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lunedì 18 agosto 2008

Pechino 2008, decima giornata: boxe da medaglia, anelli amari.

Roberto Cammarelle

(Panorama) La canoa azzurra va e l’Italia piazza due barche in finale: il K4 1000 di Antonio Rossi, Franco Benedini, Alberto Ricchetti e Luca Piemonte e il K2 1000 di Antonio Scaduto e Andrea Facchin. Meno bene le azzurre del K4 500 (Stefania Cicali, Fabiana Sgroi, Alice Fagioli e Alessandra Galiotto) che in batteria non sono riuscite, anche se per un soffio, a piazzarsi nelle prime tre posizioni ed ora dovranno passare attraverso la semifinale.

Nel pugilato, dopo Clemente Russo anche Roberto Cammarelle si assicura una medaglia a Pechino 2008 nella categoria super-massimi di boxe. L’azzurro ha sconfitto il colombiano Oscar Rivas per 9-5 nei quarti di finale del torneo olimpico e si è qualificato per la semifinale. C’è ancora un pugile italiano, Vincenzo Picardi (51 kg) che può arrivare alla semifinale: giovedì sfida con il tunisino Walid Cherif. Per Cammarelle non è stato un incontro facile. O meglio, il pugile italiano non si è imposto con facilità, trovando a fatica la chiave del confronto. Soltanto nel finale ha saputo imporsi in modo deciso. “È soltanto un passaggio del turno”, ha detto alla fine. “Posso fare meglio di Atene e voglio provarci”. Quattro anni fa Cammarelle arrivò nelle stesse condizioni: accesso in semifinale. Ma non riuscì ad arrivare alla finale. Il bronzo, anche stavolta, l’ha conquistato. Ma adesso vuole qualcosa di più prezioso.

Polemiche e proteste nella ginnastica. Negli anelli gli azzurri reclamano almeno una medaglia di bronzo che i giudici, con le loro decisioni, gli hanno tolto. Nel caso specifico ad Andrea Coppolino, uno dei due italiani (l’altro è Matteo Morandi) in gara nella prova degli anelli nella ginnastica vinta dal cinese Yibing Chen . “Non capisco. Il mio esercizio era da podio. Mi hanno derubato”, dice. La valutazione dei giudici invece è diversa. Coppolino è quarto e molto deluso.

Maurizio Allievi, tecnico della nazionale, la prende male: “C’è delusione perchè sicuramente la medaglia ci stava”, dice ai microfoni Rai. “Andrea e Matteo hanno fatto due esercizi uno più bello dell’altro. Non mi sta bene la classifica perché un italiano doveva stare sul podio. Non sono d’accordo con la seconda posizione del cinese Wei Yang. Se guardiamo al rallentatore si capisce che i valori che gli hanno assegnato non sono giusti. Eseguendo una ‘rondine’ non ha rispettato le regole passando da un appoggio a una posizione statica. Anche l’ucraino Oleksandr Vorobiov, medaglia di bronzo, non ha fatto un bella uscita”.

Matteo Morandi aveva avuto comunque la sensazione che le cose sarebbero andate così. “Quando ho visto i punteggi di Yang e Vorobiov, ho capito che non si passava davanti a loro. Siamo delusi dalla giuria, ma contenti e soddisfatti dei nostri esercizi. Noi abbiamo la coscienza pulita altri non so”. L’Italia attende ora Igor Cassina alla prova della sbarra domani. Il campione di Atene vuole a confermarsi, sperando che gli sia assegnato il punteggio che saprà meritare.

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Scritte discriminatorie davanti gelateria a San Giovanni. Marrazzo, Arcigay: "Chiaro attacco alla nostra attività".

"Gay nei forni subito" e "Via i froci dal quartiere", queste le scritte apparse nei giorni scorsi davanti alla gelateria gay al 120 di via di San Giovanni in Laterano, la gay street. "Le scritte - ha detto il presidente di Arcigay Roma Fabrizio Marrazzo - indicano come la strumentalizzazione politica della strada alimenti l'odio verso lesbiche, gay e trans, che non proviene dai residenti, che si sono anche espressi favorevoli alla pedonalizzazione. Queste scritte - ha aggiunto - sono un chiaro attacco alla nostra attività, e speriamo che le istituzioni ci sostengano attuando un cambiamentio culturale nel quartiere, tramite eventi nella strada, in modo da evitare altri spiacevoli episodi come l'incendio del Coming Out o le aggressioni".
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"GAY NEI FORNI SUBITO".
Scritta offensiva davanti alla gelateria gay di Roma.
'(Ansa) Gay nei forni subito' e 'via i froci dal quartiere' sono le scritte fatte con un pennarello nero in via San Giovanni in Laterano, nei pressi del Colosseo, piu' nota come la 'Gay Street' di Roma perche' punto di ritrovo della comunita' omosessuale della Capitale. Le scritte sono state fatte davanti a una gelateria che, riferisce in una nota l'Arcigay, 'da oltre 2 anni e' gestita da una coppia gay che ha reso il locale un punto di riferimento per lesbiche, gay e trans che transitano per la strada'. I gestori del locale si sono detti perplessi, ricordando di avere 'ottimi rapporti anche con i residenti'.

Per il presidente di Arcigay Roma Fabrizio Marrazzo, queste scritte 'indicano come la strumentalizzazione politica della strada alimenti l'odio verso lesbiche, gay e trans, che non proviene dai residenti, che si sono anche espressi in modo favorevole alla pedonalizzazione della via; la negazione comporta solo una contrapposizione ideologica senza dare nessun vantaggio ne' ai residenti che vedono la strada affollata e con il pieno caos creato dalle macchine che cercano di passare e ne' alla comunita' gay costretta a destreggiarsi tra le macchine'.

'La mancata pedonalizzazione - ha aggiunto - non consente di attuare le attivita' culturali, come mostre o incontri, che potrebbero permettere il dialogo con la citta' e contrastare l'omofobia, per tali motivi speriamo che l'amministrazione decida di pedonalizzare tale tratto di strada, come avviene in tutte le capitali europee e non solo'.
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Ndr. Eh si, il nostro presidentissimo ha iniziato la sua campagna elettorale per la rielezione. Ma cambiare si può e sarebbe ora...

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Ufficioso. Beppe Grillo candidato alle Europee.

(Affari italiani) La notizia non è ancora ufficiale ma circola con insistenza in ambienti politico-parlamentari. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, attraverso la struttura diffusa ormai in tutta Italia di Meetup, Beppe Grillo sarebbe pronto a scendere direttamente in campo e a presentarsi con una lista civica nazionale alle elezioni europee del 2009. Lo stesso comico genovese sarebbe capolista in diverse circoscrizioni, candidati poi una serie di giovani che hanno lavorato all'organizzazione dei V-Day. Nessun rapporto diretto con l'Italia dei Valori, nonostante l'amicizia tra Grillo e Antonio Di Pietro, ma la possibilità di svolgere insieme una parte della campagna elettorale. Obiettivo della lista civica almeno il 3%, se non addirittura il 4.

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“Famiglia Cristiana” e l’eterna ambiguità democristiana.

(il blog del solista) Il recente articolo di “Famiglia Cristiana”, che ha rilanciato contro Berlusconi e il suo governo le solite, comiche accuse di fascismo deliziando i soliti intellettualetti paracomunisti di “Repubblica” e della Rai, mi sembra un contributo prezioso al chiarimento della nostra vita politica, da troppo tempo inquinata dall’eterna ambiguità di tanti reduci della democrazia cristiana. Esso infatti ricorda ai tanti nostri politici inclini all’amnesia quanto sia insidiosa e precaria l’alleanza con certe forze cattoliche.
Sarebbe ovviamente molto facile ricordare a “Famiglia Cristiana” quanto poco siano qualificati a dare lezioni di antifascismo gli esponenti di un movimento cattolico che, come ha così bene documentato già cinquant’anni fa Ernesto Rossi col suo ottimo saggio “Il manganello e l’aspersorio”, col fascismo e col Duce, definito “Uomo della Provvidenza” dal papa dell’epoca, ha collaborato strettamente per quasi tutto il ventennio della dittatura.

Ma, lasciando agli accademici queste dispute storiche, qui vorrei cercare di capire perché, in tanti politici cattolici interni ed esterni alla Democrazia Cristiana, la tara dell’ambiguità sia stata e sia così diffusa.

Questa tara ha anzitutto profonde ragioni psicologiche. Chi vede nelle gerarchie ecclesiastiche la fonte suprema della saggezza morale e politica è fatalmente portato a privilegiare quest’alleanza prioritaria ed a considerare gl’incontri e gli scontri politici come vicende subordinate e contingenti. Qui hanno le loro radici le formule ambigue ed eloquenti dei massimi dirigenti democristiani: dalle “convergenze parallele” con cui Aldo Moro proponeva l’alleanza con i comunisti al “compromesso storico” ed alla “teoria dei due forni” di Giulio Andreotti. Ma ci sono anche realtà ecclesiastiche da cui certe ambiguità derivano.

Anzitutto va tenuto presente l’humus parrocchiale in cui si radica il diffusissimo settimanale che oggi accusa il Centro Destra e il Governo Berlusconi. Pochi ricordano che già cinque anni “Famiglia Cristiana” diffuse i risultati di una vasta indagine sugli orientamenti politici del clero cattolico.

Era un sondaggio d’opinione interessante non solo per i dati che forniva sul calo della partecipazione della popolazione alla vita religiosa, anche se si tratta di dati impressionanti: gli 800 preti interpellati (un campione ampiamente rappresentativo) valutano al 26% la riduzione della presenza dei giovani nella vita religiosa, al 18% il calo della loro frequenza (già bassissima) alla messa e addirittura al 49,1% il calo del ricorso alla confessione, che è notoriamente il cardine del potere ecclesiastico sulla mente dei fedeli.

Ma l’indagne era interessante anche e soprattutto perché dimostra il grave errore strategico compiuto dalle dirigenze del Centro-Destra con le loro scelte di allineamento e subordinazione al mondo clericale e, dall’altro, conferma l’esiguità dell’influenza ecclesiastica sulle scelte politiche dell’elettorato italiano.

L’indagine, infatti, ha svelato che, mentre quasi il 30% dei preti italiani dichiara di appoggiare la Sinistra o il Centro-Sinistra, solo l’11,4% si dichiara a favore della Destra o del Centro-Destra, ed oltre il 48% esprime un’ovvia nostalgia per la defunta Democrazia Cristiana, dichiarandosi a favore di un fantomatico Centro che, peraltro, non esiste nel panorama politico italiano e può tutt’al più trovare una vaga rispondenza nominalistica nei partitini di Buttiglione o di Mastella. Già cinque anni fa, dunque, era chiaro che gli sforzi tenaci di Berlusconi e Fini per assicurarsi l’appoggio delle forze clericali e dei loro corteggiatissimi parroci erano servirti solo a raccattare il tiepido appoggio di poco più d’un decimo di quei parroci, che viceversa si proclamavano tre volte più vicini alla Sinistra e al Centro-Sinistra e cinque volte più interessati alla creazione di un nuovo partito da loro più direttamente controllabile, come la vecchia DC. E l’influenza di questo clero sugli elettori risultava minima, dato che essa non aveva di certo trascinato su posizioni sinistresi o centriste la maggioranza schiacciante dell’elettorato. Infine, anche la lotta feroce tra clerico-forzisti e clerico-finiani per assicurarsi il sostegno elettorale del Vaticano e dei suoi parroci appare, alla luce di questi dati, come una sorta di rissa tra vecchie madame per il possesso di un diamante falso.

A questi dati si deve aggiungere che i coccolatissimi e prediletti dirigenti cattolici del Centro Destra si sono dimostrati regolarmente inaffidabili: è arcinoto infatti che il ribaltone e il conseguente crollo del primo Governo Berlusconi furono architettati e promossi da Rocco Bottiglione e che la lunga paralisi della Rai è stata, in larga misura, opera dei giochini ambigui di Casini e di Follini.

A questo punto, l’inconsistenza e l’assurdità della strategia clericaleggiante delle dirigenze di Forza Italia, della Lega e di Alleanza Nazionale appaiono più che evidenti: il successo del PdL non si è realizzato mediante, ma nonostante l’influenza del Vaticano e dei parroci sull’elettorato. E simmetricamente appare evidente quanto enorme sia stato l’errore, imposto dai furrrbi, furrrbissimi consiglieri clericaleggianti di Berlusconi e Fini, di emarginare le forze liberali all’interno e all’esterno di Forza Italia e di Alleanza Nazionale.

La tragicomica, recente sortita di “Famiglia Cristiana” sul “pericolo fascista” costituito dal PdL ci dice che, purtroppo, le posizioni di certi ambigui ambienti cattolici non sono cambiate: anzi sono semmai peggiorate. Quella che è cambiata, per fortuna, è invece la posizione di Berlusconi verso gli alleati di stampo clericale, un tempo prediletti. Così, non è stato di certo un caso che il Governo oggi in carica, non a caso tanto efficiente e tanto apprezzato dagli italiani, abbia escluso in larga misura i clericali 18 karati aprendo invece le porte a vari laici di provenienza socialista.

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Charlize Theron e le unioni gay: "Che ipocrisia discriminare l'amore.

(Agi) "Io la donna piu' sexy del pianeta? Penso che qualsiasi cosa nella vita debba essere presa con una gigantesca dose d'ironia, soprattutto se si fa la mia professione. Questo titolo e' una cosa molto carina, un gran bel complimento, ma sappiamo tutti che 'la donna piu' sexy del mondo' non esiste". Cosi' si racconta la bella attrice in un'intervista esclusiva al settimanale 'Grazia'. Charlize, in partenza per la Mostra del Cinema di Venezia -sara' la figlia di Kim Basinger nel film drammatico 'The Burning Plain'- e' ora su tutti gli schermi americani con Hancock, il nuovo film di Will Smith, in Italia dal 12 settembre. "Sono sempre stupita di quanto siamo ossessionati dalla bellezza", prosegue, "Io cerco di vivere in modo sano, ma non sto cosi' attenta al fattore estetico. Ho fumato per molti anni e sono sicura che, prima o poi, i segni saranno visibili sul mio volto. Spero di essere capace di accettare questi cambiamenti, anche perche' sono le conseguenze di una vita in cui mi sono divertita molto". Fidanzata con l'attore e regista Stuart Towsend, Charlize confida: "Non sono mai stata contraria al matrimonio, ma sin da piccola mi sono considerata diversa dalle mie amiche. Loro collezionavano foto di abiti bianchi, io non ho mai avuto quel desiderio". E continua: "Voglio vivere in un Paese dove tutti abbiano uguali diritti. Ora sono cittadina statunitense e mi rattrista pensare che l'amore di alcuni non sia ritenuto uguale a quello di altri (il riferimento e' alle unioni omosessuali, ndr). Mi sentirei ipocrita a sposarmi se lo Stato e la Chiesa sono i primi a discriminare. Pero' so anche che, se aspetto che questo diritto sia riconosciuto, finiro' per non sposarmi mai". .

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Polemiche. Cattolici e alleanze spregiudicate.

(Chiara Saraceno - La Stampa) Non ci si dovrebbe sorprendere che Famiglia Cristiana critichi il governo per la mancanza di una politica di contrasto alla povertà e più in generale per una diffusa indifferenza, quando non criminalizzazione dei poveri. O che denunci una diffusa indifferenza per le difficoltà quotidiane delle famiglie con redditi modesti. Queste alla ripresa autunnale si troveranno alle prese non solo con gli aumenti degli alimentari di base, delle tariffe della luce e del gas, ma anche delle rette nei nidi e nelle scuole materne e magari di qualche taglio alla già scarsa assistenza domiciliare per le persone non autosufficienti. Le ristrettezze di bilanci locali falcidiati, tra l’altro, dall’eliminazione dell’Ici possono infatti essere compensate solo fino a un certo punto dall’eliminazione di sprechi e inefficienze. La difesa dei più poveri e dei più fragili dovrebbe essere la prassi normale di una rivista d’ispirazione cattolica. Ciò che sorprende è che lo faccia solo ora. Dopo mesi e mesi in cui il tema più caldo su cui l’autorevole rivista ha battuto con una sistematicità e un vigore (spesso anche livore) degni di miglior causa è stato la difesa della «famiglia tradizionale», tout court definita come naturale. E la denuncia della pericolosità dei pochi difensori di una cultura laica che ancora osano parlare nel nostro Paese. Chi oggi si stupisce e si offende per la violenza delle accuse era ben contento quando dagli stessi pulpiti, e talvolta dalle stesse persone, chiunque avesse una visione meno univoca della famiglia e dei rapporti tra le persone, meno apodittica sulle questioni che riguardano la vita e la morte, veniva e viene tacciato d’immoralità e malafede. Quando non veniva identificato come pericoloso per gli stessi fondamenti del vivere sociale.

Sul ruolo di defensor fidei e defensor ecclesiae della destra si è giocata, da ambo le parti, una partita non limpida in cui ciascuno ha pensato di usare l’altro. Subito dopo la formazione del governo, c’è stata la delusione per la mancanza di «ministri riconoscibilmente cattolici», espressa anche da Famiglia Cristiana. Le corrisponde specularmente oggi la delusione dei politici al governo per le critiche della rivista. Essi si vedono sfuggire una legittimazione che avevano creduto di aver conquistato durevolmente con la promessa (esplicitata formalmente anche da Berlusconi all’atto della sua prima visita in Vaticano) di non toccare il diritto di famiglia e di «compiacere la Chiesa» in tutte le norme che riguardano i temi di bioetica.

In realtà, ciò che i politici italiani di destra, sinistra e centro non sembrano capire è che le istituzioni cattoliche in Italia, con tutte le loro anche importanti differenze, condividono la pretesa del monopolio di definizione dei valori e delle norme appunto sulle questioni che riguardano la famiglia, la sessualità, l’origine e la fine della vita. Su questo sono disposti anche alle alleanze più spregiudicate e a giustificare ogni forma di doppia morale, oltre che a far cadere governi. Sul resto, si tengono le mani libere e possono far valere le proprie differenze.

Proprio perché la Chiesa cattolica ha vinto nella partita più importante, quella della famiglia e dei temi bio-etici, per altro anche con la connivenza di un centro-sinistra impaurito e afono, Famiglia Cristiana può oggi dare voce alla sua anima più sociale. Meglio questo che nulla. Ma non facciamone una sorta di paladino della libertà e della democrazia, neppure quando usa parole forti e forse fuori luogo, come l’accusa di fascismo. Soprattutto spero che l’opposizione non la usi per cercare di (ri-)legittimarsi. Sarebbe ben triste e rischioso per la nostra democrazia che, dopo aver di fatto delegato alla Chiesa e ai cattolici (in primis a quelli del Pd) la definizione dei limiti della laicità, ora l’opposizione delegasse a Famiglia Cristiana la critica all’azione del governo.

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Uomini. Vincent Cassel: "Trovate che io sia sexy?"

Ha stregato Monica Bellucci ed è stato scelto per far rivivere un leggendario bandito playboy in quello che sarà il più costoso film francese mai prodotto. Eppure, sostiene lui, "sono stupito di piacere alle donne".

(Paola Jacobbi - Vanity Fair) [...] Vincent Cassel, che compirà 42 anni a novembre, è alla vigilia di un momento clou della sua carriera. Il 22 ottobre, uscirà in Francia (ma, prima, dovrebbe essere presentato al Festival di Toronto), il film che lo dovrebbe consacrare definitivamente [...].
Diviso in due parti di un paio d'ore ciascuna - stile Kill Bill - che si intitolano L'istinto di morte e Il nemico pubblico numero uno, racconta la vita, le armi e gli amori di Jacques Mesrine, il gangster più famoso di Francia, braccato per anni e infine ucciso dalla polizia per le strade di Parigi nel 1979 [...].

Per un attore, recitare nella parte di un super «cattivo» come Jacques Mesrine dev'essere fantastico.
«Recitare non è un lavoro. È un gioco in cui è bello perdersi completamente. Ecco perché mi piace interpretare i cattivi. Ti consentono di fare tutte le cose che nella vita non faresti mai».

Cose che comprendono la violenza? L'aggressività?
«Anche. Viviamo in una società in cui ci sono molte regole da rispettare. La buona educazione e la gentilezza prevalgono, ed è bene che sia così. Però ci sono molti aspetti istintivi degli esseri umani che restano repressi. Per un attore, è sempre interessante incontrare il Male. Anche perché il Male spesso è molto creativo».

...Lei, al cinema, non ha paura di niente. Film difficili, polemici, da L'odio a Irréversible. Ha interpretato gay e delinquenti. Nella vita, che cosa le fa paura? «La violenza. Il dolore per le amicizie che finiscono. Le incomprensioni nei rapporti umani».

Nel tempo libero, si diverte con il surf e le arti marziali.
«Vuol dire che mi piace provare la paura fisica? Sì, questo è vero. Ma, delle arti marziali, per esempio, amo molto l'aspetto coreografico. I pugni, proprio no».

...Di che cosa parla il film che ha realizzato in Brasile?
«È la storia della separazione di una coppia... Una storia malinconica su un amore che finisce, ambientata a Búzios, negli anni Ottanta...».

In Francia è un criminale da leggenda, in Brasile un protagonista sentimentale. E nei film americani...
«Lì, sono il "cattivone", francese o russo, l'uomo che si ama odiare».

In ogni continente, lei piace alle donne. Almeno quanto George Clooney. Lo sa, vero?
«Che Clooney piaccia alle donne, lo so. Quanto a me, sono stupito».

Non faccia il modesto.
«Il cinema ha un potere afrodisiaco. Infatti, prima di diventare un po' famoso, non mi si filava nessuno. E anche adesso, mi basta andare in un posto in cui sono meno conosciuto per avere molto meno successo con le ragazze. Al contrario, appena la gente sa che sei "qualcuno", anche se non ha visto né sentito nominare i tuoi film, improvvisamente diventi simpaticissimo. Le cito una canzone rap anni Novanta, dei A Tribe Called Quest: I wasn't that cute when I didn't have no loot, non ero così carino quando non avevo un soldo»...

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Anglicani. Il vescovo Miller: "La chiesa d’Irlanda non accetterà mai le unioni gay”.

La conferenza di Lambeth è finita, ma non sono terminate le discussioni sui temi caldi che l’hanno attraversata. Così se il responsabile anglicano della chiesa d’Irlanda, l’Arcivescovo Alan Harper ha affermato che “se la scienza provasse che l’omosessualità è “naturale” la Chiesa dovrebbe ripensare la sua posizione sulle relazioni tra persone dello stesso sesso”, gli fa eco il vescovo Miller che afferma che “la chiesa d’Irlanda non potrà mai sostenere le relazioni omosessuali, anche nel caso in cui la scienza dimostrasse che sono naturali”. Come dire anche tra conservatori ormai non ci s’intende.

(Gionata news) Uno dei principali vescovi evangelici della Chiesa d’Irlanda, il vescovo Harold Miller, afferma che la chiesa (ndr evangelica d’Irlanda) non potrà mai sostenere le relazioni omosessuali, anche nel caso in cui la scienza dimostrasse che sono “naturali”.

Parlando in una intervista con la Nothern Irish Pubblication News Letter questa settimana, il vescovo Miller ha detto che il capo della chiesa d’Irlanda, l’Arcivescovo Alan Harper ha sbagliato ad asserire che, se la scienza provasse che l’omosessualità è “naturale” per alcuni uomini e donne, la Chiesa dovrebbe ripensare la sua posizione sulle relazioni tra persone dello stesso sesso.
Non ha alcun senso affermare che, per il fatto che si è nati con una certa inclinazione, allora essa è data da Dio e si dovrebbe essere liberi di assecondarla nella propria vita“ ha detto il vescovo al giornale.
Si dovrebbe allora dire che ci sono molte differenti inclinazioni con cui ciascuno nasce – anche se queste fossero un dato essenziale della loro natura – e che si spende una intera vita a cercare di dominarle. Il fatto che si sia nati con una di esse non implica alcun giudizio morale sull’inclinazione. Ci sono persone che combattono per dominare le loro inclinazioni inerentemente cattive. Alcune inclinazioni sono buone, altre non lo sono ed alcune sono miste.

L’arcivescovo Harper ha dichiarato in una comunicazione ad una conferenza della organizzazione missionaria USPG, “Non è stato ancora conclusivamente dimostrato che per alcuni maschi e femmine l’omosessualità e gli atti omosessuali sono naturali piuttosto che innaturali.
Se questo dovesse essere dimostrato, sarebbe necessario riconoscere tutte le implicazioni di questo nuovo aspetto della verità, e questa conoscenza applicata per stabilire e riconoscere quale potrebbe essere il nuovo status delle relazioni omosessuali rispetto alla chiesa

Il vescovo Miller ha ammonito che se la Chiesa compisse una inversione ad U sull’omosessualità, questo condurrebbe a cedere in altre contestate aree della sessualità umana.
Ero davanti al portale di una Cattedrale in America il mese scorso ed ho letto un avviso che diceva ‘Chiunque stà andando alla parata GLBT (il Gay Pride, n.d.t) passerà prima in Cattedrale avrà la benedizione della sua relazione dal vescovo’ .
Non c’è dubbio - si inizia con gay, lesbiche, bisessuali e transessuali – e così la cosa si amplia e ci si deve chiedere: che cosa significa per qualcuno che è nato bisessuale seguire la sua inclinazione o inclinazioni?“.
Il vescovo Miller ha comunque dichiarato a News Letter che queste rivelazioni scientifiche non sarebbero basi sufficienti per alterare la posizione della Chiesa sull’omosessualità. Provare che l’omosessualità è naturale “non fa alcuna differenza” ha contestato.

Il vescovo Miller è appena tornato dalla Conferenza di Lambeth che si tiene una volta ogni dieci anni e si è conclusa Domenica scorsa con la Anglican Communion intatta ma ancora profondamente divisa sulla questione dell’omosessualità.
Il vescovo ha ribadito che nonostante la Communion ha spazio per molti punti di vista differenti, la verità dovrebbe venire prima dell’unità. Viviamo in una meravigliosa Comunione in cui si può essere in disaccordo l’un l’altro. Non penso che nessuno di noi a questo punto sappia se la Anglican Communion sarà mai più la stessa”, ha affermato. ”E’ meglio stare insieme ma non ad ogni costo – la verità è più importante dell’unità”. Ha sottolineato che l’opposizione all’omosessualità non è un attacco alle persone gay.
Non penso che ci siano membri della Chiesa d’Irlanda [che] intraprenderanno una qualche deriva anti-gay o minacceranno le persone gay”, ha detto.

Riferendosi alle assicurazioni delle rappresentanze della chiesa Cattolico Romana ed Ortodossa a Lambeth circa il fatto che le rispettive Chiese stanno affrontando gli stessi problemi, ha detto, “Penso che la Anglican Communion si stia confortando con questi temi a beneficio dell’intera Chiesa e che ci sono altre Chiese che sanno perfettamente bene che questo è un problema, ma che non si sono mai trovate nella posizione di ammetterlo o menzionarlo ma stanno cercando di vedere come la Anglican Communion lo risolverà”.

I vescovi a Lambeth hanno convenuto sul continuare il processo di definizione di un patto che ponga le strutture per un’autorità all’interno della Communion e stabilisca un Forum Pastorale che si prenda cura dei pastori conservatori. Ha concluso il vescovo Miller che la conferenza di Lambeth “è finita meglio di come si è svolta e dove siamo arrivati l’ultimo giorno,era probabilmente la miglior punto a cui potevamo arrivare”.

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"100% furioso": il nuovo spettacolo queer di Ricci/Forte.

(Queerblog) Debutta il 20 agosto e sarà in scena fino al 23, con due repliche a sera, “100% furioso”, il nuovo spettacolo del duo Ricci/Forte, ospitato nella splendida cornice del Palazzo Ducale di Andria, in Puglia, nell’ambito della XII edizione del Festival Internazionale Castel dei Mondi, con la direzione artistica di Riccardo Carbutti. E, parafrasando il titolo, “100% queerness” è la cifra che caratterizza tutta la produzione teatrale del duo di drammaturghi, che si cimentano stavolta col tema della follia amorosa.

E’ l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto il punto di partenza delle storie che di dipanano nella forma dello spettacolo itinerante, affrescando “una raccolta di fiabe del desiderio per noialtri diseredati d’amore del XXI secolo”. Abbiamo chiesto a Stefano Ricci e Gianni Forte, che definiscono il loro un “sodalizio western”, le ragioni di questo nuovo lavoro. Dopo il salto, inoltre, trovate i nomi di tutti gli attori dello spettacolo.

Interrogare il tema della follia d’amore è un’operazione attuale?
Perdere la testa per i tentennamenti di Angelica non rende Orlando un caso originale. Il giorno in cui non bruceremo più d’amore, molti altri moriranno di freddo. Milioni di gesti inconsulti e fiumi di lacrime sono stati spesi intorno a un tradimento amoroso. La nostra sfida è quella di approfondire il senso di abbandono e il seme ossessivo che da questo viene generato.

Racconteremo di noi, di una XXI Generation che prende a morsi il cuore per colmare una voragine che si allarga a vista d’occhio. Una vertigine che ci impedisce di trovare il nostro funambolo ideale, lasciandoci dondolare sul trapezio degli incontri multipli senza rete, senza senso, che ci accompagnano lungo il giorno. Come può tutto questo non originare furia, stordimento?! Il download è iniziato: qual è la percentuale di bugie, carezze, promesse che dobbiamo ingurgitare per illuderci di essere “in due”?

Che cos’è “100% furioso” e come nasce?
“100% furioso”, una mappa dell’alienazione affettiva del mondo contemporaneo, una raccolta di fiabe del desiderio per noialtri diseredati d’amore del XXI secolo. “100% furioso”, perché solo con un concentrato d’ira è possibile fronteggiare una vita che disattende, un luna-park di casualità, simulazioni ed errori. “100% furioso”, una parabola magica sulle nevrosi sentimentali della cultura occidentale in bilico tra contraddizioni e legami con la tecnologia dell’anima. “100% furioso”, un luogo dove perdersi, dove poter ritrovarsi sfiorandosi il cuore. “100% furioso”, ovvero le donne, i cavallier, l’arme, gli amori: tutti uniti mano nella mano, in un incantamento famelico che travalica l’identità, per un ultimo giro panoramico sull’imperscrutabile Ruota dell’Oggi.
Il progetto nasce dalla scoperta di un cortocircuito tra il capolavoro di Ariosto e la metodologia drammaturgica intorno alla quale stiamo lavorando da qualche anno. Frammenti, non racconti, squarci passionali che vanno a tratteggiare un universo “altro”. L’indagine sull’abbandono e sull’ossessione, scaturiti entrambi dalla passione amorosa, tratteggiano un perimetro di disagio e confusione sessuale - famosi i travalicamenti di identità nell’Orlando Furioso, che portano diversi personaggi a desiderare rappresentanti dello stesso sesso – una corrida dei rapporti interpersonali che apre invitanti bagliori interpretativi.

Novità, differenze, cesure, continuità rispetto a “Troia’s discount”, lo spettacolo che avete portato in scena in primavera a Roma e a Napoli, e in generale al vostro percorso di ricerca?
Circa quattrocento domande di partecipazione sono arrivate dopo aver lanciato on-line il bando sul prossimo laboratorio. Il cospicuo numero di candidati ci ha costretti ad operare una prima selezione basandosi esclusivamente sui curricula. Gli interpreti, con eterogenee formazioni (accademica o di ricerca) provengono da scuole prestigiose come Il Piccolo di Milano, lo Stabile di Torino, l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma, lo stabile di Genova o si distinguono per aver frequentato corsi con maestri della scena contemporanea europea. Del resto, alcune sorprese anche per quanto riguarda la nazionalità dei candidati: ci sono attori dal Cile, dal Brasile, dalla Cina e dalla Germania.
L’internazionalità del gruppo, consona alla nostra metodologia espressiva fa ben sperare. Le audizioni svolte hanno formato un gruppo dei 30 giovani attori che scenderà ad Andria per la prima settimana di workshop. Dopo sette giorni, l’ultima scrematura porterà alla costituzione finale del cast che debutterà con “100% furioso” ad agosto, al Festival Internazionale di Castel dei Mondi.
Differenze sostanziali a ogni nuova partenza, sia nell’approccio per la materia trattata, sia per un team di lavoro completamente sconosciuto col quale si andrà ad affrontare il viaggio. Il collante che, idealmente, potrebbe accomunare i nostri passi è la curiosità e un senso di sconcerto – come persone e come artisti – che ci lega rispetto al tempo presente sempre più fosco.

Info:
100% FURIOSO (PRIMA TRACCIA)
dal 21 al 24 Agosto h 21.00 (replica h 23.00), Palazzo Ducale, Andria

Drammaturgia: Ricci/Forte
Regia: Stefano Ricci

Donne
Anna Gualdo, Barbara Manzato, Elisa Menchicchi, Liyu Jin, Paola Aaterina D’Arienzo, Silvia Quarantini, Valentina Bartolo, Valentina Beotti, Velia Esposito, Virginia Gherardini

Cavalieri
Davide Porro, Francesco Maria Rovere, Giovanni Di Lonardo, Luca Mori,
Mario Toccafondi, Nicolò Todeschini

Movimenti scenici: Marco Angelilli
Disegno luci: Michelangelo Campanale
Video: Enrico Zaccheo
Assistente regia: Fausto Cabra
Progetto grafico: Chris Von Steiner
Ufficio stampa: Antonella Mucciaccio

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Daniel Radcliffe recita nudo a teatro e la Warner posticipa di 8 mesi l'uscita del sesto Harry Potter.

(Il Messaggero) Non banali esigenze di programmazione, ma un Daniel Radcliffe nudo a teatro nella piece più scandalosa dell'autunno di Broadway: sarebbe stata questa la vera ragione del rinvio nell'uscita del sesto film della serie Harry Potter, Harry Potter e il Principe Mezzosangue.

L'uscita dell'ultimo Harry Potter posticipata di 8 mesi. Giovedì scorso la Warner Bros ha annunciato di aver spostato di otto mesi il debutto del film rispetto alla data prevista di novembre 2008. Ed ecco che la rete tv Fox ha lanciato l'insinuazione: è perchè Radcliffe, che dà il volto all'apprendista mago creato dalla fantasia di J.K. Rowling, è il protagonista di Equus, il celebre dramma di Peter Schaffer che racconta di un ragazzo che ha un rapporto erotico con i cavalli: nulla del genere si insegna a Hogwarts, ha ironizzato la rete di Rupert Murdoch. Equus, che Radcliffe ha già portato a Londra vincendo un premio per il miglior esordiente al West End, aprirà al Broadhurst Theater di Broadway a fine settembre e già Manhattan è invasa di manifesti che raffigurano il torace del maghetto di Hollywood che si fonde simbolicamente con la testa di un equino.
Se il sesto Harry Potter fosse davvero uscito in autunno, il giovane attore avrebbe dovuto a dividersi tra tour promozionale e repliche teatrali, con conseguente corredo di imbarazzanti domande, ha argomentato la Fox. La Warner si è limitata a dire che «si è aperta una finestra la prossima estate», un periodo teoricamente più lucrativo, per giustificare il ritiro di otto mesi destinato a irritare i fan di tutto il mondo.

La Warner. In estate l'industria di Hollywood realizza circa il 40 per cento dei suoi introiti medi annuali. Il cambio di data - ha precisato la Warner - non altererà comunque i piani di produzione per l'avventura finale di Harry Potter, settima e ultima puntata della saga della scrittrice britannica, che sarà divisa in due parti e la cui uscita, relativamente alla prima parte, è prevista per novembre 2010.

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Come per Kakà anche il sosia di Roberto bolle è un attore porno.

La rassomiglianza ad un primo sguardo è ragguardevole ed imbarazzante. Il fisico poi aiuta ancora di più nel confondere i due. Come per Kakà anche Roberto Bolle, il grande ballerino del Teatro alla Scala di Milano, (in questi giorni croce e delizia del gossip estivo) ha un sosia e di quelli rassomigliantissimi, non solo nei tratti somatici ma anche nel fisico e nel sorriso, radioso, da bravo ragazzo. Ed è pure un ballerino professionista (almeno così lui dichiara)... Continua su Sesso news.

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L'italietta di destra fa ridere il mondo. Polemiche sui divieti.

L’estate italiana dei divieti diventa un caso internazionale.

Un tuffo in una spiaggia troppo affollata?

(Panorama) Lo avevano fatto notare (quasi) tutti i giornali italiani (anche qui, qui e qui) che l’estate del 2008 in Italia sarebbe stata all’insegna del “Non si può”. Una sfilza di divieti e ordinanze (più o meno strani), che i sindaci - dotati dei super poteri grazie al decreto Maroni - hanno messo in campo (e in strada, sulle spiagge, in piazza) per limitare l’esuberanza dei turisti in libertà.

Ma dopo la segnalazione della stampa nostrana, ecco l’attenzione dei giornali stranieri: in Italia sono vietate tutte le cose divertenti, titola il quotidiano britannico The Indipendent (vedi articolo tradotto sotto), che prende di mira le ordinanze dei sindaci e avverte i turisti stranieri: attenzione perchè rischiate di essere multati. A cominciare dalle spiagge, dove su tutto il territorio nazionale è vietato farsi fare un massaggio cinese, o comprare un pareo o un costume da un vu cumprà. Il titolo dell’articolo recita così: “Turisti attenti: se una cosa è divertente, l’Italia ha una legge che lo vieta”.
In realtà l’articolo dell’Independent mette in guardia i turisti che, magari abituati a situazioni più permissive, vanno incontro a possibili sanzioni: “Gli stranieri inconsapevoli rischiano pesanti multe se fanno cose che sono perfettamente legali da qualsiasi altra parte del mondo, eccetto in quella città o paese dove si trovano -scrive il giornale- a Genova, per esempio, è ora illegale camminare per strada con una bottiglia di vino o una lattina di birra”. “A Roma è okay, ma se ti sdrai sotto un pino o sui gradini di piazza di Spagna per berla, o solo per mangiare un sandwich, il tuo comportamento ‘indecoroso’ può essere penalizzato. Lo stesso se il tuo snack all’aria a aperta è seguito da un sonnellino”, scrive il quotidiano britannico.
Il giornale elenca molte delle ordinanze di quest’estate, e ricorda: “Il governo di Silvio Berlusconi può essere stato il primo al mondo a introdurre il ministero della semplificazione (quello gestito dal leghista Roberto Calderoli, ndr) con il compito di identificare ed abolire leggi inutili, ma nell’interesse di una maggiore democrazia a livello locale e della sicurezza, il suo ministro dell’Interno Roberto Maroni ha consentito a migliaia di fiori legali di sbocciare. Molte di queste ordinanze non verranno probabilmente mai fatte rispettare, ma sarà una scarsa consolazione per colui che dava da mangiare ai piccioni, e che avrà una pesante multa tra i suoi souvenir delle vacanze”. E gli esempi, potrebbero continuare.

“Su una spiaggia di Olbia, in Sardegna, i fumatori rischiano 360 euro di multa, ma in tutto il territorio nazionale sono stati vietati i massaggi offerti dagli immigranti, per il rischio che i ’servizi estetici o terapeutici’ offerti da costoro ‘non siano in possesso di adeguata esperienza’”. A Eraclea, vicino Venezia, i genitori devono tenere d’occhio i bambini: i castelli di sabbia sono vietati, perché’ostruiscono il passaggio’ lungo il bagnasciuga. Giocare a racchettoni o a pallavolo è vietato su molte spiagge, e i sub che se ne vanno tranquilli in mare rischiano multe se si avventurano fuori dalle aree consentite”. E poi, continua il quotidiano inglese, formato compact, edito dalla Tony O’Reilly’s Independent News and Media, nato nel 1986 e con una tiratura di 250 mila copie circa: “A Forte dei Marmi non si può fare giardinaggio nel weekend, mentre a Novara, dopo le 23,00 è proibito stazionare nei parchi in più di due persone. A Capri e a Positano, è proibito portare gli zoccoli ai piedi. Il divieto di andare in giro a torso nudo se sei uomo, in bikini se sei donna arriva invece da Viareggio, dove è vietato anche appoggiare i piedi sulle panchine o andare in skateboard sulla passeggiata del lungomare. L’articolo dell’Independent arriva dopo quello del quotidiano svizzero Le Matin, che ha titolato: “L’Italia ha perso la brocca!”. “I comuni combattono il disordine” scrive il quotidiano svizzero “ma qualcuno (leggi il settimanale cattolico Famiglia Cristiana, ndr) ha paura del ritorno del fascismo”.
Ai toni polemici dell’Indipendent, risponde il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, che osserva che il suo autore è “un burlone o disinformato” salvo concludere che quell’articolo sull’Italia “è grottesco e insultante”. “I divieti a cui fa riferimento il giornale britannico” ha spiegato Giro in una nota “sono contenuti in alcune delibere comunali e in alcuni provvedimenti di governo per contrastare la microcriminalità e fronteggiare l’accattonaggio molesto, l’uso del vetro nei locali dei centri storici nelle ore notturne, lo sfruttamento dei minori, l’abusivismo commerciale, il degrado urbano dei monumenti, tutte misure previste in molte Capitali europee e non”. E ancora: “Quando” ha osservato Giro, in tono polemico “da turisti andiamo all’estero ci multano se gettiamo un pezzo di carta per terra. Non vediamo il perché i turisti stranieri possano fare in Italia, e spesso lo fanno, l’esatto contrario di ciò che sono abituati a non fare nei loro rispettivi paesi di appartenenza”.
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Attenti, turisti: se è divertente, l’Italia ha una legge che lo proibisce.
(Peter Popham - The Indipendent | via Italia dall'estero) Andate in una spiaggia o sulla panchina di un parco senza conoscere le regole, scrive Peter Popham, e potreste tornare a casa con una bella multa.
Oltre ai normali pericoli quali scottature, attacchi di meduse e palpeggiamenti, i vacanzieri in Italia fronteggiano una nuova serie di minacce questa estate, il risultato della risposta frontale del governo Berlusconi a quello che definisce “emergenza sicurezza”.
I sindaci italiani hanno ottenuto carta bianca per emanare leggi per risolvere le proprie problematiche relative alla sicurezza. Il risultato è una tempesta di nuove leggi e regolamenti che minaccia di trasformare il bel paese nel più grande stato bambinaia di sempre.
Ignari stranieri rischiano multe salate per cose perfettamente legali in tutto il mondo esclusa la determinata città in cui si trovano.

A Genova, per esempio, adesso è reato andare in giro con in mano una bottiglia di vino o una lattina di birra. A Roma invece questo va bene, ma se vi stendete sotto un pino o sulle scale di piazza di Spagna per berle, o semplicemente per mangiare un sandwich, il vostro “indecoroso” comportamento potrebbe essere punito. Stesso discorso se il vostro spuntino al fresco è seguito da un pisolino.
Per i bagnanti sono previsti regolamenti severi: su una spiaggia di Olbia, in Sardegna, i fumatori rischiano una multa di 360€, mentre a livello nazionale, il ministro del welfare ha imposto il divieto dei massaggi offerti dagli immigrati, per i possibili effetti nocivi dei “servizi estetici o terapeutici” offerti da persone “che non possiedono adeguata formazione o competenza”.
A Eraclea, vicino a Venezia, i genitori devono controllare attentamente i propri bambini: i castelli di sabbia sono vietati perché “ostacolano il passaggio” lungo la battigia. I racchettoni ed altri giochi con palle sono proibiti in molte spiagge ed i nuotatori che si tuffano noncuranti in mare possono andare incontro a multe salate qualora non si trovino in “aree che lo permettano”.

E attenti voi vacanzieri in località di mare che vi aggirate lontano dalla spiaggia indossando solo boxer o bikini: è contro la legge.
La caccia alla streghe nazionale contro i venditori di borse contraffatte è stata rafforzata a Ostia, la spiaggia più popolare di Roma, attraverso l’uso di elicotteri in pattugliamento, rendendo l’esperienza della spiaggia italiana persino più infernale del solito.
Lontano dall’acqua, le cose non migliorano. Due persone possono sedersi su una panchina di un parco nella città di Novara, ma se una terza si unisce a loro dopo le 11 di sera, i tre stanno infrangendo la legge. A Viareggio possono sedersi sulle panchine tutte le persone per cui c’è posto, ma se uno di loro ci appoggia i piedi rischia una multa. Spargete briciole di pane per i piccioni nella città di Lucca e potreste diventare più poveri di centinaia di euro.
La guerra all’accattonaggio è stata intrapresa da molte città - inclusa Assisi, la città di S. Francesco che proprio qui iniziò la sua vita religiosa come mendicante. Nella romantica città di Verona questa tendenza è stata portata fino alla sua logica conclusione: la confisca dei guadagni dei mendicanti. A Firenze adesso è illegale pulire i parabrezza delle automobili in coda ai semafori.
Il governo di Silvio Berlusconi potrebbe essere il primo al mondo ad avere introdotto un “Ministro della semplificazione” con il compito di identificare ed abolire le leggi superflue, ma nell’interesse di una maggiore democrazia e sicurezza a livello locale il suo Ministro degli interni, Roberto Maroni, ha permesso lo sbocciare di migliaia di leggi.
La maggior parte di esse con tutta probabilità non verrà mai applicata, ma sarà una magra consolazione per chi, dopo aver dato da mangiare ai piccioni, si ritroverà una multa salata tra i souvenir delle vacanze.
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The Independent, i sindaci sceriffi ed editoriali senza senso dell'umorismo.

(Noirpink) Gli inglesi, si sa, sono un popolo amante del senso dell'umorismo. Lo adorano così tanto da aver dato un nome al loro tipo di comicità, lo British Humor. Esso ha origini antiche, si è poi formato attraverso libri di scrittori come Laurence Sterne, Henry Fielding, William Thackeray, Jerome K. Jerome e altri... Lo humor inglese è qualcosa di unico, lo utilizzano soprattutto per prendere in giro incongruenze e ipocrisie.

L'articolo che in questi giorni sta facendo discutere mezza Italia, pubblicato su The Independent, riguarda proprio alcune incongruenze che la legge sulla sicurezza e i poteri speciali ai sindaci ha fatto nascere. In questo articolo si citano molti divieti che i sindaci hanno stabilito nelle varie città. Si legge che a Novara una terza persona non può sedersi su una panchina dopo le 11 di sera; o che in molte città di mare non ci si può allontanare dalla spiaggia solamente con il costume; o che ad Ostia ci siano più elicotteri del previsto; o che a Venezia non siano permessi i castelli di sabbia. Tuttavia, l'articolo scrive dei più divertenti divieti, non a caso si chiama "Il divertimento ha una legge contro". Non c'è nulla di male nell'indicare, e descrivere in quel tipico humor inglese, questi divieti tipici delle zone costiere, anche considerando che sono gli anglosassoni a contribuire, in maniera netta, alla salvaguardia dell'economia turistica italiana. Anche perchè, a parte la "lista" dei divieti, quello che l'articolo vuole mettere in evidenza è, ancora una volta, un'altra contraddizione del Governo Berlusconi, capace di istituire il Ministero della semplificazione e dare poteri speciali ai sindaci che, in questo modo, possono creare norme su norme.

Ma, evidentemente, molti giornalisti italiani non riescono a cogliere questo sottile umorismo. Anzi, una giornalista de Il Giornale evidenza in un suo editoriale che noi dobbiamo essere gli ultimi a prendere lezioni dagli inglesi. E fornisce una lista, senza spirito di umorismo ma anzi con piglio molto offeso, tutta la lista dei divieti degli inglesi. In stile Occhio per occhio. Ma, in ogni caso, l'ammissione di qualche errore del Governo che quel giornale difende strenuamente e a spada tratta, nemmeno l'ombra.

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