il tradizionale discorso di Ferragosto a Ponte di Legno, nel corso della serata di ieri ha parlato della crisi in Georgia, legge elettorale e Ici. Il leader del Carroccio ha affermato in particolare che intende reintrodurre la tassa sulla prima casa, pur spiegando che di quest'ipotesi non ha ancora parlato nè con il minitro Tremonti nè con il premier Berlusconi. "Bisogna passare da un sistema di finanza derivata, in cui è lo Stato a dare i fondi agli enti locali - ha detto Bossi - a una forma di autonomia finanziaria, in cui loro stessi prendono direttamente le tasse".
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A proposito di Famiglia Cristiana e il Vaticano.

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Come si costruisce l'identità di "uomo" in un corpo femminile.

(Lorenzo Bernini - Liberazione) In questo articolo racconterò brevemente la mia esperienza in un gruppo di autocoscienza maschile di Milano, senza pretendere di riassumere nella mia voce quelle degli altri uomini che ne fanno parte. Il gruppo non si è convocato sul tema della violenza, ma più in generale su quello dell'identità maschile. Il suo progetto è antecedente alla manifestazione lesbica e femminista contro la violenza sulle donne del novembre 2007 e risale almeno al 2003, anno di nascita del movimento italiano degli uomini transessuali e transgender. Attualmente è frequentato da due uomini trans, un uomo etero, e due uomini gay (uno dei quali sono io), accomunati dalla volontà di mettere in discussione la propria mascolinità.

Nel piccolo campione di uomini gay che hanno frequentato, saltuariamente o stabilmente, il gruppo di autocoscienza, la mia posizione di genere - che già sapevo non essere molto popolare tra i gay del movimento antagonista italiano, prosecutori del pensiero di Mario Mieli e della sua critica radicale della mascolinità - è risultata minoritaria. Io, infatti, pur essendo gay, nel mio percorso di vita non ho decostruito ma anzi ho costruito la mia identità di "uomo". Nel 2003, ho sentito che in qualche modo le parole del nascente movimento degli uomini trans mi riguardavano, perché per me, come per loro, la mascolinità non è stata affatto un "dato" immediato di natura, ma il risultato di un "processo" che ha richiesto un'autonoma ridefinizione tanto della mia mascolinità quanto della mia omosessualità.

L'identità maschile tradizionale è caratterizzata non solo e non tanto dagli attributi del corpo maschile, ma anche e soprattutto dalla negazione simbolica di tutto ciò che viene ricondotto al femminile: per il desiderio e la sottomissione del femminile e per il disprezzo dell'omosessualità e del transgenderismo. Ma l'esperienza del nostro gruppo di autocoscienza maschile dimostra che è possibile sentirsi uomini pur essendo nati con corpi femminili, pur non provando desiderio verso le donne, pur combattendo il maschilismo, l'omofobia e la transfobia. A chi, a questo punto, volesse sapere da me "che cosa" resta della soggettività maschile quando si mettano in discussione maschilismo, omofobia e transfobia, risponderei, però, che la domanda è mal posta, perché non ha alcun senso chiedere a un soggetto "che cosa è la tua soggettività?". Come insegna Hannah Arendt, a un soggetto si può chiedere solo "chi sei?", disponendosi ad ascoltare la sua storia confusa: accettando che egli non è sovrano sulle sue identificazioni, perché esse dipendono dal riconoscimento degli altri e da un mondo di significati culturali di cui egli non è padrone. Ma da cui neppure è completamente padroneggiato.

Uno di questi significati è, appunto, il genere. Nessuno, infatti, sceglie di venire al mondo in una realtà in cui la sessualità è regolata da una logica binaria e gerarchizzante che distingue tra uomini e donne. E tuttavia ogni soggetto è libero di agire almeno parzialmente sul binarismo sessuale a cui è assoggettato, "dislocando" (per usare un termine caro a Judith Butler) il genere di cui si sente portatore. È possibile, ad esempio, che alcuni uomini poco tradizionali riflettano assieme su quel che resta in loro del maschilismo, dell'omofobia e della transfobia tradizionali, cercando di non lasciarsene determinare e di rendere così praticabili, prima di tutto a loro stessi, nuove declinazioni della mascolinità. È questo appunto, almeno io credo, il significato politico del lavoro che stiamo facendo nel gruppo di autocoscienza maschile di Milano.

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Ai giornali di partito contributi per un miliardo. In sette anni.

Giornali in Parlamento

(Panorama) Un miliardo e 22 milioni di euro. È la cifra che in sette anni (dal 2000 al 2006) la presidenza del Consiglio ha versato agli editori di giornali politici in contributi diretti. Lo rivela Panorama in un’inchiesta pubblicata sul numero in edicola da giovedì 14 agosto. Una cifra cresciuta a ritmi esponenziali: erano 106 milioni nel 2000, quasi 115 milioni nel 2001, 132 nel 2002, fino ad arrivare agli oltre 185 milioni del 2006. E nei prossimi tre anni l’esborso previsto è di 500 milioni di euro.

Finora, incassare il contributo è stato facile: bastava dichiarare la tiratura, presentare un bilancio e poi aspettare la liquidazione della fattura. Le vendite non sono indispensabili. Ma in autunno il sistema subirà una rivoluzione. Al Dipartimento per l’Editoria il trio composto da Gianni Letta, Paolo Bonaiuti e Mauro Masi sta lavorando a uno schema di regolamento che sarà presentato nei primi giorni di settembre (qui la bozza in .pdf).
Non sarà più la tiratura ma la diffusione certificata (vendite e abbonamenti) a stabilire l’importo dell’assegno. Questa semplice regola darà un taglio alle vendite in blocco delle copie stampate (oggi praticate da tutti i gruppi editoriali) e ai non isolati casi di giornali che esistono solo sulla carta e non hanno mai visto un’edicola o un giornalista regolarmente retribuito.

L’elenco dei beneficiati, spiega Panorama, è sterminato: giornali di partito, testate legate a movimenti politici, cooperative (vere e presunte) di giornalisti, quotidiani editi da società controllate da fondazioni o enti morali…
Qualche cifra? In sette anni l’Unità ha incassato 43 milioni; Libero 39,247 milioni; il Riformista 10 milioni (ma solo a partire dal 2003); Avvenire, quotidiano della Cei, testata ammessa dal 2001 , 6,3 milioni; Il Foglio oltre 25 milioni; il manifesto (cooperativa) circa 30 milioni; la Padania 28 milioni.
Né mancano casi eclatanti come La Discussione, giornale fondato da Alcide De Gasperi (15,148 milioni); Linea, organo del Msi-Fiamma tricolore (quasi 16 milioni); il Campanile nuovo, organo dell’Udeur, (quasi 6 milioni); o l’Opinione delle libertà, diretto da Arturo Diaconale (13,542 milioni).

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Quel Veneto omofobo in "Verona caput fasci". Sul palco lo show militante di Elio Germano.

Per il giovane divo più amato dai registi (lo rivedremo sugli schermi diretto da Vicari e Salvatores) un'estate all'insegna dell'impegno. Poi la Mostra di Venezia... L'attore racconta la piéce che ha scritto per denunciare l'intolleranza. "Recito le frasi-shock dei politici scaligeri". Tra sessismo, violenza e omofobia.

(Claudio Morgoglione - La Repubblica) L'antefatto: tredici anni fa il Consiglio comunale di Verona - caso unico, in Europa - rigetta la Risoluzione di Strasburgo, dichiarando l'omosessualità "contro natura". I pochi cittadini che si oppongono, sdraiandosi per protesta sulle strisce pedonali vicino al Municipio, vengono trascinati in caserma e denunciati per blocco del traffico. I politici locali, dal centro alla destra, nel corso del dibattito in aula pronunciano frasi inquietanti: contro i gay ("devono cedere gli attributi alla chirurgia per la tranquillità di tutti"), contro l'aborto ("ci dovevano pensare quando hanno aperto le gambe"), contro l'emancipazione femminile ("la donna torni alla sua vocazione naturale, che è di tutti gli animali").

Questa la premessa. Lontana, nel tempo, ma vicinissima, negli umori e nelle idee di una certa classe politica. E a cui, tredici anni dopo, segue la tragedia: il primo maggio 2008, sempre a Verona, un gruppo di militanti di estrema destra uccide Nicola Tommasoli, un ragazzo "colpevole" di avere i capelli lunghi. Ed è per raccontare tutto questo - ciò che accaduto nella città scaligera, ma più in generale l'oscurantismo e l'intolleranza in salsa italiana - che uno dei giovani divi italiani più amati, Elio Germano, sta portando in giro per l'Italia uno spettacolo teatrale dal titolo inequivocabile: Verona caput fasci. "Un modo per reagire a quelle vicende - racconta il protagonista - e a tutto quello che sta succedendo in queste settimane: le aggressioni, la campagna contro i rom".

E il risultato è uno show scarno, forte, militante, tutto all'insegna dell'impegno civile. In cui l'attore under 30 più amato dai nostri registi - ha conquistato tutti con Mio fratello è figlio unico, recentemente lo abbiamo visto in Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, nel Mattino ha l'oro in bocca di Francesco Patierno, in Nessuna qualità agli eroi di Paolo Franchi - recita sul palco quasi da solo. Visto che accanto ha solo l'attrice teatrale Elena Vanni, che ha anche scritto il testo insieme a lui. Loro due si presentano in scena in piedi, la scenografia è fatta solo da un paio di sedie che evocano gli scranni del Consiglio comunale veronese in cui quell'incredibile dibattito su omosessualità, aborto, ruolo della donna si svolse.

Il testo di Germano riporta fedelmente molte di quelle frasi, per dare l'idea dell'humus culturale, prima che politico, di quella classe dirigente (tra le perle l'affermazione secondo cui i gay "bisognerebbe tutti farli capponi", pronunciata da un consigliere della Lega). Ma dà voce anche ai cittadini che si opposero, e che sono stati denunciati. "Tutto è nato così, sull'onda dell'indignazione - racconta Elio, che vedremo in autunno in Il passato è una terra straniera di Daniele Vicari, e a inizio 2009 in Come Dio comanda di Gabriele Salvatores - era maggio, credo, e ascoltando Radio Onda Rossa ho sentito di quella vicenda. E ho capito che dovevo reagire, che potevo fornire un'occasione per parlare di questa cosa".

Un comportamento insolito, da parte di un attore di primo piano come lui: mettere la faccia, il tempo, le energie, in un progetto minore, di quelli che non danno visibilità né titoli sui giornali. "E' che mi sembrava una cosa importante - spiega lui, schernendosi quando gli si fa notare un impegno civile non proprio comune - e comunque si tratta di un progetto estemporaneo, non impegnativo dal punto di vista formale: io lo definisco uno spettacolo punk, per dare l'idea della sua immediatezza".

Un lavoro che ha comportato una ricerca su quei famosi verbali del Consiglio comunale veronese. "Contengono frasi agghiaccianti - racconta ancora Germano - pronunciate da personaggi appartenenti a diverse forze politiche dell'epoca, dai popolari ad An. A me non importa la loro appartenenza, ma il tipo di opinioni che esprimono. Cose tipo che le donne devono stare a casa, o l'equazione omosessualità uguale pedofilia. Per me questo 'viaggio' è stato importante, per capire che l'intolleranza viene da lontano. E che ha generato la morte di ragazzi come Nicola o Renato" (Renato Biagetti è stato ucciso a Roma, dopo una festa reggae).

Insomma, per l'attore, un'estate all'insegna dell'impegno: lo spettacolo è stato presentato in diverse città - a Bologna, ad esempio - e domenica 18 chiude in bellezza il Clorofilla Festival che si tiene nel grossetano, nel Parco della Maremma. "Andiamo quasi ovunque ce lo chiedono - spiega lui - o almeno dove sono sicuro che non ci chiamano solo per avere un attore noto ospite di una manifestazione". Un bell'esempio di rigore, da parte di un attore che non si è montato la testa. E che a breve riprenderà anche la sua attività più ufficiale, nel cinema che conta: alla Mostra di Venezia riceverà il premio Diamanti al cinema; al Festival di Roma, ci sarà il suo film girato con Vicari. Ma senza vendersi l'anima.

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Versilia. Quella maratona sui tacchi che fa arrabbiare i gay di destra.

E' genovese il vincitore della maratona sui tacchi.
L'inusuale competizione a Torre del Lago.
(Ansa) Federico Bacigalupo, genovese di 22 anni, ha vinto la prima maratona sui tacchi per gay, lesbiche, transessuali ed etero che si e' corsa ieri sera sulla marina di Torre del Lago, a Viareggio (Lucca).

Il premio finale consisteva in una scarpa di pitone realizzata da un'azienda di calzature da donna per piedi fino al 48. Per partecipare alla corsa l'unica regola era indossare un paio di scarpe con tacchi di almeno sei centimetri di altezza.

Lungo il chilometro di percorso si sono cimentate oltre cento persone. Accanto a gay, lesbiche e trans hanno corso anche una coppia sposata che ha gareggiato sui tacchi insieme al figlio di tre anni sul passeggino e molti ragazzi incitati dalle rispettive fidanzate.

'E' la prima volta che indosso i tacchi a spillo - ha detto Federico ricevendo la scarpa di pitone - e ho seriamente temuto per le mie caviglie: correre non e' che mi piaccia molto, ho partecipato solo perche' era una occasione di festa'.

La maratona di Torre del Lago e' dedicata a Sylvia Rivera, transessuale americano icona della comunita' Glbt.
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GAYLIB CONTRO LA MARATONA SUI TACCHI A SPILLO "COSì CI METTONO IN RIDICOLO".
«Era meglio fare una fiaccolata silenziosa».
Non piace, al movimento GayLib, associazione vicino al centrodestra, la “maratona sui tacchi a spillo” organizzata ieri sera dai locali Priscilla e Mamamia. La parola utilizzata da Luisella Audero, referente per la Toscana è «indignazione».

«Se il movimento Gay, lesbiche, bisex e transgender in tanti anni non ha ottenuto gli stessi riconoscimenti e diritti di altri paesi europei - spiega GayLib - non è per la tanto “sventolata” ingerenza vaticana, ma per l’incapacità di proporre qualcosa di serio e costruttivo, limitandosi il più delle volte a manifestazioni che mettono in ridicolo la comunità Glbt e di conseguenza anche certi temi che invece sono fondamentali. Manifestazioni che fanno apparire gay, lesbiche, transessuali non come persone, ma come individui superficiali, pervertiti, sessualmente promiscui, come se queste stesse non fossero caratteristiche del tutto analoghe al mondo eterosessuale».

Secondo il movimento, «avrebbe avuto più senso e attenzione una fiaccolata silenziosa tra i locali della Marina, coinvolgendoli tutti, in memoria di tutte le vittime della comunità Glbt e in favore dei diritti di chi, transessuale, cerca una vita dignitosa e un lavoro che non sia quello della strada. GayLib si dissocia da questo tipo di iniziative e sostiene invece una profonda riflessione sui temi relativi alle tematiche legate alla transessualità, alla mancanza di opportunità di lavoro, all’approfondimento delle conoscenze delle leggi che disciplinano la materia e alla concreta possibilità di far prostituire i transessuali in strutture protette, con controlli sanitari e tutela per la salute propria e dei clienti».
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ndr. Di ridicolo in questa storia probabilmente c'è solo il comunicato di GayLib che, al solito, parla a sprooposito. Se dovessimo usare il loro metro, a questo punto si dovrebbero eliminare anche i gaypride visto la notevole dose di folklorismo che troviamo nelle parate gay... a meno che i gay di destra non vogliano proprio questo... Non possiamo che prendere atto di quanto i gay di destra si siano immediatamente adeguati al regime di divieti installato da questo governo. Non sarebbe stato sufficiente suggerire anche la fiaccolata "silenziosa" senza demonizzare una forma di divertimento qual'era la maratona sui tacchi? (Aspis)

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Autori, Sono gay e mi viene da ridere.

David Sedaris è uno scrittore cult Usa. Qui spiega cos'è la comicità e perché non vuole sposare il suo ragazzo.

(Susanna Schrobsdorff - 'Newsweek'- 'L'espresso') David Sedaris è un autore di culto. Poco più che cinquantenne, figlio di una famiglia di immigrati greci, da tempo vive a Parigi, perché ama la Francia, l'Europa e per fuggire da New York, città in cui ha vissuto per anni, ma ai cui ritmi di vita e divieti salutisti non si è mai addattato. I testi di Sedaris hanno una forte vena comica, mai buffonesca. Anzi, nei suoi racconti c'è un sottofondo noir e un pensiero di stampo esistenzialista (vedi scheda). I suo libri più importanti pubblicati in italiano sono: 'Mi raccomando: tutti vestiti bene', 'Diario di un fumatore' , 'Ciclopi' (Mondadori). 'When You are Engulfed in Flames' (quando sei avvolto dalla fiamme), il suo nuovo libro di racconti, è diventato un bestseller e un caso negli States. Sedaris ama parlare di se stesso e del suo fidanzato. Soprattutto adora incontrare il pubblico. Le presentazioni dei suoi libri sono delle performance, e lo scrittore teorizza questa forma di attività aristica, perché leggere il testo vuol dire creare un'opera a se stante: lo spiega in questa intervista.

Signor Sedaris, ha detto che nel suo diario ha annotato più di trent'anni di vita. È consapevole del fatto che oggi le sue storie abbiano un umorismo più noir o che siano più serie rispetto a quando ha iniziato?
"Se è così, è una conseguenza delle letture che faccio presentando i miei libri al pubblico. Leggo un estratto davanti agli spettatori, e lo leggo per molte volte. Spesso dicevo a me stesso che in tale punto avrei dovuto far ridere. Alla fine ho imparato una regola fondamentale e paradossale: una volta che hai provato a tutti e a te stesso che puoi far ridere davvero, ti viene la voglia di verificare che cosa succede senza le risate. E scrivi ciò che pensi veramente".

Sta dicendo che gli incontri con il pubblico possono far cambiare il modo di scrivere di uno scrittore affermato come lei?
"Esatto. Se rileggo alcuni dei miei lavori più vecchi, mi viene da pensare che lo sforzo per essere divertenti è uno dei segnali di dilettantismo. A volte le persone mi mandano del materiale e questo sforzo lo si percepisce sulla carta. La sensazione di averlo fatto anch'io mi fa star male".

E come reagisce il pubblico alla lettura di 'When You are Engulfed in Flames', l'ultimo libro?
"La storia che mi dà più soddisfazione a leggere è 'All the Beauty You'll Ever Need'. Ma c'è anche un'altra storia, 'Town and Country' (città e campagna), che mi piace leggere".

Perché?
"Perché è un racconto che può sembrare spinto. Insisto sul fatto che non si tratta di un racconto 'sporco', ma solo di giochi di parole. Se ti scandalizzi però quando si arriva al sesso con il cavallo, non c'è nulla che io possa fare. Ci vuole una sintonia tra chi ascolta e chi scrive".

Si dice che una volta ha messo la ciotola per le mance sul tavolo dove firmava i libri...
"Passo ore seduto su una sedia a firmare libri. Per rendere la cosa divertente ho pensato di mettere una ciotola per le mance sul tavolo. Non l'ho fatto neanche tutte le sere, e ho accumulato 4 mila dollari. Arrivavo in sala due o tre ore prima e firmavo libri fino a 15 minuti dall'inzio della lettura. E siccome parlo con tutti, in due ore e mezza non riuscivo a firmare molti libri. Così, una volta, prima dell'inizio della lettura sono andato in fondo alla sala e ho detto: 'Firmerò i vostri libri adesso per cinque dollari'. Ho avuto successo, perché chiunque sia sano di mente, se ha la possibilità di scegliere tra pagare cinque dollari o aspettare due ore e mezza, sceglie di pagare cinque dollari. Una volta che ho iniziato a farlo non sono più riuscito a fermarmi. Spesso c'è solo una sedia in sala e di solito è dietro al podio. Normalmente la cedo a una donna incinta dicendo: 'Se c'è una donna incinta o qualcuno che usa le stampelle in sala può avere questa sedia'. Poi mi è venuto in mente che stavo dando via qualcosa che poteva farmi guadagnare. Perciò ho iniziato a dire: 'Per 20 dollari puoi avere questa sedia ed essere la prima persona alla quale firmerò il libro dopo la lettura".
Cosa fa con quei soldi?
"Mi capita di andare come ospite in radio pubbliche dove ci sono stagisti che non vengono pagati, e regalo loro cento dollari. Oppure quando autografo i libri e c'è qualcuno che ha l'aria di aver bisogno di 50 dollari, gli dico: 'Mi pare che lei potrebbe aver bisogno di 50 dollari...', e glieli do".

Parliamo della sua vita privata. La California ha dato il via libero ai matrimoni gay. Sposerà il suo fidanzato Hugh?
"Siamo il tipo di persone che non si sposerebbero comunque. Conosco molte coppie eterosessuali che la pensano allo stesso modo".

Il matrimonio gay non c'è in Francia, Paese che lei ama tanto...
"Ci sono le unioni civili. E nessuno dice 'se permettiamo il matrimonio tra gay, allora perché non permettiamo alle persone di sposare il loro cane?'. Anche se scrivo di persone che fanno sesso con i cavalli questo non vuole dire che vorrei sposare un cane. Ma poi, forse mi sposerei per un solo motivo: per non dover più sentire la parola 'partner'. A me piace la parola 'ragazzo'. Anche se fossi un ottantenne lui resterebbe il mio ragazzo".
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Ironico, trasgressivo, paradossale David
Tutti i personaggi delle storie di Sedaris. Tra l'esilarante e il malinconico.
(Andrea Visconti - L'Espresso) Dopo cinque raccolte di esilaranti racconti David Sedaris torna alla carica, ma questa volta il suo straordinario senso dell'umorismo lascia trasparire una maturità che viene inevitabilmente dall'avere superato i cinquant'anni. Cinquant'uno per l'esattezza. La copertina stessa di 'When You Are Engulfed in Flames' lascia trasparire che qualcosa è cambiato nello scrittore americano da quando nel 2004 pubblicò 'Mi raccomando: tutti vestiti bene' (Mondadori), con cui si impose come scrittore di culto, capace anche di vendere centinaia di migliaia di copie. La copertina del nuovo libro ha un'immagine tutt'altro che esilarante, di un teschio che fuma. Non è un caso che le dita ingiallite dalla nicotina di Sedaris da alcuni mesi non sono più occupate a tenere in mano un'immancabile sigaretta. Ha smesso di fumare - come descrive nel racconto 'The Smoking Section' - e allo stesso tempo ha colorato la sua brillante scrittura di una presa di coscienza della mortalità. Un esempio: il racconto 'The Old House'. La storia di uno studente che affitta una stanza nella vecchia casa di un'eccentrica signora in North Carolina. Lo studente è lui, Sedaris. L'autore, con uno sguardo patetico su se stesso, descrive la sensazione di squallore per essere così simile all'anziana affittuaria con indosso un cappello che la fa sembrare un cesto di frutta. Ma dopo 15 pagine di sprizzante autoironia, lo scrittore si lascia andare a qualche pensiero malinconico e serio: "Quello che non avrei mai creduto di pensare è che tutti quegli oggetti", scrive facendo riferimento alla collezione di anticaglie della signora Peacock, "un tempo erano nuovi. Qualsiasi cosa, se passa abbastanza tempo, riesce a sembrare bella. Non deve fare altro che sopravvivere". La maturità dell'eterno ragazzino Sedaris emerge anche in 'Keeping Up', un travolgente racconto su anni di viaggi in giro per il mondo col suo fidanzato Hugh. "Quando ritorno gli amici mi chiedono che cosa ho visto,e rispondo sempre di avere visto la schiena di Hugh", perché rincorre sempre il suo compagno. Ma al di là della battuta emerge un travolgente amore di coppia e il bisogno di stabilità. "Non importa quanto io sia arrabbiato. Alla fine tutto si riduce a questo: se me ne dovessi andare, poi cosa succede? Dopo 30 minuti di rabbia poi lo rivedo fra la folla e mi rendo conto di non essere mai stato così felice in vita mia. Eccoti, gli dico. E quando mi chiede dove ero finito gli rispondo che mi ero perso". I personaggi di questa raccolta dei racconti sono un po' quelli di sempre. La famiglia, sua sorella Amy, la vicina di casa Helen, il fidanzato con cui vive a Parigi da otto anni. I suoi testi non vogliono essere solo autobiografici. Sedaris mette in moto una libera associazione di pensieri che fanno riflettere sulla realtà.

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Due padri gay si litigano il figlio.

(River-blog) Dovrebbe essere il primo caso di lite, per un bambino, tra una coppia gay. I protagonisti sono Joshua Glazer, un cittadino americano, e l’ex marito, Eric Hyett. I giudici avevano assegnato ad entrambi la custodia del piccolo. Eric ha però deciso, la scorsa settimana, di rapire il figlio, Jebediah, e di portarlo con sé in Israele. A quel punto Joshua si è rivolto ad un investigatore privato, che è riuscito a rintracciare il figlio a Gerusalemme. I due genitori si trovano ora in Israele: giovedì prossimo la loro vicenda sarà dibattuta davanti ad un giudice. “E’ stato bellissimo riabbracciarlo”, ha detto Joshua. “Appena mi ha visto ha iniziato a urlare ‘papà, papà’.

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